FREDDI, Luigi
Nacque a Milano da Luigi e da Angela Antonozzi il 12 giugno 1895.
Le modeste condizioni economiche della famiglia non gli permisero di continuare gli studi, ma il giovane F. fu ben presto coinvolto nella vivace e surriscaldata atmosfera culturale della Milano d'inizio secolo. Il futurismo più politicamente impegnato degli anni fra il 1910 e il '14 e il nazionalismo più acceso furono alla base della sua formazione: fin dal 1913 il F. prese a collaborare a minori pubblicazioni futuriste e fu tra i più scalmanati partecipanti alle manifestazioni interventiste del 1914 (in settembre fu arrestato una prima volta).
Fece parte del gruppo che si stava raccogliendo intorno a B. Mussolini e, all'inizio del 1915, fu fra i primissimi collaboratori de Il Popolo d'Italia, sia pure in funzione subalterna, come aiuto in cronaca. Volontario allo scoppio della guerra, fu impegnato come ufficiale bombardiere sul fronte del Carso, dove venne decorato, e in Cirenaica; alla conclusione del conflitto aderì al movimento fascista.
Anche se non figura negli elenchi più accreditati dei "sansepolcristi", il F. fu, comunque, tra gli organizzatori delle prime squadre che operarono nell'hinterland milanese; nel corso della campagna elettorale del novembre 1919, avendo preso parte ai gravi incidenti che si verificarono il 13 a Lodi, fu arrestato e trascorse alcuni mesi in carcere; raggiunse poi i legionari dannunziani a Fiume, dove rimase per un breve periodo.
Nel 1920, rientrato a Milano, utilizzando in parte materiale che veniva dal foglio ufficiale del fascismo, diede vita a una rivistina settimanale, Giovinezza, espressione delle Avanguardie studentesche, organizzazione giovanile da lui stesso fondata. Nello stesso anno il F. divenne anche redattore a tutti gli effetti del Popolo d'Italia e, come molti giovani che avevano vissuto esperienze simili alle sue, si integrò progressivamente nella normale attività professionale rivestendo, in parallelo, varie cariche all'interno del PNF (Partito nazionale fascista).
Dal 1922 lavorò nell'ufficio stampa del partito e quando, nel 1923, questo passò alle dirette dipendenze della presidenza del Consiglio, nel suo ambito curò l'ufficio propaganda, che controllava alcuni quotidiani, pubblicava e distribuiva materiali, organizzava assemblee; nel 1923-24 intervenne saltuariamente alle riunioni del direttorio del PNF. Contestualmente all'incarico di inviato speciale del Popolo d'Italia, nel '27 il F. divenne vicesegretario dei Fasci all'estero; l'anno successivo risiedette per molti mesi in Brasile, a San Paolo, dove diresse il giornale di lingua italiana Il Piccolo; fu anche direttore dell'ENIT (Ente nazionale italiano per il turismo). Nei tardi anni Venti, seguì particolarmente per il giornale i principali eventi dell'aeronautica, una delle sue grandi passioni; in questo periodo, negli Stati Uniti, si avvicinò casualmente al cinema, destinato a diventare, nel giro di pochi anni, il perno e il fine di tutta la sua attività lavorativa.
Nel 1932 organizzò al palazzo delle Esposizioni di Roma, insieme con Dino Alfieri, la Mostra della rivoluzione fascista, in occasione del decennale della marcia. Nell'estate dell'anno successivo era di nuovo negli USA al seguito della crociera aereonautica di I. Balbo. Attesa la trasvolata in Labrador, seguì le successive tappe americane, quindi passò a Cuba e in Messico, non senza aver precedentemente sperimentato un ciclone in Florida; infine approdò a Hollywood, meta che si era prefissa fin dall'inizio del viaggio.
Si trattò di un vero e proprio soggiorno di studio mirato ad approfondire la conoscenza del modus operandi delle grandi case di produzione americane, che si fondava sul ciclo integrato produzione-distribuzione-esercizio.
Al rientro in Italia, il F. pensò inizialmente di utilizzare il materiale raccolto per una serie di articoli; di fatto esso confluì in una dettagliata relazione-progetto, presentata a Mussolini nel febbraio del '34, che esaminava la situazione della cinematografia italiana e prospettava un eventuale e possibile intervento dello Stato in questo specifico campo. Le proposte del F. vennero prese in considerazione nel quadro del più generale processo di ristrutturazione dei rapporti fra media e regime che portò, nel settembre 1934, alla trasformazione dell'Ufficio stampa del capo del governo nel sottosegretariato per la stampa e la propaganda, guidato da G. Ciano; alle tre direzioni generali facenti capo al sottosegretariato se ne aggiunse, il 18 dello stesso mese, una quarta, quella per la cinematografia, affidata al F. che si mise immediatamente all'opera, dimostrando grande chiarezza di idee e notevoli capacità organizzative.
