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LUDOVICO da Fossombrone

di Dario Busolini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)
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LUDOVICO da Fossombrone

Dario Busolini

Nacque a Fossombrone intorno al 1490 da Angela e Nicolò Tenaglia. Nel 1516, discostandosi dalle tradizioni militari della sua famiglia, scelse la vita religiosa nel convento dei francescani osservanti di Cupramontana, dove, nel 1517, professò i voti. Influenzato dal confratello, poi beato, Giovanni Righi da Fabriano, L. maturò una spiritualità rigoristica, che costituì una spinta vigorosa alla riforma del ramo osservante dell'Ordine serafico. Avvertendo con forza il bisogno di ripristinare la "forma" dei primi tempi francescani, chiese al provinciale Giovanni da Fano il permesso di stabilirsi con pochi compagni in un piccolo convento solitario, dove desiderava vivere a integrale imitazione di s. Francesco. Non essendo stata accolta la sua richiesta, nell'estate 1525 fuggì dal convento insieme con il fratello Raffaele, che nella comunità osservante viveva da laico, non avendo professato i voti.

Nonostante la fuga gli fosse costata la scomunica da parte del ministro generale degli osservanti, Francisco Quiñones, L. trovò rifugio nell'eremo di S. Michele Arcangelo di Cingoli, protetto dalle autorità comunali. Lì si unirono a lui altri confratelli, tra cui Matteo da Bascio, intenzionati a condurre vita eremitica sotto la sua guida. Il gruppo, però, dovette sciogliersi dopo un breve di Clemente VII dell'8 marzo 1526, che imponeva ai frati fuggiaschi e scomunicati il ritorno nei conventi di origine, pena la loro consegna al braccio secolare. L. e Raffaele ottennero il diritto di asilo dai camaldolesi di Cupramontana, che li nascosero nel loro eremo di Pascelupo, finché, il 18 maggio, la Penitenzieria apostolica li assolse dalla scomunica concedendo loro l'esclaustrazione, cioè il permesso di vivere fuori convento pur restando frati minori osservanti.

I due fratelli si stabilirono nelle campagne di Camerino, assistendo i contadini e i malati, specie durante la peste del 1527. Tale attività valse loro la stima e la protezione della duchessa di Camerino, Caterina Cibo, nipote di Clemente VII. Grazie al suo aiuto, L. e gli altri frati, che tornarono a radunarsi intorno a lui, concepirono l'idea di fondare una nuova famiglia religiosa francescana. Questa nacque attraverso tre fasi: il passaggio del gruppo dagli osservanti ai conventuali; il permesso concesso ai neoconventuali di chiedere al papa l'autorizzazione a erigere un ordine francescano caratterizzato soprattutto dall'eremitismo; la bolla pontificia Religionis zelus che approvò, il 3 luglio 1528, il nuovo Ordine dei frati minori cappuccini. Nel 1529 i cappuccini contavano già tanti aderenti da poter celebrare ad Albacina, presso Fabriano, il capitolo, che elesse L. superiore e approvò le prime costituzioni del nuovo Ordine.

Le Costituzioni di Albacina, ispirate in gran parte da L., coadiuvato da Matteo da Bascio, Angelo da Sant'Angelo in Vado e Paolo da Chioggia, sanzionavano in 67 articoli il primato della contemplazione, della povertà, della solitudine, della disciplina regolare e del lavoro manuale. Sotto la guida di L. i cappuccini ebbero una rapidissima espansione in quasi tutta Italia. Si verificò una vera e propria fuga dagli osservanti, che per questo motivo, dal 1529 al 1534, chiesero ripetutamente al papa di sopprimere la nuova famiglia francescana. L., però, seppe difendere le ragioni dell'Ordine sul piano canonico e trovare sempre nuovi sostenitori e nuovi membri.

Tuttavia proprio la grande espansione dei cappuccini provocò l'evoluzione dell'Ordine in una direzione diversa da quella immaginata da Ludovico. L'ingresso, negli anni 1533-34, di frati ex osservanti, forniti di notevole preparazione culturale, creò un forte movimento a favore di un maggiore impegno dei cappuccini nell'apostolato attivo, specialmente nella predicazione e negli studi. Questa corrente trovò un punto di riferimento in Bernardino Ochino, che chiese la convocazione di un nuovo capitolo. L., convinto che non si potesse mettere in discussione il modello di vita insegnato da s. Francesco, rifiutò, contravvenendo così alle leggi canoniche. Ochino, allora, grazie alla sua influenza su Vittoria Colonna, ottenne che fosse lo stesso Paolo III a convocare il capitolo dei cappuccini a Roma, nel novembre 1535.

