PERINI, Ludovico
(Lodovico). – Nacque il 7 marzo 1685 a Verona nella parrocchia di San Procolo, da Domenico e da Dorotea Simeoni.
Restò presto orfano del padre e «privo degli aiuti necessari al buon essere, e alla buona educazione» (Sandrini - Brugnoli, 1988, p. 266).
Nonostante tali difficoltà, riuscì comunque a intraprendere gli studi umanistici per indirizzarsi, poi, alla 'pratica del Foro' e al notariato. Nel 1704 presentò al Collegio dei notai di Verona la documentazione per ottenere l’iscrizione, e nel 1708 fu insignito del privilegio del tabellionato. Non è certo che abbia effettivamente esercitato tale professione, non risultando attestazioni della sua appartenenza al Collegio dei notai.
Ben documentata è, invece, la sua attività di pubblico perito. Bartolomeo Dal Pozzo informa come egli «seguendo l’inclinazione del genio, si diede al disegno, e poscia alla Geometria, e all’Aritmetica sotto il Padre Sanvitali Gesuita, praticando insieme l’Accademia, ch’aprì un sua casa il dottissimo Monsignor Abbate Francesco Bianchini professor di matematica» (Vite de’ pittori, de’ scultori et architetti veronesi, Verona 1718, p. 30).
Perini completò il suo apprendistato con lo studio della geometria pratica e della prospettiva, sotto la guida di Gasparo Bighignato e poi di Domenico Rossetti.
Le datazioni di alcuni disegni confermano che al 1707 va fatta risalire la scelta d’intraprendere la nuova professione, subito dopo il completamento degli studi per il notariato.
Proprio in qualità di perito pubblico eseguì molti disegni a penna e a colori, contenuti nel Cabreo della Ven. Comenda de’ SS. Vitale e Sepolcro di Verona del 1724 (Archivio di Stato di Verona, Istituzioni varie, reg. 3), in parte pubblicati (G. Borelli, Chiese e monasteri a Verona, Verona 1980, pp. 414 s., 682). Ancora di Perini sono i disegni raccolti in un volume del 1728-1730, la Platea livellaria ven. Abbatiae S. Leonardi in Monte Donico […] Canonicorum Regolarium Lateranensium (Archivio di Stato di Verona, S. Leonardo in Monte, b. 28).
I suoi primi interessi architettonici sono riconducibili agli anni 1704-1705 sotto la direzione di Benedetto Civran, professore di architettura.
Tra le prime opere citate dai biografi vi sono la cappella nel chiostro delle monache di S. Daniele di Verona e l’Oratorio dei conti Da Persico, nei pressi della residenza dominicale di Affi (Verona).
Gli anni compresi tra il 1708 e il 1727 furono per Perini densi di progetti, a iniziare dalle chiese delle Teresiane in Cittadella e di San Donato della Colomba, entrambe demolite.
Anche il piano originario per il Seminario vescovile di Verona (1708) è noto solo attraverso i progetti rimasti: «quattro fogli, non firmati ma plausibilmente autografi, raffiguranti due diverse soluzioni della fronte principale, il prospetto di un lato del cortile interno ed il particolare dell’unica ala realizzata» (Sandrini - Brugnoli, 1988, p. 268).
Nel 1716 gli venne affidato l’incarico di dirigere i lavori per la costruzione del Teatro Filarmonico, secondo un progetto di Francesco Bibiena, e agli anni 1718-1722 è da riferire il piano per il rinnovo della chiesa di San Silvestro, sconsacrata nel 1806. Il contributo storiografico relativo a questo complesso è l’Istoria delle monache di S. Silvestro (Padova 1720), condotta con rigore scientifico e corredata da un'appendice di documenti.
Sempre al 1718 risale l’incarico per il progetto della Fiera di Muro in Campo Marzio, forse l’opera più importante di Perini.
L'iter lunghissimo, dopo l’incendio dei casotti lignei in piazza Bra nel 1712, portò alla decisione di costruire una struttura stabile in muratura, con una serie di progetti per i quali però non si riuscì a trovare un accordo sul sito. Solo Scipione Maffei riuscì a ottenere l’autorizzazione per la costruzione della nuova fabbrica, fornendo lui stesso un disegno sulla struttura (Archivio di Stato di Verona, Comune, reg. 130). L’incarico del progetto definitivo fu affidato a Perini, il quale seguì le indicazioni di Maffei sull'impostazione planimetrica, modificando però gli alzati, resi più economici, e la definizione degli spazi da attribuire ad alcuni edifici. Questa scelta costò la rottura dei rapporti con Maffei (che infatti diede un giudizio poco lusinghiero sull’opera finale), e il voluto silenzio sempre di Maffei su tutto l'operato di Perini, di cui solo in extremis verrà ricordata l'attività di scrittore, storico e archivista.
