GALLEANI, Luigi
Nacque a Vercelli il 12 ag. 1861, secondogenito di quattro figli, da Clemente, maestro elementare, e da Olimpia Bonino, entrambi appartenenti a famiglie borghesi di origine monferrina, di tradizione monarchica e cattolica.
Dopo aver frequentato, dal 1870 al 1881, le scuole elementari, il ginnasio e il liceo classico presso l'istituto Lagrange di Vercelli, il G. s'iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Torino, senza però arrivare alla laurea. Fece le sue prime esperienze politiche negli ambienti repubblicani e anticlericali della città natale: il 3 nov. 1880 si recò addirittura a Milano per conoscere G. Garibaldi che vi inaugurava un monumento ai caduti di Mentana; l'episodio lasciò un ricordo molto vivo nel giovane G. che, più tardi, durante le sue battaglie giornalistiche nel Nordamerica, assunse lo pseudonimo di Mentana.
Negli anni dell'università, il G. finì per rompere con i repubblicani e svolse invece un'intensa attività politica ed editoriale nei gruppi anarchici e socialisti torinesi. Nel settembre 1883 cominciò, infatti, a collaborare al periodico Proximus tuus, pubblicato dalla corrente comunista anarchica, anche se il suo debutto era in realtà già avvenuto sul "giornale della democrazia vercellese" L'Operaio, che aveva iniziato le pubblicazioni il 5 genn. 1883.
È del 23 luglio 1883 una condanna a tre mesi di carcere e a 51 lire di multa, subita dal G. a causa di alcuni duelli sostenuti con ufficiali del locale presidio, cui egli imputava di aver caricato un gruppo di inermi operai. Le cronache del tempo ricordano anche le sue iniziative come conferenziere (a Trino, a Casale e nella Valsesia), come polemista in dibattiti pubblici con le gerarchie ecclesiastiche e le autorità locali, e come infermiere nell'opera di assistenza prestata ai colerosi durante l'epidemia scoppiata a Vercelli nel 1884. Accanto a queste concrete esperienze politiche o umanitarie, il G. continuò l'attività pubblicistica sul Libero Operaio (1884) e su numerosi periodici democratico-socialisti.
Sul periodico La Boje! - da lui diretto e pubblicato a Vercelli dal 25 maggio al 4 giugno 1885 - il G. assunse un atteggiamento intransigente, ma non ancora collocabile entro gli schemi dell'anarchismo tradizionale.
La sua posizione politica e teorica, non ben definita, infatti, si muoveva inizialmente tra il metodo di lotta del Partito socialista rivoluzionario di Romagna e l'indirizzo assunto dal gruppo libertario torinese e dal settimanale La Questione sociale (1883-89). La successiva adesione all'anarchismo fu caratterizzata dalla collaborazione con il Partito operaio italiano (POI): sua fu l'iniziativa di costituire in questi anni a Vercelli i circoli Difesa del lavoro e la Lega dei lavoratori allo scopo di promuovere un movimento unitario tra gli operai della zona. Medesime posizioni assunse ai congressi del POI, tenutisi a Pavia (18-19 sett. 1887) e a Bologna (8-10 sett. 1888). In questi anni il G. svolse anche un'intensa propaganda nei centri più industrializzati del Piemonte, dove cercò di spingere il movimento operaio sulla strada dell'astensionismo elettorale e d'orientarlo a un'intransigente concezione di lotta negli scioperi.
Dopo il fallimento di questo tentativo, il G. - considerato ormai dalla polizia un sovversivo e uno fra i principali organizzatori delle agitazioni operaie - riparò a Parigi, dove strinse amicizia con i più noti rivoluzionari italiani lì rifugiati, tra i quali A. Cipriani, E. Molinari, E. Malatesta e F.S. Merlino. Le leggi eccezionali, adottate in Francia contro gli anarchici, colpirono anche il G., che fu rinchiuso per quattro mesi nelle carceri di Mazas. Riottenuta la libertà per le sollecitazioni di Cipriani, poté recarsi prima in Lussemburgo e poi in Svizzera, dove trovò lavoro a Ginevra, come terrazziere nella costruzione di un tronco ferroviario, quindi a Clarens, come segretario del geografo Élisée Reclus, fervente anarchico anch'egli.
Arrestato nell'ottobre 1890 dalla polizia svizzera e rimpatriato in Italia, per la sopravvenuta amnistia del 23 nov. 1890, dopo un solo mese di carcere riuscì a riattraversare clandestinamente la frontiera italo-svizzera e a raggiungere Capolago dove, dal 4 al 6 genn. 1891, si tenne un congresso anarchico segreto.
