BALUGANI, Luigi
Nacque a Bologna il 14 genn. 1737 da Luca, secondo l'Oretti "bravo in ogni corpo di lavori meccanici", e da Eleonora Ceccani. Studiò architettura nell'Accademia Clementina di Bologna, sotto la direzione di un valente artista, Giuseppe Cignoli, conseguendo nel 1759 il titolo di "maestro" dell'Accademia stessa.
In questo medesimo anno il B. partecipò ad un concorso di disegno architettonico, bandito dall'Accademia di Belle Arti di Parma sul tema Una magnifica Rotonda,e fu proclamato vincitore per "l'eccellenza delle parti disegnate, il buon gusto nei generi degli ornamenti, e quella precisione in ben molte cose, la qual fa conoscere in un Architetto capacità, ed attenzione portata all'esecuzione dell'opere sue", secondo quanto si legge nella relazione finale (Chiovenda, p. 459). La vittoria del B. era stata tuttavia fortemente contrastata da un altro concorrente, Luigi Feneuille, protetto dal ministro Du Tillot, il quale, conosciuto il risultato del concorso, giunse a minacciare la chiusura della stessa Accademia.
Nei due anni seguenti il B. eseguì vari lavori in Bologna, tra i quali i disegni a penna ed acquerello della cappella di S. Domenico nella chiesa omonima, il disegno dell'altare di S. Francesco di Paola in S. Benedetto e le incisioni, realizzate in dieci grandi tavole, delle facciate e degli spaccati del palazzo Ranuzzi. Il senatore conte Girolamo Ranuzzi prese sotto la sua protezione il giovane disegnatore e nel 1761 lo mandò a Roma perché si perfezionasse nell'arte sua. A Roma il B., ospite per quattro anni di un fratello del senatore, monsignor Vincenzo Ranuzzi, eseguì numerosi disegni ed incisioni nelle zone artistiche ed archeologiche e tra essi, secondo la testimonianza di un contemporaneo (Chiovenda, p. 460), "i disegni di una veduta dell'intemo di S. Pietro".
Nel 1765 il B. fu ingaggiato per un anno, con uno stipendio mensile, a parte le spese, di 35 scudi romani, dal console generale britannico ad Algeri, James Bruce, il quale ricercava un valente disegnatore che lo accompagnasse nei suoi viaggi. Compito del B., secondo quanto riferisce l'Oretti, era quello di "rilevare li avanzi di antichità di Fabbriche che vi si ritrovano in Algieri, Tunisi e disegnare ancora li frammenti di Cartagine che in piccola distanza di lì si ritrovano, e indi passare a Malta, indi in Sicilia e poi nella Corsica, e Sardegna, sempre col fine di fare in copia di disegno li avanzi delle antiche Fabriche che in quei paesi si ritrovano".
Il B. lasciò Roma il 9 febbraio 1765 e, imbarcatosi a Livorno, arrivò ad Algeri il 20marzo: da allora fino alla morte non lasciò più il Bruce, seguendolo dovunque ed esercitando presso di lui le mansioni più varie e disparate di segretario e d'istoriografo, di disegnatore e di addetto ai rilevamenti altimetrici e metereologici. Ben al di là dell'impegno inizialmente concordato, il B. si spinse, insieme con il viaggiatore inglese, oltre alle località indicate dall'Oretti, in Síria, nel Libano, in Palestina, disegnando le rovine di Cartagine, di Cirene, di Creta, di Tebe, di Palmira, di Sidone, di Baalbek. La corrispondenza tra il B. e il suo protettore Girolamo Ranuzzi, pubblicata dal Chiovenda, ha conservato parecchie notizie ed aneddoti su questo viaggio che non fu privo di momenti pericolosi, specialmente nel tratto tra Baalbek e Palmira, che venne compiuto sotto la minaccia dei predoni del deserto.
Ma la parte più avventurosa dei viaggi del B. con il Bruce doveva ancora cominciare e si sarebbe conclusa tragicamente. Il viaggiatore inglese, evidentemente soddisfatto della collaborazione con il B., gli offrì nel 1768 di accompagnarlo in quella che egli considerava la propria maggiore impresa: la ricerca delle "vere" sorgenti del Nilo che secondo il Bruce erano collocate nel lago Tana, in Etiopia.
Il programma del viaggio era illustrato dal B. al fratello Filippo in una lettera del 15 marzo 1769: "Noi facciamo questo viaggio per molti oggetti riguardanti l'istoria naturale e la geografia, ma soprattutto vogliamo se è possibile delineare tutto il corso del Nilo dalle sue fontane per insino al mare: niuno fra gli antichi de Romani, e de Greci ha mai potuto riuscirvi; alcun moderno non ha tentato per l'arduità dell'impresa, ma se Iddio ne presta sua assistenza spero che avremo la gloria di riuscirvi felicemente" (Chiovenda, p. 473).
