FABBRI, Luigi
Nacque a Fabriano, in provincia di Ancona, il 22 dic. 1877 da Curzio e da Angela Sbriccioli. Era studente delle scuole tecniche di Ancona quando la frequentazione dell'anarchico individualista recanatese Virgilio Condulmari lo avvicinò all'anarchismo. Non ancora diciassettenne, il 9 giugno 1894. il F. venne arrestato nel corso di una manifestazione ad Ancona e fu condannato a 25 giorni di reclusione.
Da allora le autorità di polizia esercitarono un'assidua vigilanza nei confronti del F., che iniziò presto a collaborare a vari periodici anarchici, tra cui Il Pensiero di Chieti, La Protesta umana di Tunisi e L'Avvenire sociale di Messina. Il 21 giugno 1896 il F. venne nuovamente arrestato a Loreto per "misura preventiva". Il 5 giugno 1897 un rapporto di polizia lo segnalava come "noto anarchico", promotore del numero unico Primo Marzo in memoria del suo compagno di fede Argante Salucci. Sempre nel 1897 avvenne l'incontro decisivo tra il F., studente in legge all'università di Macerata, ed Errico Malatesta, del quale egli divenne devoto discepolo. Collaboratore e poi redattore de L'Agitazione di Ancona, il 10 maggio 1898 il F. subì un nuovo arresto e la condanna al domicilio coatto, che scontò nelle isole di Ponza e Favignana. Il periodo di pena - venne liberato il 17 ott. 1900 - lo costrinse ad abbandonare gli studi.
Trasferitosi a Roma nel 1901, il F. riprese, insieme con A. Ceccarelli, la pubblicazione de L'Agitazione e, due anni dopo, fondò con P. Gori la rivista di cultura e politica Il Pensiero. In questo periodo egli frequentò il cenacolo dei cosiddetti "filosofi di Farfa", tra i quali erano Giovanni Cena e Seni Benelli, ed iniziò a pubblicare i primi opuscoli e libri della sua consistente bibliografia, nella quale insieme con testi di propaganda si ritrovano opere di riflessione storico-politica e contributi originali al dibattito ideologico.
Il 20 sett. 1904 il F. partecipò al congresso internazionale del Libero Pensiero, tenutosi a Roma, svolgendo una relazione su Chiesa e Stato. Nel 1906 avviò una serie di contatti con circoli anarchici italiani e internazionali: ebbe incontri a Parigi con J. Mesnil, J. Grave, Ch. Malato, S. Faure, L. Jouhaux e P. Monatte, a Londra con E. Malatesta. Scopo di questi contatti era quello di riprendere le fila di un'organizzazione che da diversi anni si era molto sfilacciata e in questo senso l'iniziativa del F. diede i suoi frutti. Un risultato significativo fu la convocazione a Roma, dal 16 al 20 giugno 1906, del congresso nazionale anarchico.
Era infatti dal 1890, dal congresso di Capolago, che gli anarchici non trovavano un'occasione di incontro a tale livello. Toccò proprio al F. presentare il rapporto su "L'organizzazione anarchica", una questione spinosa e lacerante che vedeva contrapporsi i fautori dell'iniziativa individuale e i sostenitori di una pur minima forma di coordinamento tra i gruppi che si richiamavano all'anarchia. Il F. propose una soluzione di compromesso che, mentre accoglieva le istanze organizzative perorate dal Malatesta, consentiva la più ampia libertà al confronto tra le tendenze e la piena autonomia di ciascun gruppo.
Di lì a due mesi un altro impegnativo appuntamento per il quale il F. aveva intensamente lavorato si svolse ad Amsterdam dal 21 al 24 agosto: il congresso internazionale anarchico, a cui il F. partecipò insieme con Malatesta e Ceccarelli in rappresentanza dell'Italia. Il 31 agosto, sempre ad Amsterdam, il F. e i suoi due compagni si ritrovarono al congresso antimilitarista. Questi congressi contribuirono ad accrescere la stima e l'autorevolezza del F., la cui fama cominciava a varcare i confini nazionali.
