DE MARCHI, Luigi
Nacque a Milano il 16 maggio 1857 da Giovanni e da Caterina Perego; quarto di cinque figli (furono suoi fratelli Emilio, Attilio, Odoardo), riuscì a completare gli studi nonostante la prematura morte del padre. Ebbe una preparazione giovanile di studi classici, ma la sua vocazione era certamente un'altra, e, per tale motivo, giunto all'università di Pavia - tra il 1878 ed il 1880 - come alunno del collegio "Ghislieri", fu assiduo frequentatore del gabinetto diretto da G. V. Schiaparelli.
Conseguita a Pavia nel 1880 la laurea in matematica e fisica., il D., non ritenendo di possedere le attitudini necessarie per l'insegnamento, divenne nel 1881 assistente alla Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele di Roma; due anni dopo fu alla direzione della Biblioteca governativa di Cremona, quindi della Alessandrina di Roma, della Nazionale di Brera a Milano e, infine, della Universitaria di Pavia dal 1886 al 1902.
Sono di questo periodo vari suoi scritti relativi al modo di ordinare le biblioteche, di compilarne i cataloghi e di coordinare internazionalmente le bibliografie; risalgono anche a tale periodo un Inventario dei manoscritti della R. Biblioteca universitaria di Pavia (Milano 1894, in collaborazione con G. Bertolani), alcune comunicazioni sui manoscritti di Maurolicio (Di tre manoscritti del Maurolicio che si trovano nella Biblioteca Vittorio Emanuele di Roma, in Bibliotheca mathematica [Stocholm], 1885, n. 3, pp. 142 s. e n. 4, pp. 193 ss., e Sull'ortografia del nome del matematico messinese Maurolicio, ibid., 1886, n. 2, pp. 90 s.), saggi sulla lirica inglese (I sonetti di Shakespeare, Milano 1891) e sull'influenza che su di essa ebbe quella italiana (L'influenza della lirica italiana sulla lirica inglese nel secolo XVI [sir Thomas Wyatt], in Nuova Antologia, 1ºluglio 189 5, pp. 136 ss.), non ultima una nuova versione de Iviaggi di Gulliver di J. Swift (Milano 1898, 1912 e 1923). Ma già erano apparse, inframmezzate a queste di carattere letterario, alcune sue pregevoli opere scientifiche.
Nel 1892 venivano aperti contemporaneamente i concorsi per le cattedre di geografia fisica a Padova e di fisica terrestre a Napoli; riuscendo in entrambi vincitore, il D. scelse la cattedra dell'ateneo padovano, dove rimase sino al 1932. Dopo la prima guerra mondiale insegnò anche geografia commerciale nell'università Bocconi di Milano e poi nell'istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Venezia; geografia politica nella scuola di scienze politiche e sociali di Padova e meteorologia all'università di Padova.
Nel primo ventennio della sua attività il D. fu geografo fisico di indirizzo teorico: fisica e matematica erano i suoi strumenti di lavoro; e, anche quando più tardi divenne diretto osservatore, è possibile riconoscere nei suoi studi i frequenti ritorni al primitivo indirizzo.
Scrisse, inoltre, una serie di manuali e trattati per le scuole secondarie, per le università, per gli istituti superiori specializzati: Lezioni di termodinamica, Pavia 1897; Meteorologia generale, Milano 1888, 1905 e 1920; Climatologia, ibid. 1890 e 1932; Trattato di geografia fisica, ibid. 1899; Geografia fisica e geologia, ibid. 1917, 1920, 1922, 1924, 1925, 1929; Fondamenti di geografia commerciale, Padova 1922, 1928, 1931; Fondamenti di geografia politica, ibid. 1929. Curò inoltre la redazione della parte geografica nel libro di Stato per le classi elementari.
