FERRARI TRECATE, Luigi
Nacque ad Alessandria il 25 ag. 1884 da Giuseppe e Virginia Ravera. Ammesso all'età di dodici anni al conservatorio di Parma, proseguì gli studi presso il liceo musicale di Pesaro, studiando organo con A. Cicognani e composizione con P. Mascagni. Si diplomò in composizione nel 1904 presentando come saggio di licenza Fiorella, sulibretto di G. Forzano. Il lavoro fu in seguito distrutto dall'autore, al pari dei precedenti Regina Ester (scene bibliche in tre atti di A. Montanari), rappresentata nel teatro dell'istituto tRighi" di Faenza nel 1900, quando l'artista era appena quindicenne; il poema Il corsaro, ispirato a G. Byron, presentato come saggio della scuola di composizione al teatro del liceo musicale di Pesaro nel 1903; e Galvina, episodio tragico in un atto di Forzano, rappresentato al teatro Finzi di Alessandria il 14 apr. 1904.
L'attività del F. si esplicò in tre diversi settori: concertistico, didattico e compositivo. Dopo una breve carriera direttoriale (La traviata di G. Verdi a Carrara con Adelina Agostinelli, M. Polverosi e R. Stracciari, Rigoletto al teatro Municipale di Alessandria, Le maschere di P. Mascagni al teatro Adriano di Roma e concerti sinfonici al Comunale di Rimini, spesso quale direttore delle proprie opere) egli fu soprattutto prezioso collaboratore al pianoforte di celebri strumentisti italiani e stranieri, quali A. Serato, R. Principe, M. Abbado, A. Bonucci, A. Poltronieri, A. Crepax, J. Szigeti, K. Flesh e J. Thibaud. Nei suoi ultimi anni riprese un'intensa attività concertistica come accompagnatore al pianoforte del soprano Jolanda Mancini, ma fu soprattutto all'organo che dedicò la maggior predilezione, venendo assai presto considerato uno fra i maggiori organisti italiani. Già allievo prediletto di Cicognani, questi si avvalse frequentemente della sua collaborazione. Stimato, da G. Sgambati che aveva ammirato la sua maestria esecutiva, riscosse grandi consensi nell'ambiente musicale bolognese e fu salutato dalla critica come interprete e virtuoso di prim'ordine.
Particolarmente significativi furono i concerti tenuti in occasione di collaudi di preziosi strumenti; si ricordano quelli nella chiesa abbaziale di S. Giovanni Evangelista a Parma, nel Circolo artistico di Trieste, nella chiesa evangelica di Parma, nella cattedrale di Alessandria e quella di La Spezia, nella chiesa dei servi di Rimini, nel conservatorio di musica di Bologna, nel duomo di Milano (5 tastiere, 17.000 canne), in N.S. del Carmine di Genova, nella chiesa dei Cavalieri di Pisa, nel duomo di Ferrara e altri ancora.
Non meno significativa fu l'attività didattica del F., che nel 1906, a soli ventidue anni, vinse il concorso a organista della S. Casa di Loreto, ove rimase fino al 1919; nello stesso anno vinse quello al posto di direttore della scuola musicale di Carrara e divenne organista titolare della basilica di Valle di Pompei, poi nel 1914 vinse il posto di direttore della scuola musicale di Rimini, ma già nel 1913 il direttore del conservatorio di musica di Parma lo chiamava a reggere la cattedra d'organo e composizione organistica in quell'importante istituto. Ottenuta in seguito, per meriti eminenti, la nomina a titolare, fu costretto a lasciare la direzione della scuola riminese.
La scuola d'organo del conservatorio di Parma, sotto la guida del F., simpose subito per una vitalità e una efficienza assolutamente rare; in questa sede il F., oltre all'insegnamento dell'organo, tenne per incarico le cattedre di composizione, pianoforte, canto e direzione d'orchestra. Dal 1930 al 1932 insegnò inoltre organo e composizione organistica al conservatorio di Bologna. Prima incaricato della direzione, gli venne conferita la nomina a direttore del conservatorio di Parma. Non accettò in seguito la proposta ministeriale di trasferimento alla direzione del conservatorio di Bologna.
Fu anche vicepresidente dell'Accademia nazionale di S. Cecilia, presidente dell'Accademia filarmonica di Bologna (1955) e della sezione musicale del Consiglio superiore delle belle arti.
Il F. morì a Roma il 17 apr. 1964.
L'aspetto più rilevante della personalità del F., fu tuttavia legato all'attività compositiva, che si manifestò soprattutto nel teatro. Su libretto di Forzano compose il gia citato episodio tragico Galvina, la cui rappresentazione sollevò critiche al librettista, mentre la musica fu accolta con favore. La collaborazione proseguì con Fiorella (Pesaro, teatro del liceo musicale, 1904), che segnò il trionfo del Forzano. Alla terza esperienza il successo arrise a entrambi. A Roma, nel teatro dei Piccoli di Podrecca, la terza e ultima opera composta in collaborazione con il Forzano, Ciottolino, fiaba musicale in due atti e quattro quadri (8 febbr. 1922) fu accolta con grande favore sia dalla critica sia dal pubblico tanto da ottenere settanta repliche.
