GIORDANI, Luigi
Nacque a Santa Maria Codifiume di Argenta, nel Ferrarese, il 13 ott. 1822 da Francesco e Gertrude Boriani. Avviato alla vita ecclesiastica, svolse i primi studi presso il seminario di Ferrara, passando poi in quello di Bologna, ove si laureò in teologia. Successivamente, dopo la promozione al suddiaconato e al diaconato, il 19 sett. 1846 fu ordinato sacerdote a Ferrara dal card. I.G. Cadolini, arcivescovo di quella città.
Trasferitosi poi a Roma, il G. si laureò in legge ed entrò nell'Accademia dei nobili ecclesiastici, istituto di studi superiori per la preparazione al servizio diplomatico della S. Sede, coltivando, oltre agli studi diplomatici, quelli amministrativi. I disordini del 1848 lo indussero a spostarsi a Marino, nei dintorni di Roma, da dove nelle lettere al padre si espresse criticamente sugli esponenti della Repubblica del 1849. L'intercettazione di quelle missive gli causò l'arresto e il trasferimento a Roma, e qui solo l'intervento del generale G. Galletti, conoscente della sua famiglia, gli evitò più severe conseguenze.
Nel 1852, nominato prelato domestico e destinato aiutante del segretario di Stato card. G. Antonelli, il G. iniziò, partendo da Ascoli Piceno, la carriera di delegato pontificio che successivamente lo avrebbe visto impegnato anche nelle sedi di Velletri e Perugia. Ad Ascoli Piceno condusse, fra l'altro, la distribuzione dei soccorsi a seguito dell'epidemia di colera del 1855. A Velletri si occupò del controllo del brigantaggio, organizzando la gendarmeria e i corpi militari. Il compito più gravoso lo attendeva però a Perugia dove giunse nel febbraio 1859.
La città seguì con interesse le vicende della guerra del 1859, cominciando a riscaldarsi per le vittorie franco-piemontesi in Lombardia. Furono poi le prime avvisaglie della secessione delle Legazioni a creare le condizioni per la mobilitazione attese dai capi del locale movimento liberale unitario (F. Guardabassi, N. Danzetta, Z. Faina): il G., abituato dalle precedenti esperienze a una certa tolleranza e fidandosi di quanti gli garantivano che l'ordine non sarebbe stato turbato, non percepì il lavorio preparatorio della rivolta; e quando questa scoppiò il 14 giugno 1859, preferì riparare a Foligno pur di non assumersi la responsabilità di una repressione armata che quello stesso giorno definiva "impossibile e fatale" (Ugolini, p. 111). Gli sembrò più opportuno assicurarsi da Foligno il controllo della regione per evitare che la ribellione si estendesse al resto dell'Umbria; da ultimo, quando apprese che su Perugia si stavano dirigendo le truppe svizzere, cercò anche, senza riuscirci, di organizzare una controrivoluzione che risparmiasse alla città i massacri che invece vi furono poi commessi il 20 giugno. Per qualche mese ancora il G. mantenne la residenza a Foligno, ove si occupò in particolare dell'amministrazione della delegazione e della disciplina del personale civile da lui dipendente: l'atto più rilevante da lui emanato in quella sede fu una circolare (14 sett. 1859) finalizzata a procurare arruolamenti nelle truppe al servizio papale ma rimasta senza effetto.
Il contegno del G., che aveva anche cercato di minimizzare qualche condiscendenza delle autorità municipali verso la rivolta, era però stato messo in cattiva luce dal responsabile cittadino della polizia che lo aveva più volte segnalato alla segreteria di Stato. Nacque da qui il discredito presso i suoi superiori gerarchici, che non vollero neppure riceverlo quando si recò a Roma nel tentativo di spiegare la propria condotta. Il 23 dic. 1859 fu designato a sostituirlo mons. P. Gramiccia che riportò a Perugia la sede della delegazione apostolica; al G. toccarono invece alcuni incarichi minori: quello di chierico di Camera, di consultore di Stato per le finanze nel 1860 e, nel 1865, di luogotenente della Sacra Rota. Nel 1870, alla caduta del potere temporale, rientrò a Ferrara.
