COPPA ZUCCARI, Luigi
Nacque a Città Sant'Angelo, allora nella provincia di Teramo, il 13 luglio 1874 da Giovanni e da Maria dei marchesi Cappelli, della famiglia aquilana cui appartengono Raffaele, di lei fratello, e Giovanni. Licenziato al liceo "Melchiorre Delfico" di Teramo nel 1893 ed avviato in agraria all'università di Pisa, passò alla facoltà di giunsprudenza di Roma e vi si laureò nel 1897; si laureerà quindi in lettere nel 1902. Vincitore di concorso nella carriera diplomatico-consolare (1904), rinunciò a questa per motivi familiari e forse perché già attratto dagli studi più congeniali.
L'amministrazione del patrimonio famifiare, tutt'altro che cospicuo all'apertura della successione paterna, era toccata al primogenito Orazio, personalità di rilievo del secondo circondario della vecchia provincia di Teramo prima del fascismo; questi avrebbe tra l'altro rianimato ed ingrandito l'azienda familiare durante gli studi universitari dei fratelli. L'altro fratello dei C., Pasquale (1873-1927), giurista, professore di diritto civile a Siena, Messina e Palermo, legherà all'università di Siena sei fondi rustici come capitale per borse di studio a favore di studenti abruzzesi, ed al comune di Città Sant'Angelo tutto il restante del suo patrimonio.
È noto il legame con lo storico teramano Francesco Savini, che si vuole tra i maggiori sollecitatori delle sue ricerche. La sorella del C., Lucrezia, aveva sposato il dialettologo Giuseppe Savini, fratello di Francesco. Una collaborazione del 1907 alla Rivista abruzzese di scienze, lettere ed arti, diretta da Giacinto Pannella, conferma i precoci legami con il gruppo di studiosi provinciali tra cui emergevano il Pannella e Vittorio Savorini. Dallo studio di una cronaca manoscritta dello storico lancianese Uomobono delle Bocache (1745-1824), intitolata Appendice al Saggio storico-critico della cittd di Lanciano, partono poi le sue ricerche sul periodo della invasione francese.
L'invasione francese degli Abruzzi (1798-1815) si compone di quattro grossi volumi di fonti, organizzate attorno alle due maggiori cronache provinciali. I primi due volumi sono editi dall'editore Vecchioni dell'Aquila nel 1928. Nel primo, di 1200 pagine circa, si segnala una introduzione con notizie sui cronachisti chietini e teramani del periodo esaminato, con una ricchissima biografia del Bocache ed una analisi del manoscritto, proposto con il titolo di Cronaca degli Abruzzi 1798-1808con appendice intorno agli anni 1820-21, della quale si fa seguite trascrizione annotata. Sotto il titolo di "Fonti e bibliografia" sono indicati i materiali a cui il C. aveva attinto, oggi non di rado dispersi o distrutti. Aggiunte e note critiche a illustrazione della Cronaca si estendono per oltre 500 pagine.
Il secondo volume, di 1750 pagine circa, contiene documenti estratti dagli Archivi di Stato di Napoli e Palermo, dagli archivi provinciali (L'Aquila, Teramo, Chieti), dagli archivi diocesani (Teramo e Vasto) e da altri comunali e privati. Elemento essenziale per raccordare tanti materiali è costituito dall'indice analitico e ragionato, di 850 pagine circa. Terzo e quarto volume, pubbl. a Roma dalla tip. Consorzio nazionale nel 1939, rispett. di 950 e 1200 pp. c., contengono la cronaca teramana del canonico A. De Jacobis intitolata Cronaca degli avvenimenti in Teramo ed altri luoghi d'Abruzzo 1777-1822 e una nuova raccolta di materiali integrativi. Anche qui va segnalata l'introduzione sui maggiori cronachisti teramani, l'indice di fonti e bibliografia, un nuovo indice dì raccordo di 700 pagine circa.
Delle tre cronache teramane - tutte di ecclesiastici - al C. disponibili: quella di Giacinto Tullj, che il maggiore storico teramano Niccola Palma (1777-1839) aveva glossato fino al 1807 e quindi integrato fino al 1814; quella dello Ianuarii, Avvenimenti seguiti nel teramano dal 1798 al 1809, e quella del De jacobis, la scelta cade sulla terza perché di gran lunga la più estesa, circostanziata e obbiettiva. Il C. si riprometteva però anche la pubblicazione della cronaca Tullj-Palma, intitolata Minuta relazione dei fatti seguiti in Teramo dall'anno 1798 al 1814.