Nel 1908 vennero pubblicate in Spagna e in Germania due raccolte dei suoi scritti politico-ideologici, rispettivamente Sindacalismo y anarchismo e Marxismus und Anarchismus, incentrate sul confronto tra la dottrina anarchica, il socialismo marxista e il sindacalismo rivoluzionario. "Al centro della sua opera si pone[va] la tendenza a ravvivare e rianimare l'anarchismo (non esiterà a parlare di "partito anarchico" e di crisi del partito) in un più aperto contatto con gli ambienti internazionali e in una reciprocità di scambio - empirico nel metodo e marcatamente umanitario nello spirito - con la cultura del suo tempo. Il punto debole di questa linea, tanto ideologica che pratica, rimaneva però nell'incapacità di superare i limiti dell'impianto positivistico e di confrontarsi con il risveglio idealistico che pervadeva i più agguerriti circoli intellettuali del paese" (Santarelli, Diz. biogr., p. 267).
Nel 1909, insieme con la redazione de L'Agitazione, il F. si trasferì a Bologna, dove assunse la carica di segretario del locale sindacato dei metallurgici ed entrò quindi a far parte degli organi dirigenti della Camera del lavoro.
Il movimento sindacale bolognese era allora diviso in due: da un lato i riformisti allineati con il vertice della Confederazione generale del lavoro (CGdL) e dall'altro i sindacalisti rivoluzionari che, insieme con gli anarchici, controllavano la Camera del lavoro. Situazioni analoghe si verificavano un po' in tutta Italia e portavano gli anarchici ad interrogarsi sull'opportunità di una loro adesione dalla CGdL. Su Il Pensiero del 19 nov. 1908 il F. affrontò la questione affermando di essere stato in passato favorevole all'adesione, ma di aver poi cambiato parere. Egli si era convinto che bisognava puntare alla costituzione di un nuovo organismo o quantomeno dare vita a un patto di alleanza tra le varie organizzazioni sindacali rivoluzionarie.
Ai primi di maggio 1909 il congresso dei seguaci dell'Azione diretta, riunitosi a Bologna, deliberò in modo diverso: con 143-439 voti favorevoli, 6.214 contrari e 3.250 astensioni venne approvato un ordine del giorno in cui "i rappresentanti delle organizzazioni proletarie d'Italia seguenti la tattica dell'azione diretta, ... mentre riaffermano la loro fede nell'unità proletaria, base di una seria e intensa azione sindacale, deliberano l'adesione alla CGdL" (Il congresso dei sindacalisti rivoluzionari a Bologna, in Avanti!, 10 maggio 1909). Un altro ordine del giorno approvato precisava però che l'adesione alla CGdL non avrebbe comportato la rinuncia alla tattica dell'azione diretta.
Permanevano dunque molti equivoci e ad essi intese riferirsi il F. in un commento su Il Pensiero dell'11 giugno 1909: "Per conto mio - egli scriveva - mi sono astenuto, anche perché il dubbio in quel momento mi pungeva che ormai [sic] l'adesione alla Confederazione giungesse tardiva e non fosse, benché desiderabile, più possibile". I dirigenti della CGdL, a parere del F., non avrebbero infatti "visto di buon occhio l'entrata del diavolo in una istituzione che ormai consideravano come casa propria" (Borghi, Mezzo secolo..., p. 104). La tattica della lotta all'interno risultò infatti fallimentare. A Bologna la minoranza riformista, anziché accettare l'egemonia rivoluzionaria, preferì dar vita nel 1910 ad una nuova Camera del lavoro di stretta osservanza confederale.
Benché i fatti gli dessero ragione, il F. vide ancora confermata al secondo congresso dell'Azione diretta, riunitosi a Bologna nel dicembre 1910, la scelta dell'adesione. L'inevitabile rottura istituzionale del movimento sindacale italiano si consumò due anni dopo, il 23 nov. 1912, allorché i sindacalisti rivoluzionari e gli anarchici, usciti dalla CGdL, diedero vita all'Unione sindacale italiana (USI). Il F. fu naturalmente tra i promotori della nuova organizzazione e diede un importante contributo teorico nella formulazione del suo programma.