Alle finalità che il F. intese perseguire nel campo della cinematografia è evidentemente sottesa la concezione organica dello Stato, di matrice idealista, presente nei presupposti ideologici del fascismo, da cui discendeva la necessità, per lo Stato totalitario, di integrare le masse in un'esperienza nazionale uniforme attraverso il controllo e l'uso attento dei media: di conseguenza, per il F., le relazioni fra Stato e cinema dovevano essere impostate su basi e in termini non estetici o economici, bensì politici. Fine ultimo del F. fu dunque quello di creare, nell'ambito di una cinematografia depressa e dipendente dall'estero come quella italiana, le strutture necessarie all'esercizio di una vera e propria politica dello Stato nei confronti del cinema. Sul piano pratico dell'organizzazione, però, - nonché in merito alla scelta di una linea morbida di penetrazione ideologica (il F. fu sempre contrario a una propaganda di regime troppo esplicita, per intendersi a film come Camicia nera di G. Forzano) - egli tenne ben conto dell'esperienza della grande "fabbrica dei sogni" hollywoodiana; si può dire, dunque, che se per certo verso lo sguardo era rivolto alle coeve cinematografie totalitarie sovietica e tedesca, per altro l'esperienza americana non venne dimenticata.
Appena insediato al timone della nuova direzione generale il F. creò quattro divisioni, ciascuna preposta a un campo specifico (affari amministrativi, controllo di produzione, questioni culturali e censura, che affidò a personalità preparate ed esperte: il pittore e regista E. Pratelli, J. Comin, G. Santangelo e, soprattutto, un raffinato intellettuale quale L. Chiarini); l'anno nodale della ristrutturazione fu il 1935, quando il sottosegretariato per la stampa e la propaganda fu elevato a ministero.
In quell'anno venne istituito il Centro sperimentale di cinematografia, cui era affidata la formazione professionale della gente di cinema, attori, registi e tecnici, di cui assunse la direzione Chiarini; il F. faceva parte del consiglio di amministrazione e l'istituto, formalmente autonomo, era di fatto finanziato dal ministero della Stampa e propaganda (dal 1937 ministero della Cultura popolare). Sempre nel '35, in novembre, fu creato l'ENIC (Ente nazionale industria cinematografica), società di distribuzione a capitale pubblico, che inoltre controllava un proprio circuito di sale sul territorio nazionale (nel '41 gestiva direttamente 97 sale). Infine, nel settembre 1935, quando andarono distrutti in un incendio gli stabilimenti della Cines da poco acquistati dall'industriale C. Roncoroni, il F. offrì l'aiuto economico dello Stato per la ricostruzione (4.000.000 di lire); il 29 genn. 1936 Mussolini pose la prima pietra del cantiere da cui nacque, su progetto dell'architetto E. Peressutti e con il fondamentale apporto del F., Cinecittà, inaugurata ufficialmente il 28 apr. 1937. La nuova città del cinema, dotata di installazioni modernissime e a livello dei migliori studios internazionali, apparteneva a una società privata di Roncoroni, con una forte cointeressenza di capitale pubblico; passò interamente allo Stato dopo la morte del proprietario, avvenuta nel settembre 1938.
Nonostante questa partenza fulminea, rimaneva aperto, tuttavia, un problema basilare: il F., coerente fino in fondo con la sua impostazione ideologica e politica, mirava a una sistemazione globale della cinematografia italiana sotto l'egida dello Stato, e questo provocò una pronta e dura reazione da parte della Federazione degli industriali dello spettacolo. Una prima legge del 1935, indirizzata nel senso voluto dal F., aveva varato il meccanismo delle anticipazioni finanziarie statali all'industria cinematografica ma, nel '37, la posizione del F. si fece più critica in quanto il regime, non intendendo andare oltre nel processo di statalizzazione, si preparava a un compromesso con il capitale privato investito nel settore.
