CHITTI, Luigi
Nacque a Casalnuovo di Calabria (l'odierna Cittanova in provincia, di Reggio Calabria) il 17 aprile del 1784 da Giuseppe, il quale era avvocato e giudice alla Gran Corte criminale di Reggio, e da Saveria Barbaro, napoletana. Nel 1799 la sua famiglia risulta a Napoli. Non sappiamo della parte avuta nella Repubblica partenopea dal padre, né se questi e (più difficilmente) il C. e i suoi fratelli Ferdinando e Giovanni avessero militato, ad esempio, nella legione Calabria. Rifugiati comunque nel Castel Nuovo, dopo la resa dovettero essere tra coloro che scelsero, secondo le condizioni di pace, "d'imbarcarsi sopra navi parlamentarie per essere portati a Tolone" e, "non eccitando per la oscurità dei nomi e de' fatti, la vendetta ... o bastando a vendetta l'esilio, andarono.sulle navi medesime a Marsiglia" (P. Colletta, Storia del Reame di Napoli, Milano 1848, pp. 268 s.). A Parigi il C. compì gli studi giuridici. Tornato a Napoli, dopo la conquista francese. vi esercitò l'avvocatura, patrocinando tra l'altro nel 1808, di fronte alla commissione feudale, gli interessi di Casalnuovo contro la feudataria Maria Grimaldi Serra principessa di Gerace. A Napoli si sposò (cfr. De Cristo) con la francese Amelie Ippeman, da cui ebbe due figli, morti in giovane età.
Uffiziale di carico presso il dipartimento degli affari criminali del ministero di Grazia e Giustizia, il C. pubblicò nel 1817 la versione italiana della terza edizione del già celebre trattato di Jean-Baptiste Say (Trattato di economia politica o semplice esposizione del modo col quale si formano, si distribuiscono e si consumano le ricchezze; seguito da un'epitome de' principi fond. dell'Economia politica di Giovanni-Battista Say ... tradotto dal francese, I-III, Napoli 1817) con alcune note, anonime come la stessa traduzione che comunque spetta a lui (cfr. C. Cointe, Notice historique sur la vie et les ouvrages de J.-B. Say, in J.B. Say, Cours complet d'économie politique pratique ..., 3 ed., Bruxelles 1837, p. X n. 1). Uanno successivo, in collaborazione con C. V. Englen e G. Pasqualoni, curò la pubblicazione d'un chiaro Commentario sulla Legge organica giudiziaria de' 29Maggio 1817, Corredato delle leggi, decreti, rescritti, regolamenti, ministeriali, e massime di giurisprudenza che dilucidano o modificano i vari articoli della stessa legge, I-IV, Napoli 1818.
Si trattava di un'importante legge sul riordinamento dell'amministrazione giudiziaria, volta a garantire che tutti "senza distinzione o privilegio di persona saranno sottoposti alle medesime giurisdizioni, ed alle stesse forme di giudizio" e ispirata ai seguenti principi: "Fare che il cittadino conosca con facilità di qual giudice debba invocare il potere; Fare che il giudice sia prossimo al cittadino che ne'ha bisogno; Comporre i diversi poteri de' giudici in modo che il risultato dei giudizi sia sempre la volontà della legge, non mai quella dell'uomo" (Discorso preliminare, I, p. 12).
Gli avvenimenti del '20-'21 ebbero conseguenze anche per il C.:, il cui fratello militava nel reggimento di Morelli e Silvati. Sottoposto, come tutti gli altri impiegati e funzionari, alla severa valutazione d'una giunta di scrutinio, dovette emigrare. Si hanno notizie d'un soggiorno a Londra, di passaggi a Bruxelles nel dicembre del '25 e nel marzo del '26. Diffidato ufficialmente dal ritornare a Napoli, si recò dapprima a Firenze, poi a Parigi, sino a che si stabilì a Bruxelles dal novembre del '29, Non tornerà più in patria, nonostante. la revoca della interdizione, ottenuta in seguito per le istanze della moglie.