Il 1913 fu un anno particolarmente intenso per il F., impegnato oltre che nell'attività sindacale nella campagna per la liberazione dell'anarchico Augusto Masetti. Nell'agosto di quell'anno aveva poi fatto ritorno in Italia, stabilendosi ad Ancona, Errico Malatesta: il F. lo raggiunse e insieme con lui iniziò la pubblicazione del periodico Volontà. Sempre nel 1913 egli pubblicò il volume Lettere ad un socialista, incentrato sulla confutazione del "parlamentarismo" dei partiti che aderivano alla Seconda Internazionale. Nel 1914 si trasferì a Fabriano, dove insegnò nelle scuole elementari e prese parte attiva ai moti della settimana rossa. Ricercato dalla polizia, il F. riuscì ad espatriare clandestinamente in Svizzera. Visse a Lugano dal luglio al dicembre 1914, allorché, essendo stato prosciolto, fece ritorno in Italia.
Riprese allora la sua tenace opera volta a ricondurre i vari segmenti dell'anarchismo nell'ambito delle organizzazioni operaie che si contrapponevano al riformismo sindacale. Al tempo stesso, ispirandosi a correnti del pensiero libertario francese e anglosassone, il F. introdusse nel dibattito tra gli anarchici italiani questioni del tutto nuove o comunque poco considerate, che ìnvestivano la sfera etica e il costume sociale. Il F. affrontò, tra l'altro, il problema del controllo delle nascite nel volume La generazione cosciente. Appunti sul neo-malthusianesimo. Durante la guerra egli s'impegnò, particolarmente nella lotta a quelle posizionì, di cui si erano fatti banditori alcuni noti esponenti dell'anarchismo europeo come P. A. Kropotkin, Malato, C. Cornelissen, Grave, a sostegno dell'Intesa. Con i suoi interventi su Volontà e soprattutto con il manifesto dell'aprile 1915 su "la guerra europea e gli anarchici" contribuì ad isolare le poche voci che anche in Italia si levavano dal campo anarchico in favore dell'intervento.
Nel dopoguerra il F. si poteva ormai considerare, dopo Malatesta, la personalità di maggiore spicco nel movimento anarchico italiano. La sua principale preoccupazione di quegli anni era di non lasciare che andasse disperso quanto era stato faticosamente costruito dagli anarchici sia sul piano della elaborazione teorica sia su quello dell'organizzazione. Si trattava soprattutto di rispondere all'offensiva ideologica del comunismo che, sull'onda della rivoluzione vittoriosa in Russia, cominciava a fare breccia anche tra gli anarchici. Con una serie di articoli su Volontà, raccolti nel 1921 nel volume Dittatura e rivoluzione, il F. confutò l'esperienza dello Stato sovietico e il principio della dittatura del proletariato sul quale esso si fondava. Dal punto di vista organizzativo un importante passo in avanti fu la fondazione, il 12 apr. 1919 a Firenze, dell'Unione comunista anarchica italiana, prototipo dell'Unione anarchica italiana (UAI) che venne costituita al congresso di Bologna (1°-4 luglio 1920) sulla base del programma voluto da Malatesta. Il F. - che aveva iniziato a collaborare anche al quotidiano Umanità nova, uscito a Milano il 26 febbr. 1920 - diede un significativo contributo alla stesura del documento congressuale. In particolare egli tracciò le linee del programma organizzativo interno, nel quale erano stabilite le funzioni dell'UAI e le sue forme di finanziamento. Era, quello assunto dal F., "un compito ben difficile e delicato: tentare di dare una forma pratica ad un programma teorico, trovare una formula che permettesse il massimo rendimento d'ogni singolo, consentendo la maggiore autonomia e la più grande elasticità" (Fedeli, L. F., p. 54).
Il paziente lavoro del F. e il compromesso raggiunto a Bologna vennero presto vanificati dall'impatto con il "biennio rosso", allorché, di fronte all'incalzare di fatti "rivoluzionari", prevalsero le spinte centrifughe. A quel punto però il problema di come rapportarsi ad una situazione potenzialmente rivoluzionaria non riguardava solo gli anarchici, ma investiva il movimento operaio nel suo complesso. Alla fine del 1920 il F. coglieva nell'inerzia e nell'incapacità dei dirigenti delle organizzazioni operaie le ragioni per le quali la spinta del proletariato non avrebbe prevedibilmente avuto uno sbocco rivoluzionario: "le rivoluzioni non avvengono per forza di cose se la volontà umana non le prevede, anzi se gli errori dei rivoluzionari le allontanano" (Fabbri, Da una rivoluzione all'altra (1848-1920), in Umanità nova, 28 dic. 1920).
