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Ludovico IV il Bavaro, imperatore

di Enrico Pispisa - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Ludovico IV il Bavaro, imperatore

Enrico Pispisa

Con L. è stato identificato dal Davidsohn il cinquecento diece e cinque di Pg XXXIII 43. Lo studioso, presi in esame i vv. 37-45, ha tentato di dare loro una spiegazione razionale, affermando innanzi tutto che cinquecento diece e cinque ha il doppio senso della cifra e della sigla: si ha quindi la parola Dux e il numero 515. Considerato il Dux come erede dell'aquila, la fuia come la Chiesa e il gigante che con lei delinque come il re di Francia (identificazioni, dice il Davidsohn, del resto comuni), evidentemente D. aspetta che il Dux liberi la Chiesa dal giogo francese, fatto che si verificherà quanto prima. Ora resta da dare un significato al numero 515. Evidentemente, secondo il Davidsohn, bisogna trovare una data di partenza, a cui aggiungere 515, sì da avere un anno preciso e significativo. Questa data, per lo storico tedesco, non può essere che il principio dell'Impero, il 25 dicembre dell'800 (giorno dell'incoronazione di Carlomagno); aggiungendo 800 a 515, si ha 1315, anno in cui l'Impero era vacante per la morte di Enrico VII (24 agosto 1313). Si avanzavano le candidature di Giovanni di Lussemburgo, Federico duca d'Austria e Ludovico il Bavaro: quest'ultimo, non senza contrasti, ebbe il sopravvento e fu incoronato re di Germania a Francoforte il 20 ottobre 1314. D., quindi, vedeva in L., da poco eletto, colui che avrebbe restaurato l'autorità dell'Impero.

L'identificazione del Davidsohn ha buone probabilità di cogliere nel vero, specialmente se si accetta l'800 come data da mettere in relazione al cinquecento diece e cinque (questa proposta era già stata avanzata dal Butler, che, però, non giunse alle conclusioni dello storico tedesco), ma bisogna dire che i dubbi permangono e che una soluzione definitiva e probante, forse, non sarà data mai. Inoltre accettare il 1315 come anno molto vicino dà come conseguenza che il canto XXXIII dev'essere datato in un periodo di poco precedente, nel 1314.

L., nato nel 1287 da Ludovico II, duca della Baviera Superiore e conte palatino del Reno, e da Matilde, figlia di Rodolfo d'Asburgo, non fu eletto re di Germania all'unanimità: tre elettori, infatti, elessero Federico d'Austria che L. dovette combattere. Appoggiato nella lunga lotta dalle città del medio e basso Reno, L. riuscì a battere Federico a Mühldorf sull'Inn (28 settembre 1322) e lo fece prigioniero. La questione sembrava definitivamente risolta, ma il papa Giovanni XXII, fautore della politica francese, rivendicò a sé il giudizio sulla duplice elezione e la giurisdizione sull'Impero in sede vacante. L. reagì vivacemente e Giovanni XXII lo dichiarò decaduto dal titolo regio (8 ottobre 1323). Data da questo momento una lunga lotta, che ebbe momenti drammatici. L. si appoggiò alle correnti ereticali e pauperistiche e fece sue le dottrine di Marsilio da Padova, che affermavano l'assoluta indipendenza dell'autorità regia e fonte della sovranità il popolo. Papa Giovanni lo scomunicò (22 maggio 1324), ma L. non ne tenne conto e, nel 1327, scese in Italia. Presentatosi apertamente come capoparte ghibellino, si fece incoronare a Milano da due vescovi scomunicati e poi proseguì per Roma. Qui ribadì le teorie di Marsilio, affermando che la dignità imperiale poteva essere conferita dal popolo, e da esso si fece incoronare (1328). Poi, deposto il papa ed eletto un antipapa, da questi si fece nuovamente incoronare. Divenuto inviso in Italia per la sua politica autoritaria, L. ritornò nel 1330 in Germania. Qui sedò vari tentativi autonomistici dei grandi feudatari, e dette una solida base al suo potere; a tale scopo, dopo aver cercato invano un accordo col papa, nel 1338 fece stabilire dalla dieta di Rense che chi era eletto re dalla maggioranza dei principi elettori non aveva bisogno della consacrazione papale per essere veramente imperatore, in quanto tale autorità discendeva direttamente da Dio. Così l'Impero, divenuto esclusivamente laico, chiudeva il suo ciclo medievale, per ridursi soltanto al mondo germanico. Ma la lotta col Papato non cessò: Clemente VI rinnovò per due volte la scomunica (1343 e 1346) e i principi elettori furono da lui spinti a proclamare un nuovo re (1346). Questi fu Carlo, figlio del re di Boemia, che aveva ancora ottenuto scarsi successi quando L. morì improvvisamente (1347). Con la sua morte tramonta definitivamente l'Impero come autorità universale.

Bibl. - The Purgatory of D. A., a c. di A.J. Butler, Londra 1880 (Appendice B: On the allegory of cantos XXIX-XXXIII, 431); R. Davidsohn, Il " Cinquecento Diece e Cinque " del " Purgatorio ", in " Bull. " IX (1901-1902) 129-131, 209; F. Maggini, recens. ad A. Fiammazzo, Note dantesche sparse (Savona 1913), in " Bull. " XX (1913) 290; F. Bock, Die Appellationschriften König Ludwigs IV in den Jahren 1323-24, in " Deutsches Archiv " (1940) 179-205.

Vedi anche
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Vocabolario
bàvaro¹
bavaro1 bàvaro1 s. m. (f. -a). – Appartenente all’antico popolo germanico dei Bavari (lat. Baiuvarii), stanziatisi nel territorio dell’odierna Baviera nella Germania merid., tra la fine del 5° e l’inizio del 6° secolo d.C.
bavàrico
bavarico bavàrico agg. (pl. m. -ci), letter. – Dei Bavari, bavarese, e per estens. germanico, tedesco: Né v’accorgete ancor per tante prove Del b. inganno Ch’alzando il dito colla morte scherza? (Petrarca).
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