CUNEGO, Luigi
Figlio maggiore dell'incisore Domenico, nacque, secondo i repertori, a Verona nel 1750 0 1757, probabilmente da un matrimonio di Domenico anteriore a quello con Clementina Ottaviani. Si formò a Roma presso il padre, che assisté nella preparazione delle tavole dagli affreschi del Domenichino nella cappella Nolfi del duomo di Fano (Giornale delle belle arti..., I [1784], p. 179). Allo stato attuale delle ricerche, la sua prima opera nota come incisore è una Liberazione di s. Pietro del 1779 dalla pala dello Zampieri in S. Pietro in Vincoli a Roma. Un gruppo di stampe successive fu impostato con l'appoggio del Volpato, che ne acquistò i rami: si tratta di uno Sposalizio della Vergine, dal quadro del duomo di Fano, e di alcune tavole da dipinti allora nella galleria Colonna a Roma (la Beatrice Cenci, tradizionalmente attribuita al Reni, 1786; un Quovadis? da Agostino Carracci, 1786; una Pietà dal Guercino, 1785: si vedano le recensioni sul Giornale delle belle arti, I [1784], p. 179; II [1785], p. 184; III [1786], pp. 63 s.). Sempre da questo Giornale... (III [1786], p. 64), ricaviamo la menzione di un invito che Federico II avrebbe rivolto al C. per raggiungere in Prussia il padre, Domenico, ma non sappiamo se il C. abbia affrontato il viaggio di persona (cfr.Katalogeder Berliner Akademie - Ausstellungen 1786-1850, a cura di H. Borsch Supan, I, Berlin 1971, 1786 nn. 329-331).
Il 6 aprile 1786 il C. ottenne il II premio della seconda classe di pittura al concorso della Accademia Capitolina in Roma (Giornale delle Belle arti... III [1786], p. 138). In precedenza, si era classificato ai concorsi annuali della Accademia di S. Luca del 1780 (I premio della seconda classe), 1781, 1782 (II premio nella seconda e terza classe), 1783 (I premio nella prima classe), 1785, 1786.
Nel 1787 incise una S. Agnese dal dipinto di Andrea del Sarto nella cattedrale di Pisa, e nel 1790 una Danae dalCorreggio per conto del bibliofilo livomese Giuseppe Poggiali (lettera presso la Biblioteca civica di Verona, Autografotecaveronese, b. 368). Il von Heinecken (1790) registra anzi che "l'artiste travaille à present à Livourne" ma della durata di questo soggiorno in Toscana non siamo informati ed è certo che il grosso dell'attività del C. continuò a svolgersi a Roma, dove collaborò all'uscita, sempre nel 1790 presso P. Montagnani, di un ciclo di cinquantadue stampe rappresentanti i Fatti del Vecchio e del Nuovo Testamento, dalle volte delle Logge di Raffaello in Vaticano. Il nome del C. compare inoltre, con quello di altri incisori, in una serie di raccolte di stampe da A. Canova i cui rami si conservano oggi presso la Calcografia nazionale di Roma (Le Muse con i loro poeti e filosofi, Minerva e Apollo; Mercato d'Amore; Scherzi di Ninfe e Baccanti); nei volumi del Museo Pio Clementino di E. Q. Visconti usciti a Roma fra il 1782 e il 1843 e nel repertorio di fra' Bonifacio da Nizza, Ritratti di uomini illustri dell'istituto de' minori cappuccini ... (Roma 1804), di cui il C. firmò dodici tavole e i frontespizi.
Di fronte all'ampia lista di immagini di santi, di beati, di prelati e cardinali illustri che risulta anche ad un primo esame dell'opera del C. (che non è mai stata compiutamente catalogata), si ha l'impressione che egli abbia finito per dedicarsi a un artigianato minore di ritratti e stampe devozionali.
Contrariamente a quanto riportano alcuni testi (E de Boni, Biografiadegli artisti, Venezia 1840, p. 265), il C. fu attivo ben oltre il finire del Settecento. Nel 1814-15 firmò un gruppo di stampe legate ai recenti avvenimenti politici (L'Inghilterra soccorre la Spagna; La Spagna vittoriosa che riposa sopra i trofeifrancesi; La costanza del sommo pontefice Pio VII; Le potenze alleate condannano Napoleone all'esilio nell'isola d'Elba: cfr. P. Arrigoni-A. Bertarelli, pp. 181, 188, 191); numerose altre sue incisioni recano indicazioni del pontificato di Pio VII e date che giungono almeno al 1819.
Un fratello del C., Giuseppe, nato probabilmente a Verona nel 1760 (von Heinecken, 1790), fu anch'egli incisore. Nel 1781-82 firmò una raccolta di Paesaggi dagli affreschi di Gaspard Dughet in palazzo Colonna a Roma. L'unica altra sua opera nota è una serie di Paesaggi italiani con figure, da Francesco de Capo. Già il von Heinecken (1790) segnalava del resto che l'artista aveva abbandonato il mestiere di incisore, entrando come religioso nella Compagnia dei bonomini.
Bibl.: A partire da K. H. von Heinecken, Dict. des artistes..., IV, Leipzig 1790, p. 453, schede sulC. e Giuseppe Cunego, compaiono in quasi tutti i repertori biografici italiani ed esteri che riportano il nome del padre, Domenico, ma sitratta diaccenni sologenerici. Le fonti più complete sono, oltre al von Heinecken: M. Huber-C. Rost, Manuel des curieux et des amateurs de l'art, IV, London 1800, pp. 173 s.; G. Gori Gandellini-L. de Angelis, Notizie istoriche degli intagliatori..., IX, Siena 1811, pp. 74, 80; Ch. Le Bianc, Manuel de l'amateur d'estampes, Paris 1854, pp. 74, 76; D. Zannandreis, Le vite..., Verona 1891, p. 499. Per il C. vedi inoltre: Giornale delle belle arti e della incisione antiquaria, musica e poesia, I (1784), p. 179; II (1785), p. 84; III (1786), p. 72; Memorie per le belle arti, I (1785), p. 85; II (1786), p. 72; P. Arrigoni-A. Bertarelli, Le stampe storiche conservate nella raccolta del Castello sforzesco, Milano 1932, pp. 182, 191, 381; C. A. Petrucci, Catalogo generale delle stampe, Roma 1053, pp. 48, 142, 190; Roma Giacobina (catalogo della mostra), Roma 1973, p. 129.