CARINI, Luigi
Nato a Cremona il 21 dic. 1869 da Giacomo, medico, e da Emilia Lamperti, frequentò gli studi di ragioneria, dimostrando una precoce passione per il teatro. Cominciò a recitare nella filodrammatica della città natale, nella quale era entrato nel 1884 e di cui divenne direttore tre anni dopo. Aveva scritto un manuale di consigli per attori, e due commedie e un dramma che fece recitare dai suoi amici e che ebbero successo nonostante lo scarso valore. Presentato da Alamanno Brioschi (in arte Guido Guidi) a G. Pietriboni, questi, durante una prova della sua compagnia presso il teatro Manzoni di Milano, lo esaminò, scritturandolo come generico con la paga di 4 lire al giorno e convocandolo a Roma. Il C. recitò dapprima in Ilfiacre 117 di A. Millaud ed E. de Najac; il pubblico però lo notò e apprezzò subito dopo in Bufera d'Alpi di F. Bussi e V. Bossi al teatro Valle di Roma (quaresima 1888). A Messina apparve in Il padrone delle ferriere accanto ad attori di fama già consacrata, come V. Talli e C. Lucchi-Bracci. Per l'anno comico 1890-91 fu confermato nella compagnia Pietriboni, ma nella quaresima 1890 la lasciò per il servizio militare. Terminato il servizio, fu scritturato come primo attor giovane nella comp. Beltramo-Della Guardia presso il teatro Nazionale di Roma per un repertorio prevalentemente comico (conobbe un buon successo nella nuova commedia di E. Dalla Porta, Mimì, rappresentata, in tournée, a Cremona il 28 maggio 1892).
Richiamato alle armi nel 1893 per i moti dei Fasci siciliani, dopo due mesi tornò a recitare nella sua compagnia presso il teatro Valle di Roma. Nella quaresima 1894 si scritturò con Flavio Andò e Claudio Leigheb per un triennio; nel giugno dello stesso anno sposava Mirra Bonafini, compagna d'arte, che gli dette tre figli, tra cui Giorgio, divenuto autore drammatico e produttore cinematografico. Fu accanto a Ida Carloni Talli, a Giannina Udina e, per undici anni, a Virginia Reiter, per due anni come primo attor giovane e per nove come primo attore. Nel primo triennio gli fu instancabile maestro l'Andò, dal quale apprese la chiarezza della dizione, la semplicità del gesto, la misura e l'eleganza del portamento. I primi, incondizionati elogi della critica li ebbe a Firenze, quando, all'Arena nazionale, nel settembre 1894, recitò in La zia di Carlo di B. Thomas accanto ad Armando, Falconi e al Leigheb, in L'utopia di E. A. Butti accanto all'Andò, alla Carloni Talli e alla Udina, e, dopo il ritorno da una tournèe nell'America meridionale, nel giugno 1896, quando impersonò l'amante in L'infedele di R. Bracco. Nella quaresima 1897 divenne primo attore assoluto nella compagnia Leigheb-Reiter e, nel medesimo teatro, sostenne la parte del protagonista in La moglie di Claudio di A. Dumas figlio nel luglio 1897, ottenendo il successo poi in Gli amanti di M. Donnay. Lasciato il Leigheb nel 1899, nell'anno successivo entrò nella compagnia Pasta-Reiter, con la quale conseguì due memorabili successi, come Napoleone in Madame Sans-Gêne di V. Sardou ed E. Moreau al teatro Costanzi di Roma il 6 ott. 1900 (per l'occasione consultò I segni fisionomici di J. C. Lavater e Genio e follia di C. Lombroso, al fine d'interpretare nella maniera più attendibile, secondo i criteri della scuola naturalistica, debolezze e manie del suo personaggio), e come Dufresne in Zazà diP. F. Berton e C. Simon a Modena nel gennaio 1902. Nell'ultima settimana di carnevale al teatro Sannazaro di Napoli dette la sua serata d'onore con Demimonde di Dumas figlio, in cui fu interprete coscienzioso e sincero di Oliviero de Jalin, e il 16 febbraio creò il personaggio del marchese Restelli in Quel certo non so che di A. Testoni, rivelando doti comiche non comuni. Il C. non risparmiava sorprese ai critici che, dopo averlo apprezzato nei sussurri del primo amoroso, rimasero colpiti dalle invettive di Bito nella Messalina di P. Cossa, dramma divenuto il cavallo di battaglia a partire dal gennaio 1903, quando lo recitò splendidamente nel teatro Paganini di Genova. Interpretò due attese novità, Crisi di M. Praga rappresentata nel teatro Alfieri di Torino il 14 ott. 1904 con vivo successo (parte di Piero) e Tutto per nulla, del Butti nel politeama Margherita di Genova il 10 nov. 1905 con tiepidi consensi.
