CELLI, Luigi
Nato a Roma il 13 luglio 1825 da Domenico e Carolina Pastorini, dopo aver frequentato i corsi del Pontificio Seminario romano si iscrisse, nel novembre 1842, alla facoltà di legge dell'università di Roma, ove conseguì la laurea nel luglio '46. Iniziò a far pratica di avvocatura e, nel corso di una ventennale carriera, si guadagnò fama di buon professionista e di ottimo estensore di memorie legali in lingua latina. Allievo assiduo, negli anni dell'università, del corso di eloquenza latina e italiana tenuto dall'abate piacentino L. M. Rezzi, rimase legato al suo maestro anche dopo la fine degli studi e continuò per tutta la vita a comporre poesie praticando il rigoroso classicismo propugnato dal Rezzi. Pur conoscendo e frequentando i membri di quel circolo di giovani letterati e poeti, classicisti anch'essi, spesso ex allievi del Rezzi e moderatamente patrioti, che prese in seguito il nome di "scuola romana" era poco assiduo al caffè Nuovo sul Corso dove questi erano soliti riunirsi, e pubblicò pochissimo sulle varie strenne o raccolte poetiche che dettero una certa notorietà "nazionale" a questo modesto cenacolo letterario. Tuttavia l'identica formazione culturale e l'adesione al credo classicista hanno fatto sì che tutti coloro che in seguito hanno scritto della scuola romana lo abbiano incluso tra i suoi membri. Una giovanile delusione amorosa ne aveva segnato profondamente il carattere, e fu tema ricorrente in tutta la sua produzione poetica. Ammalatosi di tubercolosi, trascorse allettato gli ultimi due anni, e morì a Roma il 29 giugno 1870.
Fino ad allora egli aveva pubblicato pochissimo: solo tre brevi componimenti sulla Strenna dei filodrammatici per l'anno 1859 (Roma 1859, pp. 71-76), ma poco prima di morire aveva incaricato A. Monti, suo amico e decano della scuola romana, di curare per lui, presso lo stampatore Galeati di Imola, l'edizione di tutti i suoi Versi, che uscì postuma nell'autunno 1870 passando sul momento totalmente inosservata. Il canzoniere del C. comprende: ventisei primi studi e poesie giovanili, un poemetto polimetro in quattordici canti Aldo, quattro poesie composte poco prima della morte, la traduzione (da una traduzione in francese) del poema L'alba del polacco Z. Krasiński, e quella di una breve composizione di T. Moore, L'ultima rosa dell'estate. La produzione giovanile è una congerie di esercitazioni. La ricerca e l'uso di vocaboli e costrutti consacrati dalla grande tradizione letteraria si unisce a numerose prove di forme liriche (sonetti petrarcheschi e berneschi, canzoni leopardiane, capitoli in terza rima, odi pariniane, ottave, epistole e idilli in endecasillabi sciolti) applicate ai più vari temi: religiosi o d'amore, bozzetti di viaggio, quadretti campestri. Anche il poemetto Aldo, che pure fu lo scritto più ambizioso del C., non esce dai limiti del tentativo non riuscito, e contraddittorio tra una prima parte, confusa materia biografica e diaristica del suo amore infelice, e una seconda di gratuita immaginazione. Questa insistenza sul tema dell'amore infelice, che si dilata talvolta in aspirazioni nebulose e irraggiungibili, e soprattutto le colorazioni di macabro sarcasmo e di acceso realismo di cui fa sfoggio nelle quattro liriche composte poco prima della morte ed indirizzate alla donna che l'aveva tradito (AMaria G.; Sonetto; Racconto; A M. G.), hanno consentito l'equivoco di un presunto ruolo autonomo del C. nell'ambito della scuola romana, e hanno fatto parlare di una sua anima romantica, addirittura di venature decadenti. In realtà nel C. predomina, fino ad assumere valore giustificativo, solo l'esigenza della disciplina letteraria.
Fonti e Bibl.: Per i dati anagrafici v. Arch. di Stato di Roma, Università di Roma-Studenti. Serie II, b. 415, fasc. 1736; A. Monti, Scritti in prosa e in versi, Imola 1882, pp. 333 s.; P. E. Castagnola, L. C., in La Scuola romana, III (1885), pp. 270-277; IV (1885-1886), pp. 12-19, 29-36, 57-64; D. Gnoli, I poeti della Scuola romana (1850-1870), Bari 1913, pp. 41-45, 49; P. P. Trompeo, rec. a D. Gnoli, Ipoeti della Scuola rom. (1850-1870), in IlConciliatore, I (1913), 3-4, pp. 415-438; G. A. Borghese, Studi di letter. moderna, Milano 1915, pp. 53 s.; C. Filosa, Idue poeti principi della Scuola romana, Venezia 1958, p. 7; I poeti della Scuola romana dell'Ottocento, a cura di F. Ulivi. Bologna 1964, pp. 36 ss., 65-74.