STURANI, Ludovico.
– Nacque ad Ancona il 10 ottobre 1778 da Francesco e dalla nobildonna Maria Passeri.
Era discendente di una nobile famiglia proveniente dalla Repubblica di Ragusa, che nel 1626 si era trasferita ad Ancona per esercitarvi il commercio marittimo. La famiglia Sturani fu aggregata al patriziato anconetano con un breve di Urbano VIII del 1639.
Primo di nove figli (tre maschi e sei femmine), Ludovico fu tenuto a battesimo dal duca di York. Educato in famiglia, nel 1802 chiese e ottenne la licenza di leggere i libri proibiti. L’occupazione della Marca da parte delle truppe francesi alla fine del Settecento gli aprì la via all’inserimento nella burocrazia del nuovo regime: negli anni 1810-11 fu infatti nominato consigliere del dipartimento del Metauro.
Nel 1814 con l’arrivo delle truppe napoletane fu nominato segretario generale di prefettura e fece parte della delegazione anconetana che si recò a Napoli con l’incarico di presentare a re Gioacchino un indirizzo di devozione. Appoggiò pochi mesi dopo l’impresa di Murat nel 1815 e fu tra i firmatari di appelli di segno indipendentista. Tali contatti, una volta restaurato di lì a breve il governo pontificio, gli fecero ottenere interinalmente in Ancona il consolato del Regno delle Due Sicilie, che resse tra il 1818 e il 1819.
Nel frattempo, nel 1817 Sturani aveva sposato la nobile riminese Matilde Felici, figlia del senatore del Regno italico Daniele. Dal matrimonio, grazie al quale Sturani poté inserirsi in un circuito di reti relazionali di matrice liberale, nacquero sei figlie (delle quali non sappiamo nulla) e tre figli: Francesco (1819), Luigi (1822) e Carlo (1832).
Negli anni della Restaurazione Sturani, in continuità con le funzioni svolte sotto il passato regime napoleonico, accettò il posto di conservatore d’intendenza (carica corrispondente a quella di segretario di prefettura) ad Ancona. Nel 1821 fu anche incaricato di una missione a Pesaro per avvertire le truppe austriache che, stante la neutralità del governo pontificio, non sarebbe stato consentito loro l’ingresso nella città. Nel corso degli anni Venti Sturani prese parte alla vita amministrativa della città, partecipando pure ai lavori della deputazione comunale incaricata dell’elaborazione di un progetto per la costruzione del nuovo teatro delle Muse. Il delegato pontificio e il gonfaloniere della città dorica ne cercarono in più occasioni parere e consiglio su misure economiche e finanziarie, e in particolare sulle tariffe daziarie vecchie da modificare o sulle nuove da introdurre, inserendolo più volte fra i membri della commissione incaricata dell’esame consuntivo dei bilanci comunali.
Scoppiata la rivolta a Bologna e nelle Romagne nei primi giorni del febbraio del 1831, la città di Ancona fu posta sotto assedio dalla Vanguardia del generale Giuseppe Sercognani, che riuscì a impadronirsene il 18 febbraio. Lo stesso giorno Sercognani istituì in Ancona un Comitato provvisorio di governo composto da cinque notabili cittadini, fra i quali Sturani, che tenne Finanze e Contabilità. I governanti anconitani fecero subito atto di adesione al governo provvisorio bolognese, che tentava di organizzare un’azione unitaria delle tante iniziative municipali in svolgimento. Proprio a Bologna Sturani fu inviato dal Comitato provvisorio di governo di Ancona a fare parte, in rappresentanza del territorio, dell’Assemblea delle Provincie Unite italiane. Il generale Pier Damiano Armandi, scrivendo da Ancona al governo provvisorio di Bologna il 26 febbraio 1831, definì Sturani personaggio «che gode qui di molta opinione, particolarmente di capacità amministrativa e finanziaria» (Pastzor - Pirri, 1956, p. 179). Nel corso della breve esperienza assembleare bolognese, fu nominato membro della commissione dello statuto, che propose all’Assemblea in una relazione conclusiva del 1° marzo il nuovo ordinamento istituzionale. Il 4 marzo fu designato come ministro delle Finanze del governo delle Provincie Unite, ma, visto l’approssimarsi delle truppe asburgiche, poté svolgere le sue funzioni solamente per due settimane. Già a metà marzo, infatti, gli austriaci occuparono Bologna e i membri del governo rivoluzionario furono costretti alla fuga fino ad Ancona. Qui Sturani fece parte della delegazione incaricata di trattare la resa con il cardinale Giovanni Antonio Benvenuti, legato a latere del papa. La capitolazione venne firmata il 26 marzo.
