MELEGARI, Luigi Amedeo
Patriota e uomo politico, nato nel 1807 in Meletole, frazione del comune di Castelnuovo di Sotto (Reggio nell'Emilia), morto a Berna il 22 maggio 1881. Figlio di poveri agricoltori, fu protetto da uno zio prete, che lo mantenne agli studî, dapprima a Parma, poi all'università di Roma, dove il M. conseguì la laurea in giurisprudenza. Tornato nel suo paese natio, dovette acconciarsi come maestro di scuola. Animato da sentimenti di libertà, partecipò alla rivoluzione del 1831, che però nel ducato di Parma non ebbe grandi ripercussioni. Tuttavia il M. fu costretto all'esilio e, rifugiatosi a Marsiglia, vi conobbe il Mazzini affiliandosi alla Giovine Italia, collaborando al periodico dello stesso nome con due articoli, in uno dei quali spiegava per quali cause era fallito il moto rivoluzionario del 1831. Quando il Mazzini fu costretto a rifugiarsi a Ginevra, il M., da Marsiglia, gli presentò, con lettera commendatizia, A. Gallenga, esule come lui dal ducato di Parma, che si dichiarò deciso a sopprimere Carlo Alberto. Quando, per un'imprudente rivelazione del Gallenga e per una dichiarazione del Mazzini, il M., assalito da un giornale clericale, l'Armonia, si decise (1856) a querelarsi dinnanzi al tribunale per affermare esser falsa l'accusa di partecipazione al mancato regicidio, ottenne che l'Armonia fosse condannata, mentre l'epistolario mazziniano, dato a luce posteriormente, comprova che egli era al corrente del proposito del Gallenga. Partecipò al tentativo d'invasione in Savoia del febbraio 1834, e il 15 aprile successivo firmò col Mazzini il patto di fratellanza della Giovine Europa. Andato a Losanna, si staccò gradatamente dall'azione rivoluzionaria, pur mantenendo, fino al 1848, buone relazioni col Mazzini. Anzi, di natura tendente al misticismo, aderì in quegli anni alle dottrine del Towiański. A Losanna, ottenne un insegnamento in quell'accademia, e dal governo cantonale ebbe incarichi nella compilazione del codice penale (1843), di quello di procedura civile e di un progetto di costituzione (1844). Col trionfo del partito democratico in Svizzera, il M. perdette la cattedra e visse per poco tempo a Parigi (1846). Due anni dopo, tornò in Italia e fu nominato professore di diritto costituzionale all'università di Torino. Eletto deputato alla II legislatura per il collegio di Bricherasio, poi, nelle successive fino all'VIII, per quelli di Bosco, di Alessandria, di Correggio, di Montecchio, passò il 30 novembre 1862 al senato. Due anni prima, lasciato l'insegnamento, era stato nominato consigliere di stato. Nel marzo del 1862 fu segretario generale all'Interno nel gabinetto Rattazzi; nel 1867, inviato come ministro a Berna. Colà rimase fino agli ultimi suoi giorni di vita, salvo una breve interruzione, dal 25 marzo al 25 dicembre 1876, in cui fu ministro degli Affari esteri, nel gabinetto Depretis. Le sue pubblicazioni più notevoli sono: Programma del corso di diritto costituzionale pel 1853-54 nella università di Torino (Torino 1853); Question de Menton et de Roccabruna: Mémoire (Torino 1857).
Bibl.: A. Brunialti, L. A. M., in Annuario della R. Università di Torino, 1881-82; e per le sue relazioni col Mazzini, l'Epistolario (ediz. nazionale, V e segg.), e D. Melegari, La Giovine Italia e la Giovine Europa, dal carteggio inedito di G. Mazzini a L. A. M., Milano 1906.