TRASI, Ludovico
TRASI, Ludovico. – Nacque ad Ascoli Piceno nel 1634, figlio del pittore Antonio, non si conosce il nome della madre.
Apprese i primi precetti artistici dal padre e, dopo un breve periodo presso l’architetto Celso Saccoccia, fu inviato a Roma nella scuola di Andrea Sacchi, dove ebbe modo di conoscere Carlo Maratti (Cantalamessa Carboni, 1830, pp. 204 s.).
Sebbene non siano state riscontrate, a oggi, testimonianze documentarie sulle commissioni dell’artista durante il periodo romano né sulla durata di quest’ultimo – protrattosi sino al 1661 secondo alcuni studiosi (p. 205), o sin verso la metà della quinta decade del XVII secolo secondo altri (Alunno, 2008, p. 140) – sembra verosimile individuare nella copia dell’Adorazione dei pastori (Ascoli Piceno, Museo diocesano) una prova giovanile dell’ascolano, tratta dal dipinto di Maratti per la chiesa di S. Giuseppe dei Falegnami a Roma (1650-51).
Tra le prime commissioni pubbliche di Trasi nella Marca si ricordano il Miracolo di s. Domenico, realizzato per la chiesa ascolana di S. Pietro Martire intorno al 1655 (ancora oggi in situ), e nel 1659 il dipinto – destinato al palazzo Anzianale e oggi perduto – raffigurante L’elemosina di s. Tommaso da Villanova, il religioso spagnolo canonizzato da Alessandro VII nel 1658.
Verosimilmente intorno all’inizio degli anni Settanta del XVII secolo sembra che Trasi volesse tornare a Roma per affinare le proprie capacità artistiche presso Maratti, a cui recò in dono un disegno con una copia dell’Annunciazione (oggi nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno) eseguita da Guido Reni per la chiesa della Scopa (Orsini, 1790).
Nonostante non vi siano informazioni sicure concernenti questo eventuale secondo soggiorno romano, Trasi dovette rientrare presto nella città natale, e qui fu impegnato in numerose commissioni pubbliche e private – anche di minor impegno, come la realizzazione dell’arme del cardinale Buonaccorso Buonaccorsi nel 1670 – nel «disegno, invenzione e colorito» di scenografie teatrali (Lazzari, 1724, p. 34), e nell’allestimento di opere con finalità decorative o celebrative, come nel caso del grande medaglione, alto 18 palmi, raffigurante S. Benedetto accolto da s. Emidio, eseguito nel 1688 in occasione della traslazione delle reliquie di Benedetto dalla chiesa di S. Pietro in Castello al duomo (Zampetti, 1992, p. 124).
L’opera veniva così descritta da un testo coevo: «sopra gran gruppo di nuvoli e di splendori il glorioso santo vescovo Emidio in atto festoso e giulivo, con che accoglieva e riceveva il beato martire Benedetto suo compagno in habito levitico, che con verdeggiante palme alla mano appariva sopra nuvoli da più angeli volanti sublimato alla gloria» (Fabiani, 1961, p. 156).
Tra le numerose attività, l’artista si dedicò anche all’insegnamento, fondando ad Ascoli Piceno un’accademia, forse ispirata a quella frequentata a Roma presso Sacchi, ove «chiamò tutti quelli che si mostravano solleciti a coltivare le arti del disegno» (Ricci, 1834, p. 358); dell’istituzione non sono stati, a oggi, ritrovati gli statuti o altri documenti utili a ricostruirne le vicende.
Al 1668 risale il pagamento di 60 fiorini per un dipinto, commissionato dalla nobildonna Dianora Quattrocchi, da collocare nella chiesa di S. Domenico (Fabiani, 1961, pp. 155 s.) e, dello stesso anno, è la Predica di s. Giovanni Battista destinata alla chiesa di S. Caterina (oggi presso il palazzo vescovile), una delle rare opere firmate e datate dall’artista: «Ludovicus Trasius faciebat 1668». In quest’ultima tela la composizione sembra stilisticamente prossima a Sacchi, l’impaginazione è scandita dalla monumentalità delle figure in primo piano (come il pastore seduto di spalle che funge da ideale quinta prospettica), dai profili sfuggenti dei personaggi al centro della scena e dal paesaggio che si apre sullo sfondo.