Dalla rivoluzione mancata, ma tuttavia sentita dalla borghesia come una minaccia incombente, scaturì la reazione, "la controrivoluzione senza rivoluzione, una vera e propria controrivoluzione preventiva, di cui il fascismo è stato il fattore più attivo ed impressionante" (Fabbri, La controrivoluzione preventiva, p. 26). Il succitato saggio del F., edìto nel 1922, inquadrava il fascismo "corne prodotto di un processo economico-sociale e politico maturato lungo tutto l'arco di sviluppo dello Stato liberale", entro il quale esso si era inserito "non come elemento di rottura ma di continuità" (Lipparoni, Le origini del fascismo nel pensiero di L. F., p. 39).
L'interpretazione del fascismo come prodotto della lotta di classe, della reazione conservatrice antiproletaria anticipava l'analisi classica della storiografia marxista, ma a differenza di questa offriva del movimento di Mussolini una rappresentazione meno schematica. Analizzando il fascismo come prodotto anche della crisi spirituale e morale della società contemporanea, il F. giungeva alla conclusione che, una volta giunto al potere, esso si sarebbe consolidato e non sarebbe comunque morto di "morte naturale". E la capacità d'imporsi del fascismo racchiudeva una lezione in più, confermando che ogni rivoluzione era opera di minoranze decise a tutto, mentre la maggioranza aderiva a cose fatte.
Tra il 1924 e il 1926 il F. collaborò a Pensiero e volontà, la rivista anarchica che si pubblicava a Roma con la direzione di Malatesta. Dopo aver rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà al regime imposto a tutti gli insegnanti e per sfuggire alle persecuzioni fasciste, il F. fu costretto a lasciare l'Italia. Riparò in Svizzera e si stabilì poi a Parigi, dove nel 1927 diede vita alla rivista Lotta umana. Oltre che nella lotta al fascismo e nella mobilitazione a favore di N. Sacco e B. Vanzetti, l'impegno del F. fu in quel periodo rivolto a contrastare le tendenze individualistiche diffuse tra gli anarchici dell'emigrazione e ad avviare il superamento della commistione tra anarchismo e lotta di classe. Nel 1929 egli venne espulso dalla Francia e, riparato in Belgio, fu costretto a lasciare anche questo paese.
Nel 1929 il F. si trasferì in Uruguay, dove diresse la scuola italiana di Montevideo, ma fu presto rimosso dall'incarico su pressione del governo di Mussolini. L'ultima parte della vita del F. si svolse in questo paese e vide l'esponente anarchico italiano assumere un ruolo importante nelle vicende del movimento libertario sudamericano.
In Uruguay e ancor più in Argentina gli anarchici avevano un forte seguito tra i lavoratori, ma erano dilaniati da accese lotte intestine e da personalismi. Le due principali organizzazioni sindacali argentine, entrambe d'indirizzo anarchico, la Unión sindical argentina e la Federación obrera regional argentina, erano in permanente contrasto. Sollecitato a intervenire, il F. spese tutta la sua autorevolezza per superare le divisioni, anche se a questo risultato si pervenne soltanto in seguito alla dura repressione che colpì il movimento operaio argentino. Nel settembre 1930 ci fu il colpo di Stato del generale Uriburu che instaurò un regime dittatoriale e mise fuori legge le organizzazioni operaie. Nella sconfitta comune i contrasti si appianarono e la tenace opera di mediazione del F. fu premiata.
Dal 16 genn. 1931 il F. pubblicò, prima a Buenos Aires e poi a Montevideo, il mensile di dibattito Studi sociali, la cui nascita - ha scritto U. Fedeli, che lo affiancò in quella impresa editoriale - "venne dalla necessità sentita di mettere a punto, in un momento di calma relativa, idee e atteggiamenti. Dalla necessità, diremo, di tracciare il bilancio di tutta l'opera svolta in un periodo abbastanza movimentato di attività per poter meglio vedere, poi, che cosa vi fosse di più impellente da intraprendere" (Fedeli, L.F., p. 102).