In una lettera da Parigi del 27 dic. '29 a G. Arrivabene, Costanza Arconati Visconti scriveva: "Peppino [Giuseppe Arconati Visconti] fu stamane da C. U. [Camillo Ugoni] per le informazi ni del Chiti [sic] e ciò che ho potuto capire è che il Chiti è galantuomo, ma povero, cercator di denari e di opinioni esaltate in politica". Il C. era quindi in contatto con l'ambiente dei rifugiati politici. Ma egli, specie per l'ampia collaborazione data a giornali e periodici, acquistò un ruolo di gran spicco anche nel mondo economico e finanziario del nuovo regno costituitosi dopo la rivoluzione del '30. Anzi prese subito posizione sui problemi più acuti del paese ospite, esponendo una serie di considerazioni, ispirate dalla sua condizione di esule per la santa causa della libertà e dal debito di riconoscenza per l'eroico popolo belga, "qui a donné à mes concitoyens un grand et noble exemple de courage et de patriotisme".
Nei Quelques mots sur l'avenir de la Belgique (Bruxelles 1830) il C. traccia anzitutto una sorta di sociologia della rivoluzione, che è desiderata, preparata e anche tentata per vie legali dalle classi più elevate, ma in effetti è l'opera più immediata della classe operaia, introducendo interessanti riferimenti alle proprie personali esperienze, alle "semi-rivoluzioni" di Spagna e di Napoli, ecc. Analizzando poi vantaggi e svantaggi delle varie possibilità che si offrivano al Belgio (dominazione di un principe della casa di Nassau; indipendenza sotto una nuova dinastia o sotto un regime repubblicano; riunione alla Francia), il C. critica, per il Belgio ma anche per l'Italia, una soluzione federalista e afferma con rigore che la prosperità d'un popolo è legata alla libertà e dunque alla indipendenza, e che questa non può esservi senza ricchezza e forza: poiché la libertà moderna è completamente diversa da quella antica (e qui non è difficile riconoscere l'insegnamento di B. Constant, non però citato) e ha bisogno dell'industria, cioè dell'azione produttiva di intelligenza, capitali, terra e lavoro.
Tali prese 1 posizione non restano senza eco, anche nei fogli del tempo; del resto il C. collaborò appunto a non pochi tra essi, e per esempio potrebbe forse essergli attribuita la presentazione (Courrier belge, 8luglio '33) del giornale bilingue L'Esule, pubblicato a Parigi da F. Pescantini, G. Cannonieri e A. Frignani, che si proponeva "di fare la storia della letteratura italiana antica e moderna, spiegando la letteratura con la storia e illuminando questa con l'influenza delle arti, delle scienze e delle lettere", e comunque la redazione, sempre nel Courrier belge, di articoli che non riguardavano la politica interna belga. Egli s'impegnò molto attivamente anche sul piano della divulgazione scientifica, ottenendo in particolare l'autorizzazione a svolgere un corso di economia politica, pubblico e gratuito, presso il Musée des arts et de l'industrie, un istituto superiore creato nel '26 e icui docenti. date le difficoltà finanziarie in cui si dibatteva il nuovo governo, avevano accettato di dare lezione gratuitamente durante il '32e il '33.
Il corso si svolse regolarmente, a partire dal dicembre 1831, con il patrocinio delle autorità e di molti esponenti della società di Bruxelles, ampia partecipazione di pubblico, e favorevoli apprezzamenti della stampa. Il C. vi sviluppa una sua idea di econornia sociale come scienza del benessere sociale, sottolineando tra l'altro l'esigenza di proteggere i lavoratori e assicurare loro il godimento dei prodotti delIoro lavoro. là di grande interesse, a tale proposito, il riferimento (in una lezione del febbraio '34 sul valore) ai Documents relatifs à l'état des paysans de la commune de Gaesbeek, una inchiesta dell'Arrivabene occasionata dai rapporti che questi aveva con W. N. Senior, membro della commissione sul pauperismo in Inghilterra, pubblicata negli atti del Parlamento britannico del 1834. A conferma dell'importanza dell'iniziativa del C. varrà comunque anche il fatto che l'eminente scienziato e politico A. Quételet dovette probabilmente al C. stesso, che pure nel suo corso critica alcune emmciazioni del suo amico ed estimatore, l'idea poi realizzata di fondare una società di statistica.