Tra i numerosi committenti (ordini religiosi, congregazioni e notabili), intenso fu il legame che Trasi ebbe con i padri oratoriani. Infatti nella chiesa ascolana di S. Filippo eseguì la Madonna in gloria con il Bambino e s. Gaetano da Thiene (in situ) e la decorazione della volta (oggi perduta), mentre per i confratelli di Macerata realizzò la Madonna con il Bambino, s. Anna e s. Gioacchino (anch’essa perduta).
Nel 1673 la Compagnia del Rosario ordinò all’artista uno stendardo (non rintracciato) per la chiesa di S. Rocco, raffigurante in una faccia la Vergine con i quindici misteri del Rosario e nell’altra i Ss. Rocco e Sebastiano. L’opera, pagata 100 scudi, ebbe grande fortuna sul territorio (Fabiani, 1961, p. 156).
La fitta produzione artistica di Trasi proseguì sino a poco prima della sua scomparsa, come testimonia il contratto, datato 1690, tra i sindaci della Compagnia di S. Erasmo e l’artista per la realizzazione di uno stendardo, raffigurante da un lato la Madonna con Bambino e due santi e dall’altro il Martirio di s. Erasmo. Dell’opera (perduta), che doveva essere arricchita con medaglie e pennacchi, sono stati rintracciati i disegni preparatori (Archivio di Stato di Ascoli Piceno, Fondo notarile, Notaio Rigoni Filippo, vol. 3236, cc. 126-127, fogli conservati in una cartella a parte); il foglio raffigurante il Martirio è stato posto in relazione con la perduta opera, di analogo soggetto, di Giacinto Gimignani, un tempo conservata presso la chiesa di S. Maria della Pietà in Campo Teutonico a Roma, e ispirata – a sua volta – alla celebre pala di Nicolas Poussin, raffigurante anch’essa l’estremo sacrificio di Erasmo (Pezzuto, 2014, pp. 175-178).
Nel corso della sua carriera il maestro ascolano diede prova di saper realizzare anche opere di tema mitologico o allegorico, come nelle decorazioni di alcuni palazzi nobiliari non meglio noti delle Marche (Morganti, 1988) o nella serie di tele raffiguranti le personificazioni femminili delle quattro stagioni, Inverno, Primavera, Estate e Autunno, oggi conservate nel salone d’onore di palazzo Rota Pisaroni a Piacenza (Arisi, 2008, p. 84).
Sebbene vi siano relativamente pochi documenti circa le opere realizzate da Trasi, e sebbene spesso queste ultime non siano datate, è possibile ravvisare nella sua produzione figurativa due stili o periodi, così come una convivenza tra richiami a modelli sacchiani e maratteschi e linguaggi cortoneschi, sublimati dall’ascolano in una peculiare cifra. Per ciò che attiene alla produzione grafica sino a oggi nota, i disegni sembrano essere prossimi a quelli realizzati da Maratti, pur meno sciolti e sicuri nel ductus (Ascoli Piceno, 1995).
Trasi ebbe vari allievi, tra cui il fratello Giovanni, buon imitatore della sua maniera (Cantalamessa Carboni, 1830, p. 207), Luca Vitelli, Giuseppe Angelini e l’architetto Pier Sante Cicala, solo per citarne alcuni, ma il più noto fu Tommaso Nardini.
Morì ad Ascoli Piceno il 20 febbraio 1694 (Orsini, 1790, p. 233).
