CONCETTI, Luigi
Nacque a Viterbo il 6 marzo del 1854da Raffaele e da Teresa Castori in una famiglia di modesta posizione. Studiò lettere nel seminario della sua città, iscrivendosi poi alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Roma. Allievo interno degli istituti di clinica chimica, di istologia e fisiologia generale, di anatomia e istologia del sistema nervoso e di materia medica e farmacologia sperimentale, si dedicò dapprima agli studi di farmacia, tanto che dal 1874 al 1877 fu aggiunto di farmacia nell'ospedale S. Giovanni di Roma. Contemporaneamente coltivò anche le discipline cliniche e frequentò come allievo interno gli istituti di clinica dermosifilopatica, di igiene e infine di clinica medica di cui era direttore G. Baccelli, che in seguito, ministro della Pubblica Istruzione, gli darà il suo valido appoggio.
Laureatosi nel 1879, continuò a frequentare gli istituti clinici interessandosi in modo particolare alla pediatria: divenne assistente, poi aiuto e, nel 1881, proprimario della sala alessandrina dell'ospedale S. Spirito di Roma, cui era annesso un piccolo repartoinfantile. Nel 1883 venne nominato assistente e nel 1890primario dell'ospedale infantile Bambino Gesù di Roma, di cui sarà in seguito direttore.
L'ospedale, l'unico del genere esistente nella capitale, era stato fondato nel 1869:solo da pochi anni, quindi, Roma poteva disporre di un centro specializzato per la cura delle malattie infantili, in quanto precedentemente operavano alcuni istituti cui era affidata l'assistenza genetica dei fanciulli.
Nel 1894 il C. conseguì la libera docenza in patologia e clinica pediatrica e, nell'anno accademico 1894-95, tenne presso l'università di Roma un corso pareggiato di clinica pediatrica, inaugurato il 2 dic. 1994con la prolusione Lo stato attuale della pediatria (Roma 1895).Nel 1896 in questa università venne istituita la cattedra di clinica pediatrica e il C. ne fu il primo titolare (incaricato nel 1896, straordinario nel 1899 e ordinario, in seguito a concorso, dal 1900 fino alla morte).
In quel periodo l'insegnamento della pediatria era agli albori: solo dal 1882 e dal 1892 esistevano le cattedre di Padova e di Napoli affidate rispettivamente a D. Cervesato (Diz. biogr. d. Ital., XXIV, Roma 1980, ad vocem) e a F. Fede; pochi erano anche gli ospedali infantili, sorti per iniziativa di privati. La clinica romana ebbe sede nel 1897 in un sotterraneo della clinica chirurgica in via Garibaldi, in Trastevere, e solo dall'anno successivo poté disporre, nell'ospedale di S. Spirito, di due sale e inoltre di un ambulatorio e di un laboratorio: il C., che fin dall'inizio della sua attività aveva sostenuta la necessità degli esami di laboratorio e di anatomia patologica a conferma delle indagini cliniche, poteva infatti disporre di mezzi per l'attività di laboratorio messigli a disposizione da A. Celli, professore di igiene a Roma (cfr. Diz. biogr. degli Italiani, XXIII, Roma 1979, ad vocem), convinto assertore di uno stretto legame fra pediatria e igiene.
L'attività scientifica del C. ebbe inizio fin dal 1883 allorché, proprimario al S. Spirito, pubblicò il primo dei suoi Resoconti statistico-clinici su cinquecentosessantadue casi, seguito da altri otto fra il, 1894-95 e il 1911-12. Le sue pubblicazioni (oltre centoventi) abbracciano l'intero campo della patologia infantile.
Uno degli argomenti cui più si dedicò il C. è quello della neuropatologia infantile: tra i primi a introdurre la puntura lombare a scopo diagnostico, ne propugnò l'uso nella pratica abituale; studiò il liquido cefalo-rachidiano e il suo comportamento durante le varie forme di meningite purulenta (meningococcica e non), descrivendone i caratteri differenziali clinici e liquorali; con G. Mya studiò la meningite sierosa, che distinse in forme infettive e intossicazioni acute, specie dei lattanti; propose anche una nuova classificazione delle meningiti non tubercolari.
Nel campo delle distrofie muscolari isolò la forma da lui chiamata amiotrofia idiopatica diffusa; studiò la eziologia della sindrome di Little; attribuì la causa del morbo di Oppenheim a un arresto di sviluppo delle cellule delle corna anteriori del midollo spinale, del cervelletto e della corteccia cerebrale, avendo riscontrato all'autopsia un'atrofia con rarefazione delle stesse cellule.
