RUSCONI SASSI, Ludovico
– Nacque a Roma il 28 febbraio 1678 da Ludovico Rusconi, muratore ticinese di Stabio abitante nella parrocchia di S. Maria in Campo Carleo, e da Domitilla, sorella minore dell’architetto romano di origini ticinesi Matteo Sassi, allievo e collaboratore di Carlo Fontana (Kelly, 1980, p. 22).
Lo zio, molto impegnato anche in campo peritale, come lo sarebbe stato il nipote, poté ben istruirlo nella pratica professionale: debito che si evince dalla precoce aggiunta del cognome a quello paterno e dalla lunga collaborazione durata sino alla morte di Sassi nel novembre 1723 a 77 anni. Ludovico, che con il fratello Giovanni Battista ne ereditò i beni (Palmisano, 2008, p. 456), gli successe, fra l’altro, nei ruoli di architetto della congregazione della nazione marchigiana, di S. Girolamo della Carità e dei pii operai alla Madonna dei Monti.
L’aver sottoscritto con lo zio, nel 1711, una perizia di Fontana per una casa nel rione Monti del monastero delle oblate a Tor de’ Specchi (p. 457) presuppone forse, oltre a un fiduciario rapporto professionale, quello formativo accademico con il famoso maestro. Fu negli anni del secondo principato fontaniano (1694-98) che Rusconi Sassi ottenne discreti piazzamenti nei concorsi dell’Accademia di S. Luca: nel 1694 con il primo premio per la terza classe di architettura e nel 1696 con il secondo nella seconda classe. Nel 1702 condivise il primo premio per la prima classe con il romano Alessandro Rossini, al tempo delle prime notizie di servigi prestati al più eminente dei porporati accademici d’onore presenti alla premiazione: il cardinale Pietro Ottoboni.
Fra il 1702 e il 1710 Rusconi Sassi eseguì misure e tare di conti di lavori al palazzo della Cancelleria (Iacobini, 1991, p. 437), residenza del vicecancelliere Ottoboni, che all’epoca si avvaleva della creatività di Filippo Juvarra, come per il rifacimento nel 1709 del teatro di palazzo. Morto Fontana nel 1714, allorché anche Juvarra usciva di scena partendo da Roma, Rusconi Sassi veniva accolto nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon il 24 febbraio, a pochi giorni dalla scomparsa del maestro ticinese. Nel 1712 aveva curato gli addobbi di S. Maria Maggiore per la celebrazione della canonizzazione di Pio V organizzata per il 2 ottobre da Ottoboni, arciprete della basilica. Fra le iniziative riferibili al cardinale si attribuisce a Rusconi Sassi l’edicola mariana in stucco nel cantone fra le vie del Pellegrino e dell’Arco di S. Margherita (1715-16).
Morto nel 1713 Livio Odescalchi, il cugino ed erede Baldassarre Erba, provvedendo alle opere lasciate inattuate o incompiute a Roma e nelle proprietà dal principe, preferì sostituirne l’architetto di fiducia, Carlo Buratti, con Rusconi Sassi. Questi, che già nel 1712 aveva effettuato tare di lavori in cantieri di Don Livio a Ceri e Palo, nel 1717 si occupò a Frascati di lavori alla villa già dei Peretti (oggi Grazioli), mentre a Bracciano curò dal 1717 al 1725 consistenti opere per la «rocca» ducale e altri edifici (Pezone, 2008, p. 83), e completò dal settembre 1718 il già iniziato acquedotto destinato a servire ferriere e opifici. Nel decennio seguente costruì la nuova chiesa di Palo (p. 45), e, sempre su suoi progetti, a Roma diresse la realizzazione della cappella di S. Antonio di Padova degli Odescalchi nella basilica dei Ss. Apostoli (1719-23; Kelly, 1980, pp. 282-284), nonché quella dei Paolucci in S. Marcello al Corso (1723-24).
Frattanto, verso il 1718 elaborò un progetto per la chiesa del collegio dei gesuiti di Rimini, ma i committenti ripiegarono su quello meno dispendioso dell’oriundo ticinese Domenico Trifogli, architetto del vescovo cardinale Ulisse Gozzadini (Angelini - Sintucci - Tinarelli, 1999, p. 240).
Partito nel 1718 per Pietroburgo Nicola Michetti, allievo di Fontana, Rusconi Sassi lo sostituì al servizio dei Rospigliosi (stipendiato dal 1720 al 1724) sino al rientro del collega nel 1723. Proseguì i lavori della cappella di famiglia a S. Francesco a Ripa, terminati nel 1725, e della chiesa di S. Pietro nel feudo di Zagarolo.