Su una linea di continuità con Lotta umana, la rivista sudamericana metteva a punto questioni nodali, organizzative e politiche (prima fra tutte la questione della lotta di classe), che avevano caratterizzato l'esperienza e il dibattito degli anarchici nei primi due decenni del secolo.
L'ultimo sforzo teorico del F. fu dunque teso a recuperare la dimensione umanitaria dell'anarchismo, che era sempre stata messa in secondo piano dal prevalere delle tendenze anarcosindacaliste. Nello stesso tempo il F. si impegnò in due iniziative editoriali cui teneva molto: la raccolta degli scritti di Malatesta (editi a Bruxelles tra il 1934 e il 1936) e la biografia del suo maestro, che uscì postuma a cura della figlia del F., Luce, nel 1945.
Il F. morì a Montevideo il 24 giugno 1935.
Opere: Agli studenti, Torino 1903; Carlo Pisacane, Firenze 1904; L'inquisizione moderna, ibid. 1904; Lettere ad una donna sull'anarchia, Chieti 1905, L'organizzazione anarchica e l'anarchia, Roma 1906; Sindacalismo y anarchismo, Madrid 1908; Marxismus und Anarchismus, Tübingen 1908; La scuola e la rivoluzione, Milano 1912; La generazione cosciente. Appunti sul neo-malthusianesimo, Firecnze 1914; Lettera a un socialista, ibid. 1914; Dittatura e rivoluzione, Ancona 1921; La controrivoluzione preventiva. Riflessioni sul fascismo, Bologna 1922; Anarchia e comunismo scientifico, Milano 1922; Malatesta: su vida y su pensamiento, Buenos Aires 1945; L'organizzazione anarchica, rapporto presentato al congresso anarchico di Roma (16-20 ag. 1907) e al congresso anarchico internazionale di Amsterdam (24-31 ag. 1907), Genova 1971; L'organizzazione operaia e l'anarchia; a proposito di sindacalismo, Firenze 1975.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 1906, fasc. 19416; Bologna, Biblioteca dell'Archiginnasio, Fondo di periodici anarchici di L.F.; L. Fabbri, Appunti sulla vita di L. F., in Studi sociali (Montevideo), s. 2, X (1939), 14, p. 8; U. Fedeli, L. F., Torino 1948; Umanità nova, numero unico speciale su L. F., giugno 1954; A. Borghi, Mezzo secolo di anarchia (1898-1945), Napoli 1954, ad Indicem; E. Santarelli, Ilsocialismo anarchico in Italia, Milano 1959, ad Indicem; A. Tasca, Nascita e avvento del fascismo, Bari 1965, ad Indicem; R. De Felice, Ilfascismo e i partiti italiani, Rocca San Casciano 1966, ad Indicem; P. C. Masini, Storia degli anarchici italiani da Bakunin aMalatesta (1862-1892), Milano 1969, ad Indicem; Fondazione Luigi Einaudi, Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo, Torino 1971, ad Indicem; G. Barbalace, Fabbrica e Partito socialista negli anni Novanta. Il caso delle Marche, Urbino 1976, ad Indicem; E. Santarelli, in Diz. biogr. del movimento operaio ital., a cura di F. Andreucci-T. Detti, II, Roma 1976, pp. 265-70; N. Lipparoni, Le origini del fascismo nel pensiero di L. F., Fabriano 1979; C. Ceccuti, Mussolini nel giudizio dei primi antifascisti (1921-1925), Firenze 1983, ad Indicem; G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), Todi 1983, ad Indicem; N. Dell'Erba, Giornali e gruppi anarchici in Italia (1892-1900), Milano 1983, ad Indicem; Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano, Bibliografia del socialismo e del movimento operaio italiano, II, Libri, Roma-Torino 1964-1986, ad Indices; L. Bettini, Bibliografia dell'anarchismo, Firenze 1972-1976, ad Indices.