Dopo la fine del moto rivoluzionario, Sturani rimase in un primo momento nella città natale, ma a metà aprile decise di espatriare nel Granducato di Toscana, rifugiandosi nel castello di Lippiano. Da qui nel corso dell’estate del 1831 presentò ripetute istanze di grazia al pontefice, motivando la partecipazione al governo delle Provincie Unite quasi come l’effetto di una costrizione e come un atto compiuto per evitare la radicalizzazione del movimento rivoluzionario. Ottenuto il perdono papale, fece rientro in famiglia già nel settembre del 1831, ma gli fu negato di riottenere il posto di ‘rincontro di Camera’ (un ufficio periferico dipendente dalla romana Camera apostolica), che apparteneva da decenni ai membri della sua famiglia e che egli stesso aveva ricoperto nei dodici anni precedenti.
L’abiura fatta della sua precedente partecipazione ai governi rivoluzionari gli consentì nel giro di poco tempo di inserirsi nelle maglie sia della sociabilità sia delle istituzioni cittadine. Nel 1833 fu nominato prima membro della commissione amministrativa del Consiglio provinciale di Ancona, l’anno successivo consigliere comunale e poi, dal gennaio del 1835, entrò come anziano nella magistratura comunale di Ancona, con l’incarico di sovrintendere alla gestione di strade interne, fonti, pozzi ed edifici comunali. Dal 1835 fu pure socio computista della Società del Casino Dorico.
Morì di colera ad Ancona il 18 settembre 1836.
Il conte Edoardo Fabbri lo avrebbe ricordato nelle sue memorie come «uno dei più cortesi, come dei più colti e benpensanti cavalieri delle Marche» (Rosi, 1937, p. 362).
Fonti e Bibl.: L’archivio della famiglia Sturani, consistente in quaranta buste, è depositato presso l’Archivio di Stato di Ancona. Per i documenti relativi a Ludovico si veda soprattutto Archivio privato Sturani. L. S. di Francesco sposato a Felici Matilde, b. 14 (composta di quattro sottofaldoni). Per altre notizie su Ludovico si vedano anche le bb. 15, 16 e 22. Inoltre: A. Leoni, Ancona illustrata, Ancona 1832, pp. 454-457; E. Fabbri, Sei anni e due mesi della mia vita, Roma 1915, passim; F. Falaschi, La rivoluzione in Ancona, in Le Marche nella rivoluzione del 1831, a cura del Comitato di Macerata della Società nazionale per la storia del Risorgimento italiano, Macerata 1935, pp. 112 s., 125; M. Rosi, Dizionario del Risorgimento nazionale. Dalle origini a Roma capitale. Fatti e persone, IV, Le persone, Roma 1937, p. 362; E. Morelli, L’Assemblea delle Provincie Unite italiane (1831), Firenze 1946, pp. 22 s., 54, 77, 79, 98, 101, 106; L. Pasztor - P. Pirri, L’Archivio dei Governi provvisori di Bologna e delle Provincie Unite del 1831, Città del Vaticano 1956, pp. XXXV, 173, 179, 190, 302, 316, 320-323, 327, 347, 349, 353, 370, 372, 374, 453; M. Natalucci, Ancona attraverso i secoli, Città di Castello 1961, pp. 91, 93; Dizionario storico-biografico dei marchigiani, a cura di G.M. Claudi - L. Catri, Ancona 1993, pp. 205 s.; P. Giangiacomi, Storia di Ancona. Dalla sua fondazione ai giorni nostri, Ancona 2000, pp. 132, 187, 190; R. Piccioni, ‘Penne filantropiche’. Stampa e politica nella rivolta del 1831 nello Stato pontificio, Macerata 2015, ad indicem.