BOLZA, Luigi
Nato a Loveno sopra Menaggio (Como) nel 1786, da Giovanni Battista e da Ludovica Bossi, in una famiglia comitale - il cui titolo venne tuttavia contestato - fu dapprima alle dipendenze della polizia del Regno Italico, entrandovi come addetto nel 1810. Prestò servizio a Como e a Milano, svolse missioni a Bologna, Lonato e Varese, e fu introdotto dal direttore di polizia Mosca nella società dei Liberi Muratori. Tra le sue azioni di quel periodo figura l'arresto dei parroci di Varese e Barlassina, trovati in possesso di copie del breve papale contro la nomina dell'arcivescovo di Firenze fatta da Napoleone.
Crollato il Regno Italico, il B., non essendo ancora stato assunto in pianta stabile e non potendo quindi beneficiare del decreto di assunzione degli impiegati pubblici emesso dal governatore austriaco H-J. Bellegarde, fu a questo raccomandato dal direttore di polizia Sormani e assunto in qualità di attuario e informatore, dopo aver scoperto l'autore di un omicidio commesso a Gallarate. Gli venne allora affidata un'inchiesta sulle attività dei patrioti partecipanti alla congiura militare antiaustriaca del 1814. Sette anni dopo, nella notte dal 3 al 19 febbr. 1821, prelevò S. Pellico dal carcere di Milano per condurlo a Venezia; quindi, in dicembre, partecipò all'arresto del conte F. Confalonieri, e l'anno successivo, alle dipendenze del giudice A. Salvotti, lavorò nell'istruttoria del suo processo.
Dopo la condanna del Confalonieri, il B. ebbe l'incarico di accompagnarlo allo Spielberg, assieme ai compagni di pena tra cui era l'agitatore politico francese, A.-P. Andryane, tratto in arresto il 18 gennaio 1823 e sottoposto ai primi interrogatori dal B. stesso. Di ritorno dalla Moravia passò per Vienna dove fu ricevuto dal direttore generale della polizia dell'Impero.
Rientrato in Milano, fu inviato per un delicato compito di polizia politica a Lugano, dove si trovavano di passaggio due polacchi, Radoscki e Miociński, depositari di documenti compromettenti il governo di Vienna nelle relazioni con la Russia; corrompendo un loro cameriere, il B. s'impossessò delle carte, che gli fruttarono la nomina a commissario superiore stabile, oltre a un buon compenso in denaro. Un avvenimento che molto contribuì a rendere odiosamente noto il suo nome fu il sanguinoso intervento della polizia, da lui guidata il 22 ag. 1831, contro le intemperanze del pubblico insoddisfatto di uno spettacolo dato all'anfiteatro dell'Arena. Nel 1833, istruiti i processi contro la Giovine Italia, per i quali la polizia austriaca si mantenne in stretto contatto con quella piemontese, il direttore C. G. Torresani lo inviò a Torino, dove egli formulò, senza successo, l'interrogatorio dei principali imputati, tra cui A. Vochieri, per aver notizie sull'estensione del movimento in Lombardia.
Nel 1847, all'ingresso in Milano del nuovo arcivescovo, B. Romilli, si accese di nuovo lo sdegno popolare contro il commissario, per aver egli lanciato i gendarmi contro la folla durante la luminaria dell'8 settembre in piazza Fontana. Seguì una protesta del Municipio al Torresani, che difese l'operato del suo dipendente; ma la vendetta popolare lo raggiunse con l'insurrezione del marzo 1848, precisamente nella giornata del 22, allorché il palazzo della polizia venne invaso dalla folla.
Dal pericolo di essere ucciso lo salvò l'intervento del conte V. Borromeo e di C. Cattaneo, i quali forse speravano di ricavarne utili informazioni. Condotto dapprima in casa Borromeo, venne poi associato alle carceri criminali, da dove, a metà giugno, avvenuta la fusione col Regno sabaudo, fu trasferito nella fortezza piemontese di Fenestrelle.
Liberato in agosto, in seguito alla vittoria austriaca, tornò a Milano, dove si ammalò gravemente. Ristabilitosi dopo un soggiorno a Gradisca, fu chiamato all'ufficio particolare del maresciallo Radetzky. Ultimo incarico a lui affidato fu la collaborazione all'istruttoria del processo contro don E. Tazzoli, a Mantova. Appena ebbe maturato il diritto alla pensione intera, il B. lasciò l'impiego, amareggiato, oltre che per l'umiliazione subita nel 1848, dal non aver ottenuto quei risarcimenti e compensi, che con querula insistenza aveva chiesto ai superiori, e che costituivano l'unico fine della sua opera di repressione.
Il B. morì il 9 febbr. 1874 nel palazzo di famiglia a Loveno, sopra Menaggio. Lasciò un libro di memorie autobiografiche, intitolato Misteri della polizia austriaca in Italia narrati dal conte L. B., ex commissario superiore di polizia e pubblicato a Milano nel 1863.
Bibl.: C. Cattaneo, L'insurrezione di Milano nel 1848, Bruxelles 1849, p. 52; A. Andryane, Mem. di un prigioniero di stato nelloSpielberg, Milano 1861, I e II, passim; III, pp. 7, 8; G. Rovani, La Libia d'oro, Milano 1868, pp. 55-66; Nuova illustraz. univ., I (1874), p. 119; C. Casati, Nuove rivelaz. sui fatti di Milano nel1847-48, Milano 1885, pp. 117 s., 125 ss., 131; R. Bonfadini, Mezzo secolo di patriottismo, Milano 1886, pp. 140, 169, 171, 239 s.; V. Ottolini, La rivoluzione lombarda del 1848 e 1849, Milano 1887, pp. 13 s., 19, 110 s.; F. Confalonieri, Mem. e lett., Milano 1890, pp. 21, 24, 133, 145 s.; R. Bonfadini, Vita di F. Arese, Torino-Roma 1894, pp. 25, 59; A. Luzio, Le cinque giornate diMilano nelle narrazioni di fonte austriaca, Roma 1899, pp. 23, 173, 184 s., 202 s.; A. Ugoletti, Brescia nella rivoluz. del 1848-49, Bologna 1899, pp. XXIX, LV; R. Barbiera, Passioni del Risorg., Milano 1903, pp. 244-262; C. Pagano, Uomini e cose in Milanodal marzo all'agosto 1848, Milano 1906, p. 72; S. Pellico, Le mieprigioni..., a cura di D. Chiattone, Saluzzo 1907, pp. 125, 131 s.; Edizione nazionale degli scritti di G. Mazzini,Epistolario, XII, p. 27; R. Barbiera, La polizia austriaca e le spie a Milano, in Nuova Antologia, 1º genn. 1918, pp. 5-12; Id., Voci e volti del passato, Milano 1920, pp. 1-18; G. Macchi, Gallarate nel Risorgimento. Il B. a Gallarate, in Rass. gallaratese di storia e d'arte, VI (1935), n. 3, pp. 3-7; C. Cattaneo, Considerazioni sulle cose d'Italia nel1848, a cura di C. Spellanzon, Torino 1942, pp. 87, 138; L. Marchetti, Raccolte storiche del Com. di Milano. Il 1848, Milano 1948, pp. 12, 36, 66, 91, 125, 165, 185; Epistolario di C. Cattaneo, a cura di R. Caddeo, II, Firenze 1952, p. 457; F. Curato, L'insurrezione ela guerra del 1848, in Storia di Milano, XIV, Milano 1960, p. 347; Diz. del Risorg. naz., II, p. 324; Enc.Ital., VII, p. 358.