Quantunque la cronaca del De Jacobis sia cronaca ecclesiastica in senso stretto, riceve tuttavia una forte connotazione dalla qualità dell'estensore, che è canonico della cattedrale aprutina: determinante ad esempio per la cronologia prescelta, che si fa iniziare con l'episcopato di Luigi Maria Pirelli vescovo in Teramo dal 1777 al 1804, e terminare con il successivo episcopato di Francesco Antonio Nanni, vescovo a Teramo dal 1805 al 1822. In contrasto con il Tullj, acceso giacobino, De jacobis si mostra molto legato a mons. Pirelli che lo aveva tenuto economo del seminario ed amministratore della mensa vescovile. Per rendere la cronaca accessibile alla lettura, il C. ne dà la versione in lingua italiana a fronte dell'originale pesantemente dialettale; stralci delle altre due cronache sono inseriti nel corredo documentario del quarto volume. Nonostante il manifesto intendimento del C. di realizzare una storia sintetica e compiuta delle tre province di Abruzzo, l'opera non va oltre la raccolta di questo monumentale corpus di fonti, e limitatamente alle province di Teramo e Chieti: opera tuttavia imprescindibile per ogni ricerca relativa all'arco di tempo in cui si affacciano le tre epoche del riformismo tardogenovesiano, del giacobinismo, della occupazione francese ed eversione feudale, della prima restaurazione.
Per ciò che riguarda la vicenda delle cronache e la storia del loro recupero, è da segnalare che già il Palma aveva ampiamente utilizzato i manoscritti del De Jacobis e del Tullj per gli ultimi capitoli della sua Storia ecclesiastica e civile della... città di Teramo e diocesi aprutina (Teramo 1832-36, voll. 5). senza però mai menzionare la fonte. Le cronache erano poi state utilizzate, e malamente saccheggiate, da altro storico locale, Carlo Campana (1816-1884) il quale in Un periodo di storia di Teramo (Teramo 19 11) si limitava a citarle come "cronache inedite" senza ulteriori indicazioni: si deve appunto al C. il fortunoso ritrovamento dei manoscritto dei De Jacobis tra le carte della famiglia Canipana, che era sul punto di disfarsene, e la donazione alla Biblioteca provinciale di Teramo, già depositaria dei manoscritto Tullj-Palma. Un elemento importante di tale recupero è ravvitabile nella circostanza che la cronaca dei De Jacobis si estende a includere quel periodo della vicenda provinciale noto come "rinascenza teramana" e che ha per protagonisti i fratelli Delfico e il loro "circolo": periodo di particolare fervore intellettuale e di analisi della condizione provinciale con intento illuminato e riformatore. È in questi anni che le promosse lottizzazioni dei territori dello Stato allodiale di Atri danno avvio alla proprietà fondiaria borghese nella provincia e, parallelamente, allo sviluppo agricolo. Negli ultimi decenni del Settecento il confronto tra il gruppo dirigente laico e municipalista che fa capo a Melchiorre Delfico e la curia aprutina ha un ruolo importante, e si conclude nel conflitto aperto tra il "partito" del vescovo Pirelli, che si vuole a capo del locale sanfedismo, e la municipalità "repubblicana". I sommovimenti rivoluzionari nella provincia sono caratterizzati da un impressionante fenomeno di anarchia delle "masse" minuziosamente documentato dai cronachisti.
Per un inquadramento dell'opera del C. nella vicenda storiografica provinciale tra Ottocento e Novecento è da rilevare che, dopo la sintesi "civile" ed "ecclesiastica" compiuta dal canonico Palma, le nuove generazioni della storiografia provinciale avevano dimesso ogni attenzione e studio nei confronti della componente ecclesiastica, decaduta nel cliché di funzione frenante allo sviluppo della Teramo illuminata e laica da cui la nuova classe dirigente ripeteva le proprie origini. Già il Palma tardo esponente di quella generazione di ecclesiastici aprutini autori delle cronache, operava sullo schema di quei cronachisti con una sensibilità che lo qualifica per puro storico della Restaurazione, abbandonando la commistione di vicende civili ed ecclesiastiche caratteristica dell'ancien régime, e giustapponendo le due vicende come in doppia partita. Inoltre la Storia del Palma è influenzata dalla cronaca giacobina del Tullj. Della ostilità del vescovo Pirelli al "pubblico bene" M. Delfico, che aveva avuto personalmente a soffrire di censure e ostracismo ecclesiastico fin dalle prime iniziative, si era fatto divulgatore dagli anni '80 del Settecento. Il precipitare della Rivoluzione aveva approfondito il confronto tra il partito curiale e quello laico. A mons. Pirelli si era attribuita la direzione del movimento sanfedista e della sanguinaria anarchia delle "bande"; lo si era quindi indicato come il segreto delatore pd ispiratore delle denunce per "reità di Stato" contro i "buoni" della città: in questi termini la cronaca del canonico Giacinto Tullj aveva formalizzato la vicenda rivoluzionaria iniziata nel 1798-99, e su questa linea si sarebbe posta la storiografia liberale: così la generazione storiografica cui appartiene il Campana, di ispirazione liberal-risorgimentale, impegnata a dimostrare la continuità tra il grande municipalismo dei Delfico e le esperienze giacobina e carbonara nella provincia; così la successiva generazione a cui apparteneva Giacinto Pannella, criticamente più agguerrita, ma fortemente intinta di umori ghibellini, provincialistici ed anticlericaliessa aveva portato un medesimo acritico rifiuto nei confronti del ruolo ecclesiastico nelle vicende prerivoluzionarie e rivoluzionarie. A questa generazione il C. direttamente si riallacciava: ma in lui la acrimonia anticlericale è consumata, mentre è decisamente prevalente la passione "antiquaria" per il recupero delle fonti. Avviene così che le sue ricerche sul periodo a cavallo dell'età rivoluzionaria, compiute senza pregiudizio, riportano ad evidenza, dopo la secolare parzialità della storiografia liberale, la grande corposità dell'elemento ecclesiastico come fattore strutturante della vicenda provinciale, e predispongono i materiali per un processo di reintegrazione critica.