Nello stesso anno prese spunto da alcuni provvedimenti repressivi, conseguenti, ai disordini avutisi a Bruxelles nell'aprile, per indirizzare attraverso la stampa periodica una Lettre au roi (in Courrier belge, 23 apr. 1834;essa apparve anche in altri giornali). In essa, qualificandosi come rifugiato politico, illustrava con grande lucidità gli aspetti positivi e liberali del regime belga, l'errore d'una espulsione degli immigrati per ragioni politiche e, dichiarandosi repubblicano, mostrava come in Belgio si avesse la migliore delle repubbliche, e cioè una "monarchia con garanzie repubblicane". Di ancor maggior rilievo è il sostegno dato dal C. al progresso della cultura. Egli, infatti, che nel frattempo era divenuto membro della Società per Nstruzione elementare e popolare, socio e redattore della Société encyclopédique e del Recueil encyclopédique belge, fuuno dei fondatori della Université libre de Belgique (l'attuale Université libre de Bruxelles), destinata a sostituire il Musée e sostanzialmente a contrapporsi come università laica e massonica all'università cattolica di Malines (poi di Louvain). Inaugurata il 20 nov. 1834, già dal 6 ottobre il C. era stato nominato, tra i primissimi, professore ordinario Per l'economia sociale. Non risulta tuttavia che egli professasse mai il corso.
Probabile ragione di ciò è l'attività piatica che egli svolse in ambienti politici e finanziari, in un momento in cui il fiorire di iniziative bancarie e commerciali mobilitava tutte le competenze. Nel 1835 vengono ad esempio create tre banche di credito fondiario, e d'una di esse, la Banque foncière, il C. fu segretario fino al '40 e (come risulta all'atto della liquidazione, nel '43), cospicuo azionista. Ancor più notevole è la sua nomina, con decreto del 21 apr. '41, a commissario governativo presso la Banque de Flandre (o Gantoise), creazione d'un gruppo anglo-belga, le cui vicende e i cui rapporti con la potente Société générale e con il governo sono ben documentati dal carteggio del C. con il ministro J. B. Nothomb (negli Archives générales du Royaume, Sociétés gén., n. 175). Che egli, sprovvisto della cittadinanza belga, ne fosse divenuto commissario è abbastanza significativo: secondo gli statuti, infatti, da lui stesso fatti stampare, il segretario della banca doveva essere belga e la maggioranza dei consiglieri d'amministrazione e del collegio dei commissari dovevano esser nati nelle Fiandre e godervi dei diritti politici e civili. Ma certamente il C. aveva dato ampie prove di capacità, specie con la pubblicazione nel '39 di un'opera, completata prima del dicembre '38 (quando la Banque de Belgique sospese i pagamenti), nel pieno cioè del marasma economico-finanziario di quegli anni, collegato ai difficili rapporti tra Olanda, e Belgio, ma influenzato altresì dalle crisi dei mercati di Londra e di Parigi del '36. Si tratta del Des crises financières et de la Réforme du système monétaire (Bruxelles 1830, uno scritto di grande interesse, per l'idea che una crisi dipenderebbe da eccesso di spirito d'iniziativa, causato dal troppo credito accordato dalle banche tramite l'emissione di cartamoneta, e per la tesi che tale funzione dovrebbe essere riservata esclusivamente allo Stato, il cui controllo sull'emissione e sul credito andrebbe appoggiato a possibilità di interventi volti a eliminare le cause perturbatrici del mercato produttivo. Uno scritto successivo (una lettera polemica pubblicata ne L'Indépendant del 24 giugno '41) sulla cosiddetta "mutualité industrielle" testimonia anzitutto un precedente almeno parziale degli "Investment trusts" scozzesi e inglesi, e in ogni caso una notevole lucidità di pensiero. L'iniziativa, infatti, teorizzata dalla dottrina del garantismo, tende (scrive il C.) a porre in accordo gli interessi dei lavoratori e quelli dei capitalisti, "intérêts qui, par leur nature, sont en état d'hostilité permanente, et qui devront nécessairement se heurter un jour par leur choc terrible, et faire sauter en éclats l'ordre social'actuel, si l'on ne se presse pas de les mettre en accord".
