FERRARESE, Luigi
Nacque a Brienza (prov. di Potenza) il 12dic. 1795 da Nicola, medico, e da Antonia Contardi. Educato, a cura dello zio Vincenzo, presso gli scolopi di Napoli - ove apprese lettere, matematica e soprattutto i principi della filosofia naturalista - s'iscrisse poi ai corsi di medicina dell'università partenopea. Nel contempo non tralasciò di assecondare la naturale inclinazione verso la filosofia, le cui istituzioni dovevano poi costituire le basi della sua formazione psicologico-scientifica. Conseguita la laurea in medicina nel 1816, pur dedicando parte del suo tempo all'insegnamento, iniziò ad approfondire gli studi di psicologia normale e patologica e, per perfezionarsi in questo settore, dal 1817 al 1818 frequentò il manicomio di Aversa, fondato nel 1813 e diretto da G. M. Linguiti. Acquisita una buona preparazione, a partire dal 1825 si dedicò esclusivamente allo studio della freniatria e al tentativo di una razionale sistematizzazione delle malattie mentali. Sulla sua formazione esercitò una notevole influenza l'opera di F. J. Gall, della cui dottrina fu seguace e ai cui principî in gran parte si rifece nell'elaborazione delle sue teorie.
I rivoluzionari concetti espressi dal Gall e dal suo allievo J. C. Spurzheim nei quattro volumi Anatomie et physiologie du système nerveux en général et du cerveau en particulier, editi a Parigi tra il 1810 e il 1819, avevano dato origine alla cosiddetta frenologia, secondo la quale il cervello sarebbe suddiviso in tante regioni quante sono le funzioni che dal cervello stesso dipendono, così che esisterebbe una connessione tra prevalente sviluppo di una data regione e particolare attività morale e psichica dei vari soggetti; l'espressione morfologica esterna di tale situazione biologica sarebbe una manifesta protuberanza della superficie cranica coincidente con la sottostante zona cerebrale ipersviluppata, donde la possibilità di individuare le varie tendenze individuali attraverso la cranioscopia. In realtà, quella costruita dal Gall era una pseudoscienza, i cui eccessivi schematismi non poggiavano su sicure dimostrazioni sperimentali; tuttavia le sue osservazioni, che tra l'altro contenevano precise descrizioni anatomiche, ebbero il merito di aprire la strada da un lato allo studio delle localizzazioni cerebrali, dall'altro a quello della psicopatologia.
Il F. tra il 1830 e il 1836, partendo dalla dottrina frenologica, dava un indirizzo oggettivo alla psicopatologia in genere e a quella forense in particolare: convinto che l'esercizio di tutte le facoltà psichiche - istintive, morali, intellettuali - è sottomesso all'influenza di condizioni organiche e che la sede specifica di tali attività è il cervello, fu assertore della necessità di esaminare sulla guida di questi concetti gli svolgimenti processuali per poter equamente pervenire alla valutazione dei reati e alla formulazione del giudizio.
Affrontando i temi della psicopatologia forense, il F. si inseriva nella corrente di studi che doveva poi sfociare nella criminologia. Il primo a considerare la criminalità da un punto di vista medico era stato G. Della Porta (cfr. voce in questo Dizionario);seguirono poi i contributi dei Gall, che malgrado il suo assoluto e acritico organicismo impostò su basi scientifiche la biologia criminale, e soprattutto quelli di illustri psichiatri, da Ph. Pinel, J. E. D. Esquirol e vari altri fino a C. Lombroso e alla sua scuola. In qualche misura il pensiero del F. incise sulla primitiva impostazione teorica della medicina legale: organicista, portato a ricercare le alterazioni anatomopatologiche dei vari organi e apparati in rapporto con l'encefalo e le sue funzioni delle cui anomalie sarebbero le sole responsabili, volle collegare la responsabilità morale e legale con lo stato morboso degli organi. Cominciò a esporre i suoi concetti di psicopatologia generale innanzi all'Accademia medico-cerusica di Napoli e li pubblicò poi nei due volumi: Delle malattie dellamente, ovvero delle diverse specie di follie, I, Trattato della mania;II, Trattato della demenza e dell'idiotismo, editi a Napoli nel 1830 e nel 1832 e in seconda edizione, dopo il largo successo conseguito in Italia e in vari paesi europei, sempre a Napoli nel 1841-43. Pubblicò poi: Ricerche intorno alla condizione patologica nelle malattie, in cui si trovano esposti i principj della dottrina delle condizioni organiche coll'applicazione a tutti i singoli morbi ed in particolare alla diagnostica di essi, per servire di base ad una importante riforma della patologia, ibid. 1833; Memorie riguardanti la dottrina frenologica ed altre scienze, ibid. 1836; Dissertazioni sulla follia da servire di appendice al trattato delle malattie della mente, ibid. 1840.