Il G. vi giunse a lavori ormai ultimati per firmare - insieme con Malatesta, Merlino e Cipriani - un manifesto contro il parlamentarismo e lanciare un appello "ai socialisti e ai lavoratori italiani", che conteneva una finale esortazione alla rivolta e all'attuazione dei principî rivoluzionari e antiautoritari. A tale scopo fu incaricato, insieme con il Cipriani, di "fare un giro di propaganda e di preparazione rivoluzionaria dal Piemonte alla Sicilia"; ma gli sforzi organizzativi dei due delegati fallirono per mancanza di mezzi finanziari, per i contrasti intercorsi fra di loro, e, soprattutto, per l'incapacità ad approntare un concreto disegno rivoluzionario. Il G. si limitò, di fatto, a tenere un giro di conferenze in Piemonte, Lombardia e Toscana, queste ultime organizzate dal gruppo redazionale del Sempre avanti!, periodico livornese.
Il 12 apr. 1891, a Milano, partecipò al comizio internazionale per i diritti dei lavoratori, dove polemizzò vivacemente con i socialisti legalitari e presentò un ordine del giorno favorevole alla partecipazione degli anarchici alla manifestazione del 1° maggio. Nella primavera di quell'anno, in occasione di una conferenza tenuta ad Alessandria, il G. organizzò una protesta dei disoccupati, in seguito alla quale fu arrestato, processato e condannato a tre mesi di carcere e a 50 lire di multa (23 marzo 1892); ma venne liberato in tempo per partecipare al congresso costitutivo del Partito dei lavoratori italiani (Genova, 14-15 ag. 1892).
Lo scontro tra anarchici e F. Turati provocò la scissione tra anarchici e socialisti e rese evidente un dissenso ormai insanabile. Tuttavia, nonostante la grave crisi organizzativa che investì il movimento anarchico, il G. proseguì nella propria attività politica sino al suo successivo arresto, avvenuto nel gennaio 1894 con l'accusa di associazione a delinquere. Processato dal tribunale di Genova, l'8 giugno fu condannato a tre anni di reclusione, due anni di sorveglianza e sei mesi di segregazione cellulare. A nulla valse la candidatura-protesta presentata dai partiti popolari alle elezioni del marzo 1897 in quanto il G. non fu eletto e dovette scontare la pena per intero nel carcere di Parma.
Su richiesta della questura di Genova, - in seguito alle leggi eccezionali emanate durante l'ultimo governo Crispi - fu inviato al domicilio coatto, prima a Lipari e poi a Pantelleria. Qui fu raggiunto dal deputato socialista O. Morgari, che gli propose di presentarsi come candidato di protesta alle nuove elezioni; ma il G. rifiutò e si fece promotore presso i detenuti politici della pubblicazione di un numero unico contro il parlamentarismo (I morti, Ancona 1899).
Nel marzo 1900 il G., evaso dal domicilio coatto, riparò in Tunisia, poi a Malta e ad Alessandria d'Egitto, rifugiandosi infine al Cairo, dove partecipò all'attività del movimento anarchico locale. Sua fu l'iniziativa di costituire l'Università popolare libera, che sopravvisse alla sua partenza per Londra, avvenuta nel 1901. Imbarcatosi per gli Stati Uniti, giunse a New York ai primi di ottobre, stabilendosi a Paterson (NJ).
Qui assunse per breve tempo la direzione del settimanale La Questione sociale; nei primi mesi del 1902, insieme con l'inglese W. McQueen e l'austriaco R. Grossmann, guidò le lotte degli operai tessili, che il 17 giugno, a Paterson, sfociarono in un violento sciopero generale e procurarono agli organizzatori un mandato di cattura. Resosi latitante, si rifugiò a Montreal da dove, nel 1903, rientrò negli Stati Uniti. Il 6 giugno dello stesso anno a Barre (VT) cominciò a pubblicare il settimanale Cronaca sovversiva, apparso ininterrottamente sino al maggio 1919: il periodico divenne ben presto espressione della tendenza antiorganizzatrice elaborata dal G., il quale concepì, e mise personalmente in atto, una forma di radicalismo rivoluzionario rivelatasi, nella pratica, la più aderente alla mentalità di larghi strati del movimento operaio italo-americano. La sua azione, in sostanza, si contrappose sia alla tendenza individualista e neostirneriana sia alla linea anarco-comunista: la prima criticata per il suo verbalismo violento e inconcludente, la seconda per le posizioni centralizzatrici dei suoi aderenti attestatisi, negli anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale, su posizioni filobolsceviche e terzointernazionaliste. Il G. rivolse pure aspre critiche ai socialisti, accusati di voler monopolizzare le lotte operaie: a G.M. Serrati, direttore del foglio Il Proletario di New York, organo della Federazione socialista italiana, rinfacciò nel 1903 di aver fornito alle autorità indicazioni utili per scoprire la sua residenza durante la latitanza.
