CALIFANO, Luigi
Nacque a Salerno il 12 ott. Igoi da Giuseppe, magistrato, e da Elimena Maida. Orfano di padre, fu educato da uno zio paterno, Salvatore, che gli comunicò una profonda passione per il mondo naturale e, in particolare, per le piante, che divennero per lui una fonte continua di interesse culturale ed estetico.
Sposò il 12 ott. 1929 Pia Carusio da cui ebbe tre figli Salvatore e Giuseppe, gemelli, e Francesco.
Il C. compì gli studi classici nel liceo "G. B. Vico" di Napoli, dove cominciò a formarsi quella cultura umanistica che sempre di più avrebbe ampliato e che lo spinse a stringere amicizia con storici, letterati, poeti, filosofi. Iscrittosi alla facoltà di medicina e chirurgia nella università di Napoli, si laureò con lode il 23 luglio 1924. Durante i primi quattro anni di studio fu allievo interno dell'istituto di istologia e fisiologia generale della facoltà di scienze, diretto da A. Della Valle, e dell'istituto di patologia generale della facoltà di medicina e chirurgia, allora diretto da F. Pentimalli, noto, fra l'altro, per alcu e pionieristiche ricerche di cancerogenesi virale. Trasferitosi il Pentimalli, il C. continuò il suo internato fino alla laurea sotto la direzione di un altro notevole patologo generale, P. Rondoni, che esercitò un'influenza decisiva sul suo orientamento culturale. Anche il Rondoni, come il Pentimalli, era cancerologo di fama internazionale, fondatore, direttore e organizzatore dell'Istituto dei tumori di Milano.
Dopo la laurea, il C. continuò a frequentare l'istituto di patologia generale, la cui direzione era passata a G. Galeotti; al Galeotti, morto giovanissimo, successe V. Scafidi, sotto la cui direzione il C. assunse nel 1925 dapprima la carica di assistente ordinario, poi quella di aiuto.
Oltre a subire l'influenza dei vari patologi generali che si erano succeduti alla direzione della cattedra di Napoli, il C. maturò presto esperienza in ambienti scientifici e culturali esteri, in modo particolare in Germania, essendo allora la cultura scientifica dominante in campo medico-biologico quella tedesca.
Nell'estate del 1927 si recò a Berlino, presso l'istituto di patologia dell'ospedale R. Wirchow, diretto da E. Christeller; in tale periodo fu anche interno dell'Istituto R. Koch per le malattie infettive, dove eseguì, nel reparto malattie tropicali, diretto da C. Schilling, ricerche sulla simbiosi tra diverse specie batteriche e le amebe della dissenteria. Inoltre seguì al Kaiser Wilhelm Institut für Biologie un corso di coltura dei tessuti in vitro, sotto la direzione di A. Fischer, e un corso di microchirurgia con micromanipolatore sotto la direzione di T. Peterfi. Recatosi di nuovo a Berlino nel 1928, seguì presso il reparto di chimica biologica diretto da P. Rona dell'Istituto di patologia dell'università, un corso di tecniche di chimica-fisica applicata alla biologia e lavorò ancora all'Istituto R. Koch per le malattie infettive, dove, oltre a continuare ricerche iniziate l'anno precedente sulla simbiosi tra amebe e batteri, ne condusse altre sull'antagonismo in vitro tra il bacillo del tifo e Escherichia coli (Antagonismus der Bakterienarten, in Zentralblatt für Bakteriologie, CXIX [1930], pp. 244-246, con C. Schilling) e sull'anemia perniciosa del ratto da Bartonella (L'anemia perniciosa da Bartonella nel ratto, in Riv. di patol. sper., IV [1929], pp. 517-522). Durante la sua permanenza a Berlino, il C. ebbe anche la fortuna di conoscere O. Warburg, due volte premio Nobel, di cui in seguito coltivò l'amicizia e serbò stima e ammirazione; i due studiosi ebbero frequenti scambi epistolari, e collaborarono anche a una ricerca scientifica a Napoli nella Stazione zoologica fondata dal tedesco A. Dohrn.
Da questi soggiorni e periodi di'studio il C. derivò da un lato l'ammirazione per l'organizzazione e la dedizione alla ricerca scientifica della Germania e dei paesi anglosassoni in generale, e dall'altro la spinta, che comunicò a moltissimi suoi giovani allievi e ricercatori, a uscire dal provincialismo della ricerca biologica italiana e a trarre insegnamento dai laboratori e ricercatori stranieri.
Nel 1928 il C. conseguì la libera docenza in patologia generale. Nel 1931 abbandonò temporaneamente l'università, avendo vinto un concorso di assistente presso le sezioni di fisiologia e chimica fisiologica della Stazione zoologica di Napoli, delle quali nel 1932 gli fu affidato l'incarico di caporeparto.
