CEREBOTANI, Luigi
Nacque a Lonate (Varese) l'11 genn. 1847 e dimostrò ben presto inclinazione particolare per gli studi scientifici. Laureatosi in fisica, seguì la vocazione religiosa e, divenuto sacerdote, per qualche anno insegnò presso il liceo di Verona.
Conosciuto, nel corso di uno dei suoi numerosi viaggi in Europa, il cardinale G. A. Hohenlohe Schillingfürst, ne divenne amico e collaboratore. Questi affidò così al C. la direzione dell'istituto scientifico di Schillingfürst, dove il C. si occupò di esperimenti di fisica teorica e applicata. Risulta che nel 1895 già da tempo il C. svolgeva tali mansioni. Parallelamente con tale attività scientifica egli dedicò tutte le sue energie anche alla assistenza degli emigrati italiani in Germania e alla cura delle loro anime.
Per le qualità scientifiche dimostrate, il C. fu accolto nell'Accademia dei Nuovi Lincei cui offrì una costante collaborazione scientifica.
Conoscitore delle lingue e convinto assertore della proficuità degli scambi culturali, accettò poi di reggere un beneficio alla metropolitana di Monaco di Baviera, ciò che gli permise di coltivare le relazioni con il mondo scientifico bavarese con cui aveva mantenuto costanti contatti.
Gli studi scientifici del C. si volsero soprattutto alla telegrafia e al modo di renderla più moderna ed attuabile attraverso apparecchi cosiddetti imprimenti e di corrispondenza duplice, triplice e multipla. Per superare le difficoltà imposte dalla realizzazione di quel perfetto sincronismo, che la fedeltà della trasmissione chiede, il C., superando i risultati raggiunti sia dal telegrafo Hugues sia dal pantelegrafo Caselli, pensò, anzitutto, di sostituire al movimento continuo dei due organi situati nelle stazioni tra loro comunicanti, uno discontinuo, facendo loro compiere un solo giro per ogni segno trasmesso. Per raggiungere tale scopo fornì ciascuno dei predetti organi di un congegno a orologeria capace di imprimere un medesimo senso di rotazione quando, essi fossero svincolati da un nottolino di arresto. Chiudendo il circuito elettrico trasmittente, la corrente eccitava un elettromagnete e svincolava l'organo ricevente del nottolino. L'organo ricevente veniva così messo in rotazione e l'impressione del segno corrispondente al segnale trasmesso avveniva durante il compimento di un giro dell'organo stesso. Ultimato il giro, il nottolino tornava a bloccare automaticamente l'organo.
L'apparecchio ideato dal C., che presentava il vantaggio di non richiedere un'uguaglianza rigorosa delle velocità dei due organi, venne denominato "pantelegrafo Cerebotani" (o "pantelegrafo fac-simile"). Un'invenzione del C. da ricordare è il "relais Cerebotani" e cioè un soccorritore che, a differenza di quelli usati sino ad allora, riusciva ad azionare a grande distanza un ricevitore telegrafico, anche con una corrente indebolita. La corrente in arrivo alla stazione ricevente non doveva infatti muovere organi meccanici, come nei tipi precedenti, ma con essa veniva semplicemente chiuso il circuito di una pila locale, in cadenza con le emissioni di corrente dalla stazione emittente, e per un periodo di tempo uguale a quello di emissione della corrente. Il relais inventato dal C. si prestava perciò a funzionare sia come soccorritore ordinario, sia come soccorritore filtro (perché non trasmetteva correnti inferiori ad una data grandezza), sia come soccorritore polarizzato perché, invertendo la direzione della corrente, l'interruttore non si muoveva.
Tra le numerose invenzioni del C. è da ricordare anche quella di un manipolatore che aveva lo scopo di mettere chiunque in grado di far funzionare un ricevitore Morse. Tale apparecchio era anch'esso basato sul principio del pantelegrafo ed era fatto in modo tale che la ruota dei tipi effettuava un solo giro a ciascuna impressione, arrestandosi quando era compiuta e ritornando sempre nella posizione di attesa, nella quale veniva a presentare, in alto, un tratto liscio del suo contorno, e cioè un tratto senza tipi. Il C. denominò il manipolatore "quiquolibet", volendo indicare che si trattava d'un apparecchio destinato a una corrispondenza tra privati a distanza limitata, pur potendo essere usato anche per distanze considerevoli, con opportune modifiche di impianto. Egli ideò anche altri tipi di manipolatori caratterizzati da una particolare rapidità di lavoro e li denominò "expedit". Il 3 maggio 1895 illustrò le principali invenzioni e i principî seguiti nella telegrafia multipla in una conferenza al Club elettronico di Monaco di Baviera, cui intervenne anche la legazione italiana.
Il C. si occupò anche di geodesia e coltivò le ricerche filologiche. In tale ultimo campo è da ricordare l'opera Der Organismus und die Aesthetik der klassich italienischen Sprache, stampata a Monaco di Baviera nel 1891.
Il C. morì a Lonate (Varese) il 19 ottobre del 1928.
Tra le opere principali sono da ricordare: L'autotelemeteorografo (meteorometro autotelegrafico), Roma 1889; Il telefono senza intermediari. Appendice al libro "Meine Telegraphe". Relazione d'un pubblico impianto a Monaco di Baviera, con 38 incisioni, Monaco 1901; Quiquolibet, Ferndreimaschine, mittelsteiner einzigen Fernleitung, für den Kleinsowie für den Fernverkehr - für die Eisenbahnlinien - und zugleich Mittel zu einemungestörten, wahlweisen Thelegraphieren, ibid. 1909; Mein individuelles Dasein (Soliloquien, n. I),ibid. 1915; Das Problem d. Materie (Soliloquien, n. II), ibid. 1916; Wissenschaftund Mystik: Natur und Naturkunde; Antologisches im Elektrischen; Materie u. Dogma. (Soliloquien, n. VI),ibid. 1926; Caratteristica singolare del telestampante popolare Cerebotani. Memorie di L. Cerebotani, Roma 1928.
Bibl.: G. De Botazzi, Italiani in Germania, Torino 1895, pp. 138-141; G. Garollo, Dizionario biografico universale, I,Milano 1907, p. 505; R. Ferrini, Le invenzioni di monsignor C., Pavia 1907.