FASSÒ, Luigi
Nato a Borgosesia (Vercelli) il 20 giugno 1882 da Costantino e da Letizia Zenone, seguì gli studi universitari a Torino, laureandosi in lettere, e svolse la carriera di insegnante in vari licei, dapprima a Firenze, poi a Palermo, e infine di nuovo, per parecchi anni, a Firenze. Nel 1928 vinse la cattedra di letteratura italiana all'università di Cagliari, per poi trasferirsi all'università Cattolica di Milano, quindi a Catania e poi a Pavia. Dal 1939 al 1952 fu docente a Palermo, quando dovette lasciare l'insegnamento per limiti d'età.
Formatosi nella scuola e nell'ambiente torinese dei primi anni del Novecento, fu discepolo di A. Graf e condiscepolo di A. Momigliano, F. Neri, L.F. Benedetto e C. Calcaterra. Giovanissimo, cominciò a scrivere cronache, recensioni e critiche musicali e teatrali sulla Rivista valsesiana e sulla Gazzetta del popolo di Torino; e di musica continuò ad interessarsi anche in seguito, occupandosi in particolare dell'opera del musicista Carlo Fassò, suo parente. I primi anni della sua vicenda letteraria furono segnati in modo particolare dall'amicizia con A. Momigliano. I suoi interessi si aprirono così all'indagine psicologica applicata alla letteratura (è da ricordare il suo commento all'Aminta del Tasso, pubblicato nel 1928 a Firenze da Sansoni) e alla rivisitazione critica di talune letture dantesche (offerte nel quadro dell'organizzazione della Lectura Dantis in Orsanmichele a cui egli partecipò tra il 1911 e il 1932: i canti XXX dell'Inferno, I e XXIII del Purgatorio e X e XVI del Paradiso), con un originale commento dei testi piuttosto estetico che non storico e grammaticale.
Dall'ambiente torinese mutuò però anche l'influenza di R. Renier e in generale della scuola storica. I contatti iniziati a Torino proseguirono anche durante gli anni trascorsi a Firenze con la frequentazione di P. Rajna, G. Mazzoni, M. Barbi.
La scuola storica si presentava ancora come una forza ben compatta, organizzata in una rete di scuole e solide istituzioni di ricerca. Intorno ad essa si svolgeva un lavoro minuto e paziente che confluì per anni nel Giornale storico della letteratura italiana, diretto dal Renier, e sui numeri del Bullettino della Società dantesca, cui presiedevano Barbi ed E. G. Parodi. Tale lavoro consisteva nella raccolta di dati archivistici, pubblicazione di testi, esplorazione degli istituti letterari, grammaticali e metrici, ricerca e comparazione delle fonti, in un piano di contenuto interesse per lo specifico dell'opera letteraria ed artistica, considerato in sé ineffabile e sottratto agli strumenti dell'indagine scientifica. Non mancavano nessi tra lavoro erudito e critica militante o esempi di sintesi culturali di maggior respiro, nella sopravvivenza, accanto alla cura per la filologia, di una certa sensibilità dei fatti poetici. Nell'erudizione di mestiere si sperimentarono metodi e tecniche che sarebbero poi state preziose nella maturazione della moderna critica testuale, e si impostò la valutazione e la classificazione organica di imponenti quantità di materiali e di nozioni culturali al servizio di un intendimento più approfondito della poesia.
Il F. lavorò in questa scuola e maturò il gusto per l'indagine erudita e filologica. Nutri curiosità verso periodi poco noti o figure letterarie minori o sconosciute; visse il piacere per l'inedito e per la ricostruzione o la rettifica di particolari fatti biografici e culturali; si dedicò con impegno alle fatiche della ricerca testuale, fondendo un serio impegno metodologico a personali suggestioni sul piano estetico e del gusto dei valori artistici. In questa direzione si collocano i suoi primi lavori scientifici. concepiti come contributi alla storia del "genere" del romanzo storico. Pubblicò un Saggio di ricerche intorno alla fortuna di Walter Scott in Italia, negli Atti della R. Acc. delle scienze di Torino (XLI [1906]; più tardi raccolto in Saggi e ricerche di storia letteraria, Milano 1947), una ancora fondamentale biografia di G.B. Bazzoni (G. B. Bazzoni. Contributo alla storia del romanzo storico italiano, con lettere e documenti inediti, Città di Castello 1906), recensita con notevole plauso dal Renier sul suo Giorn. stor. della letter. ital. (XLVIII [1906], pp. 458-461), e un saggio critico, Padre Cristoforo balordo (ibid., LII [1908]) su alcune influenze scottiane nel romanzo di Manzoni. A testimonianza del suo gusto per l'inedito sono ancora da citare tre saggi, Un ignoto scrittore di satire del primo Settecento (ibid., LVI [1910]), Dal carteggio di un ignoto lirico fiorentino (in Miscell. di studi in onore di R. Renier, Torino 1912) e Tre lettere inedite di Alessandro Manzoni (in Miscellanea nuziale Soldati-Manis, Città di Castello 1912), lavori anch'essi poi raccolti nel citato Saggi e ricerche di storia letteraria.