Nel 1933-34 gli fu affidato l'incarico di patologia generale e la direzione dell'omonimo istituto presso l'università di Perugia. Nel 1934, a trentatré anni, il C., risultato vincitore del relativo concorso, venne chiamato a ricoprire la cattedra di patologia generale della facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Bari, dove rimase fino al 1937, quando gli fu affidata la cattedra di microbiologia della facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Napoli. Infine, nel 1953 fu chiamato a ricoprire nella stessa università la cattedra di patologia generale della facoltà di medicina e chirurgia, cattedra di cui mantenne la direzione unitamente a quella dell'istituto omonimo, fino al 1971.
L'attività scientifica del C. si può schematicamente suddividere in tre grandi linee di studio: una sul metabolismo dei tessuti in condizioni normali e patologiche; un'altra sui meccanismi delle ossidazioni biologiche; l'ultima sulla fisiologia e la biochimica batteriche. Intercalati variamente in questi tre campi principali di interesse, condusse poi studi sui virus, su alcuni aspetti della fisiopatologia del sangue e della tiroide e, infine, alcuni studi monografici sull'immunità e sui meccanismi della cancerogenesi.
Le tre linee principali di ricerca del C. si possono considerare, grosso modo, cronologicamente successive e coincidenti con le differenti attività di docente e ricercatore da lui svolte. Il gruppo di lavori sul metabolismo dei tessuti in condizioni normali e patologiche riflette, per lo più, la sua attività di assistente presso l'istituto di patologia generale dell'università di Napoli, sotto la direzione dello Scaffidi. Si tratta di una decina di lavori, i più importanti dei quali riguardano i processi ossidativi e deidrogenativi del muscolo in varie condizioni sperimentali. Sono osservazioni biologiche di notevole interesse, eseguite dal C. con l'impiego di tecniche biochimiche a lui particolarmente familiari, quali la determinazione del consumo di ossigeno e dell'attività glicolitica con il metodo di Warburg. Tra questi si ricordano: Sulla funzione dei muscoli paralizzati mediante il taglio dei nervi motori, XV. Il consumo di ossigeno, in Riv. di patol. sperim., II (1927), pp. 48-59; Sulla aerobiosi ed anaerobiosi dei tessuti normali e neoplastici, ibid., III (1928), pp. 283-293; Ricerche sulla glicolisi della retina, in Atti della R. Acc. naz. dei Lincei, classe di scienze fisiche, matem. e nat., XV (1937), pp. 93-100.
La parte centrale dell'attività scientifica del C. è dedicata allo studio dei meccanismo delle ossidazioni biologiche, e corrisponde, per lo più, all'attività svolta presso la Stazione zoologica di Napoli, occupando però anche un lungo periodo della sua successiva attività di ricerca. Il primo lavoro su questo argomento è datato, infatti, 1926 e consiste in una rivista sintetica sulle ossidazioni biologiche; e l'ultimo, una rivista monografica sulla emovanadina, il pigmento respiratorio delle ascidie, è datato 1945. Questo gruppo di lavori può essere considerato il più importante contributo dato dal C. alla scienza. Anche qui si possono distinguere due linee principali d'interesse: la prima dedicata allo studio della melanogenesi, i cui lavori più significativi sono quelli sulla natura dei fermento melanogeno, la polifenolossidasi (Ricerche sulla genesi della melanina, in Pubbl. della Stazione zoologica di Napoli, XIII [1933], pp. 289-302; Tyrosinase and Cathecol Oxidase, in Nature, 1938, vol. CXLII, pp. 1036 s., in collaborazione con D. Kertesz, di particolare importanza; Sulmeccanismo della ossidazione enzimatica dei monoferioli, in Engymologia, VI [1939], pp. 233 ss., in collaborazione con D. Kertesz); la seconda riguardante l'emovanadina, pigmento contenuto nelle cellule ematiche di alcune specie di ascidie (Phallusia mamillata), scoperto e così denominato dal C., il quale dimostrò il legame tra la parte proteica e il complesso vanadio-solfato organico nonché la funzione respiratoria di questa emoproteina (Studies on Haemovanadin, III. Some Physiological Properties of Haemovanadin, the Vanadium Compound of the Blood of "Phallusia Mamillata" Cuv, in Journal of Experim. Biol., XXVII [1950], pp. 253 ss., in collaborazione con E. Boeri). Tali ricerche sono tra i contributi di maggiore originalità dei C.; e per merito di esse il suo nome compare in uno dei maggiori trattati di biochimica moderni, Comprehensive Biochemistry. L'ultima parte dell'attività scientifica del C., dedicata allo studio della microbiologia, ne riflette l'impegno nel periodo in cui era chiamato a ricoprire la cattedra di microbiologia dell'università di Napoli, dal 1937. Tra i più significativi di questi studi si ricordano le osservazioni sul polimorfismo cellulare batterico, oltre all'ampia diffusione che riuscì a dare in Italia alla scoperta fondamentale della sostanza tipotrasformante degli pneumococchi. Come esempio di lavori batteriologici si possono citare le Ricerche sulle modalità moltiplicative delle forme pleiomorfe, in Giornale di microbiol., I (1955-56), pp. 521-527, in collaborazione con G. Falcone e G. Pontieri. Di particolare importanza è poi il trattato Elementi di microbiologia e immunologia, in due volumi editi a Napoli nel 1965 e 1966.
