DE TORRES, Ludovico
Nacque a Roma il 28 ott. 1551 da Hernando e da Pentesilea Sanguigna. Il padre, di origine spagnola, era commendatore di S. Giacomo della Spada e ministro plenipotenziario del Regno di Napoli presso il papa. Compiuti i primi studi presso il collegio germanico a Roma, nel 1567 il D. si recò a studiare diritto a Perugia, presso il collegio della Sapienza Vecchia. Entrò qui in contatto con l'Accademia degli Eccentrici e nel 1574 gli fu dedicata un'orazione latina da G. Anastagi. Di questo periodo è una controversia col vescovo di Trivento dal quale, nel 1569, il D. riuscì a ottenere una pensione annua di duecento ducati. Il D. si recò poi a Bologna dove portò a termine gli studi in diritto canonico e civile.
Nel maggio 1574 lo zio paterno Ludovico, divenuto arcivescovo di Monreale, chiamò il D. presso di sé come vicario generale. Collaborò probabilmente alla preparazione del sinodo tenuto dallo zio nel 1575, le cui Costitutiones egli provvide in seguito a pubblicare; si impegnò inoltre a esplorare l'archivio della diocesi e, su incarico dello zio, iniziò poi a cercare su vasta scala e a studiare i diplomi e i privilegi riguardanti la diocesi di Monreale. Di questo primo periodo siciliano è la pubblicazione delle Epistolae metricae del poeta spagnolo Juan de Verzera. Nel dicembre 1580 ricevette la nomina a referendario delle due Segnature. Nel 1582, su incarico dello zio, curò la pubblicazione, in Monreale, della Regola del ss. Padre Benedetto con le dichiarationi et costitutioni dei Padri cassinesi.
L'anno successivo, su invito dello stesso viceré M. A. Colonna, scrisse, con uno pseudonimo, la prefazione per l'edizione della raccolta delle Costituzioni prammaticali del Regno di Sicilia fatte sotto ... M. A. Colonna, Palermo 1583. Presi gli ordini sacri, dopo la morte dello zio (1584) restò stabilmente a Roma. Il cardinale Alessandro Farnese lo volle suo vicario in S. Lorenzo in Damaso. A Roma il D. strinse rapporti con vari personaggi di rilievo della Curia e della cultura del tempo. Da ricordare innanzitutto C. Baronio. Questi, ricevuto da Gregorio XIII l'incarico di rivedere l'edizione del Martirologio romano, riconoscendo la preparazione del D., gli diede da rileggere i suoi scritti prima della pubblicazione e gli attestò la sua stima nella prefazione all'edizione del 1586, dedicandogli anche l'undecimo tomo degli Annales.
Nel 1588 il D. pubblicò a Roma, primo frutto dei suoi studi su Monreale, la Descrittione del real tempio et monasterio di S. Maria Nuova di Monreale, con lo pseudonimo di G. L. Lello. Nel gennaio 1588, su proposta del re di Spagna, fu creato arcivescovo di Monreale.
Come già per lo zio, però, i frutti della ricca diocesi (40.000 ducati) restavano riservati al cardinale Alessandro Farnese. Solo quando il Farnese morì il D. poté disporre delle rendite di Monreale. Si può ben capire, dunque, perché, come attesta un anonimo viaggiatore francese di passaggio, la notizia della morte di Alessandro Farnese (1589), "ne facha pas trop l'archevesque" (Discours, p. 124). Tuttavia, all'atto della nomina del D. all'arcivescovato, era stato anche deciso lo stanziamento di una pensione di 10.000 ducati, da pagarsi annualmente sulla mensa vescovile a persona scelta dal papa, una volta che fosse cessata la rendita del Farnese. Tale pensione fu poi assegnata al nipote di questo, Edoardo Farnese.
