CAPOTORTI, Luigi
Nacque a Molfetta (Bari) nel 1767. Iniziò lo studio del violino all'età di sette anni e avendo rivelato singolari attitudini musicali, fu inviato dal padre a Napoli, affinché potesse compiere la sua educazione artistica in uno dei famosi conservatori della città. Secondo quanto sostiene il Florimo, nell'aprile 1778 entrò come alunno interno nel conservatorio di S. Onofrio e vi fu ammesso gratuitamente dopo aver superato con ottimi risultati l'esame di violino; tuttavia il suo nome risulta nelle liste degli allievi soltanto a partire dal dicembre 1783 e fino, a tutto il 1794. Dopo aver studiato con M. Nasci (violino), G. Millico e G. Insanguine (armonia e contrappunto), fu allievo per la composizione di N. Piccinni, che lo guidò nei primi passi della sua carriera teatrale. Nel 1796 esordì come operista presentandosi al pubblico con la farsa Gli Sposi in rissa (libretto di G. M. Diodati, Napoli, teatro Nuovo sopra Toledo), che fu accolta con esito favorevole. Ad essa fece seguito nello stesso inno il dramma in due parti Nice (di cui si conserva soltanto il libretto, peraltro di autore sconosciuto); invitato poi a comporre per il teatro S. Carlo, vi presentò dapprima Enea in Cartagine (libretto di G. M. d'Orange, 1800) e successivamente, sempre nello stesso anno, GliOrazi e i Curiazi (libretto di A. Sografi), con cui consolidò la sua fama di autore teatrale, ricevendo tra l'altro per i due lavori la somma di 300 ducati, compenso a quei tempi eccezionale per un compositore agli inizi della carriera. Nello stesso periodo compose per il teatro del Fondo l'oratorio Le piaghe d'Egitto (libretto di L. A. Tottola, 1797 0 1801), dando inizio a una discreta attività anche nel campo della musica sacra. Compose poi il dramma giocoso Le Nozze per impegno (Napoli, teatro dei Fiorentini, estate 1802), quindi nuovamente per il S. Carlo Obeide ed Atamare (libretto di L. A. Tottola, 4 nov. 1803) e Ciro (libretto di P. Metastasio, 12 genn. 1805). Scrisse poi per il teatro dei Fiorentini l'opera comica Bref il sordo (libretto di G. Palomba, 1805), replicata successivamente a Roma con esito favorevole (Florimo). Frattanto, consolidata la sua posizione anche come insegnante oltre che come compositore di successo, il 4 febbr. 1811, per decreto di Gioacchino Murat, fu nominato esaminatore degli alunni del Collegio di musica, e insieme con G. Paisiello, F. Fenaroli e G. Tritto diresse l'istruzione musicale di quel convitto. Stimato nel mondo musicale napoletano e godendo della protezione del Bonaparte tornò poi al teatro con il melodramma Marco Curzio (libr. di G. Schmidt, teatro S. Carlo 15 agosto 1813, per festeggiare il genetliaco di Napoleone I imperatore dei Francesi), cui fece seguito l'opera semiseria Ernesta e Carlino ovvero I due Savoiardi (libretto di L. A. Tottola, teatro dei Fiorentini, carnevale 1813), con cui concluse la sua attività operistica. Dedicatosi all'insegnamento della composizione formò numerosi allievi, tra i quali si distinse in particolare Stefano Pavesi; sappiamo inoltre dai libretti delle sue opere che per vari anni fu maestro di cappella in numerose chiese e monasteri napoletani, tra cui S. Domenico Maggiore, S. Vincenzo alla Sanità e S. Teresa, per i quali compose gran parte della sua produzione religiosa. Perfetto conoscitore della tecnica vocale, fu attivo anche come maestro di canto e dalla sua scuola uscirono allievi poi divenuti celebri come Caterina Fumagalli e Carolina Miller. Nel 1827 fu accolto tra i soci dell'Académie Royale di Parigi, alla quale aveva inviato un suo lavoro teatrale. Ritiratosi poi a vita privata, si stabilì a San Severo (Foggia), ove morì nel 1842.