Imbarcatisi a Kosseir, sul Mar Rosso, i due viaggiatori giunsero a Massaua il 19 sett. 1769. Addentratisi in Abissinia, percorsero il Tigrè, il Beghemeder e il Lasta e il 14 febbr. 1770 arrivarono a Gondar, capitale del Goggiam. Qui il Bruce ed il B. si fermarono per qualche mese, compiendo fruttuose escursioni nei dintomi. Ne ripartirono il 4 novembre dello stesso anno, diretti alle sorgenti del Nilo Azzurro (Abài), già esplorato fino dal maggio 1618 dal gesuita Pedro Paez e prima di lui individuate, intorno alla metà del secolo XVI, dall'italo-abissino Gabriel. La esplorazione, non molto importante sotto il profilo strettamente geografico, si protrasse una quindicina di giorni ed il Bruce poté determinare in 10.56.45 la latitudine delle sorgenti.
Fatto ritorno a Gondar, il Bruce ed il B. decisero di rimpatriare attraverso la via della Nubia e dell'Egitto. Ma il B. non poté neppure iniziare il viaggio di ritomo: colpito, secondo quanto il Bruce scrisse poi al bolognese conte Gerolamo Casali, da "une dysenterie que ne cedoit pour rien a aucun remède" (Chiovenda, p. 474), egli morì in Gondar ai primi di maggio del 1771.
La versione del Bruce sulla morte del B. fu accolta a Bologna con molte riserve; alcune incongruenze nel resoconto del viaggiatore inglese e la personalità stessa del Bruce, "dotto sì ma torbido ed inquieto", indussero i concittadini del B. al sospetto che la morte del giovane disegnatore fosse stata "procurata... per malignità da chi non voleva che ritornasse in Italia" (ibid., p. 455). Ad accrescere i sospetti contro il Bruce concorse anche il fatto che la salma del B., che il viaggiatore inglese assicurava di aver sepolto nella chiesa di S. Raffaele in Gondar, non fu mai ritrovata. In realtà non è nemmeno ora possibile stabilire le effettive circostanze della morte del B., poiché gli unici documenti rimasti sono ancora quelli forniti dallo stesso Bruce.Con più sicurezza è invece possibile affermare che il viaggiatore inglese si appropriò senza troppi scrupoli di meriti che invece vanno attribuiti al suo infelice compagno. Non c'è dubbio infatti che il B. sia stato il principale esecutore della serie dei trecento disegni architettonici, botanici e zoologici che il Bruce riportò in Europa dal viaggio etiopico: benché essi fossero rimasti parzialmente incompiuti per la morte del B., "furono ammirati con istupore da Professori e dall'Autore del presente Libro" ricorda l'Oretti. Certamente nessuno a Bologna credette all'affermazione del Bruce di essere stato "obligee moy-meme de dessiner presque toutes les voues" (ibid.,p. 474). I disegni del B., ai quali mancavano "li piani, le aeri, li albori, e le figure", furono affidati dal Bruce a vari artisti bolognesi perché li completassero: Davide Zannotti, Vincenzo Martorelli, Emilio Manfredi e "il Zampa Forlivese" (Oretti).
Ma l'opera del B. non si era limitata ai disegni: dall'inizio del viaggio, a Kosseir, fino al 14 febbr. 1771 egli tenne per incarico del Bruce un minutissimo diario in lingua italiana, ricco di osservazioni geografiche, scientifiche ed artistiche. Tali osservazioni, della più grande importanza per la conoscenza geografica dell'Etiopia, sebbene siano state più tardi integrate e corrette da successivi viaggi, furono largamente utilizzate dal Bruce, che si astenne rigorosamente dal riconoscere la parte che in esse spettava al Balugani. In particolare pare che si debbano attribuire al viaggiatore bolognese numerose descrizioni della fauna e della flora etiopica che accompagnavano i disegni, nonché la rispettiva nomenclatura abissina.
Fonti e Bibl.: Disegni del B.: fogli volanti e 4 volumi nella Royal Library di Windsor; lettere mss. nell'archivio dell'Accademia di Belle Arti di Bologna e di Parma; nella Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna (cart. II, 32; V, 36) e nell'archivio dei conti Ranuzzi; Biblioteca dell'Archiginnasio ms. B. 134, M. Oretti, Notizie de' Professori del disegno, cioè pittori, scultori et architetti bolognesi e de' forestieri di sua Scuola,X,pp. 256-259; J. Bruce, Travels to discover of the Source of the Nile in the Years 1768, 1769, 1770, 1771, 1772 and 1773, Edinburgh 1790, I, p. XII; II, pp. 257-259; III, pp. 241 ss.; IV, p. 77; V, pp. 430-431; A. Murray, Account of the Life and Writings of James Bruce of Kinnaird autor of Travels to discover of the Source of Nile, Edinburgh 1808, pp. 179-181, 230-232, 291-293, 373-379, 448, 461; E. Panzacchi, Un architetto bolognese in Abissinia nel secolo passato,in La Vita italiana,n. s., III (1897), pp. 295-298; E. Chiovenda, Documenti relativi a James Bruce e L. B. che visitarono l'Etiopia nel 1769-1772, in Atti d. R. Accad. d'Italia, rendic. d. classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 7, II (1941), pp. 439-496.