I suoi scritti riguardanti specificamente la psicopatologia forense furono: Ricerche intorno all'origine dell'istinto, alla parte che esso prende nell'esercizio e sviluppo delle facoltà intellettuali, delle passioni, volizioni, ecc.: e del modo come vi agisce, per servire di schiarimento nelle quistioni riguardanti la moralità ed imputabilità, ibid. 1834; Programma di psicologia medica forense, ibid. 1834; Della monomania suicida, ibid. 1835; Esame dello stato morale ed imputabile dei folli monomaniaci, ed in particolare dei monomaniaci suicidi con le corrispondenti applicazioni alle azioni di questi, tanto per determinare lo stato della intelligenza, quanto per istabilire il grado di libertà morale, onde risolvere molte quistioni difficili nel foro, ibid. 1835; Quistioni di psicologia medica forense, ibid. 1837; Programma dell'analisi filosofica delle pene, ibid. 1839; Quistioni medico-legali intorno alle diverse specie di follia, ibid. 1843. Inoltre, nelle Aggiunte alla prima versione italiana sull'ultima edizione francese dell'opera dell'Esquirol, contenute nel secondo volume di J. E. D. Esquirol, Delle malattie mentali considerate in relazione alla medicina, all'igiene e alla-medicina legale, Firenze 1846, comparvero i seguenti altri lavori: Ricerche medico-legali intorno alla monomania omicida, pp. 47-63; Esame dello stato morale ed imputabile dei monomaniaci suicidi, pp. 64-74; Quesiti intorno alle pazzie considerate in relazione alla loro frequenza, alla civiltà e al nocumento che arrecano all'ordine sociale..., pp. 75-91.
Dalle varie opere emerge chiaramente la concezione del F. circa l'atteggiamento psicologico in generale dei vari individui e in particolare degli autori di atti criminosi: la stretta connessione esistente tra stato morboso degli organi da un lato e responsabilità morale e legale dall'altro rende necessario di fronte a ogni crimine stabilire con certezza l'imputabilità morale e legale del suo autore, del quale l'esame organico e psicologico possano evidenziare la condizione di sanità mentale, e consentirne quindi la definizione di delinquente che "ha voluto" il delitto, o al contrario di insanità mentale, caratteristica del folle incosciente. Delineata in tal modo l'imputabilità dal punto di vista fisico-mentale, a questa deve essere necessariamente proporzionata l'imputabilità in linea legale e la commisurazione della pena: il delinquente, malato morale il cui male origina dall'organismo, deve essere rinchiuso in carcere, che, al pari di una buona clinica, gli assicuri, per tentarne la correzione, cure adeguate - igieniche, dietetiche, farmacologiche, morali - e soprattutto lo avvii al lavoro; il folle, irresponsabile al momento in cui ha commesso un'azione che per i sani di mente è considerata un crimine, deve essere tenuto lontano dal consorzio umano e mantenuto sotto adeguata vigilanza in appositi istituti nei quali l'esclusione dalla società sostituisca tutti i gradi della pena, in altre parole i manicomi criminali.