Tra le sue composizioni vocali di carattere religioso, i cui manoscritti autografi si conservano in gran parte nella biblioteca del conservatorio di S. Pietro a Majella in Napoli, si ricordano in particolare: la cantata A Gloriadi Dio (testo di F. S. Chiaia); Sestina a modo di picciolacantatina a 4voci, per violini, violone e organo "in onore di Santa Filomena" (1831); l'Inno di s. Francesco di Paola a 4 voci e orchestra: il mottetto Iamcessa crudelis a voce sola di tenore con accompagnamento di pianoforte; oltre a vari altri mottetti, miserere, messe e brani liturgici, legati prevalentemente alla sua attività di maestro di cappella. Compose inoltre varia musica vocale d'occasione, tra cui: Inno per il faustissimo giorno onomastico di Sua MaestàFerdinando IV (testo di A. M. Ricci, teatro S. Carlo, 30 maggio 1816); l'ode anacreontica Il viaggio di Roma per soprano e accompagnamento di pianoforte; numerose cavatine per soprano e orchestra, nonché alcuni pezzi strumentali, tra cui una Sinfonia in re per orchestra. Quale testimonianza della sua attività di maestro di canto restano Esercizi di gorgheggio e Solfeggi per la voce di contralto (con accompagnamento di basso continuo), conservati manoscritti nel conservatorio di Napoli.
Compositore non particolarmente fecondo e comunque privo di genialità creativa, il C. visse in un periodo di transizione, riuscendo peraltro ad assimilare gli insegnamenti del Piccinni e le risorse più significative della tradizione comica napoletana. Le sue composizioni, sia teatrali e profane sia religiose, rivelano comunque una tecnica ragguardevole che si manifesta soprattutto nella scorrevole scrittura e nella fluidità dei recitativi, ove si scorge sempre un perfetto dominio dei mezzi espressivi con soluzioni talora ardite e non prive di momenti felici che riscattano sovente la mancanza d'ispirazione poetica.
Fonti e Bibl.: Napoli, Conserv. S. Pietro a Majella, Registri conti introito ed esito del Real Cons. S. Onofrio a Capuana (1783-1794); Ibid., Deliberazioni, registro n. 61, ff. 228, 235, 243; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conserv., II, III-IV, Napoli 1881-82, ad Indices; C. de Rosa di Villarosa, Mem. dei compositori del Regno di Napoli, Napoli 1840, pp. 18 s.; C. Villani, Scritt. ed artisti pugliesi antichi,moderni e contemp., Trani 1904, p. 195; A. Schering, Geschichte des Oratorium, Leipzig 1911, p. 240; F. Peruzzi, Maestri compositori e musicisti molfettesi, Molfetta 1931, p. 35; F. De Filippis-R. Arnese, Cronache del Teatro S. Carlo (1636-1960), I, Napoli 1961, p. 138; P. Nicola, Passerà inosservato il bicentenario di C.?, in La Gazzetta del Mezzogiorno, 9 nov. 1967; U. Sesini, Catal. della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, V, Bologna 1943, p. 86; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodramm., I, Firenze 1954, p. 196; R. Schaal, Die Autographen der Wiener Musiksammlung von Aloys Fuchs, Wien 1969, p. 43; A. Caselli, Catal. delle opere liriche pubbl. in Italia, Firenze 1969, p. 84; F. J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, II, Paris 1973, p. 179; C.Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 290; R. Eitner, Quellen-Lex. der Musiker, II, p. 317; J. Peña-Anglés, Diccionario de la musica Labor, I, Barcelona 1954, p. 444; Enc. d. Spett., II, col. 1726; La Musica,Diz., I, Torino 1968, p. 343; Encicl. della Musica Rizzoli Ricordi, II, Milano 1972, p. 480; A. Mondolfi Bossarelli, L. C., in Die Musik in Gesch. und Gegenwart, XV, Suppl., Kassel 1973, coll. 1306 s.