GERRA, Luigi
Nacque a Compiano (Parma), dove il padre Davide era pretore, il 15 nov. 1829. Ottenuta il 18 ag. 1849 la laurea in utroque iure presso l'Università di Parma e dopo aver lavorato nel Supremo Tribunale di revisione e nel tribunale civile e correzionale cittadini, il 6 dic. 1859 ottenne nello stesso ateneo la I cattedra di codice civile.
Di idee liberali e unitarie, nel giugno 1859 il G. era stato segretario del governo provvisorio delle province parmensi liberate; un mese dopo il governatore (designato dal re di Sardegna) D. Pallieri lo aveva nominato capo sezione; il 4 settembre successivo era stato eletto rappresentante del collegio di Compiano nell'Assemblea dei rappresentanti del popolo delle province parmensi.
Con la nomina a sostituto procuratore generale del re presso la corte d'appello di Bologna (4 genn. 1861), il G. lasciò la docenza, ottenendo il titolo di professore emerito. Subito dopo entrò nel Consiglio di Stato come referendario nella sezione del contenzioso (1862), guadagnandosi la stima del presidente L.F. Des Ambrois de Nevâche; poi, in qualità di membro della Commissione per l'unificazione legislativa (1865), fu eletto segretario della giunta per il codice di procedura civile.
Della sua esperienza in materia il G. diede prova partecipando con G. Astengo, A. De Foresta, O. Spanna e G.A. Vaccarone al lavoro di commento del Codice civile del Regno d'Italia confrontato con gli altri codici italiani…, Firenze-Torino 1866, rimasto interrotto al primo volume.
Conservatore in politica, il 1° luglio 1865 fu nominato prefetto di Ascoli Piceno, pur non essendo compreso nei ruoli del ministero dell'Interno. In questa veste dovette affrontare la spinosa questione dell'equilibrio interno della struttura politico-amministrativa della provincia, con la forte rivalità fra il capoluogo e la città di Fermo, declassata dopo l'Unità a semplice capoluogo di circondario. Trasferito il 13 ott. 1866 alla prefettura di Salerno, nei due anni che durò il suo incarico il G. si trovò da una parte ad arginare le spinte delle forze filoborboniche e clericali, dall'altra a contenere l'azione dei democratici e dei mazziniani, molto attivi nel Salernitano.
Quando, il 10 sett. 1868, il suo concittadino e amico politico G. Cantelli sostituì C. Cadorna al vertice del ministero dell'Interno nel secondo gabinetto Menabrea, il G. divenne il 18 ottobre segretario generale dello stesso ministero, una carica essenzialmente burocratica, affidata spesso a politici. Due mesi dopo, candidato nelle elezioni suppletive del 13 dic. 1868 nel collegio di Foligno, ottenne una votazione quasi plebiscitaria.
Con la formazione del terzo governo Menabrea (13 maggio 1869), meno conservatore del precedente, e l'uscita di scena del Cantelli, il G. fu rimosso dalla segreteria generale e rientrò nel Consiglio di Stato. Presto, però, con l'avvento di A. Starabba di Rudinì agli Interni, il G. tornò, come facente funzioni, sulla poltrona di segretario generale dello stesso ministero (31 ott. 1869), per restarci fino alla caduta del governo (14 dic. 1869).
All'indomani della breccia di porta Pia il governo Lanza dispose il suo invio a Roma con il compito di affiancare il generale R. Cadorna, che il 25 sett. 1870 gli conferì la direzione dell'amministrazione pubblica. Con l'istituzione della luogotenenza La Marmora (9 ott. 1870), il G. assunse la carica di consigliere di luogotenenza per l'Interno, con il compito, tra l'altro, di "preparare la via all'impianto della prefettura", facendo bene attenzione a non compromettere le già esigue possibilità di un dialogo con la S. Sede. La delicatezza della situazione fu forse all'origine del rifiuto che il G. oppose al presidente del Consiglio G. Lanza che nel dicembre 1870 gli aveva offerto la prefettura di Roma. Nel frattempo, nelle elezioni politiche del 20 novembre, il collegio di Foligno aveva scelto in lui il proprio rappresentante.
Diviso tra Consiglio di Stato e Parlamento, restò senza impegni amministrativi almeno fino al 21 luglio 1873, quando il Cantelli, dal 10 luglio ministro dell'Interno nel gabinetto Minghetti, lo volle ancora segretario generale del dicastero.
Protagonista discusso di una lotta assai dura contro l'Estrema sinistra internazionalista e rivoluzionaria, il G., insieme con il Cantelli, individuò un nemico delle istituzioni in chiunque fosse schierato in area democratica e lo colpì con le armi di una ferrea sorveglianza poliziesca all'interno e di una fitta rete di informatori all'estero: gli arresti di villa Ruffi (2 ag. 1874) furono il frutto di questa strategia.
Nel settembre 1874 il G. fu inviato dal Cantelli in Sicilia per preparare l'attuazione dei provvedimenti di pubblica sicurezza contro il "malandrinaggio", ordinati il 1° settembre con istruzioni dei ministeri della Guerra e dell'Interno, e in una relazione del 31 ott. 1874 espresse il convincimento che "il domicilio coatto è assai più di ogni altro mezzo atto a porre un freno ai tristi". Esattamente un anno dopo gli arrivò la nomina a prefetto di Palermo, dove il problema del malandrinaggio non aveva trovato soluzioni né sotto la guida politico-militare del generale G. Medici né con l'opera del prefetto G. Rasponi, che, dimessosi nel novembre 1874 perché contrario all'adozione di provvedimenti militari straordinari decisa dal Minghetti, aveva lasciato la guida della prefettura al consigliere delegato A. Soragni.