Riconducendo le facoltà volitive e le azioni dell'uomo a una attività superiore ai centri nervosi e agli organi che da questi dipendono, e con i quali è in connessione, la dottrina psicopatologica del F. superava in qualche modo la frenologia del Gall; tuttavia la sua concezione così rigida della assoluta connessione tra imputabilità e condizioni organiche, se da un lato non teneva in alcun conto i vari fattori esterni - culturali, sociali, contingenti - che possono influire sullo sviluppo di un comportamento criminale, dall'altro sembrava in evidente contrasto con il principio di libertà morale implicito nella dottrina filosofica. Le sue argomentazioni suscitarono comunque un notevole interesse e furono oggetto tra i suoi contemporanei di profondi studi critici.
Nominato nel 1838 medico del manicomio di Aversa e ispettore delle case di salute private di Miano e Pontirossi, il F. fu incaricato dal governo di compilare gli annali del manicomio (Annali di osservazioni cliniche delle Rr. Case dei folli nella città di Aversa, Napoli 1840). Nel 1844 accompagnò nella visita ad Aversa il granduca di Toscana Leopoldo II. Nel 1845 prese parte al VII congresso degli scienziati italiani tenutosi a Napoli, ove fu relatore sulle malattie mentali. Il 1º luglio 1848 fu eletto deputato per la Basilicata, distretto di Potenza, insieme con V. d'Errico, S. Rendina, I. de Cesare e P. Amodio, e proclamato ufficialmente nella seduta della Camera il 7 luglio successivo; l'11 agosto dello stesso anno fu eletto membro della Commissione di agricoltura e commercio e il successivo 1º settembre del primo ufficio della Camera.
Aveva anche svolto attività giornalistica, rivelandosi scrittore colto e arguto, nei due volumi della rivista mensile editi a Capolago nel 1839 e nel 1840: Il Gatto letterato o vero l'Aristarco, giornale scientifico letterario, vol. I, e L'Aristarco, giornaledi scienze, lettere ed arti, vol. II; in queste pubblicazioni aveva svolto soprattutto temi letterari e di vario interesse, nel primo volume con lo pseudonimo "ab. Fiduchelli".
Morì a Napoli l'8 ag. 1855.
Fonti e Bibl.: Notizie del Regno, in La Libertà italiana, (Napoli) 1848, n. 14, p. 4; M. G. Pasquarelli, L. F. e la medicina legale, in "Zacchia". Rassegna di studi medico-legali, I (1922), pp. 140-143; Id., Appunti su L. F. giornalista, in Rassegna nazionale, s. 2, XLVII (1925), vol. XLVIII, pp. 7378; A. Ferrannini, Medicina italica (priorità di fatti e di direttive), Milano 1935, p. 149; R. Bernabeo, Ilcongresso degli scienziati ital. a Napoli nel 1845, in La medicina del Regno di Napoli e le sue relazioni con gli Stati italiani, XIX Congr. naz. di storia della medicina, L'Aquila 26-29 settembre 1963, Roma s.d., pp. 27-37; A. Pazzini, Storia dell'arte sanitaria dalle origini a oggi, II, Torino 1974, p. 1122. Sull'opera del Gall e sulla frenologia cfr.: L. Tenchini, Contributo alla storia dei progressi dell'anatomia e della fisiologia del cervello..., Napoli-Roma 1880, pp. 18-40; E. G. Boring, A history of experimental psychology, New York 1957, pp. 55-60; F. G. Alexander-S. T. Selesnick, The history of psychiatry..., ibid. 1966, pp. 124 s. Sull'evoluzione della psicopatologia forense si v. anche: Criminologia, in Enc. medica ital., IV, coll. 1465 s. Una rassegna critica delle principali opere del F. fu pubblicata dal medico G. Tonelli in Giorn. arcadico di scienze lettere ed arti, LV (1832), pp. 1-11; LXVII (1836), pp. 122-137; LXXI (1837), pp. 249-272; LXXVIII (1839), pp. 194-227.