DAMI, Luigi
Nacque a Montevarchi (prov. di Arezzo) il 25 ott. 1882 da Enrico e da Maria Tavugi. Dal 1904, anno di fondazione, al 1906 collaborò alla rivista letteraria Hermes, con sonetti e poesie giovanili oltre che con scritti di varia letteratura.
Laureatosi in lettere all'Istituto di studi superiori di Firenze nel dicembre 1907, si ritirò in seguito nelle sue terre di Tizzana Pistoiese, occupandosi di agricoltura ma continuando a coltivare i suoi studi. Nel 1913 tornò a Firenze e collaborò assiduamente al Marzocco e alla Rassegna d'arte, oltre che al Zalendario storico L'Illustratore fiorentino, con articoli di critica d'arte, in particolare sulla pittura senese, rivelando la sua capacità di "andar ricercando bellezze d'arte ignorate" (Tarchiani, 1926).
La formazione letteraria gli valse una prosa brillante e sintetica, che sottintendeva però un approfondito lavoro erudito e filologico. Di particolare importanza è la dettagliata monografia su Neroccio di Bartolomeo Landi (Milano 1913), che contribuì alla scoperta ed alla valorizzazione del pittore, dando l'avvio, agli studi successivi su di lui (cfr. G. Coor, Neroccio..., Princeton 1961, pp. 134s.). Con la monografia su Ventura Vitoni (Pistoia 1914;cfr. le recens. di G. Carocci, in Arte e storia, XXXIII 119-141, pp. 279 s.; e di R. Longhi, in L'Arte, XVII 119-41, p. 316) il D. ampliò i suoi interessi all'architettura e dette un notevole contributo per la comprensione dell'opera dell'architetto pistoiese, basandosi su una vasta documentazione archivistica ed inserendo il Vitoni nelle vicende. dell'arte toscana della seconda metà del Quattrocento. La prosa disinvolta e vagamente ermetica caratterizza il saggio su Domenico Beccafumi (Roma 1919) rispetto alle opere precedenti sul pittore senese, pur se il D. "accosta isolate intuizioni a lunghi e dispersivi commenti" (E. Baccheschi, in L'opera completa di Beccafumi, Milano 1977,p. 10; v. anche D. Sariminiatelli, D. Beccafumi, Milano, 1967, pp. 23 ss.).
Mentre insegnava storia dell'arte nell'Accademia di belle arti di Parma, il D. venne richiamato alle armi nel 1915e inviato sul fronte italiano e poi su quello francese, e fu decorato con la croce di guerra. Ripresi gli studi, dal 1921 al 1926 pubblicò numerosi articoli sulla rivista Dedalo, diretta da U. Ojetti e pubblicata a Milano, rivista di cui il D. era segretario di redazione. Egli collaborava inoltre ai periodici fiorentini La Vita britannica e Arte e storia ed al periodico milanese La Parola e il libro.
Divenuto dal 1921 ispettore della Sovrintendenza alle antichità e belle arti a Firenze, si distinse per capacità organizzative e serietà scientifica, curando, tra l'altro, la formazione e l'ordinamento dei musei di Colle Val d'Elsa e di Lucignano e pubblicando articoli anche sul Bollettino d'arte del ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1925conseguì la libera docenza in storia dell'arte e pubblicò, in collaborazione con U. Ojetti, il primo volume (Dalle origini dell'arte cristiana alla fine del Trecento) di un Atlante di storia dell'arte (Milano-Roma 1925; cfr. la recèns. di P. Marconi, in Leonardo, I [1925], p. 14); collaborò nel 1926 al Corriere della sera con una serie di articoli di attualità sui problemi di Firenze e sull'architettura urbana. Mentre erano in corso di preparazione il secondo volume - dell'Atlante (uscito poi in due tomi con il titolo di Atlante di storia dell'arte italiana, a cura di U. Ojetti), una vasta opera su Michelangelo ed una serie di monografie sul mobile italiano, il D. morì a Firenze il 31 ag. 1926.
Dagli scritti del D, i suoi interessi risultano tutti incentrati sull'arte toscana nei suoi diversi aspetti, architettura, pittura, arti minori: La basilica di S. Miniato al Monte, Roma 1915; introduzione, note e bibliogr. in G. Vasari, Vita di Giuliano Bugiardini pittore fiorentino, Firenze 1915; Sandro Bott.icelli, Firenze 1920; Simone Martini, Firenze 1921; Cornici da specchio del Cinquecento, in Dedalo, I (1921), 3, pp. 625-42; Bramante, Firenze 1921; Giovanni di Paolo miniatore e i paesisti senesi, in Dedalo, IV (1923), 2, pp. 268-303; Opere ignote di Margarito di Arezzo e lo sviluppo del suo stile, ibid., V (1924-25), 3, pp. 537-49; Due tavoline da letto del Cinquecento, ibid., VI (1925-26), pp. 740-45, ecc. Ma il D. fu particolarmente efficace nelle opere divulgative a carattere più generale, in cui risalta la chiarezza d'impostazione, la sintesi e la cura dell'esposizione, valorizzata da brillanti intuizioni soprattutto sull'arte senese. Tra le opere più interessanti in tal senso, sono Siena e le sue opere d'arte, Firenze 1915 (cfr. recens. di N. Tarchiani, in Il Marzocco, 7 nov. 1915, p. 45); La pittura del Seicento e del Settecento, Milano-Roma 1924,pubblicata in collaborazione con U. Ojetti e N. Tarchiani in occasione della mostra tenutasi nel 1922 a palazzo Pitti, di cui il D. era segretario generale; Il giardino italiano, Firenze 1924 (cfr. recens. di P. Marconi, in Leonardo, I [1925], p. 44); il catalogo della Galleria dell'Accademia di Siena, Firenze 1924.
Un elenco pressoché completo delle opere del D. è contenuto in S. Lodovici [Samek Ludovici], Storici, teorici e critici delle arti figurative (1800-1940), Roma 1942, pp. 123 s. Alle opere ivi citate e a quelle già menzionate in questa biografia. si aggiupgano: Un ciclo d'affreschi di Giovanni Stradano, in Rassegna d'arte, XIV (1914), pp. 253 ss.; L'arte in Italia, Roma-Milano 1923 (edita più volte a cura dell'E.N.I.T., tradotta in varie lingue); Firenze di Dante. La città. La storia. La vita. Dante, Firenze 1931 (scritta in collaborazione con B. Barbadoro).
Bibl.: Oltre ai riferimenti bibliografici all'intemo della voce, si vedano i necrologi, in Il Marzocco, 5 sett. 1926, pp. 2 s. (di N. Tarchiani); in Dedalo, VII (1926-27) p. non numerata prima della p. 273 (di U. Ojetti), con elenco degli scritti del D. apparsi nella rivista Dedalo; L'Illustrazione italiana, 12 sett. 1926, p. 215; M. Pittaluga, Arte e studi in Italia nel 1900, in Leonardo, 20 ott. 1930, p. 418.