ZUCCOLO, Ludovico
Scrittore politico, nato a Faenza il 18 settembre 1568, e morto nel 1630, chiamato il Picentino perché vissuto per nove anni alla corte d'Urbino.
Scrisse varie opere, fra le quali un Discorso della ragione del numero del verso italiano (Venezia 1623), dove afferma il principio dell'unificazione dell'accento e della quantità nella poesia, dei Dialoghi (Venezia 1625), il più notevole dei quali è Belluzzo ovvero della città felice (ristampato a Bologna, 1930) dove lo Z., che critica l'Utopia di T. Moro, delinea uno stato ideale, celebrando nel contempo la libertà della repubblica di San Marino. In altri dei Dialoghi, poi, egli mette in luce il rapporto che corre tra ripartizione della ricchezza e aumento della popolazione e sostiene che alle difficoltà inerenti al rapido crescere di quest'ultima può efficacemente rimediarsi solo attraverso una perequata distribuzione della prima. Ma lo scritto più importante dello Z. è il breve trattato Della ragione di stato, compreso - come oracolo XI - nelle sue Considerazioni politiche e morali sopra cento oracoli d'illustri personaggi antichi (Venezia 1621; rist., a parte, da B. Croce in La Critica, XXV [1927], pp. 117-128, e, nuovamente in Politici e moralisti del Seicento, Bari 1930, pp. 25-41): in esso lo Z., studiando il problema dell'autonomia della politica, perviene ad affermazioni che ne fanno il più notevole, forse, fra i pensatori politici di quel periodo.
Bibl.: A. Montanari, Uomini illustri di Faenza, I, Faenza 1883, parte 2ª p. 72; A. Graziani, Le idee economiche degli scrittori emiliani e romagnoli, Modena 1893; F. Meinecke, Die Idee der Staatsräson in d. neueren Geschichte, Monaco-Berlino 1924, pp. 152-56; B. Croce, Lodovico Zuccolo e l'italianità, in Uomini e cose della vecchia Italia, s. 4ª, Bari 1927, pp. 183-94; cfr. inoltre, dello stesso Croce, la Storia dell'età barocca in Italia, Bari 1929, pp. 93-97, 165-67.