COLETTI, Luigi
Nacque il 10 febbr. 1886 a Treviso da Isidoro Alberto, di antica e facoltosa famiglia cadorina, e da Anita Gobbato. Frequentò il ginnasio-liceo, e fin da questi anni venne a contatto con i più illustri eruditi locali: egli stesso riconobbe esplicitamente suoi maestri L. Bailo ed il montebellunese A. Serena; ebbe anche contatti con Siena, dove pubblicò in più occasioni, tenne conferenze, conobbe C. Ricci. Frequentava, intanto, a Padova la facoltà di legge; ma, conseguita la laurea, continuò nella sua inclinazione di studioso, di critico d'arte, di promotore e presidente degli "Amici dei monumenti" a difesa e illustrazione del patrimonio artistico trevigiano. Un convinto ideale "popolare" (in senso romantico-risorgimentale) e patriottico lo portò, da una parte, ad impegnarsi nell'amministrazione di istituzioni filantropiche, dall'altra, a partecipare volontario alla prima guerra mondiale (nel 1917 fu fatto prigioniero, ebbe la medaglia d'argento al valor militare) e più tardi ad aderire al fascismo (ma ritraendosi, lui cattolico convinto, dalla partecipazione attiva all'evolversi del movimento in forme autoritarie e reazionarie). Ancora nel 1918, strinse fraterna amicizia con G. Fiocco, e poi con C. Gamba Ghiselli, che molto dovevano significare per la sua attività di studioso; nel 1919 sposò la marchesa Eugenia Campanari.
Nel 1932 successe a Bailo quale conservatore del Museo e della Pinacoteca civica. Notevole la sua opera verso il patrimonio storico e artistico della città: la conservazione delle mura di fra' Giocondo, della loggia dei Cavalieri, il restauro e la rinascita della chiesa di S. Francesco, l'acquisto per la Biblioteca comunale del prezioso manoscritto del Bampo sull'arte locale, il progetto e la direzione del riordinamento, con chiaro e razionale metodo storico, della Pinacoteca civica nella sede di pal. Zuccareda; la costituzione del Museo della casa trevigiana a Ca' de Noal. Una serie di importanti pubblicazioni gli aprì la carriera accademica: nel 1937 e 138, su proposta del Longhi, lo sostituì perincarico all'università di Bologna; nel 1939 vinse la cattedra, già di M. Marangoni, in quella di Pisa. Nel 1946 accettò di trasferirsi a Trieste, intendendo così concorrere a ribadire l'italianità della città in quei drammatici momenti; quando venne eletto preside di facoltà, esercitò tale carica con scrupolo, equilibrio, coscienza della necessità d'un pluralismo ideologico negli insegnamenti universitari. Col 1957 cessò la docenza attiva per limiti di età.
Molti gli impegni onorari: membro del comitato direttivo della rivista Arte veneta, membro del consiglio dell'Istituto di storia dell'arte della Fondazione Cini, presidente del curatorio del Museo triestino. Non dimenticò però Treviso, dove mantenne la carica di conservatore dei Musei civici, oltre al recupero di molte opere di arte, dopo le gravissime distruzioni provocate dall'ultima guerra, attuò nel 1953 un primo riordinamento delle raccolte, e successivamente quello definitivo nella presente sede dell'ex convento degli scalzi, che dopo restauri e ampliamenti riunisce Museo e Biblioteca. Nonostante il peggiorarsi delle condizioni di salute, riuscì fino all'ultimo a condurre attività scientifica.
Il C. morì a Treviso il 10 sett. 1961.
Gli scritti degli anni 1904-12 son rivolti da una parte alla natura e finalità dell'arte figurativa (estesa a comprendere pure l'artigianato artistico) che egli intende come fondamentale mezzo di educazione popolare, dall'altra a verificare e diffondere le sue convinzioni mediante l'indagine sia dell'arte locale, sia di quella più tradizionalmente nazionale sia infine della produzione italiana contemporanea.
Dopo la parentesi della guerra, su riviste provinciali e regionali esaminò ogni aspetto dell'arte trevigiana, con articoli brevi e agili ma non generici, con qualità d'analisi stilistica, storica ed estetica, sempre ponendo la situazione locale in relazione a quella regionale e nazionale; tale metodo trova maggior articolazione ed evidenza in pochi impegnati saggi su Lotto, Tommaso da Modena, Veronese, Canova, usciti su riviste scientifiche nazionali.
Negli anni '30 le indagini locali culminano nella monumentale monografia su Treviso, ma ormai i temi e il tono della maggior parte della sua attività sono rappresentati da importanti e ponderosi saggi accademici, in rapporto con la docenza e carriera universitaria, su argomenti padani e veneti. Son condotti con insistita e duttile analisi linguistica, filologica e attribuzionistica, estetica, mirando ad individuare e storicizzare una "personalità" artistica, anche se anonima. Costituiscono inoltre i presupposti delle monografie, a partire da quella su Tommaso da Modena, caratterizzate da una trattazione più sintetica che integra, i già definiti valori stilistici ed estetici con l'indagine sulla psicologia e sugli aspetti umani e culturali dell'artista. Successivamente, piccoli saggi aggiuntivi precisano ed integrano questioni di cronologia, attribuzione, stile.
