GHERARDI, Luigi
Nacque a Firenze il 29 genn. 1475 da Francesco di Gherardo e da Costanza di Roberto Leoni.
La famiglia, tradizionalmente impegnata nella manifattura laniera, partecipava alla vita politica cittadina in rappresentanza dell'arte della lana sin dal 1352, anno della più antica elezione al priorato di uno dei suoi membri. Nel corso del secolo XV l'influenza dei Gherardi nella vita pubblica era ulteriormente cresciuta, grazie al costante e incondizionato appoggio da essi prestato dapprima all'ascesa e poi al consolidamento al potere della famiglia Medici (il padre del G., Francesco, fu uno dei consiglieri più ascoltati di Piero di Lorenzo de' Medici, di cui non di rado rappresentò una sorta di coscienza critica, richiamandolo alla moderazione e all'osservanza delle leggi). Nonostante il solido legame che la univa ai Medici, il rivolgimento istituzionale del 1494, culminato nella cacciata di Piero de' Medici da Firenze, non segnò l'emarginazione politica della famiglia e il padre del G. fu eletto in entrambi gli organi collegiali del nuovo regime popolare, il Consiglio degli ottanta e il Consiglio maggiore, e nel 1499 raggiunse per la seconda volta la massima carica della Repubblica, il gonfalonierato di giustizia.
Non si ha notizia di un coinvolgimento del G. nella vita politica della città durante la prima giovinezza: dalle poche notizie in proposito sembra che egli, rimasto orfano di padre nel 1499, per un certo periodo si sia dedicato interamente alle aziende di famiglia.
L'ampliarsi dei circuiti commerciali verso Oriente, avvenuto a partire dall'ultimo quarto del secolo XV, aveva indotto molte imprese fiorentine, soprattutto quelle impegnate nel settore laniero, a inviare propri rappresentanti nei centri principali dell'Impero ottomano. Così fecero anche i Gherardi, le cui aziende erano specializzate nella produzione di "panni di gharbo" (Arch. di Stato di Firenze, Catasto, 915, c. 173).
Toccò appunto al G. farsi carico di questo impegno, dal momento che un gruppo di lettere mercantili ci segnala la sua presenza a Pera, presso Costantinopoli, ove si era stanziata una numerosa colonia di Fiorentini, a partire dal 1501.
Negli anni successivi alternò soggiorni in Oriente con periodi di permanenza a Firenze, durante i quali si dedicò, oltre all'industria laniera, a investimenti finanziari e immobiliari e all'importazione di grano dall'Oriente, attività che rivestì particolare importanza durante la carestia che colpì Firenze nell'autunno-inverno del 1528-29. Rimase in comunione di beni con i fratelli, Gherardo e Giovanni Battista, fino al 1528, benché a quella data già da un decennio fosse sposato con Bartolomea di Domenico Bonsi, da cui ebbe almeno due figli, Domenico e Alessandro.
Il 7 dic. 1520, essendo giunta a Firenze la notizia della successione sul trono turco del figlio del defunto sultano Selim, Solimano II, il G. fu designato come ambasciatore a Costantinopoli, per l'omaggio al nuovo sovrano. Ciò corrispondeva a una consuetudine ormai consolidata da parte della Repubblica fiorentina, interessata al mantenimento di cordiali rapporti e di traffici commerciali con l'Impero ottomano.
Il primo incarico pubblico del G. a Firenze risale invece al 1522, quando fece parte per il quartiere di S. Croce dei sedici gonfalonieri, uno dei due Collegi che affiancavano la Signoria. Al bimestre marzo-aprile 1526 risale invece la sua prima e unica elezione al priorato.
Nell'aprile 1527 scoppiò a Firenze un tumulto culminato nella cacciata del cardinale Silvio Passerini, rappresentante in città della famiglia Medici. Nel lasciare la città il cardinale chiese e ottenne di essere scortato da alcuni cittadini, tradizionalmente vicini alla famiglia Medici. La Signoria scelse a questo scopo Giovan Francesco Ridolfi e il G., cui poi si aggiunse Filippo Strozzi, legato ai Medici anche da parentela.
La lunga tradizione di amicizia e di collaborazione dei Gherardi con i Medici si riannodò organicamente a partire dal 1530, quando, ormai caduto l'ultimo regime repubblicano, a Firenze tornarono definitivamente i Medici. In questa occasione infatti, tanto il G. che il fratello Gherardo furono chiamati a far parte della Balia che doveva preparare il passaggio di regime. E quando il nuovo assetto istituzionale fu pienamente operante e furono creati i nuovi organi, in primo luogo il Senato dei quarantotto, il G. fu chiamato a farne parte a vita, a partire dal 27 apr. 1532. Inoltre nel periodo 1532-37 il G. fu più volte designato a far parte degli Accoppiatori, il Collegio incaricato di preparare le liste elettorali per le varie magistrature; a queste nomine non dovette tuttavia corrispondere l'effettivo esercizio dell'incarico, in quanto il G. era stato eletto sin dal 6 ott. 1532, per unanime designazione dei capitani di Parte e dei consoli dell'arte della lana di Firenze, come console (detto anche bailo o emino) della nazione fiorentina a Pera; l'incarico consolare richiedeva infatti la continua residenza in loco, essendogli affidata la decisione sulle controversie sorte tra cittadini fiorentini ivi residenti, il mantenimento dei buoni rapporti con le autorità locali, la creazione delle condizioni favorevoli all'espansione dei rapporti commerciali delle aziende fiorentine con l'Oriente. L'incarico doveva durare tre anni, ma gli fu più volte rinnovato, anche per interessamento personale del duca di Firenze, per circa dieci anni.
Rivestiva ancora quell'incarico, quando morì, a Pera, il 25 apr. 1542 (erra quindi la Richards quando afferma che il G. morì nel 1528 durante un tumulto filomediceo; il personaggio in questione è invece Luigi di Giovanni Gherardi da Pistoia).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Raccolta genealogica Sebregondi, 2511; Raccolta genealogicaCeramelli Papiani, 2289; Catasto, 915, c. 173; Mediceo del principato, 181, cc. 34, 75, 259; 343, c. 49; 357, c. 174; Notarile antecosimiano, 16312, cc. 286, 361, 362, 419, 457, 499; Gherardi-Piccolomini d'Aragona, 745, cc. 187-191; Signori, Legazioni e commissarie, elezioni, istruzioni e lettere a oratori, 27, c. 24; B. Varchi, Storia fiorentina, Colonia 1721, pp. 49, 458, 483, 613; D.M. Manni, Il Senatofiorentino, Firenze 1771, pp. XIX, 52; Documenti sulle relazioni delle città toscane coll'Orientecristiano e coi Turchi fino al 1531, a cura di G. Müller, Firenze 1879, p. 356; C. Roth, L'ultima Repubblica di Firenze, Firenze 1929, p. 480; Florentine merchants in the age of the Medici, a cura di G. Richards, Cambridge, MA, 1932, pp. 115, 117, 125, 263, 287; M. Del Piazzo, Gli ambasciatori toscani del principato 1537-1737, Roma 1953, pp. 100, 141 (i riferimenti sono inesatti).