BERTELLI, Luigi
Nacque il 19 dic. 1833 (e non il 27 dic. 1832, come taluni riportano erroneamente) a Caselle, frazione a settentrione di San Lazzaro di Savena, nella tenuta dei conti Malvasia di cui il padre Giuseppe era fattore. Sin da giovanissimo s'appassionò alla pittura di paesaggio e - per forza di cose autodidatta - inizialmente guardò al Basoli ed ai contemporanei paesisti della vicina Bologna. Tuttavia i contatti con Bologna furono del tutto saltuari e non servirono ad affinare la mano del B. cheesprimeva, con una pittura spontanea, semplice e spesso rude - come ben dimostrano l'Autoritratto giovanile e le opere intorno al 1860 (per es. Studio, Bologna, Gall. d'arte moderna) - le emozioni provate di fronte alla natura e cercava di risolvere i problemi di luce e di immagine, riuscendo talvolta anche a dipingere opere, sotto tal riguardo, intense (Cascinale, Bologna, coll. Romagnoli).
Utile al B. fu il viaggio a Parigi intrapreso nel 1867in occasione della Esposizione universale: nonostante l'interessamento del Malvasia, la speranza di affermarsi in quella città fu delusa, ma egli ebbe modo di scoprire "che vi sono, in Francia, artisti specialmente di paesaggio, che in Italia non abbiamo confronti" (cfr. Raimondi); e si riferiva per lo più ai pittori della scuola di Barbizon, a Courbet, Corot e Millet, al quale, forse per la comune origine contadina, il B. guardò in particolar modo, fino ad eseguire la copia di una sua opera. Al ritorno in patria egli cercò di mettere a frutto la lezione dei paesisti francesi e di Millet, rafforzandola con reminiscenze di pittura lombarda, i cui modi, secondo alcuni (Ojetti, Buscaroli, 1933), avrebbe assimilato in un soggiorno a Milano.
In seguito si stabili a Bologna con la numerosa famiglia (aveva sposato nel 1857 Matilde Benetti); ma la sua situazione economica divenne sempre più disastrosa anche per debiti contratti per rimettere in funzione un'antica fornace di mattoni.
Nel 1870 ottenne una medaglia d'argento alla Mostra nazionale di Belle Arti di Parma, dove espose Luogo ameno, e intorno a questa data vanno collocati molti paesaggi, tra cui Muro merlato (Firenze, coll. Crespi) e Il crepaccio. Nel 1880 fu presente alla Esposizione nazionale di Torino con "un bosco assai pettinato" (L. Chirtani, in Illustr. ital., 8 ag. 1880, p. 86) e nel 1883 si guadagnò la medaglia d'oro all'Esposizione d'arte sacra a Roma con Due frati.
Sempre alla ricerca di nuovi effetti, prese a dipingere frequentemente nelle ore mattutine e serali, attratto dalle diverse possibilità di luce: Stagno al mattino (circa 1880; Bologna, coll. Minelli); Pineta al mattino e Pineta al tramonto (tutt'e due del 1890 circa); Luna sul lago (circa 1895; Bologna, coll. Minelli); Stradina all'alba (circa 1900). E forse per questa esigenza di nuovi effetti il pittore cominciò a cercare soggetti al di là del suo Savena (Il Savena a S. Ruffilo, circa 1885, Bologna, coll. Roda; Valle del Savena, Firenze, coll. Crespi), che, come scrive il Bertocchi, "ha avuto per B. l'importanza di un luogo dell'anima" (1946, p. 84): dapprima sull'Appennino emiliano, quindi nella pineta di Classe, presso Ravenna, poi a Venezia, dove soggiornò intorno al 1890, dipingendo, tra l'altro, La chiesa della Salute (Bologna, coll. Minelli) e Piazzetta di S. Marco (già proprietà Beliossi, trafagato dai nazisti), ed infine, intorno al 1895, sul lago di Como, dove dipinse numerose vedute. Più tardi trasse ispirazione dalle cave di roccia: Cave di Monte Donato; La cava e la macina; Scoppio nella cava (Bologna, propr. Pedrazzi), databili intorno al 1900.
Mori a Bologna il 23 genn. 1916.
Pittore spontaneo, corposo, non di rado ingenuo, il B. fu rivalutato solamente dopo la morte, a partire dal 1920,anno in cui gli fu dedicata la prima retrospettiva a Bologna. Da allora i giudizi critici sulla sua pittura, per certi aspetti accostata a quella dei macchiaioli, sono stati anche troppo benevoli. La sua natura incolta e passionale, vera causa dei limiti di metodo e di respiro del B., è messa in luce dal consiglio, che il pittore dettò per il figlio Flavio: "Osserva che le cose anche più strapazzate, ma con arte e non a caso, riescono di maggiore effetto; non dico per regola, ma per farti comprendere che non si riesce pittore con la sola pazienza, e non perdere tempo in studi inutili che non conducono direttamente a questo scopo" (Raimondi).
Dei suoi nove figli, Flavio (San Lazzaro di Savena 15 ag. 1865-Rimini 29 dic. 1941) si dedicò alla pittura, dapprima sotto gli insegnamenti del padre, poi sotto quelli del Puccinelli e del Signorini, riuscendo mediocre pittore divisionista.
Bibl.: A. Rondani, Scritti d'arte, Parma 1874, pp. 99 s.; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti ital. viventi, Firenze 1889, p. 51; C. Paglia, La morte di L. B. in Il Resto del Carlino, 25 genn. 1916; N. Bertocchi-F. Giacomelli, Pittura, num. unico, Bologna 1920; U. Ojetti, La pittura ital. dell'Ortocento, Milano-Roma 1929, p. 54; Mostra retrospettiva di L. B.(catal.), Bologna 1933; R. Buscaroli, Il pittore bolognese L. B., in Il Resto dei Carlino, 24 nov. 1933; N. Bertocchi, Bologna "fine del secolo" e il pittore L. B., in Arte mediterr., II(1934), pp. 63-69;G. Bonuzzi, La gloria post. di L. B., in Corr. di Napoli, 2 apr. 1943; N. Bertocchi, L. B., Bologna 1946; R. Buscaroli, L. B., in L'araldo dell'arte, 9 febbr. 1946; C. Corazza, B. è B. e Bertocchi è il suo Profeta, in Cronache, Bologna, 3 ag. 1946; Id., B. poveruomo, ibid., 12 ott. 1946; F. Arcangeli, La mostra di B., in Rinasc.(Bologna), 23 ott. 1946; V. Martinelli, L. B., in La Fiera letter., 31 ott. 1946; C. Carrà, B. uomo solo, in Omnibus (Milano), 5 maggio 1947; B. T., La retrosp. di L. B. e la mostra di De Pisis, in Emporium, CV-CVI(1947), pp. 34 s.; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1956, p. 883; P. Bucarelli, Acquisti della Gall. Naz. d'Arte Moderna, in Bollett. d'arte, XLIV (1959), pp. 379 s. (si riferisce a Bovi al pascolo, 1890 circa); G. Raimondi, Il pittore B., in Palatina, luglio-sett. 1960, pp. 34-43; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 488; Encicl. Ital., Appendice II, p. 389.