Gli si attribuisce la sintetica idea, di sensibile dialettica urbana, della facciata concavo-convessa (Portoghesi, 199811, p. 426); questa mette nel nartece giustapposto all’impianto ovale dell’aula inscritta nel basso corpo scatolare, da cui emerge l’imponente tiburio oblungo: aula nella cui «vigorosa impostazione» ordinale si sono còlte assonanze con altri contributi di Rusconi Sassi, tesi, come la stessa facciata, «alla traduzione esteriore di motivi borrominiani» (Fasolo, 1954, p. 9).
Asceso nel gennaio del 1725 alla cattedra vescovile della Sabina, il cardinale Ottoboni provvide a compiere nel primo anno di mandato «la restauratione, ampliatione et abbellimento del seminario, del palazzo vescovile e della chiesa cathedrale» (Chracas. Diario ordinario, n. 1697, 23 giugno 1728, p. 2), riferibili al suo architetto. Come vescovo di Porto (1734-38) fece poi realizzare entro il 1735 dallo stesso Rusconi Sassi una cappella nella cattedrale, chiesa già ampliata da Fontana nel tardo Seicento (Kelly, 1980, p. 230).
Subentrato alla morte dello zio quale architetto della confraternita della S. Casa, Rusconi Sassi diresse dal marzo 1727 i lavori della crociera di S. Salvatore in Lauro (chiesa riconsacrata nell’ottobre del 1731), completando il transetto, definendo la scenografica cappella presbiteriale e innalzando la cupola su tiburio. Ereditato il ruolo di architetto dei pii operai, dal 1729 diresse la costruzione di S. Giuseppe alla Lungara; nell’«interno singolarissimo» della piccola chiesa, consacrata nel gennaio del 1734, l’architetto riformulò «il tema di S. Carlino» in un’astratta versione antiplastica di «significato spaziale nuovo» (Portoghesi, 199811, p. 426).
L’11 giugno 1724 fu nominato accademico di S. Luca.
Per la premiazione del concorso Clementino celebrata il 9 dicembre 1729, nel «gran salone del Campidoglio» gli architetti Francesco Ferrari e «cavaliere» Rusconi Sassi, «sottosegretario» dell’Accademia, allestirono «il prospetto di un magnifico teatro», costituito da una cavea di sedili in «doppio giro» per arcadi e accademici centrata dalla «cattedra per l’oratore» e sovrastata sul fondo da «un ampio palco vagamente centinato» per i «musici stromenti»; nella metà anteriore del salone la platea, destinata a cardinali e prelati, ebbe lungo le tre pareti «molti palchi a due ordini» per ambasciatori, «principi e cavalieri, sì romani che forestieri» (L’eccellenza..., 1729, pp. 15 s., 67).
Nel 1732 Rusconi Sassi ricopriva ancora, come già dal 1725, le mansioni di «sindico e stimatore d’architettura e fabriciero» (Gli eccelsi pregj..., 1733, p. 105).
Sempre nel 1732, mentre era impegnato con i Borghese nelle fabbriche tuscolane (gli si attribuisce il progetto della cappella di villa Taverna Borghese a Frascati; Guerrieri Borsoi, 2012, p. 159), partecipò al concorso per la facciata di S. Giovanni in Laterano, che lo vide terzo classificato dopo Alessandro Galilei e Luigi Vanvitelli.
Stando all’attuale attribuzione del grande modello ligneo conservato dalla Reverenda Fabbrica di S. Pietro (Hager, 1971), il progetto è caratterizzato dalla bizzarra cupola ellittica a bulbo, che in facciata marca lo scatto del largo avamportico sull’arretrato e contratto secondo ordine. Il segretario di S. Luca Niccolò Ricciolini, pur giudicandolo «il più eseguibile» quanto a «costruzzione regolata», trovò lo «stile minuto» inadatto alla grande apertura esterna e al «maestoso» interno: giudizio condiviso da Antonio Valeri, «primo consigliere dell’Accademia» (Cerroti, 1860, pp. 27, 29).
Nel 1734 Rusconi Sassi edificò, secondo Carlo Pietrangeli (1977), il monastero dei Silvestrini in via Piè di Marmo, e quale architetto di lunga data della Pia Casa degli orfani curò sempre nel 1734, in occasione della formazione dell’antipiazza di Montecitorio, la riforma dell’edificio, compiuta nel 1736 dall’allievo Mario Asprucci (Curcio, 1989, pp. 174, 189).
Il cardinale Pietro Ottoboni, commendatario di S. Lorenzo in Damaso, finanziò il rifacimento in basilica della cappella della confraternita del Ss. Sacramento, «fatta ornare di marmi e stucchi dorati con disegno del cavalier Lodovico Rusconi Sassi, e fatta dipingere dal cavalier Casale», e infine inaugurata il 9 agosto 1736 (A. Fonseca, De basilica..., 1745, pp. 214 s.; G. Roisecco, Roma antica e moderna..., 1750, p. 45).
