BORGOMAINERIO, Luigi
Nacque a Como il 5 nov. 1834 da Giovanni e Rosa Rainoldi. Nel 1848 fu inviato dal padre a Milano, presso uno zio. Qui seguì i corsi di pittura dell'Accademia di Brera e frequentò Domenico e Gerolamo Induno, il De Albertis, il Bouvier, ma soprattutto, dopo il 1864, gli artisti scapigliati. Fu amico del Ranzoni, del Cremona, del Grandi, di A. Boito, di C. Dossi e del Rovani, di cui illustrò (con G. Gorra) I cento anni (Gazzetta Ufficiale di Milano, app., 1857-58).
Più che alle ricerche artistiche degli scapigliati - alle quali fu sempre in sostanza estraneo - il B. partecipò al loro clima, senza tuttavia accogliere mai atteggiamenti troppo radicali e ribelli, dai quali lo teneva lontano il suo carattere. Di temperamento dinamico e operoso, prese parte attivissima alle iniziative del "Circolo degli artisti" e fu tra i fondatori della "Famiglia artistica". Disegnò e decorò carri per i carnevoli ambrosiani, dei quali fu per anni uno dei principali animatori. Eseguì arredamenti per case signorili e scene per il Teatro alla Scala e si dedicò alla progettazione di mobili, fondando anche (secondo una notizia riportata nel necrologio della Illustrazione italiana)"una fabbrica di mobili artistici".
Il suo interesse principale fu però rivolto alla caricatura, al disegno satirico. Ed è appunto in questo campo che il B. raggiunse i maggiori successi. Firmandosi "Don Ciccio" o "Nemo", collaborò intensamente a tutti i principali giornali umoristici del tempo, quali lo Spirito Folletto, Il Rabadan, Il Fischietto, L'Uomo di pietra, Il Diavolo a quattro ed Il Mefistofele. Introdotto dall'editore E. Sonzogno, con cui si recò a Parigi, pubblicò suoi disegni anche sulla Illustration française e sul Figaro. Le sue vignette, soprattutto di argomento politico e di costume, sono caratterizzate da un segno veloce, incisivo e insieme controllato e preciso, capace di un'attenta caratterizzazione fisionomica. Molto meno intensa dovette invece essere la sua attività di pittore, sempre molto saltuaria, particolarmente negli anni della maturità, nei quali il B. fu assorbito dagli impegni di caricaturista. Delle sue pitture, di cui è ignota l'attuale collocazione, ci rimangono solo alcuni titoli: tra essi Il genio dell'Umanità, L'entrata di Alfonso XII in Madrid ed I fidanzati della morte, probabilmente il suo ultimo lavoro.
Nel 1874, invitato dall'amico Carlo Gomez, un musicista brasiliano, a trasferirsi a San Paolo, dove gli veniva offerta la direzione del giornale umoristico La Vida Fluminense, il B. si recò in Brasile. A San Paolo, oltre ad occuparsi del giornale, assunse la guida della scuola di disegno dell'Accademia di Belle Arti. Cominciava a raccogliere i frutti del suo lavoro quando, a Rio de Janeiro, colpito dalla febbre gialla, morì il 3 marzo 1876.
Bibl.: Necrologio in L'Illustrazione italiana, I (1876), p. 379; C. E. Accetti, Il caricaturista comasco L. B., "Don Ciccio", in Como, IV (1933), n. 9, pp. 11-15;Id., L. B.: "Don Ciccio", in Il Regime fascista (Cremona) 1º giugno 1934; C. Linati, Un onesto caricaturista, in Il Giornale d'Italia, 23 dic. 1942; S. Pagani, La pittura lombarda della scapigliatura, Milano 1955, v. Indice; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 361; A. M. Comanducci, Dizionario ill. dei pittori... italiani moderni..., Milano 1962, I, p. 232.