CALORI, Luigi
Nato a San Pietro in Casale (Bologna) l'8 febbr. 1807 da Francesco, medico, e da Teresa Gibelli, attese ai primi studi sotto la guida del padre, nel paese natale. Più tardi a Ferrara, ove fu ospite di una zia paterna, studiò per cinque anni discipline letterarie presso una scuola di gesuiti, quindi si recò a Bologna, e qui, sino all'età di diciassette anni, completò la propria istruzione, soprattutto in filosofia. Nell'università bolognese cominciò poi a frequentare la facoltà di medicina, conseguendo la laurea ad honorem nel 1829. Allievo di Francesco Mondini presso l'istituto di anatomia, per le sue notevoli capacità nel 1830 fu nominato prodissettore e un anno dopo dissettore capo stabile, incarico che avrebbe conservato sino alla nomina a titolare della cattedra. Nel 1833, dopo la morte del Mondini, venne nominato supplente della cattedra di anatomia, compito che svolse sino al 1835, quando gli venne assegnata la cattedra di anatomia pittorica presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna. Tale attività venne svolta dal C. per dieci anni, con notevole passione e vivo entusiasmo: volle che il suo istituto fosse dotato di due completi apparati scheletrici e lo arricchì di numerose preparazioni plastiche di scheletri umani e animali. Nel 1844 venne eletto alunno dell'Accademia benedettina, ma solo dieci anni dopo conseguì il titolo di membro effettivo di quel consesso, uno dei piùstimati dell'epoca. L'11 sett. 1844, dopo aver sostenuto la tesi De axe cerebro-spinali, fu nominato titolare della cattedra di anatomia umana dell'università di Bologna, incarico che doveva conservare per tutta la vita.
Appassionato cultore dell'anatomia in tutte le sue espressioni, il C., immediatamente dopo la nomina, volle ampliare il Museo anatomico dell'istituto dotandolo di numerose preparazioni e riproduzioni eseguite su suo consiglio, istituì un Museo della craniologia molto apprezzato dagli antropologi convenuti a Bologna in occasione del Congresso preistorico del 1871 e diede vita a una delle più ricche raccolte di varietà e anomalie dello scheletro e degli organi umani.
L'anatomia umana normale e patologica, l'anatomia comparata, l'antropologia, l'etriografia, la zoologia furono le branche scientifiche in cui spaziò la sua produzione con più di cento pubblicazioni originali. Tra queste, meritano di essere ricordate: Sui rapporti esistenti fra le più cospicue diramazioni arteriose e venose diramate per la milza, in Memorie dell'Acc. delle scienze dell'Ist. di Bologna, s. 1, I (1848), pp. 565-86; Memoria sulla corda del timpano, ibid., IV (1852), pp. 429-76; Di una particolare epifisi del capitello del primo osso metacarpeo e metatarseo, ibid., XI (1861), pp.557-75; Di alcuni particolari intorno le parti genitali muliebri, ibid., s. 2, I (1862), pp. 171-201; Delle corrispondenze del nervo muscolo-cutaneo, ibid., VI (1866), pp. 149-74; Alcuni nuovi muscoli soprannumerari degli arti, ibid., pp. 137-47; Di alcune varietà muscolari dell'avambraccio, ibid., VII (1867), pp. 359-81; Varietà dei muscoli del tronco, ibid., pp. 383-93; Degli usi del muscolo pronatore quadrato, e di un muscolo soprannumerario cubito-radio-carpeo dell'uomo, ibid., X (1871), pp. 647-58; Di alcune borse mucose corrispondenti alla trachea ed alla laringe e ad alcune delle parti adiacenti, ibid., s. 3, V (1874), pp. 335-47.Nell'ambito di queste ricerche anatomiche, a carattere morfologico descrittivo, così congeniali alle doti di osservatore minuzioso e paziente proprie del C., sono degne di particolare menzione quelle condotte sull'occhio umano, compendiate nelle pubblicazioni Quae significatio, qui usus et quae probabilior destructionis ratio membranae pupillaris foetus humani, in Novi commentarii Acad. scient. Inst. Bononiensis, III (1836), pp. 325-38, e De' resultamenti ottenuti injettando i canali di Fontana e di Petit e la camera anteriore dell'occhio umano e dei mammiferi domestici, in Mem. dell'Accad. delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 3, V (1874), pp.341-52;e