L’architetto morì il 18 agosto 1736 a 58 anni, e venne tumulato in S. Stefano del Cacco, «sua parocchia» (Chracas. Diario ordinario, n. 2975, 25 agosto 1736, pp. 3 s.); gli dedicarono la lapide pavimentale il fratello Giovanni Battista e la moglie Antonia Virgili (P.L. Galletti, Inscriptiones romanae..., 1760, p. CCCCX, n. 39).
Fonti e Bibl.: G. Ghezzi, Le buone arti sempre più gloriose nel Campidoglio per la solenne Accademia del Disegno nel dì 24 aprile MDCCIV..., Roma s.d. [1704], p. 63; L.A. Chracas, Succinta narrazione della solenne festa del glorioso pontefice S. Pio quinto celebrata sontuosamente nella Basilica di S. Maria Maggiore di Roma..., Roma 1712, pp. 4 s.; Chracas. Diario ordinario, n. 1697, 23 giugno 1728, p. 2, n. 2975, 25 agosto 1736, pp. 3 s.; L’eccellenza delle tre nobili, e belle arti, pittura, scultura, e architettura..., Roma 1729, pp. 15 s., 67; Gli eccelsi pregj delle belle arti..., Roma 1733, p. 105; A. Fonseca, De basilica S. Laurentii in Damaso, Fani 1745; G. Roisecco, Roma antica e moderna..., II, Roma 1750, pp. 45, 69; P.L. Galletti, Inscriptiones romanae infimi aevi Romae extantes..., II, Romae 1760, p. CCCCX, n. 39; F. Titi, Descrizione delle pitture, sculture e architetture esposte al pubblico in Roma..., Roma 1763, pp. 31, 123.
F. Cerroti, Lettere e memorie autografe ed inedite di artisti tratte dai manoscritti della Corsiniana, Roma 1860, pp. 21-45 (in partic. pp. 27, 29, 36, 41); C. Astolfi, Storia del convento e chiesa di S. Salvatore in Lauro, in Rassegna marchigiana, XI (1933), pp. 210-231; H. Ladendorf, S., L. R., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIX, Leipzig 1935, pp. 484 s.; F. Fasolo, Postilla sugli architetti, in C. Bertuzzi et al., Architettura di Zagarolo, in Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura, 1954, n. 6, pp. 1-11 (in partic. pp. 7-11); H. Hager, Il modello di L. R. S. del concorso per la facciata di San Giovanni in Laterano (1732) ed i prospetti a convessità centrale durante la prima metà del Settecento in Roma, in Commentari, XXII (1971), pp. 36-67; I disegni di architettura dell’Archivio storico dell’Accademia di San Luca, a cura di P. Marconi - A. Cipriani - E. Valeriani, I, Roma 1974, nn. 13, 14, 35-37, 68-71; C. Pietrangeli, Guide rionali di Roma. Rione IX-Pigna, II, Roma 1977, p. 84; C.C. Kelly, L. R. S. and early eighteenth-century architecture in Rome, PhD diss., Pennsylvania State University, University Park 1980; G. Curcio, L’area di Montecitorio. La città pubblica e la città privata nella Roma della prima metà del Settecento, in L’architettura da Clemente XI a Benedetto XIV. Pluralità di tendenze, a cura di E. Debenedetti, Roma 1989, pp. 157-204; S. Iacobini, Le vicende costruttive di S. Giuseppe alla Lungara e il progetto architettonico di L. R. S., ibid., pp. 49-68; Ead., R. S. L., in In Urbe architectus. Modelli, disegni, misure. La professione dell’architetto. Roma 1680-1750 (catal.), a cura di B. Contardi - G. Curcio, Roma 1991, pp. 437 s.; P. Portoghesi, Roma barocca, Roma-Bari 1998, pp. 425 s., 549, 605 s.; R. Angelini - S. Sintucci - A. Tinarelli, La chiesa di San Francesco Saverio e il Collegio dei Gesuiti di Rimini, in Architetture della Compagnia ignaziana nei centri antichi italiani, a cura di G. Rocchi Coopmans de Yoldi, Firenze 1999, pp. 239-252 (in partic. p. 240); L. Palmisano, Matteo Sassi, in Studi sui Fontana. Una dinastia di architetti ticinesi a Roma tra Manierismo e Barocco, a cura di M. Fagiolo - G. Bonaccorso, Roma 2008, pp. 456-458; M.G. Pezone, Carlo Buratti. Architettura tardo barocca tra Roma e Napoli, Firenze 2008, pp. 45, 83, 301; M.B. Guerrieri Borsoi, Villa Taverna Borghese Parisi, in Lo «Stato Tuscolano» degli Altemps e dei Borghese a Frascati. Studi sulle ville Angelina, Mondragone, Taverna-Parisi, Torlonia, a cura di M.B. Guerrieri Borsoi, Roma 2012, pp. 145-183.