ALBERTINI, Luigi
Giornalista e uomo politico, nato ad Ancona il 19 ottobre 1871, morto a Roma il 29 dicembre 1941. Discepolo di Cognetti de Martiis si dedicò all'esame dei problemi operai. A Londra, dove si recò per approfondire i suoi studî, ebbe modo di conoscere da vicino l'organizzazione del Times. Assunto poi al Corriere della Sera (1896), vi fece una rapida carriera, diventandone amministratore (1898) e direttore (13 luglio 1900). Spiegò tutte le sue qualità di organizzatore di una vasta e complessa azienda giornalistica di cui migliorò e ampliò i servizî tecnici, dotandola degli impianti più moderni. Ma quello che fece del Corriere uno dei giornali più autorevoli e diffusi dell'Europa fu soprattutto l'impronta datagli dall'A., che, in piena indipendenza, prese posizione su tutti i problemi politici e sociali più importanti. Liberale di tendenze piuttosto conservatrici, A. combatté quella che considerava debolezza di governo. Interventista, fu contro gli acquisti in Dalmazia e favorevole agli accordi con la Iugoslavia. Fedele alle sue idee di libertà dei cittadini e di autorità dello stato si schierò contro il fascismo, e fu uno dei pochi che resistettero, e continuò sul giornale e in senato (dove era entrato dal 30 dicembre 1914) a difendere la libertà senza piegare né a lusinghe né a minacce. Estromesso dal Corriere (29 novembre 1925), dai proprietarî del giornale, fratelli Crespi, si dedicò a studî storici e alla bonifica di terreni vicino a Roma (tenuta di Torrinpietra).
Bibl.: A. G. Bianchi, Il sen. L. Albertini, Milano 1919; Alberto Albertini, Vita di Luigi Albertini, Milano 1945.