Entrato nel 1906 nella compagnia Di Lorenzo-Falconi, ebbe inizio per lui una serie di fortunate tournées in Spagna e nell'America latina, ottenendo grande successo. Ritornato in Italia, il C., coronando una antica aspirazione, debuttò, nell'agosto 1907, come direttore artistico al teatro Rossini di Livorno: i primi consensi alla nuova attività li ebbe, in quel mese, per la riedizione di Zazà che arricchì con la dizione di Faida di Comune e di Congedo del prediletto Carducci. Il 23 ott. 1907 ebbe un trionfo personale con la signorile, misurata interpretazione di Vitaliano Lamberti in Romanticismo di G. Rovetta presentato al teatro Carignano di Torino, opera con la quale, l'anno precedente, a Buenos Aires, egli aveva già ottenuto un grande successo. Rimasto vedovo nell'anno 1904, sposò nel 1910 l'attrice Nera Grossi, attiva sulle scene e più tardi alla radio. Il 24 febbr. 1911 rappresentava la novità del Butti Sempre così al politeama Margherita di Genova. La sua fama si allargava al punto che G. D'Annunzio, che lo considerava il migliore dicitore italiano di versi accanto a F. Pastonchi, gli affidava la declamazione dell'inedita Canzone d'oltremare, il 12 ott. 1911 al teatro Goldoni di Venezia. Si dovette al C., tornato con la Reiter nel 1912, questa volta come capocomico, la ripresa, dopo un lungo letargo, del capolavoro di P. A. Caron de Beaumarchais Il matrimonio di Figaro, che fu allestito per la sua serata d'onore al teatro dei Filodrammatici di Milano nel maggio 1913. Il 27 genn. 1914 il C. mise in scena, per la prima volta in Italia e contemporaneamente ad altre due compagnie, Ilferro di D'Annunzio al teatro Carignano di Torino, riservando a sé la parte di Gherardo Imera e alla moglie, devota all'arte dell'autore, quella di Mortella (il pubblico tributò calorosi applausi agli interpreti, ma sembrò non voler apprezzare il testo).
Il 1914 fu l'anno del suo esordio nel cinema: il primo film da lui interpretato fu Le rose della Madonna di L. Maggi con Nera Grossi. A questo fecero poi seguito le interpretazioni di Salvator di G. Parish con Marcella Albani del 1920 e di La Madonna della Robbia che lo stesso girò nel 1920. Nel 1915 fu direttore della compagnia Gramatica-Carini-Piperno-Gandusio e mise in scena per la quaresima, al teatro Carignano di Torino, un repertorio corrivo al gusto di un pubblico che, ormai, desiderava soltanto evadere dalle ansie della guerra incombente: la scelta cadde su lavori del teatro leggero francese e su una novità inglese, il Pigmalione di G. B. Shaw, scelta che gli valse, peraltro, da parte dei critici, l'epiteto poco generoso di "attore e capocomico italofobo". Trasferitosi al teatro Olimpia di Milano, vi rappresentò Mario e Maria di S. Lopez il 23 aprile, e L'uomo del destino di Shaw il 14 luglio.
Durante la guerra dette rappresentazioni per i soldati in zona d'operazioni e diresse la formazione Carini-Gentilli-Dondini trasformatasi, dopo un amo di vita, nella Carini-Gentilli. Costituita una propria compagnia con prima attrice la moglie, il C. si segnalò per il garbo e l'intelligenza conferiti al personaggio di Pietro Badia in Ilbell'Apollo del Praga (teatro Manzoni di Milano, 2 dic. 1920) e per l'impegno con cui portò alla scena, dopo lunghi ripensamenti dell'autore, la novità Tutta la verità di F. De Roberto (teatro Sannazaro di Napoli, 23 nov. 1921). Il 1º giugno 1922, in occasione dell'inaugurazione del Teatro italiano sperimentale di Bologna diretto da D. Niccodemi, che aveva scelto come sede il teatro Comunale, dopo la commemorazione di G. Verga tenuta da L. Pirandello, recitò con la moglie Caccia al lupo, dando una interpretazione sobria e vigorosa della parte del marito. Sempre nella medesima città, all'arena del Sole, mise in scena, nello stesso mese, Pasquino di D. Bulgarini, nel quale sostenne con buon successo la parte del protagonista. Nell'agosto 1924 al teatro Olimpia di Milano portò al successo, affidandosi alle sue non comuni capacità espressive che seppe variare con la consueta bravura, Ilprofessore Storizin di L. Andreev (parte del protagonista), rappresentato in prima a Roma il mese precedente. In quegli anni il C. si adattò a recitare in commedie scadenti e con attori che non lo assecondavano, tentando di salvare, attraverso l'impegno del mestiere, dei testi altrimenti destinati all'insuccesso. Fino al 1930 si susseguirono prestazioni non rilevanti e per lo più non accolte favorevolmente dal pubblico (fu il caso delle novità Via Basento, lanterna rossa di L. D'Ambra, rappresentata al teatro Quirino di Roma il 16 febbr. 1925 e nella quale il C. interpretava la parte di Pio Misetti, e Tutta la vita in quindici giorni di N. Berrini rappresentata al teatro Carignano di Torino il 5 maggio successivo e nella quale interpretava la parte di Roberto), ad eccezione di Bellezza di J. Deval (teatro Olimpia di Milano, 2 luglio 1925, nella parte di Giacomo), per la quale riscosse i consensi di R. Simoni.