Nell'ultima parte della sua vita il C. ha dedicato molta parte della sua attività di pensiero e di lettura al problema della cancerogenesi, e ha pubblicato alcune monografie sulla cancerogenesi sperimentale che costituiscono esempi mirabili di sintesi bibliografica e di focalizzazione di uno dei più importanti e attuali problemi biologici (Un attuale indirizzo nel problema della cancerogenesi, in Rend. delle adunanze solennidell'Accad. naz. dei Lincei, VII [1971], n-7, pp. 523-537. Nel campo della immunologia si ricorda, ancora, il suo lavoro Fenomeni immunitari in patologia, in Atti d. Soc. ital. di patol., VIII [1963], pp. 307 ss.).
Il C. ha lasciato un'impronta nell'ambito della ricerca scientifica italiana e internazionale non soltanto per merito dei suoi studi, ma anche per l'impulso dato all'attività di ricerca dell'istituto da lui diretto e per l'azione svolta al livello del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). L'istituto di patologia generale di Napoli ha rappresentato un modello sia per l'organizzazione dei suoi laboratori, sia per l'attualità e l'interesse dei problemi scientifici che vi venivano svolti, sia per la formazione scientifica, aperta anche alle esperienze presso i laboratori stranieri e all'attività dei suoi allievi.
Quale presidente del comitato di biologia e medicina del CNR, il C. ha incoraggiato e favorito il sorgere di numerosi nuclei di ricerca biomedica in Italia.
L'interesse didattico del C. si estese a tutto il curriculum degli studi di medicina: dal 1966 al 1971, in un periodo estremamente difficile per le università italiane, fu preside della facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Napoli, di cui individuò le notevoli carenze e a cui cercò di dare nuovo impulso. Sul piano nazionale contribuì all'organizzazione didattica delle università in qualità di membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Ricoprì molte cariche onorifiche: fu socio della Accademia nazionale dei Lincei dal 1948, socio dell'Accademia di scienze mediche e chirurgiche, socio dell'Accademia dei XL, membro onorario della Societé de biologie française. Ricevette nel 1954 il premio Feltrinelli dell'Accademia nazionale dei Lincei per lavori di biochimica applicata alla patologia.
Oltre che biologo e patologo generale il C., fu un appassionato e stimato naturalista e botanico, e si interessò dei musei naturalistici e degli orti botanici. Il volume sugli orti botanici italiani, il progetto del Museo nazionale di storia naturale, il progetto dell'orto botanico nazionale, la fondazione dell'ANMS (Associazione nazionale musei scientifici, orti botanici, giardini zoologici, acquari) rappresentano alcuni esempi di valide iniziative volute dal C. per far rivivere in Italia la tradizione degli studi naturalistici.
Tramite l'Accademia nazionale dei Lincei organizzò alcune spedizioni naturalistiche di interesse botanico in varie regioni delle Americhe settentrionale e meridionale. Egli personalmente accompagnò durante queste spedizioni alcuni esperti botanici. Nel corso di una di queste spedizioni in Messico, nello stato di Oaxaca, fu rinvenuta una nuova specie di Dioon appartenente alla famiglia delle Zamiaceae, in suo onore denominata Dioon califanoi. L'amore per le piante gli aveva fatto acquisire gradualmente una specializzazione soprattutto per le Cycadaceae e per le Bromeliaceae delle quali egli possedeva ricchissime collezioni assiduamente curate per lunghi anni e poi, per suo desiderio, donate all'orto botanico dell'università di Napoli.
Il C. ebbe anche rapporti con molti botanici stranieri, in particolare con i responsabili degli orti botanici tedeschi. Tra gli altri fu molto amico di Rauh di Heidelberg, il quale, come riconoscimento alla sua competenza per le Bromeliaceae, gli dedicò una nuova specie di Tillandsia raccolta in Messico: Tillandsia califani Rauh.
Il C. morì a Napoli il 14 genn. 1976 colpito da una forma subdola di leucemia mieloide acuta.
Fonti e Bibl.: E. Boeri, Conjugated Proteins. Section C. Non Porphirin Metalloproteins, in Comprehensive Biochemistry, VIII, 2, Amsterdam 1963, pp. 38-54; C. Cutinelli, Ricordo di L. C., in Rend. e atti dell'Acc. di scienze med. e chir., CXXX (1976), pp. 1-11; A. Merola, Le funzioni degli orti botanici e dei musei naturalistici nel pensiero di L. C., in Delpinoa, n. s., XVIII-XIX (1976-1977), pp. 177-199; M. Aloisi, L. C., in Celebrazioni lincee, CIV (1977), pp. 1-16; G. Caputo-P. De Luca-A. Merola, L. C., in Boll. della Soc. dei naturalisti in Napoli, LXXXVI (1977), pp. 1-3.