CASTAGNO, Luigi (Gino)
Nacque a Torino l'11 luglio 1893 da Domenico e Antonietta Olearo, da famiglia operaia e socialista (il padre, tipografo, era un militante sindacale). Frequentò le scuole elementari e poi una scuola tecnica, impiegandosi a tredici anni come apprendista meccanico e seguitando a frequentare corsi di disegno, chimica e elettrotecnica, ciò che gli permise di impiegarsi come tecnico a seguito di un infortunio sul lavoro che a sedici anni gli recise le dita di una mano.
Nel 1909, con A. Tasca e G. Romita fu tra i fondatori del Movimento giovanile socialista, e divenne segretario della sezione torinese e corrispondente dell'Avanguardia socialista. Convinto assertore (come si sarebbe avvertito in una polemica con Gramsci del giugno ig16 sulle "Cronache torinesi" dell'Avanti!) della valenza anche politica dell'organizzazione economico-sindacale (tratto tipico della cultura socialista e riformista dei periodo), in quegli anni svolse molteplici attività soprattutto nel campo sindacale: fu nel consiglio direttivo della sezione torinese della Federazione italiana operai, metallurgici (FIOM) dal 1910 (al seguito di B. Buozzi), nella commissione esecutiva della Camera dei lavoro di Torino e nel consiglio d'amministrazione dell'Associazione generale degli operai, integrata nell'Alleanza cooperativa torinese (ACT). Nel 1912 entrò nel comitato centrale nazionale della FIOM e curò il quindicinale La Squilla, giornale per la propaganda in occasione della grande mobilitazione operaia dell'inverno 1912-1913, orientato anche al fine di contrastare la presenza del sindacalismo rivoluzionario. Nel 1913 e nel 1914 lavorò a Brescia dove assunse la segreteria della federazione socialista.
Con il profilarsi della guerra, nuovamente a Torino, fu fin dagli inizi nel movimento antimilitarista della gioventù socialista e prese posizione a favore del manifesto di Zimmerwald del 1915. Allarmato però dalla possibilità di un isolamento dei socialisti, patrocinò l'ingresso degli stessi nei comitati di mobilitazione al fine di difendere i lavoratori dall'intensificarsi dello sfruttamento in fabbrica e si oppose con decisione (ottobre 1916) alla politica dell'assoluta estraneità proletaria verso le strutture sociali patrocinata dai "rigidi" della sezione torinese ("Le rivolte per fame - scrisse in un vivace intervento polemico - non sono socialiste, noi vogliamo la rivoluzione fatta da operai coscienti e i lavoratori saranno tanto più coscienti quanto più sarà migliorato il loro tenore di vita": Spriano, 1972, p. 365).
In questi anni fu arrestato due volte: nel novembre ig16 per una manifestazione contro la guerra e nell'agosto 1917, tra gli organizzatori dei moti di protesta popolare. Nel novembre 1918 partecipò al VII congresso della FIOM, nel corso del quale presentò una relazione sui minirni di salario nella quale sosteneva la necessità di una legge che stabilisse una paga base fissa come parte maggioritaria del salario.
Nel 1919 organizzò il sindacato dei tecnici dell'industria e nell'aprile diresse lo sciopero dei capitecnici di Torino. Non fu comunque tra i sostenitori delle tesi rivoluzionarie rispetto al movimento dei consigli operai, convinto che "il nuovo non [dovesse] distruggere il vecchio" (La FIOM dalle origini…, p. 123) e sottolineando la pur non esclusiva rilevanza dell'organizzazione sindacale.
In difficoltà per motivi di lavoro, emigrò a Parigi ove lavorò come progettista alla Citroën, organizzando contemporaneamente la federazione socialista degli italiani in Francia, della quale fu segretario. Espulso dalla Francia nel 1921 per la sua attività politica, rientrò in Italia in una situazione segnata ormai dalla violenza squadristica. Impiegato come vicecapodivisione nelle Ferrovie di Novi Ligure, fu fatto oggetto di soprusi fascisti per cui nell'autunno 1922 dovette nuovamente emigrare. Lavorò a Liegi fino al 1925, allorché fece ritorno in Italia e, stando a quanto risulta dalle informazioni della polizia, si astenne da ogni attività politica, tanto che nel 1936 venne radiato dallo schedario dei sovversivi. Già capofficina alla Ansaldo, dal 1939 al 1943 fu capo del servizio di progettazione dell'Alfa Romeo di Milano e poi direttore tecnico alle officine Viberti di Torino, dove lo colse la caduta del fascismo.
Ripresi i contatti con il movimento socialista, dopo l'8 sett. 1943 organizzò il comitato di liberazione nella sua officina e nel comune di Rubiana dove la sua famiglia era sfollata. Nell'aprile 1945 diresse la lotta armata alla Vibertie fu tra coloro che occuparono la sede dei sindacati fascisti dove risorse la Camera del lavoro di Torino.
Tornato pienamente all'attività militante, dal settembre 1945 lavorò alla ricostruzione della Lega delle cooperative divenendone membro dell'esecutivo e, per incarico del CI-N piemontese, fu commissario dell'ACT, membro del Comitato provinciale alimentazione e della giunta della Camera di commercio, nonché della commissione esecutiva della Camera del lavoro di Torino e redattore del suo giornale Attività sindacale. Durante il periodo dei consigli di gestione fu nell'esecutivo centrale del coordinamento dei consigli, organismo che egli stesso aveva contribuito a fondare.
Dal 1945 nella federazione provinciale di Torino del Partito socialista italiano, ne fu segretario dal 1950 al 1954 e dal 1949 al 1955 fu membro del Comitato centrale socialista. Consigliere comunale a Torino dal 1946 (e per molti anni capogruppo), nell'aprile 1948 fu eletto al Senato nella lista del Fronte democratico popolare nel collegio di Torino (di un certo rilievo i suoi interventi parlamentari a favore dei consigli di gestione) e nel 1958 alla Camera dei deputati (in entrambe le legislature fu membro della commissione Industria). Dal 1946 al 1955 fu nel comitato centrale della FIOM.
Insieme con la sua attività pubblicistica (oltre all'Avanti!, collaborò a La Cooperazione italiana, Movimento cooperativo, Il Comune democratico, Studi e ricerche, Rivista della cooperazione), va menzionato un suo impegno storiografico di una certa rilevanza: pubblicò infatti 1854 Centenario A.C.T. (Storia di una cooperativa), Torino 1954, e un saggio biografico, B. Buozzi, Milano-Roma 1955.
Nel 1965, dopo il varo del centrosinistra, aderì al Partito socialista italiano di unità proletaria.
Il C. morì a Torino il 12 dic. 1971.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 1159, ad nomen; Il Partito socialista italiano nei suoi congressi, V (1942-1955), a cura di F. Pedone, Milano 1968, ad Indicem; P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, Torino 1972, ad Indicem; A. Andreasi, C. L., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, I, Roma 1975, ad vocem; M. Degl'Innocenti, Storia della cooperazione in Italia. La Lega nazionale delle cooperative 1886-1925, Roma 1977, ad Indicem; La FIOM dalle origini al fascismo 1901-1924, a cura di M. Antonioli-B. Bezza, Bari 1978, ad Indicem; A. Gramsci, Cronache torinesi 1913-1917, Torino 1980, ad Indicem.