Il 19 marzo 1871, a Roma, nella cappella delle oblate a Tor de' Specchi, fu consacrato vescovo titolare di Filadelfia (Amman, capitale della Giordania) dal card. L. Vannicelli Casoni, arcivescovo di Ferrara, al quale forse non era estranea l'intenzione di avvalersi di lui come vescovo ausiliario. Quest'ultima designazione giunse al G. quando mons. G. Felcini, vicario generale di Ferrara, si ritirò dall'incarico data l'età avanzata. Così, nel luglio 1872, a seguito di un provvedimento pontificio che lo sollevò dall'ufficio di uditore della Sacra Rota, il G. prese ad affiancare e sostituire nelle prolungate assenze l'arcivescovo, che in lui riponeva fiducia e stima. Nel 1873 il G. suggerì al Vannicelli Casoni l'istituzione dei consigli amministrativi preposti alla gestione dei redditi delle chiese parrocchiali e sussidiarie, fatta eccezione per i redditi delle congrue parrocchiali e per le entrate regolate da apposita amministrazione. Nel 1876 fu eletto presidente del comitato religioso-artistico costituito a Ferrara dall'arcivescovo in occasione del primo centenario dell'incoronazione dell'Immagine di S. Maria delle Grazie.
Nel 1877, data la malferma salute dell'arcivescovo, il G. intraprese in sua vece la visita pastorale dell'intera diocesi, interrotta il 21 apr. 1877 dal decesso del Vannicelli Casoni. In quella circostanza il G. fu nominato vicario capitolare, per poi essere eletto, il 22 giugno dello stesso anno, arcivescovo di Ferrara. Oltre a ristabilire il collegio teologico nel seminario ferrarese e a intraprendere con cospicue somme i lavori decorativi della cattedrale della città, durante il suo arcivescovato sovvenzionò la Società di S. Vincenzo de' Paoli, la Società operaia cattolica, nonché l'Opera di patronato per i fanciulli poveri. Fra le elargizioni che il G. distribuì nella diocesi, figura quella di parte del materiale sacro appartenente all'ex convento ferrarese di S. Maria della Consolazione. Finalmente, il 14 marzo 1887 fu creato cardinale da papa Leone XIII, ricevendo il titolo presbiteriale dei Ss. Silvestro e Martino ai Monti.
Morì a Ferrara il 21 apr. 1893 e fu tumulato nel cimitero cittadino.
Fonti e Bibl.: La Civiltà cattolica, s. 8, vol. II (1871), p. 82; s. 10, vol. III (1877), p. 87; s. 13, vol. VI (1887), pp. 105, 107, 110 s.; s. 15, vol. VI (1893), p. 617; L. Borelli, Il card. Luigi Vannicelli Casoni arcivescovo di Ferrara. Memorie storiche, Ferrara 1881, pp. 139 s., 156-158, 190 s., 195-197; L'Unione, n. 60, 16 marzo 1887; R. De Cesare, Il conclave di Leone XIII con aggiunte e nuovi documenti e il futuro conclave, Città di Castello 1888, pp. 333-335; Gerarchia cattolica, 1888, p. 74; 1893, p. 179; 1903, p. 193; L'Osservatore romano, 1888, n. 165; 1893, nn. 93, 97; A. De Gubernatis, Piccolo diz. dei contemporanei italiani, Roma 1895, p. 495; Arch. stor. del Risorgimento umbro, V (1909), 3-4, pp. 21-24, 30 s., 33, 42, 130 s., 219-221; L. Meluzzi, Gli arcivescovi di Ferrara, Bologna 1970, pp. 111-113; R. Ugolini, Cavour e Napoleone III nell'Italia centrale. Il sacrificio di Perugia, Roma 1973, ad indicem; C. Brisighella, Descrizione delle pitture e sculture della città di Ferrara, Ferrara 1991, p. 442; Diz. del Risorgimento nazionale, III, sub voce; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica, VIII, Patavii 1979, pp. 33, 53, 207, 270, 452.