Comencini, Luigi
Regista e sceneggiatore cinematografico, nato a Salò (Brescia) l'8 giugno 1916. Autore di non facile catalogazione, come dimostrano le diverse etichette ('regista dell'infanzia', padre del 'neorealismo rosa' o della 'commedia italiana') attribuitegli dalla critica, C. ha saputo cogliere i mutamenti dell'Italia del secondo dopoguerra, nella loro dimensione sociale così come in quella soggettiva, attraverso una filmografia assai varia per scelte tematiche e registri narrativi. Premiato con l'Orso d'argento a Berlino nel 1954 per Pane, amore e fantasia (1953), nel 1967 ha ottenuto con Incompreso (1966) il David di Donatello per la migliore regia e nel 1987 il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia. Dopo aver trascorso l'adolescenza nella provincia francese, si laureò in architettura al Politecnico di Milano, dove fece parte del gruppo della rivista artistico-letteraria "Corrente". Alla metà degli anni Trenta, insieme ad Alberto Lattuada e Mario Ferrari, si dedicò al reperimento e alla conservazione di vecchie pellicole, gettando le basi della fondazione, a Milano, della Cineteca italiana. Negli anni Quaranta collaborò come critico cinematografico prima con l'"Avanti!", poi con il settimanale "Tempo". Il debutto cinematografico avvenne nel 1937: il cortometraggio La novelletta richiama quella tradizione documentaristica che costituisce uno dei leitmotiv della sua intera attività e che sarà subito sviluppata nel dopoguerra con la prima opera di rilievo, il breve documentario Bambini in città (1946), sulla condizione dell'infanzia nelle periferie urbane. Il lavoro suscitò l'interesse della Lux Film, che gli affidò la realizzazione di una pellicola sull'onda del successo ottenuto in quegli anni da Boys town (1938; La città dei ragazzi) di Norman Taurog. C. girò così il suo primo lungometraggio, Proibito rubare (1948), ambientato fra gli scugnizzi napoletani, di cui fu anche sceneggiatore con Suso Cecchi d'Amico e Armando Curcio; il film non realizzò tuttavia gli incassi sperati. Dopo un film con Totò (L'imperatore di Capri, 1949), affrontò con Persiane chiuse (1951) e La tratta delle bianche (1952) il tema della prostituzione. Il grande successo di pubblico arrivò con Pane, amore e fantasia e con il seguito, Pane, amore e gelosia (1954), trascinato dalla piena affermazione del primo; sceneggiatore di entrambi insieme con Ettore M. Margadonna (e per il secondo con Eduardo De Filippo e Vincenzo Talarico), C. fuse in essi commedia dell'arte e gusto strapaesano, le scaltre macchiette (il 'maresciallo', carattere disegnato da Vittorio De Sica, la 'Bersagliera', interpretata dalla giovane e prorompente Gina Lollobrigida) e una leggera, autoironica commedia sociale. Dopo La bella di Roma (1955), girò negli anni successivi film di generi diversi (La finestra sul luna park, 1957, e i minori quasi di evasione Mariti in città, 1957, e Mogli pericolose, 1958), per realizzare poi una delle sue opere più significative, quel Tutti a casa (1960, con la grande interpretazione di Alberto Sordi) in cui riuscì a intrecciare drammatico, comico e grottesco in un quadro a sfondo morale sul disorientamento degli italiani dopo l'8 settembre 1943. A cavallo della tigre (1961), che segnò l'esordio drammatico di Nino Manfredi, approfondisce le contraddizioni del miracolo economico italiano, sebbene un risultato migliore sia raggiunto da Il commissario (1962), ancora con Sordi, e soprattutto da La ragazza di Bube (1963), dal romanzo di C. Cassola, che permise al regista di ritornare ai temi drammatici di Tutti a casa e di mostrare la sua ribadita autonomia rispetto al testo letterario. La produzione degli anni Sessanta e Settanta si svolge lungo diverse linee tematiche e creative: dalle commedie parodistiche Il compagno Don Camillo (1965) e Italian secret service (1968) al drammatico Senza sapere niente di lei (1969), dall'amara ironia di Lo scopone scientifico (1972) e Delitto d'amore (1974) al giallo La donna della domenica (1975), all'apocalittico moraleggiante L'ingorgo, una storia impossibile (1979). L'eterogeneità di questa produzione giustifica l'opinione di quanti considerano C. autore di un 'cinema medio', trionfo di generi e di caratteri, attento alla descrizione di ambienti e di profili psicologici e spesso discontinuo negli esiti espressivi. Negli anni successivi l'interesse per l'infanzia torna al centro della filmografia comenciniana, caratterizzata ulteriormente da lunghe produzioni televisive di derivazione letteraria: Cuore (1985) da E. De Amicis e La Storia (1987) da E. Morante. Del 1992 è il rifacimento di Marcellino pane e vino. La definizione che meglio si presta a riassumere in una prospettiva unitaria l'opera di C. è forse quella di 'regista dell'infanzia': lo schema del romanzo di formazione, della crescita come confronto e disincanto rispetto al mondo degli adulti, dell'opposizione tra innocenza ed esperienza, si annuncia e ricorre dai primi documentari sino ai film più recenti, secondo contesti e codici espressivi disparati. Dai bambini ladri redenti attraverso il gioco e l'ironia di Proibito rubare al legame che unisce l'adolescente Mario al padre provvisorio in La finestra sul luna park, ambientati entrambi nella di-sgregazione sociale e umana delle borgate; al sacrificio di Andrea compiuto nel tempo immobile della villa fiesolana in Incompreso (tratto dal romanzo di F. Montgomery); a Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova veneziano (1969), sceneggiato da C. con S. Cecchi d'Amico sulla base dei primi capitoli delle memorie di Casanova, in cui i rapporti sociali di una Venezia settecentesca filologicamente ricostruita sono osservati e smascherati da uno sguardo infantile; alla dolorosa scoperta del mondo degli adulti nei film per la televisione Le avventure di Pinocchio (1972) e Cuore, sino all'irrecuperabile solitudine di un ragazzo estraneo a rapporti familiari lacerati e misteriosi (Voltati Eugenio, 1980).Appare significativo dunque che il primo film della figlia di C., Cristina (Roma 1958), regista come la sorella Francesca (Roma 1961), narri l'amicizia tra un'adolescente e un piccolo zingaro (Zoo, 1988). Tra le opere successive di Cristina, I divertimenti della vita privata (1990) e Va' dove ti porta il cuore (1996) affrontano rispettivamente un'accurata descrizione d'ambiente settecentesco e la rilettura di un testo letterario di grande successo, mentre i film di Francesca da Pianoforte (1984) a Le parole di mio padre (2001) sono ritratti sensibili delle giovani generazioni e della loro fragilità disorientata.
J. Gili, Luigi Comencini, Paris 1981; C. Trionfera, Luigi Comencini, Roma 1982; G. Gosetti, Luigi Comencini, Firenze 1989.