Fu preside della facoltà di scienze fisiche, matematiche e naturali della università di Padova (dall'anno accademico 1901-10 al 1914-15 e dal 1929-30 al 1931-32); membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (dal 1911 al 1915), membro del R. Comitato talassografico, del quale fu l'animatore dal 1910; presidente italiano della Commissione internazionale permanente per lo studio dell'Adriatico (dal 1910 al 194), presidente del Comitato italiano geodetico e geofisico del Consiglio nazionale delle ricerche (dal 1928 al 1931); vicepresidente della R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova (dal 1931 al 1936); membro del Comitato glaciologico italiano (dal 1910 al 1936), presidente della Commissione internazionale per lo studio delle variazioni del clima (dal 1928 al 1936); presidente del Comitato italiano per il secondo anno polare (dal 1932 al 1936)1 presidente dell'Accademia scientifica veneto-trentino-istriana (1921-22); presidente della sezione di Padova del Club alpino italiano (dal 1915 al 1918).
Ma il D. non fu estraneo neppure alla vita politica del suo tempo. Nel 1914 fondò con Carlo Cassan quel Comitato pro Patria che svolse in Padova, in un ambiente politico prevalentemente contrario, una fervida azione irredentistica, con comizi cittadini e nazionali, tra i quali, memorabile, quello del febbraio 1915 al quale intervennero tutti i comitati interventisti d'Italia, sotto la presidenza di Cesare Battisti. Anche il fratello Odoardo, il terzo, apprezzato ingegnere, fu il promotore a Milano della Lega nazionale per l'intervento. Il D. fondò con altri, e collaborò assiduamente in Padova, ad un giornaletto battagliero, l'Intervento;a Milano si unì ai più giovani ed attivi interventisti che si raggruppavano intorno al Popolod'Italia, prendendo parte ad azioni. Più tardi, nel 1918, a Milano fu segretario del Comitato d'azione, redasse manifesti ed opuscoli stampati alla macchia contro quanti - municipi e governi - agli occhi suoi e di molti suoi contemporanei favorivano l'opera disfattista e la rovina del paese.
Ritornato a Padova al principio del 1919, fondò e diresse la sezione di Padova del Fascio di combattimento; mandò un figlio legionario a Fiume, capeggiò dimostrazioni, venne denunciato. Dopo la marcia su Roma, si ritirò dalla partecipazione attiva, pago ormai di aver contribuito a iniziare il movimento. Il 24 febbr. 1934, per i suoi alti meriti scientifici e per il suo trascorso impegno politico, venne nominato senatore del Regno. Negli ultimi anni della sua vita lavorò per l'Enciclopedia Italiana, realizzando alcune voci relative ai mari e alla morfologia marina ed al clima.
Il D. morì a Padova il 15 febbr. 1936.
La parte più cospicua e soprattutto la più personale della sua attività scientifica è costituita dal complesso delle sue ricerche condotte nei campi più svariati delle scienze della Terra, ma sempre con metodo matematico e fisico. Esso si inizia con quel suo studio giovanile sulla teoria matematica dei venti, che rappresentò come il germe di tutta una serie di memorie di meteorologia teorica dinamica: Ricerche sulla teoria matematica dei venti, in Annali di Uff. centr. d. meteor. ital., s. 2, II (1882), 1, pp. 79-87, Zur Theorie der Winde, in Zeitschr. d. Oesterr. Gesellschaft Meteorol., XX (1884), pp. 31 s.; Sulla costanza della rotazione totale in un sistema di venti, in Ann. d. Uff. centr. d. metereol. ital., s. 2, VI (1884), 1, pp. 117-123; Saggio d'applicazione dei principi dell'idraulica alla teoria delle correnti d'aria, ibid., VIII (1886), 1, pp. 221-243; Sulla teoria dei cicloni, in Pubbl. d. Osservatorio di Brera, XXXVIII, Milano 1893, p. 44.