L'incontro con Irma Gramatica e con Renzo Ricci nel 1930 determinò una nuova, decisiva svolta alla sua attività di attore. Con quest'ultimo interpretò il film Corte d'assise di Guido Brignone e, al teatro dei Filodrammatici di Milano, la commedia Purezza di R. Wachthausen. (16 dic. 1930), che meritò gli applausi convinti del pubblico. L'anno successivo al teatro Olimpia della stessa città riprese Le vie del ritorno del figlio Giorgio, senza cogliere quel successo che però arrivò incontrastato in occasione delle rappresentazioni, al teatro Odeon, di Israel di H. Bernstein l'11 novembre e di Ifuochi di S. Giovanni di H. Sudermann il 18 dicembre. La serie dei successi del C. che ormai assumeva parti di personaggi anziani, continuò con Nozze d'argento di P. Geraldy (teatro Olimpia di Milano, 23 maggio 1932, in compagnia con I. Gramatica), le prime rappresentazioni di Circolo di S. Maughain (stesso teatro, giorno successivo, stessa compagnia, parte del "bel vecchio dal discorso arguto") e di Canadà di C. G. Viola (teatro Verdi di Firenze. 4 dic. 1933, compagnia E. Gramatica-Betrone-Carini, parte di Vetter), Non ammazzare dell'Andreev (teatro Odeon di Milano, 5 genn. 19343 stessa compagnia), Marionette che passione! di P. M. Rosso di San Secondo (teatro Olimpia, 26 marzo 1934, stessa compagnia), le prime de Ilragno di S. Benelli (teatro Odeon, 19 marzo 1935, in compagnia con Ricci, parte di Biagi), di Stratosfera del Viola (stesso teatro, 5 nov. 1935, compagnia Melato-Carini-Mari), di La donna in fiore di D. Amiel (stesso teatro e compagnia, 11 nov. 1935), di Ombre di G. Cantini (stesso teatro e compagnia, 19 nov. 1935). Negli ultimi anni proseguì la sua attività di direttore artistico, non rinunciando ad apparire in brevi parti che gli conquistavano la simpatia del pubblico, ormai abituato alla sua costante, incisiva presenza sulle scene.
Il cinema sonoro non lo attrasse molto: proprio allora si fece convincere dal Brignone a partecipare a Teresa Confalonieri con Marta Abba (1934). A questa seguirono sempre più sporadiche apparizioni sullo schermo fino a Cavalleria di G. Alessandrini con Elisa Cegani (1936) e Fuochi d'artificio di G. Righelli con Gery Land (1938), che fu il suo ultimo film. Entrato in ditta con Nino Besozzi e Sarah Ferrati, ripropose al pubblico italiano Maugham con la sua denuncia delle ipocrisie e degli errori della società elegante e mondana, nella prima di Carte in tavola, andata in scena al teatro Eliseo di Roma il 1ºmaggio 1939, e presentò una pregevole edizione di Una donna senza importanza di O. Wilde smussandone tuttavia il pungente anticonformismo (teatro Nuovo di Milano, 3 genn. 1940). A 72 anni non esitò a comparire tra gli interpreti della rivista Triangoli di D. Falconi e O. Biancoli, ripresa al teatro Nuovo di Milano il 29 luglio 1941 dalla compagnia degli spettacoli Errepi, accanto a Luigi Cimara e Isa Pola. L'ultima compagnia che egli diresse, denominata del teatro Odeon, si formò per l'anno 1941-42: la ripresa di Francillon di Dumas figlio con Andreina Pagnani e Renzo Ricci (17 genn. 1942) segnò un notevole successo per il regista, come testimoniò il Simoni che rilevò inoltre "una recitazione serena, artisticamente graduata, nobilmente comunicativa, degna della sua fama". Continuata per l'anno 1942-43 con l'apporto di attori diversi, tra cui Carlo Lombardi e Mercedes Brignone, la compagnia riprese La casa segreta del Niccodemi (2 nov. 1942) e La scintilla del Testoni (9 nov. 1942), rappresentò la prima di Ombre nel tempo di F. Bondioli e G. Lanza (15 dic. 1942) e, con buoni risultati, La principessa Giorgio di Dumas figlio (24 dic. 1942): in queste commedie il C. commosse il pubblico, cui parve dare l'addio. L'anno seguente, ultimate le prove al teatro Quirino di Roma della parte di lord Caversham in Un marito ideale del Wilde sotto la direzione di Guido Salvini, cadde malato. A Roma morì pochi giorni dopo, il 28 sett. 1943.
