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BORGHI, Luigi

di Giovanni Pillinini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)
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BORGHI, Luigi

Giovanni Pillinini

Nacque a Venezia da Giovanni verso la fine del XV secolo. Entrò come il padre nella burocrazia ducale e fu nominato segretario straordinario il 31 ag. 1530. Prestò anche servizio in diplomazia in qualità di segretario: una prima volta a Roma nel 1533 con l'ambasciatore veneziano Marcantonio Venier e l'anno seguente con Francesco Contarini presso Ferdinando d'Austria. Il 27 giugno 1537 fu nominato segretario ordinario. Due anni più tardi fu segretario di Carlo Capello, ambasciatore in Francia. La stima e la fiducia di cui fu sempre circondato gli valsero la nomina a segretario del Senato (22 sett. 1542). In tale occasione gli venne affidato l'ufficio cifra sia del Senato sia del Collegio, uno degli incarichi più delicati. Il 20 dic. 1543 lo troviamo testimone in qualità di segretario ducale nell'atto di cessione di Marano Lagunare alla Repubblica. Altre notizie biografiche non ci sono pervenute.

Ci resta invece, manoscritta, una sua opera, la cosiddetta Storia segreta, cioè una narrazione basata su documenti riservati, a esclusivo uso interno, non destinata quindi alla pubblicazione, che egli compose per incarico del Consiglio dei dieci.

Essa inizia dal punto in cui termina la storia veneziana del Bembo ed è divisa in tre libri: il primo contiene gli avvenimenti dell'anno 1513, il secondo quelli del 1514, il terzo, che dà l'impressione di essere incompleto, una parte di quelli del 1515. È dedicata, con lettera del 26 giugno 1554, al doge Francesco Venier ed è conservata in due manoscritti marciani (Mss.italiani, fondo antico) provenienti dalla raccolta di I. Contarini, il XXII a 4794 (senza lettera dedicatoria al doge) e il XXII b 4795 (con lettera dedicatoria); fu parzialmente pubblicata da T. Gar come parte della Storia veneziana dal 1512 al 1515 di Daniele Barbaro, in Arch. stor. ital., VII (1844), parte II, pp. 949-1087.

L'opera ha un andamento annalistico e doveva certamente servire a una rapida consultazione da parte di quanti, soprattutto uomini politici, desiderassero avere una pronta informazione sugli avvenimenti della generazione precedente senza dover ricorrere alla consultazione diretta dei documenti. Forse l'opera doveva anche servire come materiale per i futuri storici ufficiali della Repubblica.

Il Gar considerò la Storia segreta del B. come un plagio della Storia veneziana del Barbaro, fondandosi su una certa somiglianza fra i due testi. Pertanto pubblicò i frammenti rimastici del Barbaro, integrandoli con alcuni passi dell'opera del Borghi. In particolare, partendo dall'ipotesi che la storia del Barbaro fosse in tre libri, ne completò il primo (per una buona metà) e il secondo (per un buon terzo) con il testo del B., aggiungendovi poi l'intero terzo libro del Borghi. In realtà non si vede per quale ragione non si possa pensare all'ipotesi contraria, cioè a una utilizzazione da parte del Barbaro dell'opera del Borghi. Sembra infatti strano che un segretario osasse presentare direttamente al doge un'opera non sua, anzi addirittura l'opera di un patrizio così influente quale era il Barbaro. È assai probabile che il B. sia stato uno dei primi segretari incaricati di un lavoro storiografico a carattere ufficiale che potesse poi servire per un'opera a livello più alto. Comunque, nonostante il titolo e nonostante che nella lettera dedicatoria il B. affermi di aver attinto ai documenti segreti del Senato e del Collegio, nonché ai dispacci degli ambasciatori, dei provveditori e dei rettori, questa storia contiene ben poco di segreto: narra infatti prevalentemente le vicende militari e assai poco quelle politiche e diplomatiche. Sempre nella lettera dedicatoria il B. annuncia di aver intenzione di compilare un'altra cronaca su avvenimenti più recenti, sfruttando ancora i documenti d'archivio. Ma non è rimasta traccia di questo lavoro, se mai esso fu compiuto.

Fonti e Bibl.: Ilibri commem. della Rep. di Venezia, a cura di R. Predelli, VI, Venezia 1904, p. 246; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, II, Venezia 1827, p. 162; P. Daru, Histoire de la république de Venise, VII, Paris 1821, pp. 318-322; M. Foscarini, Della letteratura veneziana, Venezia 1854, pp. 285 s.

Vedi anche
testo Il contenuto di uno scritto o di uno stampato, ossia l’insieme delle parole che lo compongono, considerate non solo nel loro significato ma anche nella forma precisa con cui si leggono nel manoscritto o nell’edizione a cui ci si riferisce. Con valore restrittivo, il corpo originale di uno scritto, distinto ... doge Capo dello Stato nella Repubblica di Venezia. La sua esistenza è documentata dall’8° sec., quando il doge nominato dalla comunità veneziana sostituì il duca designato da Bisanzio, che aveva perso per mano longobarda i suoi possessi italiani. L’autorità del doge, inizialmente ampia, venne poi limitata ... duca Titolo nobiliare che, nella gerarchia araldica, segue quello di principe. In età tardoromana il termine (lat. dux) individuava il detentore del potere militare in una o due province, ma dal Medioevo in poi passò a indicare colui che deteneva poteri militari e civili, con titolo e carica ereditari, in ... ambasciatore Massimo grado degli agenti diplomatici, che rappresenta il governo del suo paese presso un altro Stato (➔ agente). Conferenza degli a. Commissione costituita a Parigi nel 1919 dagli ambasciatore in Francia d’Inghilterra, Italia e Giappone sotto la presidenza del ministro degli Esteri francese, per l’interpretazione ...
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lüigi
luigi lüigi s. m. [dal nome proprio Luigi; fr. louis]. – 1. Moneta d’oro, del valore di 10 lire, coniata in Francia nel 1640 per ordine di Luigi XIII, con il busto del sovrano al dritto e una croce formata da 8 L addossate e coronate al...
beato lüigi
beato luigi beato lüigi locuz. usata come s. m. – Nome delle monete d’argento di mezzo ducatone (4 lire e 80 soldi) e di un quarto di ducatone (2 lire e 40 soldi) fatte coniare nel 1626 da Vincenzo II Gonzaga duca di Mantova, nel rovescio...
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