Fonti e Bibl.: T. Lazzari, Ascoli in prospettiva, colle più singolari pitture, sculture e architetture, Ascoli Piceno 1724, pp. 33 s.; B. Orsini, Descrizione delle pitture, sculture, architetture ed altre cose rare della insigne città di Ascoli nella Marca, Perugia 1790, pp. 232 s.; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia... (1808-1809), a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, pp. 402 s.; S. Ticozzi, Dizionario dei pittori dal rinnovamento delle belle arti fino al 1800, II, Milano 1818, p. 283; G. Cantalamessa Carboni, Memorie intorno i letterati e gli artisti della città di Ascoli nel Piceno, Ascoli 1830, pp. 204-207; A. Ricci, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, II, Macerata 1834, pp. 356-359; G.B. Carducci, Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno, Fermo 1853, pp. 56, 73, 78, 110, 159, 193; E. Calzini, Note sulla pittura in Ascoli nei secoli XVII e XVIII, in Rassegna bibliografica dell’arte italiana, III (1900), pp. 181-205; C. Mariotti, Il testamento di L. T., ibid., VIII (1905), pp. 51-53; E. Calzini, Il pittore Don Tommaso Nardini, ibid., X (1907), pp. 42-45; R. Gabrielli, L. T., in Vita Picena, 1935, n. 35; H. Vollmer, T., L., in Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, a cura di U. Thieme - F. Becker, XXXIII, Leipzig 1939, p. 347; C. Cardarelli - E. Ercolani, La Civica Pinacoteca di Ascoli Piceno, Ascoli Piceno 1954, ad ind.; G. Fabiani, Artisti del Sei-Settecento in Ascoli, con numerose illustrazioni e appendice documentaria, Ascoli Piceno 1961, pp. 153-157; L. Leporini, Ascoli Piceno. Guida artistica illustrata, Ascoli Piceno 1964, pp. 38 s., 85, 107, 117, 134; A. Adversi - D. Cecchi - L. Paci, Storia di Macerata, III, Macerata, 1973, p. 100; L. Morganti, Appunti sul Barocco ascolano, Ascoli Piceno 1988, p. 20; La Pinacoteca di Ascoli Piceno, a cura di G. Gagliardi, Ascoli Piceno 1988, p. 65; C. Pizzorusso, La pittura del Seicento nelle Marche, in La pittura in Italia. Il Seicento, a cura di M. Gregori - E. Schleier, I, Milano 1989, p. 396; B. Principato, T., L., ibid., II, pp. 904 s.; P. Zampetti, Pittura nelle Marche. Dal Barocco all’età moderna, IV, Firenze 1992, pp. 123-125, 130-133; Ascoli Piceno. Pinacoteca Civica, a cura di D. Ferriari, Bologna 1994, p. 76; Ascoli Piceno. Pinacoteca Civica; disegni, maioliche, porcellane, a cura di S. Papetti, Bologna 1995, pp. 16-19; I. Alunno, Note sulla vita e la pittura di L. T., in Studia Picena, LXXIII (2008), pp. 137-167; F. Arisi, I dipinti nel salone del palazzo Rota Pisaroni, in Palazzo Rota Pisaroni, Piacenza 2008, pp. 83-109; G. Fabiani, Artisti del Sei-Settecento in Ascoli, Ascoli Piceno 2009, pp. 160-162; S. Papetti, in Le meraviglie del Barocco nelle Marche. Sanseverino e l’Alto Maceratese (catal., San Severino), a cura di V. Sgarbi - S. Papetti, Cinisello Balsamo 2010, pp. 278 s., n. 73; S. Papetti - I. Alunno, “Omnium pictorum princeps”: la fortuna di Carlo Maratti e del marattismo nei territori di Ascoli Piceno e Fermo, in Il magistero di Carlo Maratti nella pittura marchigiana tra Sei e Settecento, a cura di C. Costanzi - M. Massa, Milano 2011, pp. 155-183; L. Pezzuto, Novità su alcuni ‘petits maîtres’ del Seicento tra L’Aquila, Roma e Ascoli Piceno: Francesco Bedeschini, Cesare Fantetti, L. T., in Horti Hesperidum, IV (2014), 1, pp. 147-205; V. Coccia, Una città, un’accademia e l’eredità marattesca. La scuola di pittura ascolana ispiratasi al pittore Carlo Maratti, Ancona 2018, passim.