In margine all'opera maggiore del C. si segnalano i seguenti scritti minori, estratti dalla medesima documentazione: Notizie biografiche sul capomassa Giuseppe Pronio d'Introdacqua (1760-1804), Teramo 1919; Francavilla a Mare nell'invasione francese del 1798-1799, in Bull. della R. Deputazione abruzzese di storia patria, s. 3, XIV (1925); L'assedio di Civitella del Tronto del 1806, in IlPopolo di Roma, 24 marzo 1932; Dell'erezione dell'Albero della Libertà e di un patriottico banchetto popolare nella Piazza di Sopra in Teramo nel gennaio del 1799, in Bollettino mensile del Comune di Teramo, genn.-febbr. 1934. Si ricorda infine, pubblicato postumo, il Notamento dei rei di Stato delle province di Chieti e di Teramo (1801), Teramo 1962: si tratta dell'elenco di tutti gl'individui "indultati ed intinti nella materia di reità di Stato" delle due province inviato rispettivamente dal preside di Chieti Mariscotti (20 marzo 1801) e da quello di Teramo Rodio (8 ott. 1801) alla reale segreteria di Grazia e Giustizia che ne aveva loro fatto richiesta. Gli elenchi contenevano, oltre ai dati anagrafici, un ristretto delle imputazioni. Il C. aveva ottenuto di far trasportare gli originali dei due Notamemi dall'Archivio di Stato di Napoli a quello di Roma nel 1934, e qui li aveva trascritti. Gli originali sarebbero andati distrutti nell'incendio appiccato dai tedeschi il 30 sett. 1943 alla villa Montesano dove la parte più preziosa dei fondi dell'Archivio di Stato napoletano era stata trasportata. È anche da segnalare la prefazione del C. alla Storia di Città Sant'Angelo di Pasquale Pace (Pescara 1943).
Una preziosa fonte biografica sul C. è costituita dai, Taccuini, inediti, conservati dalla famiglia, i quali coprono ininterrottamente il periodo dal 1892 al 1954: ne risulta tra l'altro la travagliata vicenda editoriale dell'opera maggiore; lapartecipazione al convegno storico abruzzesemolisano del 1931 con una relazione sul Bocache letta il 26 marzo 1931 e non entrata negli Atti del convegno (Casalbordino 1932-1934). Alla fine del 1932 entrò a far parte come deputato della Società di storia patria per gli Abruzzi. Dai Taccuini risulta ancora la continuata pratica religiosa dì cattolico e l'attenzione alle vicende del Partito popolare sul nascere. Nei mesi successivi alla liberazione partecipò al Comitato comunale di liberazione di Città Sant'Angelo e vi accetto la presidenza dell'Ente comunale di assistenza. Vivacemente partecipate e registrate le agitazioni contadine locali attorno al lodo De Gasperi nel decennio postbellico.
Il C. morì a Roma il 12 ott. 1960. Fu commemorato alla Deputazione abruzzese di storia patria dall'allora presidente D. M. Savini, con discorso pubblicato nel Bullettino del 1961-63 (annate LI-LIII, pp. 196 ss.).
Fonti e Bibl.: D. M. Savini, Introd. a L. Coppa Zuccari, Notamento dei rei di Stato delle Province di Chieti e di Teramo (1801), Teramo 1962, pp. IX-XVI; V. Clemente, Città e provincia di Teramo nei primi anni di Niccola Palma: la "rinascenza teramana" (1777-1790) in Atti del convegno per il II cent. della nascita di N. Palma, Teramo 1980, passim;Id., La diocesi aprutina negli anni dell'episcopato di mons. Pirelli (1777-1804), e la "rinascenza teramana", in Studi di storia sociale e religiosa in onore di Gabriele De Rosa, Napoli 1980, passim;Id., Rinascenza teramana e riformismo napoletano (1777-1798) - L'attività di M. Delfico presso il Consiglio delle Finanze, Roma 1981, ad Indicem.