GRAVINA, Luigi
Nacque a Catania il 29 apr. 1829 da Francesco, benestante e di nobili origini, e da Carmela Rosso.
Di idee liberali, in gioventù partecipò come membro del comitato insurrezionale e capitano dell'esercito agli avvenimenti rivoluzionari del 1848-49 in Sicilia. In seguito alla restaurazione borbonica fu costretto all'esilio e viaggiò lungamente in Italia (Toscana) e, soprattutto, attraverso l'Europa (Francia, Inghilterra e Germania). Risale a questi anni, in particolare, il perfezionamento negli studi agronomici.
Tornato in Sicilia nel 1860 (incerta la sua partecipazione all'impresa garibaldina mentre, secondo più fonti, venne nominato maggiore dal prodittatore A. Mordini ma rifiutò il grado), intraprese piuttosto la carriera amministrativa, in qualità di consigliere di prefettura a Catania. Nel 1862 fu eletto deputato al Parlamento per il collegio di Regalbuto (VIII legislatura): confermato nelle successive quattro legislature, sedette sempre a sinistra, vicino alle correnti più moderate, e prese parte attiva ai lavori della Camera (dove tenne l'incarico di segretario della presidenza e partecipò a varie giunte e commissioni). Si dimise nell'aprile 1876 quando, nell'ambito dell'ampio movimento prefettizio disposto dal nuovo governo Depretis, fu dal ministro dell'Interno G. Nicotera inviato a reggere la prefettura di Bologna.
Durante il periodo bolognese il G. accolse la salma di Vincenzo Bellini, restituita dalla Francia all'Italia nel settembre 1876, e la scortò, con altri concittadini, fino a Catania, dove era attesa per solenni celebrazioni. In questo suo esordio, inoltre, seppe "conciliarsi la stima e la simpatia anche degli avversari politici pel suo carattere onestissimo ed alieno dagli intrighi", pur non rinunziando a intervenire, come nell'ottobre 1876, quando, di fronte a "vivaci dimostrazioni anticlericali", decise di sciogliere, per evitare "turbamenti all'ordine pubblico", il III Congresso cattolico che si era dato convegno in città, nella chiesa della Ss. Trinità (Candeloro, p. 153).
Il 30 ott. 1877 il G. fu trasferito, sempre dal Nicotera, a Napoli, in un momento particolarmente difficile per la vita della città. Il sindaco democratico, G. Sambiase duca di Sandonato, vi stava infatti portando avanti dall'anno precedente un ambizioso programma di abbellimenti, risanamento e valorizzazione urbana che prestava, però, il fianco ad aspre critiche di ordine finanziario da parte dell'opposizione moderato-conservatrice. In seguito alle ripetute denunce del forte deficit comunale, effetto di un uso eccessivamente spregiudicato del denaro pubblico da parte della giunta volto a guadagnare il favore della stampa, il G., "molto meno malleabile del suo predecessore [C. Mayr] e assai meno disposto a chiudere un occhio di fronte alle irregolarità amministrative" (Mazzonis, p. 52), tra marzo e aprile 1878 propose al nuovo ministro G. Zanardelli lo scioglimento del Consiglio comunale. Subito dopo (20 aprile) si allontanava dal pesante clima di polemiche che ne era derivato con un trasferimento di pochi mesi a Roma e di lì a Milano, dove entrò in carica il 29 luglio 1878.
A Milano, dopo la controversa prefettura di C. Bardesono di Rigras, il G. fu accolto con favore e si dimostrò ancora una volta, secondo parere unanime, "amministratore sagace" e attento (L'Illustrazione italiana, 13 apr. 1879, p. 231), capace di opera pacificatrice rispetto a un'atmosfera politica locale fortemente inasprita. Quando, però, nel marzo 1879, due commemorazioni della sinistra milanese assunsero, nei fatti, il carattere di dimostrazioni repubblicane, l'uso repressivo di esercito e forze di polizia (unito al successivo decreto di scioglimento della Fratellanza repubblicana milanese) gli valsero l'aperta ostilità degli ambienti cittadini più avanzati che ne richiesero insistentemente il trasferimento. Non lasciò comunque il suo posto sino al 15 febbr. 1880, data in cui il Depretis lo nominò prefetto della capitale.
Il G. giungeva a Roma a cinquant'anni, al culmine della carriera amministrativa. Avrebbe retto la prefettura di questa provincia lungo tutto il decennio successivo: un arco di tempo eccezionalmente lungo in una singola sede e che coincise con anni densissimi di trasformazioni per la giovane capitale italiana.