È con Ciottolino che il F. fece il suo definitivo ingresso nell'incantato e fantasioso mondo poetico della fiaba, dando vita a quella sorta di leggenda che lo consacrò autore tipico di fiabe liriche per l'infanzia e al contempo anche al relativo equivoco da parte della critica, sia sulle sue reali capacità drammatico-musicali, sia sulle ipotetiche attitudini e destinazioni di un tipo di musica al mondo dei piccoli o a quello degli adulti, visti come eterni fanciulli assetati di gioie limpide e fantasiose: appunto fiabesche. L'elemento fantastico, la finzione non solo del teatro ma addirittura delle marionette costituirono la predilezione del F. e ne furono la molla ispirativa di buona parte dell'opera, sia teatrale sia cameristica; fu sorretto in ciò da un'agguerrita maestria tecnica, da una solida tradizione melodica unita a un gusto schietto e talora a una garbata arguzia. A formare tale immagine di musicista sostanzialmente semplice, idilliaco e giocoso, poté contribuire la formazione estetica, reattiva sia al verismo sia alle esasperazioni modernistiche. Su tale via infatti il F. proseguì sia pur orientando le sue opere successive a diversi aspetti del favolismo.
Dopo l'atto unico Pierozzo, poema lirico in due parti su libretto di Térésah, rappresentato al teatro Municipale di Alessandria il 15 sett. 1922, il F. si rimise allo studio, attingendo specialmente al Corso di composizione di V. d'Indy, dal quale ricavò insegnamenti riferentisi alla dialettica tematica e all'organicità della forma. Frutto dei consigli e degli insegnamenti dei maestro francese può considerarsi La bella e il mostro, fiaba musicale in tre atti e cinque quadri su libretto di F. Salvatori, rappresentata al teatro alla Scala di Milano il 20 marzo 1926.
Quattro anni dopo fu la volta de Le astuzie di Bertoldo, opera gioiosa in tre atti su libretto di C. Zangarini e O. Lucarini, rappresentata al teatro Carlo Felice di Genova il 10 genn. 1930. Vi si narra delle avventure di Bertoldo, il rozzo e furbo popolano, protagonista del racconto di G. Croce: si tratta di uno dei rari tentativi di lavoro comico popolare nel panorama novecentesco italiano. Nonostante alcuni limiti del libretto. che non riesce a mantenere il ritmo frenetico dell'azione iniziale, l'opera accolse vasti consensi: venne ripresa al teatro Regio di Panna e nella stagione lirica della Radio. In tempi più recenti, l'ouverture godette di una particolare fortuna, inserita singolarmente in programmi sinfonici di importanti stagioni (Accademia nazionale di S. Cecilia, concetti Martini & Rossi, stagione sinfonica della Rai di Milano). È significativo inoltre notare come due musicisti di diversa formazione culturale, quali U. Giordano e J. Ibert avessero egualmente apprezzato il lavoro.
Ghirlino, L'orso re e Buricchio costituiscono forse i tre momenti più rappresentativi della produzione del F.: un trittico in cui è espresso, con piena libertà e coerenza, l'indirizzo estetico del compositore, oramai orientato, per istinto e convinzione, verso una forma teatrale, la favola per fanciulli, piena di seduzioni e pericoli.
Ghirlino, su libretto di E. Anceschi, fu rappresentato per la prima volta al teatro alla Scala di Milano il 4 febbr. 1940. Il successo della rappresentazione fu confermato da varie riprese: Municipale di Alessandria, Regio di Parma, Verdi di Trieste, Grattacielo di Genova, Municipale di Reggio Emilia, Municipale di Modena, Petruzzelli di Bari, Reale di Roma.
Buricchio, avventure di un monello in tre atti e un epilogo, anch'esso di Anceschi, fu rappresentato per la prima volta al teatro Comunale di Bologna il 5 nov. 1948. Fu ripreso poi al teatro Regio di Parma.
Anche se precedente a Buricchio, composto fra il 1940 e il 1942, L'orso re fu rappresentato due anni dopo quest'ultimo, l'8 febbr. 1950, al teatro alla Scala di Milano. La trama librettistica di questa "favola magica in tre atti e cinque quadri" di Anceschi e M. Corradi Cervi è anch'essa intessuta degli elementi cari al mondo fiabesco, raccogliendo e annodando le fila dell'azione intorno a quel contrasto tra forze benefiche e malefiche, tra bontà e iniquità, che costituisce il contenuto più frequente della morale favolistica.
Lo stesso impegno evidente ne L'orso re è individuabile nell'ultima opera del F.: La capanna dello zio Tom. Tratta dall'omonimo romanzo di H. Beecher-Stowe, caposaldo della letteratura per la prima adolescenza, se non per l'infanzia, apparve nel 1953 come un brusco mutamento di rotta e, per la mole insolita, l'acuito impegno stilistico, l'aggiornamento del linguaggio, la solidità drammatica e lirica, rivelò un F. da alcuni giudicato "nuovo", certamente teso nella volontà estetica a un rinnovamento.
