FATTORELLO, Luigi
Nacque a Pordenone il 21 genn. 1905 da Carlo, docente e direttore del collegio "Toppo Wasserman" di Udine, e da Maria Coromer. Diplomatosi al liceo "Stellini", si avvicinò alla pittura realizzando vedute, intese quali "impressioni di paesaggio ispirate agli effetti dell'ora e delle stagioni" (Frontiere d'avanguardia, 1985, p. 161). Dal 1922 al 1925 prese parte a diverse mostre di carattere regionale, a Udine, Pordenone e Gorizia. Tra queste va menzionata la Mostra d'arte del Friuli occidentale, che si tenne nel settembre del 1922 al Circolo cittadino di Pordenone, dove espose sedici opere, tra grafiche e dipinti, molte delle quali aventi come tema la luce nel paesaggio (Luci del tramonto, Ultime luci alla Burida, catal., p. 18, nn. 23, 26, ubicazione ignota). Con Solitudine, Luce diffusa e Verso il tramonto (ubicazione ignota) prese parte nel dicembre dello stesso anno alla Mostra degli artisti friulani che si tenne presso il Circolo familiare di Udine (catal., pp. 20 s., nn. 38-40).
Continuando a lavorare sul tema del paesaggio, nell'ottobre del 1923 il F. partecipò con otto opere alla II Mostra d'arte del Friuli occidentale (catal., nn. 1825); alla successiva edizione della stessa rassegna, che si tenne nel settembre del 1925 sempre a Pordenone, espose invece alcuni vasi ("Vasi decorativi con motivi villerecci", cfr. catal., n. 10, p. 19, ubicazione ignota).
Nel 1926 a Udine, dove si era da qualche anno trasferito con la famiglia, entrò in contatto con il poeta M. Leskovic [Escodamè], che gli fece conoscere la poetica del futurismo e che lo introdusse nell'ambiente del movimento di F. T. Marinetti. Di Escodamè eseguì un "ritratto psicologico" che espose nella mostra di Trentaquattro pittori' futuristi, inauguratasi nel novembre del 1927 alla galleria Pesaro di Milano. Anche delle altre opere (perdute) presentate in quella occasione non rimane oggi alcuna riproduzione fotografica, ma i loro titoli (Il corso, I rumori del corso, Urlo della sirena) fanno pensare ad un interesse per i temi metropolitani affrontati dai protagonisti dei futurismo prebellico (primo futurismo).
Nel 1928 il F. prese parte a Venezia alla XVI Biennale, esponendo nella sezione futurista i dipinti Atmosfera d'entusiasmo e Cameriere (catal., p. 119, nn. 8-9; conservati a Gorizia, presso il Museo).
In questi due quadri del 1928 e in Scenario del 1930 (Udine, collezione Caterina Rizani), che costituiscono l'esiguo numero di opere futuriste oggi conservate, il F. dimostra di aderire alla poetica dell'"arte meccanica", nell'accezione datane agli inizi degli anni Venti da E. Prampolini, sperimentata anche da G. Balla e che ritroviamo nell'opera di altri "veneti", quali T. Crali e L. Spazzapan. Viceversa nella Natura morta dello stesso anno (collezione privata, Roma; ripr. conservata presso l'Archivio Bruna Fattorello, Trieste) ad una resa naturalistica dei fiori si contrappone la forma astratta e sintetica del vaso.
Nell'ottobre del 1929 il F. fu uno dei trentatré futuristi che esposero alla galleria Pesaro di Milano, dove, probabilmente, presentò il non meglio identificato "quadro nuovo" richiestogli da Marinetti ed Escodamè con il telegramma datato 4 ottobre (Archivio Bruna Fattorello, Trieste). Nello stesso anno, sulle colonne de La Gazzetta del popolo, era apparso il manifesto dell'Aeropittura futurista di Marinetti. Il F. aderì alla poetica ispirata al tema del volo, prendendo parte nell'ottobre del 1931, con Volo n. 1 e Volo n. 2 (ubicazione ignota), alla Mostra futurista di aeropittura e scenografia - 41 aeropittori futuristi e mostra personale di Prampolini - che si tenne sempre nei locali della galleria Pesaro di Milano. Con questa esposizione si concluse la breve esperienza futurista del Fattorello. Assorbito completamente dalla professione di avvocato, intrapresa dal 1928 a Udine, il F. abbandonò, infatti, il movimento di Marinetti e lasciò da parte la ricerca pittorica.
Nel 1942 si trasferì a Trieste, dove dimorò fino alla morte, ad eccezione di un soggiorno di dieci anni a Milano conclusosi nel 1970. Negli anni Settanta riprese a dipingere dedicandosi nuovamente, come era accaduto agli inizi degli anni Venti, ai temi tradizionali della pittura di paesaggio e della natura morta, sviluppati attraverso uno stile naturalistico lontano dalle linee della ricerca artistica di quegli anni. A Trieste allestì personali alla sala comunale d'arte (1976, 1979), alla galleria S. Elena (1977, 1978), al Circolo della stampa (1980) e a Udine al Centro friulano di arti plastiche (1978; cfr. Misc. ad nomen, in Arch. d. Diz. biogr. d. Italiani). In alcune di queste occasioni espositive affiancò alla più recente produzione paesaggistica alcuni esemplari della fase futurista.
Morì a Trieste il 23 dic. 1983.
Fonti e Bibl.: I cataloghi citati all'interno della voce si conservano a Roma, Ist. dell'Enciclopedia Italiana, Arch. del Diz. biogr. d. Italiani. V. inoltre G. Brussich, F.: dal futurismo al colloquio con la natura, in Messaggero veneto, 11 maggio 1978; C. Salaris, Storia del futurismo, Roma 1985, p. 187; Frontiere d'avanguardia. Gli anni del futurismo nella Venezia Giulia, catal. a cura di B. Passamani-U. Carpi, Gorizia 1985, pp. 161 ss.; Futurismo veneto, catal. a cura di C. Rebeschini-M. Scudiero, Padova 1990, pp. 26 s., 136 s., 311; I. Reale, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, Milano 1991, I, p. 326; II, p. 881.