Con l'invio di un uomo di spicco e di fiducia come il G., la Destra intendeva riaffermare i propri principî in materia di ordine pubblico dopo la battaglia parlamentare combattuta e persa nel giugno 1875 da tutta la Sinistra, e in particolare dai deputati siciliani, in opposizione al disegno di legge governativo che rafforzava il ricorso al domicilio coatto nelle province più turbolente.
Travolto dalla caduta della Destra e privato dell'incarico il 1° apr. 1876, il G. dovette abbandonare la carriera amministrativa. Non ebbe maggior fortuna in quella politica che pure, nelle elezioni del 1874, lo aveva visto eletto contemporaneamente in tre collegi. In quelle del 1876, infatti, risultò sconfitto a Piacenza, e uguale sorte ebbe la sua candidatura nella tornata suppletiva del 18 maggio 1879 a Foligno. Nelle elezioni del maggio 1880, con la Destra in recupero, il G. si affermò al primo turno nel collegio di Montegiorgio (Ascoli Piceno), ma non entrò alla Camera perché sorteggiato per eccedenza nel numero dei deputati impiegati.
Congedatosi così dalla scena politica, il G. morì a Roma il 31 luglio 1882.
Fonti e Bibl.: Sull'attività universitaria del G. v. Parma, Archivio storico dell'Università, Gradi accademici, 4 ott. 1847 - 6 apr. 1852, vol. CCXXIII, nn. 1243, 1248; ibid., Registro dei sovrani. Decreti di nomine e di atti ministeriali, 10 giugno-1° luglio 1877, ad ind.; ibid., cart. 198, f. 51, lettera del G. al rettore; ibid., Registri del personale cessato, n. 2. Delle 29 lettere (1860-82) inviate dal G. a vari corrispondenti, tra cui G. Checchetelli, C. Perazzi, G. Dina, D. Farini conservate in Roma, Museo centrale del Risorgimento (cfr. ivi lo schedario dei mittenti), hanno particolare interesse quella del 30 apr. 1870 a G.B. Giorgini (b. 902/70) e quella del 9 ott. 1878 a L. Berti (b. 75/44/2). Sulle questioni relative alla prefettura di Salerno v. Archivio di Stato di Salerno, Prefettura, Gabinetto, in particolare bb. 4-8 (cfr. L. Cassese, L'archivio di gabinetto della Prefettura di Salerno, con inventario, in Movimentooperaio, VI [1954], pp. 464-493, passim). Sul G. consigliere di luogotenenza v. Archivio di Stato di Roma, Luogotenenza gen. del re, bb. 1-61 (cfr. Gli archivi delle giunte provvisorie di governo e della luogotenenza generale del re per Roma e le province romane, a cura di C. Lodolini Tipputi, Roma 1972, pp. 120-122); da segnalare il rapporto a Lanza del 10 dic. 1870 sulle condizioni politiche di Roma, b. 36, f. F-26; sue lettere in Le carte di Giovanni Lanza, a cura di C.M. De Vecchi di Val Cismon, VI, Torino 1938, ad indicem. Sul G. segretario generale del ministero dell'Interno, I documenti diplomatici italiani, s. 2 (1870-96), I e VI, Roma 1960 e 1982, ad indices. Riferimenti archivistici e la relazione del G. del 1874 si trovano in L'inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia (1875-1876), a cura di S. Carbone - R. Grispo, Bologna 1968, II, pp. 65-76 e passim.
A. Berselli, Gli arresti di villa Ruffi. Contributo alla storia del mazzinianesimo, Milano 1956, passim; C. Pavone, Le prime elezioni a Roma e nel Lazio dopo il XX settembre, in Archivio della Società romana di storia patria, XVI-XVII (1962-63), pp. 321-442 passim; I.M. Taviani, L'opera della luogotenenza a Roma (9 ott. 1870 - 25 genn. 1871), ibid., XCIII (1970), pp. 73-160 passim; B. Ficcadenti, Una vicenda della rivalità municipale sorta con l'Unità d'Italia, Urbino 1973, pp. 66-71; L. Forlani, Alle origini del movimento socialista: Andrea Costa e la Romagna, in Storiadell'EmiliaRomagna, a cura di A. Berselli, III, Bologna 1980, pp. 402 s.; P. Pezzino, Stato violenza società. Nascita e sviluppo del paradigma mafioso, in Storia d'Italia. Le regioni dall'Unità ad oggi. La Sicilia, Torino 1987, p. 946; C.M. Fiorentino, Chiesa e Stato a Roma nell'età della Destra storica 1870-1876. Il trasferimento della capitale e la soppressione delle Corporazioni religiose, Roma 1996, ad indicem; L. Arduini, L. G., in Annuario Università di Parma, 1882-83; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 507; L. Mensi, Diz. biogr. piacentino, Piacenza 1899, s.v.; A. Pariset, Diz. dei parmigiani illustri…, Parma 1905, s.v.; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori…, Milano 1940, II, p. 25; L'Emilia Romagna in Parlamento. Elezioni, deputati, attività parlamentare (1861-1919), a cura di M.S. Piretti - G. Guidi, Bologna 1992, II, Diz. dei deputati, p. 150. I risultati elettorali in Storia dei collegielettorali, pp. 275, 407 s., 478 s., 499. Per seguire il mutare dei vari incarichi v. Calendario generale del Regno d'Italia, per le varie annate, ad indicem, e M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d'Italia, Roma 1989, ad indicem.