soprattutto l'appassionata, ricca serie delle osservazioni di craniologia, per cui ancor oggi da alcuni autori sono indicate con il nome del C. molte formazioni anatomiche, quali il processo di Calori, il canale ipofisario di Calori, il muscolo stilo-mascellare di Calori, il grande osso Wormiano di Calori, l'indice cerebrale di Calori (Dei wormiani occipitali ed interparietali posteriari dei cranii nostrali, ibid., s. 2, VII [1867], pp. 303-21; Del tipo brachicefalo negli italiani odierni, ibid., VIII[1868], pp. 205-34; Del cervello nei due tipi brachicefalo e dolicocefalo italiani, ibid., X[1871], pp. 95-156; Sopra un cranio scafoideo. Lettera all'illustre craniologo dott. J. Bernardo Davis, vice presidente della Società antropologica di Londra, ibid., pp.435-62).Risulta evidente da queste ultime pubblicazioni e dalle altre: Della stirpe che ha popolata l'antica necropoli alla Certosa di Bologna e delle genti affini. Discorso storico antropologico, ibid., s. 3, II (1872), pp. 463-78; Intorno ai riti funebri degli italiani antichi ed ai… del sepolcreto di Villanova e dell'antica necropoli alla Certosa di Bologna, ibid, VI (1875), pp. 295-307; Sopra un antico cranio fenicio trovato in Sardegna messo a riscontro con altri pochi conosciuti e coi crani sardi e siculi moderni somiglianti, ibid., IX (1878), pp. 609-22, che l'interesse scientifico, del C., muovendo dalla anatomia, era rivolto anche ad altre discipline, quali l'antropologia e l'etnologia. La sua opera di maggiore respiro nel campo dell'anatomia umana normale furono le Tavole anatomiche rappresentanti la struttura del corpo umano e loro spiegazione a fronte, pubblicate in due volumi a Bologna (1850-1853), costituite da 196 tavole molto apprezzate dai cultori della materia.
Studioso attento e annotatore minuzioso di tutte le anomalie che occorrevano alla sua osservazione negli organismi da lui studiati, descrisse non solo semplici varietà scheletriche o splancniche, ma anche numerosi casi di emiterie (mostruosità teratologiche), molti dei quali sono stati poi ripresi da L. Testut e da C. Taruffi nelle loro opere. Si può dire anzi che la teratologia fu uno degli argomenti di studio preferiti dal C., come dimostrato dalle numerose pubblicazioni, mirabili tutte per le dettagliate accuratissime descrizioni delle anomalie morfologiche osservate, delle quali si ricordano qui: Storia di un feto umano mostruoso, in Mem. dell'Accad. d. scienze dell'Ist. di Bologna, s. 1, II (1849), pp. 355-416; Descrizione anatomica di un paracefalo umano, ibid., V (1854), pp. 483-505; Descrizione di un mostro umano doppio opo-ectodimo, ibid., VI (1855), pp. 171-238; Sopra un sirenomelo, ibid., X (1859), pp. 143-69; Sopra una nuova specie di mostro umano exencefalico, ibid., pp. 525-56; Di tre celosomi umani, ibid., s. 2, II (1862), pp. 225-78; Sulla duplicità congenita della milza, ibid., pp. 343-60; Intorno un caso di mancanza congenita del polmone sinistro e del lobo sinistro della ghiandola tiroidea e timo, ibid., III (1863), pp. 337-64; Intorno alle suture soprannumerarie del cranio umano, ibid., VI (1866), pp. 327-43; Di un anideo umano trilobato, ibid., VII (1867), pp. 521-40; Delle anomalie più importanti di ossa, vasi, nervi e muscoli, ibid., VIII (1868), pp. 417-82; Sul sistema vascolare di un mostro umano acardio e anadenolinfernico, ibid., IX (1869), pp. 267-300; Sulla coesistenza di un'eccessiva divisione del fegato e di qualche dito soprannumerario nelle mani o nei piedi, ibid., s. 4, II (1881), pp. 335-46; Di una inversione splancnica generale nell'uomo, accompagnata da alcuni notabili dal capo con esso lei convenienti e da estranee anomalie, ibid., pp. 597-610; Di un mostro umano acardio e della ipotesi più probabile intornoalle ragioni della mancanza del cuore, ibid., VI (1885), pp. 567-79; Sulla splancnologia di uno sternopago umano notabile per inversione parziale delle cavità cardiache, ibid., VIII (1887), pp. 539-51; Sui nervi di un rene a ferro di cavallo con ectopia del rene sinistro, ibid., IX (1888), pp. 451-64.