In questi scritti il D. introduce in meteorologia il concetto di vorticità, comunemente attribuito al meteorologo C. G. Rossby, le cui idee hanno dominato gli studi almeno dal 1945 al '61. Delle proposte rossbiane, due sono quelle anticipate dal D. nei lavori sopra citati: l'esame delle conseguenze della variazione di latitudine, supposta costante la vorticita assoluta e lo studio delle depressioni, quando la vorticità assoluta sia costante e l'atmosfera sia barotropica. A possibile che il Rossby abbia preso spunto dalle considerazioni del D. che sono riportate dal Lehrbuch der Meteorologie di A. Sprung (Hamburg 1885), che è stato per un trentennio il testo più consultato di meteorologia dinamica.
Con il primo di questi studi il D. stabiliva una relazione fra la densità dell'aria e la rotazione idrodinamica, determinando, in base ad essa, l'evoluzione di un ciclone fisso; e, nel caso di un ciclone simmetrico, ad angolo di deviazione costante, dimostrava che esso tende a formare intorno a sé un anello di alta pressione, distinguendo, infine, cicloni a centro caldo e a centro freddo, con lo studio dei passaggio da un tipo all'altro.
Il problema della circolazione atmosferica e della formazione di temporali e di cicloni continuò a interessare per anni le sue ricerche. Dapprima dimostrò la formazione di venti sotto certe speciali condizioni o la possibilità che anche nelle correnti d'aria si manifestino bruschi aumenti di densità e di sezione, o ancora la possibilità di interpretare la propagazione delle fronti temporalesche come quella di onde elastiche raffreddate nella fase di condensamento e perciò rallentate. Più particolare e più concreto, invece, era il problema indagato subito dopo dei cicloni atlantici e le loro influenze sulle condizioni isobariche nella Valle del Po, risultandone per la prima volta posta in evidenza la formazione di un npcleo di alta pressione insinuato da oriente e generatore di forti piogge.
Dall'interesse ai problemi della variabilità e delle oscillazioni del clima derivò quel vasto studio su Le cause dell'era glaciale (Pavia 1895: valse al D. il premio Cagnola dell'Istituto lombardo) che si conclude in favore di una causa meteorologica, cioè di una variazione della trasparenza dell'aria, dovuta tanto alle radiazioni solari quanto alla irradiazione terrestre.
Sempre dal punto di vista teorico, non mancò di occuparsi anche dei caratteri fisici della litosfera e delle forze che vi agiscono. Il D. infatti cercò di determinare gli spostamenti e le tensioni prodotte in un suolo elastico per effetto di pressioni e alleggerimenti uguali esercitati in superficie lungo strisce parallele, traendone applicazione alla genesi delle fosse e dei rilievi terrestri e dimostrando, in particolare, come si verifichi l'isostasi (Teoria elastica delle dislocazioni tettoniche e sue applicazioni geologiche, in Rendic. d. R. Accad. d. Lincei, classe di scienze fisiche, matem. e natur., s. 5 [1907], 6-7, pp. 384-396 e 499-507). Tenne conferenze e pubblicò articoli a proposito del terremoto di Messina. Dette un apporto alla sismologia teorica con la nota Sulla dispersione sismica (ibid., XXV [1916], 2, pp. 134 ss.), in risposta ad una critica di Oddone, un'estensione della teoria dell'onda di Rayleigh a uno strato di grossezza finita a facce parallele, ed un'interpretazione dei gruppi d'onda così definiti come onde sismiche rivelate dai sismogrammi (Applicazione della teoria delle onde superficiali all'analisi dei sismogrammi, ibid., pp. 502-508).Come geografò, il D. si formò da autodidatta, utilizzando largamente la preparazione teorica che gli veniva dai suoi studi universitari; peraltro, in tale campo non azzardò mai analisi di problemi particolari, ma si limitò a quei Fondamenti di geografia commerciale che, scritti di necessità per dare un testo ai suoi allievi, ebbero una notevole fortuna con successive edizioni ed ampliamenti. In realtà questo testo può essere considerato un trattato di geografia generale, nel quale predomina nettamente la geografia fisica, mentre la geografia economica si limita a qualche nozione accessoria. Del resto, lo stesso D. attribuiva a quest'ultima una funzione informativa e pratica, mentre, ancora nella quarta edizione, affermava che la geografia economica è solo un'applicazione della geografia fisica.