Fra il 1719 e il 1720 progettò alcuni altari, per la famiglia Pellegrini nella chiesa di S. Anastasia e per Giovan Francesco Campagna nella chiesa di S. Eufemia. Risale al 1725 la partecipazione al concorso per la costruzione dell’altare maggiore della chiesa di San Procolo, ma la vittoria di Francesco Bibiena fece rimanere sulla carta il progetto periniano.
Nel 1725 ricevette l’incarico di procedere alla ricostruzione della Biblioteca capitolare. Il Capitolo approvò all’unanimità il disegno illustrato dallo stesso architetto nel 1726, in parte modificato nel 1728 dal vescovo Francesco Trevisan.
La dispersione e la perdita di gran parte del materiale grafico e delle scritture rende difficile l’individuazione di eventuali altre opere, come la convalida di attribuzioni quali villa Pellegrini, a Pellegrina di Isola della Scala (Verona).
La testimonianza più interessante è il Trattato della pratica di Geometria in cui oltre i principj di essa vi sono molti insegnamenti… di Perini, pubblicato a Verona nel 1727. Sia il Giornale dei Letterati d’Italia (Venezia 1727, XXX-VIII, I, pp. 547-548) sia la Bibliografia storico critica dell’architettura civile e arti subalterne di Angelo Comolli (Roma 1788-1792, III, Roma 1791, p. 122) segnalarono l’utilità dell'opera, che arrivò a ben nove ristampe. Tale fama era dovuta all’intento dell’autore di offrire un manuale pratico, che raccogliesse in modo sistematico le regole con caratteristiche di accessibilità divulgativa.
In qualità di archivista, dopo il lavoro presso il monastero di San Silvestro, Perini si occupò di due importanti archivi cittadini, quello del monastero delle Agostiniane di S. Salvar Corte Regia (Archivio di Stato di Verona, S. Salvar Corte Regia, reg. 58), e quello della S. Casa di Pietà (Istituto Esposti, S. Casa di Pietà, reg. 78); nel 1728 si dedicò all’Indice di tutte le carte de l’archivio de’ SS. Nazaro e Celso (b. 17, n. 57).
Meritano attenzione anche le Notizie delle due antichissime chiese di S. Pietro e di S. Silvestro di Nogara (Verona, Biblioteca civica, Mss., 2145) con appunti di natura storico-artistica sulle due chiese, e il Liber de Antiquitate Zavarisiorum Veronae (Mss., 2075), con una inedita raccolta di documenti.
L’intento era scrivere un’opera sui monasteri e sugli ordini religiosi in Verona, come attestano i suoi copiosi appunti nel Fondo Perini (Verona, Biblioteca Civica).
Tutto era pronto per la stesura della sua opera storiografica, quando morì prematuramente, lasciando per testamento i suoi appunti «alli padri di S. Zeno […] acciò amplifichino la loro libreria» (Archivio di Stato di Verona, Ufficio del Registro, Cedole testamentarie, anno 1731, m. 10, n. 617). Tale cessione induce a ricordare i rapporti intercorsi con il contemporaneo Giovan Battista Biancolini, che per le sue Notizie storiche delle Chiese di Verona utilizzò il materiale raccolto da Perini.
Solo nel primo volume Biancolini ammette di essersi servito di tale documentazione, citandola però un'unica volta, come se l’avesse utilizzata esclusivamente per quella occasione (L. Simeoni, Rapporti tra le opere di due architetti eruditi veronesi: Ludovico Perini e G.B. Biancolini, in Atti del Reale Istituto Veneto Scienze Lettere Arti, 1928-29, 88, 2, pp. 1033-1048).
Perini morì il 20 febbraio 1731 nella parrocchia dei SS. Apostoli, dopo breve malattia; sei giorni prima aveva testato, sottoscrivendosi con il titolo di «Vice ingegnere della Magnifica Città di Verona» (Archivio di Stato di Verona, Ufficio del Registro, Cedole testamentarie, anno 1731, m. 10, n. 617).
Fonti e Bibl.: Verona, Biblioteca civica, Fondo Perini, b. 28, f. 6 (le notizie sulla nascita); Archivio di Stato di Verona, Ufficio di sanità, Morti, reg. 68, c. 133 (le notizie sulla morte).