Accusato di ostinazione e brama di governo personalistico, L. fu sollevato da ogni incarico. Convinto di dover difendere il "vero" insegnamento di s. Francesco, si ritirò sul Celio con un gruppo di fedelissimi, cercando di ottenere la revoca del capitolo, con l'appoggio dei cardinali Gian Domenico De Cupis, Andrea Matteo Palmieri e persino del protettore degli osservanti, Francisco Quiñones, che, a dispetto della scomunica fulminatagli anni prima, ora lo appoggiava ventilandogli la conferma della sua autorità in cambio del ritorno nella famiglia dell'Osservanza.

Pur ostacolato da Vittoria Colonna e da Ochino, L. ottenne da Paolo III la ripetizione del capitolo nel settembre 1536. La bolla di convocazione, tuttavia, pur approvando la riforma cappuccina, affidava la nuova famiglia francescana al ministro generale Bernardino d'Asti, eletto l'anno prima, e appoggiava in tal modo le tesi dei novatori. Il nuovo capitolo, così, confermò il precedente e a L., abbandonato da tutti, fu ordinato di obbedire ai superiori o di abbandonare i cappuccini. Nel dicembre 1536 uscì dall'Ordine e visse poveramente da eremita in varie località dell'Umbria.

Nel 1552 un suo antico compagno, Eusebio Fardini d'Ancona, divenuto ministro generale, tentò di riammetterlo nella famiglia cappuccina, invitandolo a stabilirsi nel convento di Amelia. Ma il cardinale Rodolfo Pio Leonelli da Carpi, protettore dell'Ordine, che considerava L. un sedizioso, glielo impedì. L., allora, non diede più notizie di sé.

Gli studiosi ipotizzano che L. sia morto verso il 1560 tra i camaldolesi di Cupramontana, ovvero nella certosa del Galluzzo o in un eremo presso Cagli.

Fonti e Bibl.: F. Canuti, L. e gli inizi dei minori cappuccini, Fano 1929; Lexicon Capuccinum, Romae 1951, coll. 996 s.; Mariano d'Alatri, L. da F., in Diz. degli Istituti di perfezione, V, Roma 1978, coll. 752-754; Id., Bernardino d'Asti, in Santi e santità nell'Ordine cappuccino, a cura di Mariano d'Alatri, I, Roma 1980, pp. 21-24, 28; Id., I cappuccini: storia d'una famiglia francescana, Roma 1994, ad ind.; L. da F. e l'Ordine dei cappuccini. Atti del Convegno di Fossombrone,( 1993, a cura di V. Criscuolo, Roma 1994.

Vedi anche
OFM Sigla di Ordinis Fratrum Minorum, che si pospone al nome e cognome dei frati francescani. I frati minori conventuali aggiungono conv. (lat. conventualium), i cappuccini cap. (lat. capucinorum), i riformati r. (lat. reformatorum). órdine francescano francescano, órdine Regola e forma di vita religiosa promossa da s. Francesco. Si suddivide in tre diversi ordini: il primo formato dai frati minori, il secondo dalle clarisse e il terzo da laici, detti terziari francescani. Successivamente vi furono altre suddivisioni e affiliazioni e l'insieme dei ... religioso Nel diritto canonico precedente al Concilio Vaticano II, membro di una società riconosciuta dall’autorità ecclesiastica, legato dai voti pubblici di povertà, umiltà, obbedienza, secondo le norme della società stessa. patrono Nella liturgia cattolica, il santo (o la santa) che una regione, diocesi, città, comunità religiosa o altro gruppo di fedeli onora con speciale culto quale particolare intercessore e protettore presso Dio.
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fossombrònia
fossombronia fossombrònia s. f. [lat. scient. Fossombronia, dal nome dell’agronomo e ingegnere V. Fossombroni (1754-1844)]. – Genere di piante epatiche con numerose specie sparse nei luoghi ombrosi e umidi di tutto il mondo, di cui sette...
da’
da' da’ prep. – Forma tronca, di uso tosc. o letter., della prep. articolata dai (= da i).
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