AIOSSA, Luigi
Nacque nei primi anni del sec. XIX a Cinquefrondi (Reggio Calabria), e seguì la carriera amministrativa distinguendosi per lo zelo con cui servì i Borboni. Nominato nel 1849 intendente di Bari, lasciò in quella città fama di uomo rigido, ma insieme di abile amministratore, che molto cooperò per l'abbellimento e lo sviluppo della città. Nell'aprile del 1855 fu trasferito a Salerno; quando nel 1857 Pisacane sbarcò a Sapri, l'A. si comportò con fermezza ed abilità, ed ebbe poi notevole parte nell'istruzione del processo seguitone.
A lui il 24 ott. G. Nicotera inviò dal carcere un biglietto con cui chiedeva di essere ricevuto, avendo "la necessità di comunicare all'E.V. un affare di somma importanza che riguarda direttamente il governo, e che non ammette ritardo veruno" (cfr. L. Cassese, La prigionia..., cit.). Quale sia stato il contenuto del colloquio, si ignora: ma la notizia che ne trapelò contribuì a far circolare la voce del "tradimento" del Nicotera, già messo in cattiva luce dalle rivelazioni fatte sul partito murattiano. Quando nel nov. 1876 il Nicotera intentò il processo alla Gazzetta d'Italia, che aveva ripreso le vecchie accuse, l'A., chiamato a deporre per rogatoria, scagionò l'antico cospiratore, sostenendo di non aver avuto da lui dichiarazioni importanti. Ma che il Nicotera dovesse nutrire qualche preoccupazione è dimostrato dal fatto che egli, giovandosi della sua qualità di ministro dell'Interno, si fece inviare dall'Archivio di Stato di Salerno le carte processuali, prima che venissero trasmesse al tribunale di Firenze; e non è da escludere che vi cercasse, fra l'altro, proprio la lettera all'Aiossa.
Il 9 giugno 1859 l'A. fu chiamato al ministero dei Lavori Pubblici, come direttore, per rafforzare, influendo sul gabinetto, le correnti più assolutiste della corte borbonica. Difatti, di lì a poco, il 28 settembre, riusciva a sostituirsi al ministro di Polizia in carica, F. A. Casella, iniziando un periodo di repressioni, con arresti notturni ed espulsione dei provinciali da Napoli. Prevalse l'anno dopo le correnti più moderate, FA. venne estromesso, il 13 giugno, dal governo. Alla caduta della monarchia borbonica, si ritirò nel suo borgo calabrese, ritornando agli onori della cronaca politica soltanto in occasione del processo di cui s'è detto.
Morì a Cinquefrondi nel gennaio del 1878.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Salerno, Processo per la spedizione di Sapri (cfr. l'Inventano, a cura di I. Cassese, Salerno 1957, pp. 9, 12, 13, 43); Giornale di Napoli, 10 genn. 1857; Necrologio, in La Illustraz. ital., V (1878), 10 sem., p. s 9; P. E. Bilotti, La spedizione di Sapri, Salerno 1907, pp. 52-54, 228-229, 333-334 e passim; R. De Cesare, La fine di un Regno, I, Città di Castello 1908, pp. 8, 280, 282; II, ibid. 1909, passim; L. Cassese, La prigionia di Giovanni Nicotera (Da Sanza alla Vicaria), in Omaggio degli Archivi provinciali di Stato al comm. A. Tripepi, Teramo 1937, pp. 31-61; Id., Luci ed ombre nel Processo per la spedizione di Sapri, in L'attività del centro culturale dell'Archivio di Stato di Salerno, ibid. 1958, pp. 72, 75, 80.