Tra le malattie infettive, oltre alle meningiti si interessò alla malaria conducendo i primi studi clinici in campo pediatrico; era vivo in quel periodo l'interesse suscitato nell'ambiente scientifico romano dalle ricerche condotte a partire dal 1881 da A. Celli ed E. Marchiafava. La sua principale opera - pur non esente da errori, specchio dell'incertezza tuttora dominante - è il capitolo sulla malaria che scrisse per il Traité des maladies de l'enfance diretto da J. Grancher, J. Comby e A.B. Marfan (I, Paris 1904, pp. 392-412). Di particolare interesse furono le sue ricerche sulla difterite, della quale descrisse la forma cronica e quella latente del naso, e studiò la patogenesi delle sequele neurologiche (paralisi postdifteriche). Nella monografia La difterite (in Trattato italiano di patologia e terapia medica, diretto da A. Cantani - E. Maragliano, I, 5, Milano 1892-99, pp. 1-129) espose i risultati ottenuti con la sieroterapia, che era stato fra i primi a impiegare in chimica dopo la scoperta di E. von Behring (1890), e di cui contribuì alla diffusione descrivendone le modalità, gli effetti, le complicazioni e le eventuali controindicazioni, richiamando l'attenzione sulla possibilità di recidive anche nei sierotrattati (p. 87) e riferendo che dopo l'introduzione di questa pratica su 17.429 trattati si ebbero 2.530 decessi pari al 14,51%, (pp. 77 ss.). Per lo stesso trattato scrisse anche il capitolo sulla Tosse convulsiva (ibid., pp. 283-317).
Il C. sostenne inoltre la varia localizzazione del virus poliomielitico e coniò il termine clinico di polioencefalomielite. Tra le malattie delle ghiandole a secrezione interna studiò quelle della tiroide, e descrisse l'ipotiroidismo latente e il temperamento ipotiroideo, suggerendo l'uso dell'estratto tiroideo in alcune forme di atrofia, di ritardo di sviluppo e di eczema.
Altri studi effettuò riguardanti argomenti di patologia infantile: la stipsi abituale, l'atrofia primitiva infantum, i fermenti del latte, i danni dell'ipoalimentazione del lattante e le malformazioni congenite del colon che determinano la stipsi cronica (già studiate, queste ultime, da H. Hirschsprung e G. Mya), delle quali descrisse i tipi clinici e le forme anatomiche. Particolare fortuna ebbe il suo manuale L'igiene del bambino (Roma 1903), in cui trattò, oltre che dell'igiene fisica, anche di quella psichica, risultando per tal motivo un anticipatore di moderne vedute.
Fin dai primi anni il C. si interessò degli aspetti sociali della pediatria, in particolare dei brefotrofi, della mortalità, infantile e dei mezzi per combatterla, riuscendo a farne diminuire il tasso nella città di Roma, ove nel 1902, insieme con A. Celli, R. Bastianelli e N. Helbig, fondò in via della Scarpetta in Trastevere l'ambulatorio infantile "Soccorso e lavoro" divenendone poi il secondo ispettore sanitario. Chiaramente inerenti a questi aspetti della pediatria appaiono i suoi lavori Della pretesa influenza dei regolamenti sanitari sulla sifilide ereditaria nei brefotrofi (Roma 1894), Delle malattie scolastiche e del modo di prevenirle (ibid. 1899) e Sul miglior modo di assistere e curare i bambini malati poveri (ibid. 1900).
Promotore del I Congresso italiano di pediatria (1890), socio fondatore della Società italiana di pediatria (di cui fu presidente dal 1913 fino a poco prima della morte), fu con G. Mya nel 1903 primo direttore della Rivista di clinica pediatrica.
Il C. è considerato il fondatore della clinica pediatrica di Roma: trasferitosi nel 1906 in alcuni locali della clinica medica al Policlinico Umberto I, si dedicò alla costruzione del nuovo edificio, che ideò e studiò nei minimi particolari, nell'ambito dello stesso Policlinico. La clinica fu inaugurata due anni dopo la sua scomparsa.
Morì a Roma il 6 dic. 1920.
Fonti e Bibl.: Necr. in Riv. di clin. ped, XVIII (1920), pp. 705 s.; Il Policlinico, sez. pratica, XXVII (1920), pp. 1512 ss.; Bull. d. R. Acc. med. di Roma, XXXIX (1921), pp. 236-52; Ann. d. R. Univ. degli studi di Roma, Roma 1921, pp. 189-95; N. Spano, L'università di Roma, Roma 1935, pp. 182, 241, 282, 335; P. Capparoni, Lezioni di storia della medicina, 1934-35, Bologna 1935, pp. 482 ss.; M. Laignel-Lavastine, Histoire générale de la médicine, Paris 1949, III, p. 273; L. Huetter, Uno scienziato filantropo: L. C., in Vita osp., XII (1957), pp. 248 ss.; F. Bazzi, Pionieri della pediatria ital., in Castalia, XV (1959), pp. 169-74; U. Martirielli, La nascita del primo ospedale pediatrico in Italia, in Atti del XXIV Congr. nazionale di storia della medicina, Taranto-Bari, 25-28 sett. 1969, Roma s. d., pp. 377-381; N. Latronico, Storia della pediatria, Torino 1977, pp. 669 s. e ad Indicem; I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte... [1880-1930], I, p. 263; Enc. Ital., XI, p. 46.