LEWISOHN, Ludwig
Scrittore, nato a Berlino il 30 maggio 1883, immigrato negli Stati Uniti nel 1890. Collaboratore di riviste (1905-10), fu istruttore di tedesco all'università del Wisconsin (1910-11), professore di lingua e letteratura tedesca all'università statale dell'Ohio (1911-19), redattore drammatico (1919) poi condirettore (1920-24) di The Nation. Lavora per l'organizzazione sionistica d'America.
Il L., a ciò particolarmente indicato per origine, cultura e orientamento, ha effettivamente contribuito in modo sostanziale a quella liberazione da superstizione e pregiudizî borghesi, di cui lo spirito americano aveva grande bisogno quando egli iniziò la sua attività, sia diffondendo la conoscenza della letteratura europea con studî (The modern drama, 1915; The spirit of modern German literature, 1916; The poets of modern France, 1918; The drama and the stage, 1922) e traduzioni (da Hauptmann, Wassermann, Rilke, Werfel, ecc.), sia con saggi sulla letteratura americana (The creative life, 1924; Expression in America, 1932, il suo libro migliore). Il valore di tale contributo è limitato da elementi personali: amarezza per esclusioni accademiche; disavventure individuali attribuite allo spirito americano; lealtà razziale che lo fa sentire isolato ed esule; elementi che si riflettono fortemente sulla sua opera e colorano di critica contro le inibizioni convenzionali anche la posizione psicanalitica che è alla base di Expression in America. Ancor più la sua esacerbazione è visibile nell'opera narrativa, in cui lo scrittore sembra quasi godere nell'accrescere la propria sofferenza. In romanzi come Don Juan, 1923 e Island within, 1928, trad. ital.: Il popolo senza terra, Milano 1934, arriva a forme di petulante autocompassione. In questo senso, tutta la sua opera anche narrativa (di cui si citano: The case of Mr. Crump, 1926; Stephen Escott, 1930; Last days of Shylock, 1931; The golden vase, 1932; An altar in the fields, 1934; Trumpet of Jubilee, 1937; For ever wilt thou love, 1939, ecc.) ritiene forti legami autobiografici, quasi quanto le pagine di dichiarata autobiografia (Upstream, 1922; Mid-Channel, 1929). La preoccupazione raziale e confessionale ha trovato espressione in Israel, 1925; The Permanent Horizon, 1934; The answer, 1939. Tra le opere più recenti: Renegade, 1942; Breathe upon these, 1944; Anniversary, 1948.
Bibl.: A. Kazin, On native grounds, New York 1942, pp. 273-80.