LUDOVISI
Antica famiglia nobile di Bologna, estintasi nel 1699 nei Boncompagni. Ebbe origine da un Bertrando di Monterenzi o Monterenzoli (così detto da un castello bolognese), che fu adottato dallo zio materno Giovanni Ludovisi, privo di discendenti e con il quale la famiglia si sarebbe estinta. Bertrando assunse quindi il cognome e lo stemma dei L., che poi trasmise ai suoi figli, ed incominciò a elevare la famiglia sedendo tra gli Anziani di Bologna, dal 1458 al 1465. Il figlio di lui Girolamo fu primo senatore di Bologna, poi gonfaloniere, quindi deposto dai Bentivoglio nel 1511 e pugnalato per loro ordine. Il figlio Niccolò, conte di Samoggia e Tiola, fu nuovamente senatore. Dal fratello Ludovico e dal figlio di costui Pompeo sposo a Camilla Bianchini derivò Alessandro che, con il nome di Gregorio XV (1621-23) pervenne al papato.
Questo avvenimento elevò la famiglia al sommo della potenza e della ricchezza perché il fratello di Alessandro, Orazio, senatore di Bologna, fu creato duca di Fiano e di Zagarolo e generale di S. Chiesa. Morì nel 1640. I figli di Orazio furono Niccolò e Ludovico, questo cardinale del titolo di S. Maria in Traspontina, poi di S. Lorenzo e Damaso, detto "il Cardinal Padrone" perché in soli ventinove mesi di pontificato dello zio elevò la famiglia a una ricchezza favolosa. Fondò la chiesa di S. Ignazio in Roma, il Collegio Ibernese e la splendida villa ove il Guercino (Gaetano Barbieri) dipinse la celebre Aurora. Morì giovane a 37 anni di età nel 1632.
La famiglia proseguì nel fratello Niccolò, sposo in prime nozze di Isabella principessa di Venosa; in seconde, di Polissena di Mendoza, principessa di Piombino; in terze, di Costanza Pamphili, nipote d'Innocenzo X. Il primo matrimonio non fu molto felice, ma la sposa morì presto. La seconda moglie, ultima degli Appiani signori di Piombino, portò a Niccolò questo principato, del quale Niccolò fu investito il 20 marzo 1634 dall'imperatore Ferdinando II. Nel 1640 Niccolò fu senatore di Bologna e nel 1645 comandante della flotta pontificia d'Innocenzo X contro i Turchi nella guerra di Candia, nella quale tuttavia nulla operò e nell'anno seguente si dimise da questo comando che lasciò al priore Zambeccari. Nel 1646 i Francesi lo scacciarono da Piombino, ma Filippo IV re di Spagna lo fece principe di Salerno; poi, quando le armi spagnole ricuperarono Piombino, ritornò al principato. Godette i favori d'Innocenzo X brevemente turbati dalle mene della suocera Olimpia Maidalchini, sorella del papa. Morto Innocenzo, si recò in Spagna ove fu creato cavaliere del Toson d'Oro, viceré di Aragona nel 1656 e, nel 1664, viceré di Sardegna. Morì nel 1664.
Il figlio Giambattista, investito del principato di Piombino nel 1665, fu generale delle galee del regno di Napoli, senatore di Bologna, viceré delle Indie per il re di Spagna. Morì nel 1699. Fu l'ultimo della sua casa avendo avuto un sol figlio premortogli.
La sorella Ippolita, succeduta nel principato di Piombino con investitura del 27 febbraio 1701, sposò Gregorio Boncompagni duca di Sora discendente di Gregorio XIII.
Bibl.: P. Litta, Famiglie celebri italiane, Milano 1819 segg.; T. Amagden, La storia delle famiglie romane, voll. 2, n. ed., Roma 1914.