Con la legge del 16 giugno 1938, presentata dal ministero della Cultura popolare, la "legge Alfieri", furono abolite le sovvenzioni dirette alle società produttrici e sostituite con premi statali il cui ammontare aumentava proporzionalmente agli incassi, e quindi esclusivamente in funzione del mercato: se dunque, attraverso l'Ufficio censura, lo Stato si garantiva il controllo politico della cinematografia italiana ne perdeva però la gestione diretta. Poco dopo, il decreto legge del 4 sett. 1938, limitando pesantemente l'importazione delle pellicole straniere, suscitava l'irritata reazione delle quattro maggiori case di produzione americane che interruppero le relazioni commerciali con l'Italia; fu questa un'ulteriore sconfitta per il F. che considerava i rapporti con la cinematografia USA positivi e fecondi per il nostro cinema.
Dopo qualche mese, nel marzo 1939, la situazione creatasi al ministero costrinse il F. alle dimissioni. Non per questo abbandonò il mondo del cinema; si ritirò, invece, forse in attesa di tempi migliori, nelle roccaforti della cinematografia di Stato: nel '40 divenne presidente di Cinecittà e della Cines, nel maggio '41 assunse anche la direzione dell'ENIC.
Scoppiata la guerra il F. si arruolò e per qualche tempo fu di stanza in Francia, a Mentone; rientrato in Italia, dopo l'8 sett. 1943 e la proclamazione della Repubblica sociale italiana, principalmente per salvare macchine e attrezzature di Cinecittà, decise il trasferimento a Venezia di quanto fosse trasportabile e, nel febbraio '44, vennero inaugurati i nuovi stabilimenti ai Giardini. Nella primavera '45, quando era ormai evidente il prossimo crollo della Repubblica di Salò, il F. cercò di espatriare in Svizzera, dove già si trovava la moglie Maria Chaliapine, figlia del celebre basso; bloccato alla frontiera fu arrestato e trascorse un periodo di prigionia prima a Como quindi a Roma. Messo sotto processo, fu infine prosciolto dalla Sezione speciale della Corte d'assise nel maggio 1946.
Dopo la guerra riprese la collaborazione giornalistica con il quotidiano Il Tempo e cooperò all'attività di produzione cinematografica di Angelo Rizzoli, ma era ormai un sopravvissuto, fuori dal grande giro della cinematografia italiana che pure aveva contribuito significativamente a edificare, in quanto il potenziamento dell'apparato produttivo, l'attenta cura nel reclutamento delle nuove leve, il vistoso incremento della produzione, da lui tenacemente e intelligentemente perseguiti e realizzati, furono apporto fondamentale al successo internazionale del cinema italiano postbellico.
Il F. morì a Roma il 17 marzo 1977.
Aveva pubblicato vari libri di cui si ricordano: Fascismo (Firenze 1924); Ali e navi d'Italia (Roma 1926); L'anticamera dell'inferno (Milano 1926); Bandiere nere (Roma 1929); Guida storica della Mostra della rivoluzione fascista (ibid. 1932, con D. Alfieri). Particolarmente interessante Il cinema (Roma 1949), in cui il F. racconta, con dovizia di particolari, la storia contestuale sua e del cinema italiano anteguerra.
Fonti e Bibl.: M. Giampaoli, 1919, Roma 1928, pp. 6, 301; Chi è? 1940, p. 401; C. Carabba, Il cinema del Ventennio nero, Firenze 1974, ad Ind.; P.V. Cannistraro, La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media, Bari 1975, ad Ind.; F. Savio, Cinecittà anni Trenta, Roma 1979, ad Ind.; G.P. Brunetta, Storia del cinema italiano 1895-1945, Roma 1979, ad Ind.; R. De Felice, Mussolini il duce, II, Torino 1981, ad Ind.; Historical Dictionary of Fascist Italy, a cura di P.V. Cannistraro, Westport-London 1982, s.v.; J.A. Gili, L'Italie de Mussolini et son cinema, Paris 1985, ad Ind. (con frequenti riferimenti alle fonti documentarie relative anche al F. conservate presso l'Archivio centrale dello Stato a Roma); Cinecittà tra cronaca e storia (1937-1989), a cura di F. Mariotti, Roma 1989, ad Ind.; C. Siniscalchi, Introduzione a L. Freddi, Il cinema. Il governo dell'immagine, Roma 1994; Id., Profilo di L. F., in Vivere il cinema. Sessant'anni del Centro sperimentale di cinematografia, 1935-1995, Roma 1995; C. Siniscalchi, Cinema e potere. Il fondo L. F., in Le Carte e la storia, II (1996), pp. 109 ss.; M. Verdone, Cinecittà story. Storia personaggi e fatti della Hollywood italiana dalla fondazione ai giorni nostri, Roma 1996, ad Ind.