Il G. si trovò, in particolare, a dover affrontare due difficili momenti per l'ordine pubblico, emblematici, nella loro diversità, delle varie questioni in gioco: innanzi tutto il trasferimento della salma di Pio IX alla sua definitiva sepoltura, avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 luglio 1881, e segnato da gravissimi scontri tra le migliaia di fedeli riuniti, a sorpresa, per commemorare il pontefice e nutriti gruppi anticlericali; quindi - consumata l'euforia speculativa dei primi anni Ottanta, innescata dalle leggi speciali per la capitale - quel crescendo di tensioni sociali che accompagnò la conseguente crisi edilizia e che vide, tra febbraio e marzo 1888 e poi nel febbraio 1889, migliaia di operai disoccupati, in preda alla fame e alla disperazione, prendere d'assalto il centro cittadino.
Durante queste e altre giornate cruciali per Roma, però, il G., che pure si era distinto nelle precedenti esperienze per la sua risoluta energia, parve ricoprire un ruolo minore, quasi in ombra rispetto ad altre autorità (il governo, la questura, il Comune): figura scarsamente incisiva, non coinvolta sino in fondo in decisioni e responsabilità di punta, che i contemporanei ricordano, piuttosto, quotidianamente impegnata in una politica di "giusta prudenza" sia rispetto al mondo cattolico sia alle altre componenti politico-sociali presenti nella realtà locale.
Per quanto riguarda l'amministrazione della Provincia, proprio la particolare durata dell'incarico romano consente di farne un osservatorio degli ambiti maggiormente vicini al G. per interesse e formazione. Tra i temi forti che lo videro presente con continuità, ad esempio, si evidenzia quello delle vie di comunicazione, su cui intervenne con competenza, sottolineando, sulla scorta dell'esperienza milanese, la funzionalità delle tramvie extraurbane nel collegamento tra città e territorio. Particolare anche l'impegno messo nel combattere l'inerzia dei Comuni rispetto ai temi di "salute pubblica" e alle necessarie opere di risanamento, che trovò un momento di riconosciuta efficienza nella lotta al colera del 1884.
All'interno di un compito istituzionale comunque chiamato a una funzione di stimolo delle realtà locali, il G. sembrerebbe, dunque, esprimere una sua personale sensibilità per le "esigenze della civiltà e della vita moderna" (Relazione del prefetto marchese Gravina al Consiglio provinciale di Roma nella inaugurazione della sessione ordinaria, 2 dic. 1889, Roma 1890, p. 12), supportata da esempi e confronti che gli venivano dalla lunga esperienza di lavoro e dai viaggi degli anni giovanili. Non a caso la manifesta attenzione per la sperimentazione di nuove tecniche e per gli aspetti educativi, che pure è possibile notare, trovò soprattutto applicazione nel sostegno di iniziative legate al mondo agrario, e a lui sarà infatti riconosciuta una buona parte di merito nel pur non velocissimo avvio, a metà anni Ottanta, della legge sulla bonifica idraulica dell'Agro.
Nell'incalzare di sempre nuove necessità ed emergenze per Roma capitale, che finivano coll'assorbire buona parte delle energie disponibili per il suo territorio e, per contrasto, col moltiplicare vischiosità e resistenze, il ruolo prevalentemente svolto dal G., anche su questo fronte, si direbbe quello di smussamento dei contrasti interni all'amministrazione stessa e di pacificazione e mediazione rispetto agli altri interlocutori ufficiali: un ruolo, questo, non più sostenibile a partire dagli ultimi mesi del 1889, di fronte all'aperta offensiva crispina nei confronti del Comune di Roma in grave dissesto finanziario, che trovò il suo momento culminante, tra fine giugno e metà luglio '90, nella discussione di una nuova legge speciale per la capitale. Nel dibattito parlamentare che la ratificò, e negli ampi commenti della stampa di quei giorni, il G. venne più volte attaccato, accusato di mancato esercizio dell'autorità tutoria e, in genere, di debole e distratta amministrazione (quando non penalizzata, secondo i più accesi detrattori, da accorte alchimie personalistiche), senza che Crispi intervenisse pubblicamente a difenderlo.
In realtà sembra di poter affermare che in una situazione atipica come quella romana, da un lato schiacciata da problemi strutturali enormi e di lungo periodo che travalicavano la carica stessa di prefetto, dall'altro terreno di speculazioni economiche e scontri politici a livello nazionale, il G. portò avanti soprattutto un suo specifico compito - funzionale alla politica di Depretis per Roma - di diplomatico interlocutore per le varie forze in campo, capace di disinnescare tensioni pericolose.