Un cenno a parte meritano le sue ricerche di anatomia comparata e di zoologia, che, pur muovendo sempre da uno spunto anatomico, sono ricche di implicazioni biologiche: basti ricordare che nelle pubblicazioni Sullo scheletro della Lacerta viridis Linn.: sulla riproduzione della coda nelle lucertole, e sulle ossa cutanee del teschio dei Saurii (ibid., s. 1, IX [1859], pp. 345-382) e Sulla riproduzione di una doppia coda nelle lucertole, e sullo scheletro del Platydactylus muralis Duméril e Bibron (ibid., X [1859], pp. 357-68) sostenne che la causa della rigenerazione di una o più code nelle lucertole era da ricercarsi nella morfologia delle vertebre del moncone, poiché se all'ablazione era associata la sublussazione dei segmenti scheletrici residui si determinava una rigenerazione multipla, prospettando in tal modo una ipotesi di lavoro che precorreva in un certo senso la teoria degli organizzatori biologici.
Ricorderemo infine che il C. confutò la legge linneana sulle efemere, dimostrando con lo studio Sulla generazione vivipara della Cloe Diptera (Ephemera diptera L.) (ibid., s.2, IV [1848], pp. 32-45) che la Ephemera diptera non solo rimaneva in vita dopo l'accoppiamento, ma portava nel proprio organismo la generazione successiva sino allo stadio di larva.
Dal complesso dei suoi lavori risulta, comunque, che il C. fu un brillante e acuto osservatore, autore di una sorprendente mole di lavoro, pur se limitò il suo campo di studio allanatomia macroscopica, senza tentare alcuna ricerca microscopica a completamento delle descrizioni morfologiche e teratologiche: egli non comprese, probabilmente, il significato e l'importanza della teoria cellulare che si andava allora affermando, e non seppe quindi estendere a livello cellulare le sue ricerche anatomiche e l'indagine sulle cause delle mostruosità che andava osservando.
Da ricordare ancora che tradusse l'opera di A. J. Chomel, Elementi di patologia generale (Bologna 1855; 2voll., Milano 1857-58).
Del resto, uomo di notevole cultura, letterato forbito, fu socio della R. Commissione per i testi in lingua delle province dell'Emilia, e curò il Volgarizzamento della Istoria delle Guerre Giudaiche di Iosefo ebreo, cognominato Flavio (Bologna 1879), la pubblicazione con testo a fronte delle Istorie di Giustino, abbreviatore di Trogo Pompeio, volgarizzonento del buon secolo, tratto dai codici Riccardiano e Laurenziano e migliorato nella lezione (ibid. 1880), la stampa a sue spese di una Epitome della storia romana da Romolo, infino a Cesare Augusto, di Lucio Anneo Floro, antico volgarizzamento anonimo, tratto da un ms. inedito (ibid. 1883).
Presidente dell'Accademia delle scienze dell'Istituto, di Bologna nel 1856 e nel 1888, preside della facoltà di medicina e rettore dell'università di Bologna, venne insignito da re Umberto I dell'Ordine mauriziano.
Morì a Bologna il 17 dic. 1896.
Bibl.: G. Ceri, L. C. anatomico, Bologna 1844; L. Goggi, L. C., in Anatomischer Anzeiger, XIII(1897), pp. 334-43; L. Mazzotti, L. C., in Boll. delle scienze mediche, LXVIII(1897), pp. 94 ss.; L. Simeoni, Storia dell'univ. di Bologna, II, Bologna 1940, ad Indicem;A.Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, I, München-Berlin 1962, pp. 806 s.