FEDERZONI, Luigi
Uomo politico, nato a Bologna il 27 settembre 1878. Laureatosi in lettere nell'università di Bologna, entrò nel giornalismo, e prima nel Resto del Carlino, poi nel Giornale d'Italia scrisse, sotto lo pseudonimo anagrammatico di Giulio de Frenzi, d'arte, di letteratura e di politica. Andato a Roma nel 1906, fu, nel 1910, tra i fondatori del movimento nazionalista e, l'anno dopo (insieme con F. Coppola, E. Corradini, R. Forges Davanzati e M. Meraviglia), dell'Idea Nazionale, organo ed espressione del nuovo movimento (v. nazionalismo).
L'azione intrapresa dal F. e dai suoi amici ebbe una notevole ripercussione. Il primo risultato fu il movimento d'opinione pubblica per la conquista della Libia. Durante la guerra italo-turca, come corrispondente del Giornale d'Italia da Tripoli e da Rodi, il F. affrontò i problemi attinenti all'occupazione dei territorî, propugnando la campagna a fondo in Libia e l'annessione definitiva delle Isole Egee.
Nel 1913 impegnò contro la massoneria un'insistente campagna di stampa e di comizî, che esercitò profonda influenza sullo spirito nazionale. In quello stesso anno, per dissenso d'idee col liberale Giornale d'Italia ne uscì. Candidato nazionalista per il primo collegio di Roma durante le elezioni per la XXIV legislatura, ebbe il sopravvento, dopo una vivace campagna elettorale, sul suo avversario, il deputato socialista Campanozzi, e fu eletto deputato il 2 novembre 1913. Alla Camera il F. sedette all'estrema destra, segnalandosi come uno tra i più attivi e battaglieri parlamentari. Nei numerosi discorsi da lui tenuti alla Camera in tema di politica interna ed estera, affermò esser possibile una giustizia sociale e un regime di popolo solo con uno stato forte, autoritario, fedele alle istituzioni tradizionali, e tuttavia profondamente rinnovato nello spirito. Scoppiata la guerra mondiale, propugnò col suo gruppo l'intervento dell'Italia a fianco dell'Intesa. Volontario in guerra, come sottotenente del 5° artiglieria e poi tenente dei bombardieri, meritb una medaglia d'argento sul Carso e due croci di guerra al valor militare sul Piave.
Nel dopoguerra difese in parlamento il programma delle aspirazioni italiane per l'Adriatico e per le colonie e fu apertamente solidale, specie dopo l'eccidio di Bologna (1920), coi deputati fascisti. Dall'opposizione di destra (fascisti, nazionalisti, liberali nazionali) fu portato alla carica di vice-presidente della Camera per la minoranza. Frattanto aveva ripreso il suo posto nel giornalismo, come direttore dell'Idea Nazionale, alla quale impresse un indirizzo sempre più vigoroso di attacco al regime liberale-democratico, d'accordo con l'azione fascista. Avvenuta la Marcia su Roma, alla quale doveva indi a poco seguire la fusione dei nazionalisti col partito fascista, il F. fu chiamato a dirigere il Ministero delle colonie, ufficio che egli tenne fino al 16 giugno 1924, per passare al dicastero dell'Interno, donde tornò a quello delle Colonie il 6 novembre 1926, restandovi, poi, fino al 18 dicembre 1928.
Le colonie italiane hanno ricevuto dall'azione del F. un impulso vigoroso di rinnovamento, in armonia con l'indirizzo generale della politica fascista. Nel primo periodo (1922-24) si devono a tale impulso: in Tripolitania, la riconquista di Misurata, della Gefara e della Ghibla, fino all'antemurale predesertico costituito dalla linea Gadames-Misda-Beni Ulid; in Cirenaica, la denuncia degli accordi con la Senussia, lo scioglimento dei campi misti italo-senussiti e l'occupazione di Agedabia; in Eritrea e in Somalia, la rinascita economica accompagnata da un più intenso avvicinamento politico e commerciale all'Arabia meridionale e all'Etiopia. Nel secondo periodo (1926-1928) si compirono le operazioni militari per la sutura territoriale delle due colonie libiche e per l'occupazione della regione sirtica fino alla catena delle oasi insistenti sul 29° parallelo N.; inoltre, la ripresa dell'attività repressiva contro la guerriglia senussita nell'altipiano cirenaico; infine, lo sviluppo della colonizzazione in tutte le terre africane d'Italia e la trasformazione organica di tutta la legislazione coloniale in base ai principî fondamentali del fascismo. Sotto il suo ministero dell'Interno furono adottati molti provvedimenti legislativi, fra i quali la creazione dell'Opera nazionale per la maternità e l'infanzia e quella dell'Opera Nazionale Balilla; l'istituzione del podestà e della consulta in luogo delle amministrazioni comunali elettive; l'istituzione del governatorato di Roma e dell'alto commissariato di Napoli; l'ampliamento e il rinvigorimento delle attribuzioni dei prefetti; la repressione della mafia siciliana; la regolamentazione della stampa periodica; la nuova legge di pubblica sicurezza; numerose leggi dirette alla difesa e al miglioramento dell'igiene pubblica. Soprattutto è da ricordare l'azione con la quale, accanto a Benito Mussolini, negli anni 1924-26 il F. fronteggiò il tentativo di rovesciamento del regime da parte delle forze sovversive e socialdemocratiche.
Nominato senatore il 22 novembre 1928, è, dal 30 aprile 1929, presidente del Senato. Dal 1° giugno 1931 ha la direzione della Nuova Antologia.
Ha scritto: Il corruttore (romanzo), Bologna 1900; Il sandalo d'Apelle: note sull'arte contemporanea, Bologna 1904; Candidati all'immortalità (profili letterarî), Bologna 1904; L'allegra verità (novelle), Milano 1905; Il lucignolo dell'ideale (romanzo), Napoli 1909; Per l'italianità del Gardasee, nuova ed., Napoli 1909; Un eroe: Alfredo Oriani, Roma 1910; Ignacio zuloaga, Roma 1912; L'Italia nell'Egeo, Roma 1913; L'Italiano errante: G. Casanova, Napoli 1913; La Dalmama che aspetta, Bologna 1915; Il trattato di Rapallo, Bologna 1921; L'Italia di domani (discorso), Roma 1917; Presagi alla Nazione: discorsi politici, Milano 1924; Paradossi di ieri, Milano 1926; Venti mesi di azione coloniale (discorsi), Milano 1926.