ASTOLFI, Luigi
Nato nell'ultimo decennio dei sec. XVIII in Lombardia, fu attivo come ballerino e coreografo nella prima metà del sec. XIX. Esordi come ballerino ed ebbe un notevole successo nell'interpretazione di Osvaldo ed Olfrida ballo di G. Sorrentino, al teatro S. Benedetto di Venezia (1817). Poco dopo esordì come coreografo svolgendo dapprima questa attività particolarmente all'estero: Lisbona, Oporto, Vienna (ma fu anche in Russia). A Lisbona (dove apparve come primo ballerino sia della compagnia italiana al Teatro Reale di S. Giovanni, sia di quella degli Attori portoghesi allo stesso teatro) soprattutto tornò sovente nel corso della sua lunga carriera artistica fino alla stagione musicale 1839-40 che fu per l'A. particolarmente sfortunata: nessuno dei balli preparati con l'estremo impegno e la cura che gli erano abituali incontrò il favore del pubblico. L'A. non riscosse molti consensi nella sua qualità di coreografo, mentre come ballerino ebbe sempre le lodi incondizionate del pubblico e della critica.
In un'epoca particolarmente esigente e competente in tema di teatro musicale, l'A. si preoccupava forse troppo dei gusti e delle tendenze del pubblico durante l'elaborazione dei suoi balli e facilmente era indotto a eccedere turbando seriamente l'equilibrio dell'azione scenica. Secondo il Regli, si affannava a "variare e arricchire alla meglio d'episodii il suo ballo" e il risultato finale era che "anche qui la fatalità ha voluto aver l'intervento: quant'egli sperava che piacesse non piacque, o non parve cadere a proposito, o parve incongruente e non naturale" (Strenna teatrale 1838, Milano 1838, p. 163). Tuttavia il numero rilevante di balli composti dall'A. (più di cinquanta) e quasi sempre eseguiti, in molti teatri italiani e stranieri, dai migliori ballerini (N. Molinari, E. Viotti, D. Ronzani e perfino F. Cerrito e A. Saint-Léon, ecc.), induce a ritenere non del tutto fondato il giudizio del Regli.
I dissensi incontrati dall'A. nella stagione 1837 a Crema e a Bergamo,(e più tardi al Teatro Carignano di Torino, 1842) erano stati compensati dal favore con il quale vennero accolti alcuni dei suoi balli, come Le Sette reclute al Teatro alla Canobbiana di Milano (primavera 1832) e I minatori di Salerno allo stesso Teatro (primavera 1837), portato poi dall'A. in varie città d'Italia e all'estero sempre con successo, e infine La Encantadora de Madrid al Teatro Regio di Torino (carnevale 1845-46, interpretato da F. Cerrito e A. Saint-Léon) e ripreso più volte.
Qualche successo raccolse anche il suo Belisario (tratto dall'opera di G. Donizetti) che pure alla prima rappresentazione non aveva riscosso alcun entusiasmo. Non dispiacquero anche le sue coreografie dei balli Gli esiliati in Siberia di Donizetti (autunno del 1831 al teatro in via della Pergola di Firenze) e la Muta di Portici di D.F.E. Auber (primavera del 1838 al Teatro Carlo Felice di Genova).
Aveva sposato, dopo il 1840, la sorella del celebre soprano Rosina Mazzarelli, Fanny, ballerina e prima mima; intorno al 1855, l'A. e la moglie si ritirarono dall'attività artistica conducendo vita privata a Milano con una certa agiatezza.
A Milano l'A. si spense dopo il 1860.
Dei suoi numerosissimi balli (v. elenco nell'Encicl. dello Spettacolo e cfr. la raccolta di libretti Carvalhães alla Bibl. di S. Cecilia di Roma), il solo I minatori di Salerno venne rappresentato ancora dopo la sua morte.
Bibl.: F. Regli, Strenna teatrale 1838, Milano 1838, pp. 161-163, 176 s.; Id., Strenna teatrale europea 1840,Milano 1840, p. 241; Id., Strenna teatrale europea 1843, Milano 1843, p. 232; Id., Diz. biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, tragici e comici... che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Torino 1860, p. 316 (sub-voce Mazzarelli, Rosina); Encicl. dello Spettacolo,I, coll. 1033 s.