Definito da G. Michelotti "l'ultimo romantico" (finì con lui una particolare maniera di recitazione), il C. impersonò prima l'innamorato aperto e generoso e il confidente coraggioso e leale, poi il padre nobile, infine il nonno e il vecchio solenne o spiritoso attraverso una gamma di sfumature che lo portarono ad affinare la voce, calda e suadente, lo sguardo, vivace e penetrante, e il gesto, sobrio ed elegante. Nel clima della scuola naturalistica pervenne, con lo studio accurato degli ambienti e dei tipi, a risultati di apprezzabile efficacia espressiva, ma non si trovò a suo agio nel teatro del grottesco e, in genere, nel tipo di spettacolo di contenuti e di forme più avanzati. Non aspirò mai a diventare un mattatore, si contentò di essere un buon attore di una affiatata compagnia di complesso, negli ultimi tempi sotto la sua stessa guida attenta e scrupolosa. Piacque molto al pubblico, un po' meno ai critici che però gli riconobbero doti d'inventiva e di critica nella elaborazione di taluni personaggi storici.
Fonti e Bibl.:Necr. in Riv. ital. del teatro, Roma. novembre-dicembre 1943, pp. 276-278; La scena illustrata, Firenze, 15 luglio 1888, 15 febbr. 1890, 1º giugno 1892, 15 giugno, 51 sett., 1º ott. 1894, 1º apr. 1895, 1º luglio 1896, 15 apr., 1º ag. 1897; Il Messaggero, Roma, 7 ott. 1900; E. Boutet, in Le cronache teatrali, Roma, 15 ott. 1900, pp. 20-22; Scena di prosa, Milano, 22 genn., 20 febbr. 1902, 22 genn. 1903, 20 ott. 1904, 29 marzo, 11maggio 1906, 30 ag., 24 ott. 1907, 10marzo, 14 ott., 30 dic. 1911, 20, 21 dic. 1912, 15 marzo, 1º maggio 1913, 3 marzo 1915; Comoedia, Milano, 25 sett. 1919, 5 giugno 1922, 15 ag. 1923, 1ºluglio 1924, 1ºmarzo, 1ºgiugno 1925, 15 dic. 1930, 15 genn. 1931, 15sett. 15 ott. 1931; Scenario, Roma, febbraio 1934, dicembre 1935, giugno 1939, agosto 1940; Il dramma, Torino, 15 genn. 1940, 15ag. 1941, 1ºfebbr., 15 sett., 15nov. 1942, 1º-15 genn., 15 ott.-1º nov. 1943 (G. Michelotti, L.C., l'ultimo romantico);L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, pp. 591 s.; F. Liberati, L. C. (biografia aneddotica), Palermo s. d.; L. De Benedetti, L. C., in Alcuni artisti del teatro italiano di prosa, I, Milano 1920, pp. 1-48; V. Talli, La mia vita di teatro, Milano 1927, pp. 113-24; S. Lopez, Dal carteggio di V. Talli, Milano 1931, pp. 135, 171; G. Rocca, Teatro del mio tempo, Osimo 1935, pp. 73-78; R. Simoni, Trent'anni di cronaca drammatica, I, Torino 1951, pp. 196, 208, 408; II, ibid. 1954, pp. 105, 238; III, ibid. 1955, pp. 368, 443, 460, 538 s.;IV, ibid. 1958, pp. 82, 127, 215, 243, 468, 565, 568; N. Leonelli, Attori tragici - Attori comici, I, Milano 1940, pp. 208-211; Enc. d. Spett., III, coll.42 s.; Filmlexicon degli autori e delle opere, I, col.1098.