A Monreale il D. si impegnò subito a far costruire un seminario, che fu terminato nell'agosto del 1590, ed al quale il D. donò la sua ricca biblioteca. Proprio a causa del seminario venne a lite giudiziaria con i cardinali Edoardo Farnese e S. Tagliavia d'Aragona, commendatario dell'abbazia di S. Maria d'Altofonte, che si rifiutarono di pagare le tasse imposte dal D. sui loro benefici per il finanziamento del seminario. La causa si concluse con un compromesso proposto da F. Mantica, in qualità di giudice delegato del papa, solo nel dicembre 1594. Nel 1591 il D. declinò, per motivi di salute, l'offerta di nomina a nunzio presso l'imperatore fattagli da Gregorio XIV; così pure rifiutò nello stesso anno la carica di visitatore generale delle chiese del Regno di Napoli offertagli dal papa: legato al partito spagnolo, il D. non volle ledere la prerogativa del re in quel campo. Nel 1591 Filippo II lo aggregò al suo Supremo Consiglio. All'inizio del 1592 il D. fu chiamato a Roma dal neoeletto Clemente VIII che lo inserì nella commissione per la visita generale alle chiese di Roma.
Il D. intanto non trascurava i suoi interessi di "gran litterato", come lo definì il Bentivoglio (Memorie, p. 75): frequentava infatti la cerchia di letterati che gravitava intorno al cardinal Cinzio Aldobrandini. In questo ambiente ebbe contatti con T. Tasso. Nel periodo in cui fu a Roma, dal maggio 1592 al dic. 1593, il poeta gli scrisse due lettere, cercando in lui un protettore, sperando soprattutto di ottenere facilitazioni per tornare a Napoli a curarsi. Il Tasso dedicò al D. due sonetti, e il D. fu tra coloro che si adoperarono presso Alfonso II d'Este per la liberazione del poeta.
A Roma strinse amicizia con A. Manuzio, S. Antoniano, col Bellarmino, con F. Borromeo, G. Ancina, A. Valier, Nicio Eritreo; fu in rapporti con Filippo Neri, di cui era penitente, e la cerchia dell'oratorio.
Nel 1593, forse, sottopose al giudizio del Neri le regole del suo seminario; quando Clemente VIII pensò di elevare ad alte dignità alcuni membri della Congregazione dell'oratorio, il D. incentivò "con consigli l'inclinatione del Papa" (Ponnelle-Bordet, p. 457). Nel dicembre 1593, subito dopo che il duca di Nevers, inviato di Enrico IV a Roma per perorare la ratifica della sua assoluzione, ebbe fatto visita al Neri, immediatamente il D., insieme al Borromeo e al Cusano, si recò a sua volta alla Vallicella: i tre, fedelissimi della Spagna, allarmati per quell'incontro, volevano a tutti i costi "combatterne l'effetto" (ibid., p. 472). Il cardinal A. Valier fece comparire il D. come personaggio nel suo dialogo Philippus sive de christiana laetitia. Nel 1595, alla morte del Neri, il D. ricevette l'incarico, insieme al Vescovo di Cassano, di iniziare a istruirne il processo di beatificazione.
Il D. collaborò anche all'elaborazione dei nuovo Pontificale, terminato all'inizio del 1596. Nel 1596 pubblicò a Roma, ancora con lo pseudonimo di G. L. Lello, la sua opera principale: L'historia della Chiesa di Monreale.
Il libro comprendeva quattro parti: la prima era la già pubblicata Descrittione, seguivano poi le Vite de gli arcivescovi, abati e signori di Monreale per annali, il Sommario de i privilegi dell'arcivescovado di Monreale per ordine d'anni, "uno dei primi esempi di storia diplomatica di una singola chiesa" (Collura, Il card. L. D. …, p. 12), infine il De reaedificatione monasterii S. Martini de Scalis, libellus ante ducentos annos a pio auctore conscriptus. Il libro fu ristampato a Roma nel 1616, a Palermo nel 1702 con gli ampliamenti di M. Del Giudice e, infine, a Bologna nel 1967.