Il 30 dic. 1906 il G. fu arrestato ed estradato dal Vermont al New Jersey, dove si erano svolti gli incidenti del 17 giugno 1902 e i fatti che gli si imputavano. Il 24 apr. 1907 si celebrò il processo, che si concluse con un'assoluzione e la concessione della libertà provvisoria dietro versamento di una ingente cauzione. Le disavventure giudiziarie non impedirono al G. di partecipare a complesse polemiche di carattere teorico, la più famosa delle quali fu quella col Merlino in seguito all'intervista che questi aveva concesso a La Stampa il 18 giugno 1907, intitolata La fine dell'anarchismo.
Tra il 1909 e il 1911 il G. seguì anche con attenzione l'evolversi della rivoluzione messicana, invitando i contadini a diffidare del Partito liberale e a proseguire la lotta contro i latifondisti. Le sue critiche, rivolte al dittatore P. Díaz e poi al presidente della Repubblica F. Madero, non risparmiarono neppure il rivoluzionario E. Zapata e gli anarchici di Regeneración. Dalle colonne di Cronaca sovversiva, trasferita da Barre a Lynn (MA) nel febbraio 1912, il G. condannò duramente la guerra di Libia, denunciando il bellicismo del governo italiano, che per l'occasione fece sequestrare periodicamente i suoi scritti apparsi su testate anarchiche italiane (come L'Agitatore o Volontà).
Durante il primo conflitto mondiale, il G. accentuò le sue posizioni antibelliciste e polemizzò con P. Kropotkin e col Cipriani per il loro "interventismo rivoluzionario" a favore della Francia e dell'Inghilterra; condusse anche una vigorosa campagna contro la coscrizione militare obbligatoria (Selective Military Conscription Bill) votata, il 17 maggio 1917, dal Congresso americano.
Rimpatriato il 9 luglio 1919, il G. riprese i contatti con gli anarchici italiani i quali gli offrirono la direzione di Umanità nova, che egli tuttavia rifiutò per divergenze con il gruppo organizzatore, facente capo al Malatesta. Le precarie condizioni di salute non gli impedirono di riprendere l'attività politica e di pubblicare per breve tempo l'edizione italiana di Cronaca sovversiva, che uscì a Torino dal 17 gennaio al 2 ott. 1920.
La sospensione del periodico fu dovuta al mandato di cattura, spiccato contro il G. il 18 ott. 1920 in seguito a una denuncia per "vilipendio alle istituzioni dello Stato e apologia alla rivolta militare". Dopo due anni di latitanza, il G. si costituì alcuni giorni prima del processo, fissato al 28 ott. 1922. Scagionato il gerente del giornale, egli si assunse la responsabilità degli articoli incriminati e fu condannato a un anno e due mesi di reclusione: pena che scontò per intero, nonostante le proteste della stampa anarchica e la richiesta di amnistia presentata dal suo avvocato.
Tornato in libertà nel gennaio 1924, si stabilì a Sori Ligure dove fu sottoposto a sorveglianza speciale e nuovamente arrestato, il 1° nov. 1926, per vilipendio alla persona di B. Mussolini e per aver ricevuto stampa "sovversiva". Dopo sei mesi nel carcere di Messina, il G. - rifiutatosi di fare "atto di sottomissione" al regime fascista - fu inviato al confino a Lipari. Solo il 28 febbr. 1930, per un provvedimento a favore dei confinati più anziani, gli fu permesso di lasciare l'isola e di stabilirsi a Caprigliola di Aulla nelle Alpi Apuane.
Qui il G. morì il 4 nov. 1931.
Gli articoli del G., apparsi su diversi periodici anarchici, sono stati pubblicati in più raccolte antologiche prima e dopo la sua morte, anche suddivisi per argomento. Tra i principali si segnalano: [Mentana] Alle madri d'Italia, Lynn, MA, 1913; [Id.] Faccia a faccia col nemico. Cronache giudiziarie dell'anarchismo militante, East Boston, NY, 1914; prefazione a P. Kropotkin, La morale anarchica, 3ª ed., Milano 1921, pp. 5-12; La fine dell'anarchismo?, Newark, NJ, 1925; Contro la guerra, contro la pace, per la rivoluzione sociale, ibid. s.a. [ma 1930]; Figure e figuri. Medaglioni, ibid. 1930; Aneliti e singulti, ibid. 1935; Una battaglia, Roma 1947; Il pensiero anarchico di L. G., in L'Adunata dei refrattari, XXVIII (1949), 45; Mandateli lassù! Scritti di polemica antiparlamentare, Cesena 1954; Il processo di Emil Henry, Genova 1956; Riformismo e azione diretta, Ragusa 1968; Metodi della lotta socialista, Sora 1972; L. Galleani, Alcuni articoli dalla sua Cronaca sovversiva (Barre, Vermont, Stati Uniti d'America 1904-1906), Pistoia 1984.
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