Le componenti umane e drammatiche del musicista possono scorgersi, a fianco della più evidente parabola teatrale, anche in quella produzione cameristica che, se diede un copioso contributo al pianismo e alla vocalità per la gioventù, annovera pure un Quartetto per archi, o in quella musica di ispirazione sacra (fra cui la cantata In hora Calvarii e due messe) che spesso avvalora l'organo come l'altra espressione più congeniale dell'autore.
Composizioni sacre: tra le altre si ricordano Missa Sancta Trinitas, a 3 voci dispari e organo (Milano 1955); 3Mottetti, per coro a cappella (Milano, senza data); In transitu S.P.N. Francisci, per coro a 2 voci virili (Bergamo 1921); Cantico eucaristico per coro all'unisono e organo o armonio (Bologna 1938); Pater noster, canto per i fedeli ad una voce con organo o armonio (Bologna 1952).
Musica da camera: Largo per violoncello o violino e pianoforte (Bologna 1931); Ilcanto dell'esule per violoncello o violino e pianoforte (Milano 1937); Quartetto per archi in tre tempi (ibid. 1949); Ariette per flauto e pianoforte (Parigi 1956).
Opere vocali: Sette brevi canzoni romantiche (Bologna 1930); Canzoncina popolare per il mese di Maria ad una o 2 voci pari ed organo o armonio (ibid. 1930); Strambotto in serenata per canto e pianoforte (ibid 1930); Tutto ritorna, per canto e pianoforte (ibid. 1931); Filastrocca del Si e No, strofe per canto e pianoforte (ibid. 1931); Ai colli imperiali coro all'unisono e pianoforte (Milano 1936); L'omino innamorato per canto e pianoforte (ibid. 1936); Alla bandiera italiana per canto e pianoforte (ibid. 1936); Le bambolette, scena mimica e coretto per fanciulle (Bologna 1938); Il trasporto d'una vergine per canto e pianoforte (Milano 1947); Villanesche-Frottola-Immacolatella-Saltarello per canto e pianoforte (ibid. 1948); Canti di fandullo a una e 2 voci e pianoforte (ibid. 1953); 4liriche, per canto e pianoforte: "La notte d'ottobre" e "Un giorno amaro" di A. Bertolucci, "Al tempestoso vento invernale" e "L'ultimo carro" di C. Bertocchi (ibid. 1956); Nidi a primavera (dai Canti di fanciullo) per canto e pianoforte (ibid. 1956); Vocalizzo di espressione per mezzosoprano o contralto e pianoforte (ibid. 1958).
Per pianoforte: Piccolo mondo musicale (Bologna 1929); Ninnoli musicali (Milano 1930); Teatrino in musica (Bologna 1930); Le campane fan don don! (ibid. 1931); Il prode Anselmo, a 4 mani (Milano 1933); Ilprode Anselino a 2 mani (ibid. 1937); Collodiana (Bologna 1947); Lilliput (Milano 1946); I nanetti di Biancaneve (ibid. 1946); Sbalzi (ibid. 1950; Ombre sullo schermo (ibid. 1946); Riflessi lagunari (ibid. 1946); Tricromia (ibid. 1946); Dal pollice al mignolo (ibid. 1947); Piccino-Picciò (Bologna 1947); IlPianino di Trillina (Milano 1948); Ilbarone di Münchhausen (ibid. 1948).
Inoltre: musica per il film Il fu Mattia Pascal (di P. Chenal; in collaborazione con J. Ibert, 1937); Improvviso da concerto per arpa (Milano 1947); Scherzo (studio), per chitarra (Modena 1952); 8pezzi, per organo (Como 1954); Ilragazzo dei palloncini, teleracconto per fanciulli (Bologna 1961).
Fonti e Bibl.: Notizie documentarie fornite da Pierluigi Ferrari Trecate; L. Ferrari Trecate, Come divenni muncista, in Gazzetta di Parma, 20 dic. 1948; A. Capri, note al programma di sala de L'orso re, 8 febbr. 1950; E. Campogalliani, L. F. operirista, Verona 1955; L. Ferrari Trecate, Splendidi tempi musicali, in IlGazzettino, 8 giugno 1961; R. Rossellini, Illoggione di Parma, in IlMessaggero, 23 genn. 1963; M. Rinaldi, Un nuovo L. F. nella "Capanna dello zio Tom", ibid., 5 marzo 1963; G. Pannain, La capanna dello zio Tom, in Il Tempo, 9 dic. 1963; A. Landini, La valigia dei ricordi, in Gazzetta di Parma, 13 ott. 1967; U. Bonafini, L. F. ovvero l'"Andersen" della musica, in Gazzetta di Mantova, 1º dic. 1967; A. Tafuri, La vita musicale di Alessandria, Alessandria 1968, p. 120; V. Preti, Ricordo del maestro F., in Gazzetta di Parma, 17 apr. 1974; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, pp. 743 s.