Negli anni '40 e '50, oltre che in ricerche su temi puntuali, si impegnò pure in sintesi d'ampio respiro, a partire dai Primitivi; saltuariamente, scrisse di storia della critica d'arte e di teoria e metodologia della critica, anche se considerava questi saggi in funzione prevalentemente didattica (le formulazioni più ampie e complesse compaiono infatti in alcune dispense universitarie). Però essi testimoniano la continua vigilanza e riproblematizzazione del metodo critico che lo portarono a superare da una parte un filologismo eccessivamente sottilizzante, dall'altra un crocianesimo estetico come "poesia-non poesia", recuperando all'artisticità l'"invenzione", cioè la struttura, e fornendo negli ultimi anni i migliori esempi d'introspezione psicologica (le monografie su Lotto, Giorgione, Cima) e di analisi del rapporto arte-cultura (la monografia sulla "Camera degli sposi" del Mantegna).
Opere: L'elenco completo fino al 1961 (149 titoli) è fornito da Menegazzi (pp. 8-10), ma con indicazioni solo di anno e di sede. Ad esso peraltro vanno aggiunti: La critica d'arte, in Barocco europeo e barocco veneziano, Firenze 1963, pp. 159-75; Paolo Veronese e la pittura a Verona del suo tempo, Pisa 1941. Indichiamo ora quegli scritti che ci sono sembrati più significativi per la personalità e gli apporti del C.: Per la rinascita, Treviso 1907; Problemi artistici trevigiani, ibid. 1907; Nozioni d'arte per il popolo, ibid. 1907; Divagazioni critiche, in La Novella, I (1910), 6, pp. V-VII; Intorno ad un nuovo ritratto del vescovo Bernardo de Rossi, in Rassegna di arte antica e moderna, VIII (1921), pp. 407-420; Tommaso da Modena nello svolgimento della pittura veneta, in Boll. d'arte, s. 2, IV (1925) 7, pp. 291-318; Paesi di Paolo Veronese, in Dedalo, VI (1925), pp. 377-410; La fortuna del Canova, in Bollettino del R. Istituto di arch. e storia dell'arte, I (1927), 4-6, pp. 21-96; La villa Giacomelli a Maser…, in L'Arte, XXXI (1928), pp. 42-46; Studi sulla pitt. del Trecento a Padova, I, Guariento e Semitecolo, in Riv. d'arte, XII (1930), 3, pp. 323-380; Sull'origine e sulla diffusione della scuola pittorica romagnola nel Trecento, I, in Dedalo, XI (1930), pp. 197-217; II, pp. 291-312; Studi sulla pittura del Trecento a Padova, II, Altichiero e Avanzo, in Riv. d'arte, XIII (1930), 3, pp. 303-363; Tommaso da Modena e le origini del naturalismo nella pittura, in Riv. del R. Istituto di arch. e storia dell'arte, III (1931), 1-2, pp. 95-159); Il maestro dei padiglioni, in Misc. di st. dell'arte in onore di I. B. Supino, Firenze 1933, pp. 211-228; L'arte di Tommaso da Modena, Bologna 1933; Un affresco,due miniature e tre problemi, in L'Arte, XXXVII (1934), 2, pp. 101-122; Treviso, Roma 1935; Inediti canoviani, in Treviso, XV (1937), pp. 39-48; Nota sugli esordi di Giotto, in La Critica d'arte, IX (1937), 3, pp. 124-130; Note giottesche. Il Crocefisso di Rimini, in Boll. d'arte, s. 3, XXX (1937), pp. 350-362; Lotto e Melozzo, in Le Arti, I (1938-39), 4, pp. 348-357; Tintoretto, Bergamo 1940; I Primitivi, I, Dall'arte benedettina a Giotto, Novara 1941; La crisi manieristica nella pittura veneziana, in Convivium, XIII (1941), 2, pp. 109-125; Contributo al problema Maso-Giottino, in Emporium, XLVIII (1942), III, pp. 461-478; Arte classica e gusto moderno, in Primato, IV (1943) 14, pp. 263-265; I primitivi, II, I Senesi e i Giotteschi, Novara 1946; I primitivi, III, I Padani, Novara 1947; La crisi giorgionesca, in Le Tre Venezie, XXI (1947), 7-9, pp. 255-267; Intorno alla storia del concetto di manierismo, in Convivium, XVII (1948), 6, pp. 801-811; Gli affreschi della basilica di Assisi, Bergamo 1949; "Invenzione" e "interpretazione" nelle arti figurative, in Humanitas, V (1950), pp. 626-639; Sulla mostra della pittura bolognese del Trecento; con una coda polemica, in Emporium, VI (1950), 12, pp. 243-260; Il Maestro colorista di Assisi, in La Critica d'arte, s. 3, VIII (1950), 32, pp. 443-454; Lotto, Bergamo 1953; Pisanello, Milano 1953; Pittura veneta del Quattrocento, Novara 1953; Tutta la pittura di Giorgione, Milano 1955; Mostra canoviana (catal.), Treviso 1957; La mostra Da Altichiero a Pisanello, in Arte veneta, XII (1958), pp. 239-250; Cima da Conegliano, Venezia 1959; La "Camera degli Sposi" del Mantegna a Mantova, Milano 1959; Giunte a G. Girolamo Savoldo, in Acropoli, I (1960-61), 1, pp. 39-53.
Bibl.: G. Mazzotti, L. C., Treviso 1961; G. Fiocco, In memoria di L. C., in Arte venera, XV (1961), pp. 7-8; R. Salvini, L. C. In Memoriam, Trieste 1963; G. Fiocco, Commemorazione del membro effettivo professor L. C., in Atti dell'Istituto veneto di scienze,lettere e arti, CXXI (1963), parte generale e atti ufficiali, pp. 25-31; Id., L. C., in Archivio veneto, s. 5, LXIX (1961), pp. 156-58; Elenco delle pubblicazioni di L. C., a cura di L. Menegazzi, in Arte venera, XV (1961), pp. 8-10.