L'interesse per la ricostruzione minuziosa delle vicende letterarie lo condusse a ricerche di carattere storico e a studi su aspetti meno noti della vita di alcuni scrittori italiani (Dante, Galileo, Tassoni, Alfieri, Foscolo ecc.). In questo senso si situano, tra altri, il suo saggio La prima novella del Decamerone e la sua fortuna (in Annali delle Facoltà di lettere, filosofia e magistero della R. Università di Cagliari, III [1930-1931]), la sintetica ma accurata Vita di Dante del 1935 (Firenze) e il ponderoso volume Avventurieri della penna del Seicento (ibid. 1924), frutto di lunghe e pazientissime ricerche.
Il gusto per il colore storico e per la concretezza ambientale della biografia si ritrovano più chiari nelle ricostruzioni che il F. fece in alcuni studi dell'ambiente romantico milanese e di quello barocco della Ginevra del '600. Quanto all'interesse per l'Ottocento italiano, a ciò lo spinse il fatto di condividere taluni temi risorgimentali, vivi in lui anche per particolari tradizioni familiari. Pubblicò tra gli altri gli scritti Il generale Giacomo Antonini (in Pan, agosto 1935) e Il generale Antonini alla difesa di Venezia (in Annali della Facoltà di lettere e filosofia e magistero della R. Università di Cagliari, VI [1936]), e alla storia del Risorgimento dedicò parecchi corsi universitari a Catania e Pavia, uno dei quali su Cavour e il liberalismo, gli fu sequestrato nel 1944 dalle autorità di polizia.
Il F. partecipò attivamente anche alle edizioni di classici commentati che tanto caratterizzò il lavoro intellettuale degli studiosi della scuola storica. Pubblicò a Milano nel 1942 le Opere di A. Tassoni; nella collana "Classici italiani" della torinese UTET pubblicò le Opere di G. B. Guarini (1949) e quelle di V. Alfieri (1949); per i classici ricciardiani curò il volume Teatro del Seicento (Milano 1955). In tutte queste edizioni inserì testi in buona parte sino ad allora non illustrati. Tra i lavori più rilevanti vanno ancora ricordate l'edizione critica, affidatagli dal Barbi, delle Prose politiche e letterarie di U. Foscolo dal 1810 al 1816 (Firenze 1933) - con ampia e dettagliata introduzione storico-letteraria - e quella della Vita di V. Alfieri (pubblicata una prima volta in edizione integrale nel 1923 a Firenze e poi, nel 1950, nella edizione critica per il bicentenario in 2 volumi: I, La Vita nella redazione definitiva; II, La Vita nella prima redazione inedita: Asti, Centro naz. di studi alfieriani, ediz. naz. per il bicentenario), pubblicando per la prima volta quella "minuta" che permise agli studiosi alfieriani nuove indagini intorno all'elaborazione e ai caratteri dell'opera. All'Alfieri, poi, in special modo, il F. dedicò gli ultimi anni del suo lavoro, succedendo nel 1952, come presidente del Centro nazionale studi alfieriani, a C. Calcaterra.
Mori a Torino il 19 febbr. 1963.
Aveva collaborato a numerosi periodici e riviste italiani, tra i quali - oltre i ricordati - il Giornale storico della letteratura italiana, la Rivista bibliografica italiana, la Rassegna bibliografica della letteratura italiana, l'Archivio storico italiano, la Rivista delle biblioteche e degli archivi, la Rassegna di Napoli (di cui fu redattore capo nel 1922), la Nuova Antologia e Convivium.
Non aveva abbandonato mai i suoi interessi per la ricerca locale. Nel 1951, per la collana "Novara e il suo territorio", che la Banca popolare di Novara nell'80º della sua fondazione editava per i tipi della De Agostini, pubblicava I musicisti del Novarese, una serie di brevi ritratti di artisti con biografie critiche, e I letterati del Novarese da Caio Albucio Silone ai viventi. Aveva curato anche numerose voci per l'Enciclopedia Italiana.
Bibl.: L'elenco degli scritti del F., a cura di C. Bozzetti e A. Pietra, è in L. Fassò, Dall'Alighieri al Manzoni, saggi raccolti a cura dei discepoli, con un profilo del maestro e la bibliografia dei suoi scritti, Firenze 1955. Necrol., in Giorn. stor. della letter. ital., CXL (1963), pp. 315 ss.; in Convivium, XXXI (1963), p. 639; T. Rovito, Letterati e giornalisti contemporanei, Napoli 1922; E. Rota, Il mio saluto al collega L. F., in Strada nuova, Pavia 1953; A. Lorenzi, Omaggio dell'ultimo della classe al professore L. F., in Caleidoscopio dell'Enciclopedia Motta, Milano, aprile 1955; M. Paggi, Addio mia bella addio, Firenze 1955; Encicl. Dantesca, II, p. 811.