Pur risiedendo quasi sempre a Roma, periodicamente il D. si recava nella sua diocesi; vi celebrò infatti vari sinodi: otto secondo il Millunzi (nel 1590, 1591, 1593, 1594, 1596, 1597, 1599, 1606), sette secondo il Collura. In parte continuando opere già iniziate dallo zio, fece eseguire molti lavori sia nel paese sia nel duomo di Monreale: va menzionata tra questi l'edificazione della cappella di S. Castrense. Gelosissimo delle sue prerogative episcopali, non esitò, in loro difesa e riprendendo vecchie ruggini, a entrare in urto col capitolo di Catania e, a più riprese, coi benedettini di S. Maria Nuova e con quelli di S. Martino delle Scale.
Col primo la lite scoppiò dopo la visita generale da lui compiuta nella diocesi nel 1599, e la questione si trascinò fino al 1606, quando Roma riconobbe Monreale come Chiesa metropolitana rispetto a Catania. Con i benedettini di S. Maria Nuova, il D. si batté perché gli venisse riconosciuta la podestà di abate, ottenendola di fatto nel 1604.
Deciso fautore del nuovo corso tridentino, e come tale celebrato da tutti i biografi, il D. ne volle realizzare in pieno il programma per quanto riguardava il potere dei vescovi e la "razionalizzazione" della diocesi (seminario, catechismo, registro dei poveri, ecc.), ma non si può dire che ne seguisse fedelmente e rigorosamente tutti gli aspetti: lo stesso Filippo Neri lo ebbe a riprendere infatti per "non so che cosa de pluralità de benefitii o de residenza di vescovado" (Il primo processo…, IV, p. 170).A Roma il D. collaborò alla stesura del Cerimoniale dei vescovi, ultimata nel 1600, e da Clemente VIII fu chiamato poi a far parte della commissione per la revisione del Breviario, ultimato nel maggio 1602; prese anche parte alla revisione del Messale, pubblicato nel 1604. Fu nominato inoltre membro di conserva della congregazione "De auxiliis". L'11 sett. 1606 fu promosso cardinale da Paolo V, nell'ordine dei presbiteri, col titolo di S. Pancrazio. In questa basilica il D. compì vari lavori di sistemazione e di restauro. Destinato alla congregazione dei Riti, portò a termine, nel 1608, il processo di canonizzazione di s. Francesca Romana. Sul finire del 1606 entrò anche a far parte della congregazione della Guerra, voluta da Paolo V nell'ambito dello scontro con Venezia. Nel marzo 1607 fu creato protettore della Congregazione dei chierici regolari delle scuole pie del Calasanzio. Morto il Baronio, gli successe, il 4 luglio 1607, come bibliotecario della Vaticana. Nel 1608, su incarico di Filippo III, fu visitatore generale delle chiese del Regno di Sicilia. Morì a Roma l'8 luglio 1609.
Fonti e Bibl.: La maggior parte dei documenti relativi al D. sono nell'Archivio Dragonetti De Torres, accorpato all'Archivio di Stato dell'Aquila. Altri documenti nei fondi della Biblioteca Torres e nel Tabulario del duomo in Monreale. A proposito dell'Archivio Dragonetti De Torres cfr. P. Collura, L'Archivio Dragonetti De Torres in L'Aquila, in Notizie degli Archivi di Stato, X (1950), pp. 135-142; Arch. segr. Vat., A. A. Arm. I-XVIII, n. 2976; Ibid., Fondo concist., Acta Miscel. 