L'ingresso come docente di geografia fisica nell'università determinò una sensibile svolta nella sua attività scientifica che, da allora, pur senza abbandonare del tutto il primitivo interesse per la meteorologia e la climatologia, si orientò gradualmente verso temi di carattere più strettamente geografico.
Del 1905 è infatti la nota su L'idrografia dei Colli Euganei (in Mem. d. Ist. ven. di scienze, lettere ed arti, XXVII [1905], 5, pp. 1-76), cui doveva seguire poco dopo quella Sull'idrografia carsica nell'Altipiano dei Sette Comuni (Venezia 1911) e più tardi Le acque del Carso (in Scientia, XX[1916], pp. 90-100). Gli studi sulla circolazione delle acque alla superficie terrestre e in profondità si ricollegano a quelli, condotti a partire dagli stessi anni, sulla morfologia lagunare e a quelli, successivi, sulla morfologia dei fondi oceanici. Nella memoria sulla Variazione del livello dell'Adriatico in corrispondenza colle espansioni glaciali (in Atti d. Acc. scient. veneto-trentino-istriana, XII-XIII [1922], pp.3-15) dimostrò la continuità dell'idrografia del Po in quel mare, quando il suo livello era inferiore di 150 m a quello attuale.
Primo in Italia, sostenne la teoria di un'"acqua di base" che, in un certo modo, occupasse tutte le fessure e le soluzioni di continuità della massa rocciosa, e la cui superficie oscillasse a seconda dell'apporto dato dalle piogge: solo al di sopra di questa superficie vi sono veri corsi d'acqua sotterranei: e dove essa interseca la superficie topografica esterna, lì da luogo a sorgenti che risentono quindi, con le loro oscillazioni di portata, e magari con la loro periodicità, del diverso innalzarsi e abbassarsi delle acque di base.
In precedenza il D. si era occupato di temi di oceanografia e con l'aiuto di un mareometro di sua invenzione aveva compiuto osservazioni lungo i litorali veneti e nella laguna. Fin dal 1893 aveva anche cominciato a interessarsi dei ghiacciai e, sempre utilizzando la sua competenza in campo matematico, aveva condotto analisi approfondite sulla loro alimentazione, sull'ablazione e sulla fase di propagazione di un'onda di ghiaccio in rapporto alla variazione delle precipitazioni e della temperatura. Il rapporto fra variazioni climatiche ed effetti degli agenti esogeni fu uno dei temi preferiti della sua ricerca anche in seguito, quando i suoi studi divennero sempre meno teorici e sempre più basati sulla sperimentazione. Un elenco completo delle opere si trova in L. De Marchi, Memorie scientifiche (1883-1932), Padova 1932.
Fonti e Bibl.: R. Almagià, Il giubileo di L. D., in Riv. geogr. ital., XXXIX (1932), pp. 129-132;G. Danielli, L. D. lo scienziato, il cittadino, l'uomo, in L. De Marchi, Memorie scientifiche, Padova 1932, pp. XII-XLIX; B. Castiglioni, L'opera scientifica di L. D., in Mem. d. Accad. di scienze lett. ed arti in Padova, LIII (1936-37); C. Somigliana, Commem., in Atti d. Acc. d. scienze di Torino, LXXII (1936-37), pp. 188-204;in Boll. della Soc. sismologica ital., XXXIV (1936), p. 80;A. R. Toniolo, L. D., in La Ricerca scientifica, s. 2, VII (1936), 1, pp. 335 s.; F. G. Tricomi, Matematici ital. del primo secolo dello Stato unitario, in Atti d. Acc. d. scienze di Torino, classe scienze fisiche, mat. e nat., IV (1961), 1, p. 43; Scienziati e tecnolog, dalle origini al 1875, Milano 1975, I, p. 402;J. C. Poggendorff, Biograph. - lit. Handwört. z. Gesch. d. exact. Wissenschaften, IV, pp. 314 s.; V, p. 227; Enc. Ital., XII, p. 577.