A. Sandrini - P. Brugnoli, L'architettura a Verona nell'età della Serenissima, II, Verona 1988, pp. 265-274, cui si rinvia per la bibliografia precedente; E. Filippi, Notizie e dati sui cartografi veronesi in epoca veneziana, Povegliano veronese 1989, pp. 13 s.; E. Vaccari, Primo contributo all’inventario del carteggio di Giovanni Arduino, in Nuncius, V (1990), 1, pp. 79-126; E. Filippi, L’agrimensura nel Seicento e nel Settecento: cartografi, mappe, periti e perizie, Misurare la terra. Agrimensura e cartografia, catasti e catastici a Verona dall’età romana ai nostri giorni, a cura di P. Brugnoli, Verona 1992, pp. 221-273; Atlante del Garda. Uomini, vicende, paesi, II, Brescia 1992, p. 13.; G. Sala, Il centro storico di Bardolino ed il borgo San Severo in una mappa inedita di Lodovico Perini, in Il Garda, 1992, n. 8, pp. 71-90; G. Vedovelli, Il paese e la campagna di Torri in una mappa settecentesca di Lodovico Perini, in Il Garda, 1992, n. 8, pp. 91-104; N. Zanolli Gemi, Scipione Maffei e la Fiera di Campo Marzo a Verona: una discussa attribuzione, in Scipione Maffei nell'Europa del Settecento. Atti del convegno, Verona 23-25 settembre 1996, a cura di G.P. Romagnani, Verona 1998, pp. 579-595; I disegni di Ottone Calderari al Museo Civico di Vicenza, a cura di G. Beltramini, Venezia 1999, p. 27; Museo di Castelvecchio. Disegni, a cura di S. Marinelli - G. Marini, Milano 1999, p. 136; G. Marini, I grandi disegni italiani del Museo di Castelvecchio a Verona, Milano 2000, p. 224; F. Segala, La sponda orientale del Lago di Garda da Malcesine a Castelletto di Brenzone in una mappa del 1724, in Per Vittorio Castagna. Scritti di geografia e di economia, a cura di G. Gaburro - C. Robiglio Rizzo - G. Zalin, Verona 2000, pp. 331-341; A. Parolotto, La biblioteca del monastero di San Zeno in Verona (1318-1770), Verona 2002, pp. 111-115; Ville venete: la provincia di Verona, a cura di S. Ferrari, Venezia 2003, pp. 3-5, 29; S. Zaggia, 'Le città delle cose': architetture fieristiche nella Repubblica Veneta del Settecento. Verona, Bergamo, Padova, in La pratica dello scambio: sistemi di fiere, mercanti e città in Europa (1400-1700), a cura di P. Lanaro, Venezia 2003, pp. 255-271; Il Garda: segni del Sacro, a cura di M. Corradini, Gardone Riviera 2004, p. 180; A. Ferrarese, Aspetti e problemi economici del diritto di decima in Terraferma veneta in età moderna, Verona 2004, pp. 149, 156, 159; G. Mazzi, «Una cosa ben’aggiustata e che s’accosti alla perfezione», in «Architetto sia l’ingegniero che discorre». Ingegneri, architetti e proti nell’età della Repubblica, a cura di G. Mazzi - S. Zaggia, Venezia 2004, pp. 57-60; M. Pasa, Il paesaggio veronese e non solo veronese, nelle antiche iconografie dell' Archivio di Stato di Verona, in Atti e Memorie dell'Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, 2004-2005, vol. 181, pp. 405-420; Buttapietra. Il territorio e le comunità, a cura di B. Chiappa - G.M. Varanini, Buttapietra 2006, p. 77; G. Volpato, Tra conservatorismo illuminato e nuove idealità: testi, immagini ed altri elementi paratestuali nei libri veronesi del Settecento, in Testo e immagine nell’editoria del Settecento. Atti del Convegno Internazionale (Roma, 26-28 febbraio 2007), a cura di M. Santoro - V. Sestini, Pisa-Roma 2008, pp. 97-138; Formare alle professioni. La cultura militare tra passato e presente, a cura di M. Ferrari - F. Ledda, Milano 2011, p. 106; Formare alle professioni: architetti, ingegneri, artisti (secoli XV-XIX), a cura di A. Ferraresi - M. Visioli, Milano 2012, pp. 103-106; A. Brugnoli, Codice digitale degli archivi veronesi. Uno strumento di ricerca, in Reti Medievali Rivista, XV (2014), 1, pp. 279-300 (in http://rivista.retimedievali.it; gennaio 2015).