49, f. 286r; Ibid., Arm. XLII, 44, f. 242; 50, f. 261; Ibid., Arm. XLV, 2, ff. 70v, 116r; altre indicazioni in L. von Pastor, Storia dei papi, XI, Roma 1929, p. 428; Bibl. ap. Vat., Ferrajoli 61, ff. 48r, 151r; 283: G. P. Caffarelli, Notizie della famiglia Torres; 612, ff. 33v, 90v, 165v-167r; Ibid., Regin. Lat. 387, f. 128r; Ibid., Vat. lat. 7078, ff. 76r-102v; Roma, Biblioteca Casanatense, ms. 1336: T. Ameyden, Elogia Summorum Pont. et S. R. E. Card. suo aevo defunctor, f. 147; T. Nonio, Consilia, Venetiis 1573, p. 120; A. Possevino, Apparatus sacer, II, Venetiis 1606, p. 364; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e edifizi di Roma, IV, Roma 1874, pp. 334-337; VI, ibid. 1875, p. 405; VII, ibid. 1876, p. 176; VIII, ibid. 1876, p. 46; XI, ibid. 1877, pp. 373, 377, XIII, ibid. 1879, p. 372; J. A. F. Orbaan, Documenti del Barocco romano, Roma 1920, p. 79; A. Dragonetti De Torres, Lettere inedite ... ai cardinali Ludovico e Cosimo De Torres, L'Aquila 1929, pp. 1-102; G. Bentivoglio, Memorie e lettere, Bari 1934, pp. 75, 83 s.; Discours viatiques de Paris à Rome et de Rome à Naples et Sicile (1588-1589), a cura di L. Monga, Genève 1983, p. 124; M. Monachus, Sanctuario Capuano, Neapoli 1630, p. 287; R. Pirro, Notitiae Siciliensium ecclesiarum, Panormi 1630, pp. 435 s.; C. Rasponio, De Basilica et Patriarchio Lateranensi, Romae 1656, p. 46; A. Oldoinus, Athenaeum Romanum, Perusiae 1676, pp. 471 s.; Id., Vitae et res gestae pontificum Romanorum et S. R. E. cardinalium, IV, Romae 1677, coll. 401 ss.; P. Mandosio, Bibliotheca Romana, I, Romae 1682, pp. 284 s.; A. Teisserio, Catalogus Auctorum, Coloniae Allobrogum 1686, p. 226; M. Del Giudice, Historia della Chiesa di Monreale, Palermo 1702, pp. 87-92; A. Mongitore, Bibliotheca Sicula, I, Panormi 1708, p. 315; P. Lambertini [poi Benedetto XIV], De servorum Dei beatificatione et beatorum canonitatione, IV, Bononiae 1738, p. 137; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VII, 1, Roma 1784, p. 363; A. Mariotti, De' perugini auditori della Sacra Rota Romana, Perugia 1787, pp. 107, 120 s.; L. Cardella, Memorie storiche de' cardinali, VI, Roma 1793, pp. 120-121 A. Valier, Filippo ossia Dialogo della letizia cristiana, a cura di S. Bettinelli, Verona 1800; L. Boglino, La Sicilia e i suoi cardinali, Palermo 1884, pp. 55 ss.; A. Solerti, Vita di Tasso, I, Torino-Roma 1895, p. 737; G. Millunzi, Storia del seminario arcivescovile di Monreale, Siena 1895, pp. 10-51; Id., L'Ospedale civico e le istituzioni sanitarie in Monreale nel sec. XVI, Palermo 1901, pp. 8 ss., 27 s., 36 ss.; Id., Il Tesoro, la Biblioteca ed il Tabulario della chiesa di S. Maria Nuova in Monreale, Palermo 1904, pp. 27 s., 45 s., 48 s., 81, 89-93; Id., Decreti e Regolamenti della Maramma di S. Maria Nuova di Monreale, Palermo 1906, pp. 25-30; L. von Pastor, Storia dei papi, XI, Roma 1929, pp. 428, 459-461, 485 s.; XII, ibid. 1930, pp. 38, 233, 235, 242, 630; L. Ponnelle-L. Bordet, S. Filippo Neri e la società romana, ad Ind.; P. Collura, Notazione degli incunaboli conservati nella Biblioteca Torres di Monreale, Reggio Emilia 1936, pp. 3 s.; Id., Il card. L. D. arcivescovo di Monreale, Palermo 1955; Il primo processo per s. Filippo Neri, a cura di G. Incisa della Rocchetta-N. Vian, I, Città del Vaticano 1957, pp.67, 357 s.; II, ibid. 1958, pp. 91 s., 97 s., 114, 361; III, ibid. 1960, pp. 58, 170, 301; IV, ibid. 1963, pp. 169 s., 187, 190; J. Bignami Odier, La Bibliothèque Vaticane, Città del Vaticano 1973, p. 100.