Coglie dunque nel segno un giudizio che il Gioberti, nella prima edizione del Primato, dava del C., che "fervore di gioventù in età matura, temperato da canuto senno, e un ingegno finissimo, fanno ... uno di quegli uomini, che sono atti egualmente al pensiero e all'azione: niuno sa comprendere meglio di lui le ragioni universali di una disciplina, o cogliere più sagacemente le rimote attinenze di un fatto, che sembra di poco o nessun rilievo, onde renderlo fruttuoso, e trame corollari utili alla scienza. Chi crederebbe per cagion di, esempio che quei subiti rivolgimenti di fortuna, i quali turbano di tempo in tempo le ragioni del traffico, nascano in gran parte dall'uso soverchio della carta monetata? E pure egli è difficile il dubitarne, quando si legge ciò che ne ha scritto il valente economico".
Una lettera al Nothomb, così come la corrispondenza tra il Gioberti e G. Massari mostrano che il C. era in Belgio ancora nel maggio del '45. Già nel '44, secondo una testimonianza americana rac-colta dal De Cristo, il C. aveva deciso di partire per gli Stati Uniti, dove contava su concessioni forestali e agricole per avviare, tra l'altro, una grossa impresa agricola in Virginia. Nel '45 era a Cincinnati, dove si incontrò con Maroncelli. L'insuccesso economico lo fece tornare a New York nel '47, Qui e altrove il C., che era noto come amico, tra gli altri, di R. Cobden e di sir Robert Peel, godette di molta stima da pane della collettività italiana e di personalità americane come J.C. Calhoun, D. Webster, H. Clay, Ch. Sumner.
Morì, con ogni probabilità a New York, nell'estate del 1853, e fu sepolto nel New York Bay Cemeteryi nel settore appartenente alla Società di unione e benevolenza italiana. L'elogio funebre fu tenuto da Felice Foresti, professore alla Columbia University e guida riconosciuta della comunità italiana.
Altri scritti: Coursd'économie sociale. Discours d'ouverture..., Bruxelles 1834 (ripubbl. in Recueil encycl. belge, III, pp. 80-105; Courrier belge, n. 354); Cours..., II, III-IV, ibid. 1834; Neuvième et dixième lepons du Cours..., in Recueil encycl. belge, IV, 1834, pp. 5-31; Des crises..., a cura di F. Dello Joio, in Rassegna monetaria, XXXIX (1942), e in estratto, Roma 1942 (con un saggio).
Fonti e Bibl.: Bruxelles, Arch. générales du Royaume, Soc. gén., n. 175; Arch. du Ministère des Affaires étrangères, Soc. anonymes, n. 3872; Arch. de la Ville de Bruxelles, Instr. Publ., n. 97; Arch. di Stato di Napoli, Ministero di Polizia, fasc. 343, 365; L'esilio di G. Arrivabene e il carteggio di C. Arconati, 1829-36, a cura di R. Van Nuffel, Mantova 1966, nn. 6, 72; Gioberti Massari. Carteggio (1832-1852), a cura di G. Balsamo Crivelli, Torino 1920, ad Ind.;V. Gioberti, Il Primato morale e civile degli Italiani, ed. naz., II, p. 391 n. 1; New York Evening Post, 2 sett. 1853; L. Vanderkindere, 1884-1884. L'Université de Bruxelles. Notice histor., Bruxelles 1884, pp. VIII, 152; V. De Cristo, Prime notizie sulla vita e sulle opere di L. C. economista, Firenze 1902 (con ritratto); L. Aliquò Lenzi, Gli scritt. calabresi, Messina 1913, pp. 74 s.; B. S. Chlepner, La banque en Belgique. Etude hist. et écon., I, Bruxelles 1926, pp. 192 n. 4, 417 n. 2; H. Marraro, Italians in New York during the first Half of the 19th Cent., in New York History, luglio 1945, p. 15; J. Laureyssens, Het ontstaan van de Banque des Fiandres: onverwacht eindresultaat van het projekt Banque Anglo-Belge, in Handelingen der Maatschappij v. Gesch. on Oudheidk. te Gent, n. s., XXI (1967), p. 17, nn. 88, 92; M. Battistini, Esuli italiani in Belgio (1815-1861), Firenze 1961, pp. 265 ss. e passim.