Nel nuovo clima di fine anni Ottanta, il G., non più sostenuto dal ministero, preferì presentare le dimissioni che, con decorrenza 1° ag. 1890, furono trasformate, per evitargli la perdita del diritto alla pensione, in collocamento a riposo.
Contestualmente venne nominato cavaliere di gran croce dell'Ordine della Corona d'Italia, titolo che andava ad aggiungersi a quello di marchese concessogli, con sovrano motu proprio, il 3 giugno 1884.
Nell'ultima fase della sua vita, pur continuando un rapporto intenso e frequente con la Sicilia (è del 1898-99 la donazione dell'isola di Aci e dei sette scogli davanti ad Acitrezza, che da generazioni appartenevano alla sua famiglia, all'Università di Catania, per essere destinati ad attività scientifica), il G. risiedette stabilmente a Roma dove abitò, dal 1905, un ampio villino da lui stesso fatto costruire sul lungotevere dei Vallati.
Senatore dal 16 nov. 1876, divenne ora - non più frenato da quell'imparzialità che il ruolo prefettizio gli suggeriva - decisamente attivo nei lavori del Senato, di cui fu questore dalla XVII alla XXI legislatura. Più aperto e vivace appare anche, dagli anni Novanta, il suo inserimento nella società cittadina dove le "larghe aderenze ed amicizie" (Sarti, 1898, p. 320) erano il frutto di una posizione maturata lungo il decennio precedente avendo sempre a fianco la moglie.
Costanza Bougleux (nata a Livorno nel 1851, da una famiglia di imprenditori di origine francese) aveva sposato il G. nel 1871, per poi seguirlo nelle diverse destinazioni, e senza dubbio ricoprì un ruolo significativo nella sua vita. Donna colta e "gentile", frequente "ornamento" di feste e occasioni mondane (Perodi, pp. 77 s.), tenne a Roma, come in tutte le sedi toccate in precedenza, tra cui particolarmente Napoli, un suo salotto di impronta artistico-letteraria frequentato, a quanto sembra, anche da esponenti del mondo politico e della corte, nonché dalla stessa regina Margherita. Condivise inoltre con il marito un particolare impegno nel campo della beneficenza facendosi coordinatrice, sul piano ufficiale, di diversi comitati e iniziative; in particolare, a livello privato si deve ai coniugi Gravina l'istituzione del reparto pediatrico dell'ospedale Vittorio Emanuele di Catania. Costanza morì nel 1908, senza aver avuto figli.
Il G. morì il 19 ott. 1910 nella sua villa di Giarre e fu sepolto a Catania.
Fonti e Bibl.: Scambi epistolari del G. sono conservati presso l'Arch. di Stato di Roma (Archivio Pianciani, 1829-90, b. 25), la Sezione di Arch. di Stato di Spoleto (Fondo Paolo di Campello, voll. 67, f. 5; 73, ff. 13, 15; 86, ff. 15, 17, 23) e il Museo centr. del Risorgimento di Roma (con D. Farini e altri, come è desumibile dallo schedario mittenti e destinatari). Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero dell'Interno, Dir. gen. affari generali e del personale, Divisione del personale, Personale fuori servizio, s. II, b. 408, f. 80349; Ibid., Carte Crispi-Roma, f. 225 (note biografiche al 1887 dei prefetti del Regno, parzialmente pubblicate da E. Gustapane, I prefetti dell'unificazione amministrativa nelle biografie dell'archivio di Francesco Crispi, in Riv. trimestrale di diritto pubblico, 1984, p. 1066); Ibid., Ministero dell'Interno, Matricola degli impiegati dell'amministrazione provinciale, n. 1197/1, Gravina marchese Luigi senatore del Regno. Sul conferimento del titolo di marchese, Ibid., Presidenza del Consiglio dei ministri, Consulta araldica, b. 172, f. 1549, L. Gravina (contenente anche indicazioni sulla famiglia). Per la data di nascita e la maternità, che tornano nelle fonti secondo diverse versioni, ci si è attenuti ai dati conservati presso l'Arch. stor. del Comune di Catania. L'attività parlamentare può essere ricostruita sulla base degli Atti parlamentari, Camera dei deputati, Discussioni, VIII-XII legislatura, ad indices; Senato, Discussioni, XIII-XXIII legislatura, ad indices.
Oltre alle informazioni e ai commenti presenti sulla stampa contemporanea e ai necrologi (in particolare la commemorazione del G. in Atti Parlamentari, Senato, Discussioni, leg. XXIII, I sessione, 1909-11, pp. 3581 s.), si trovano riferimenti in: C.C. Hugo, Rome en 1886, Roma 1886, pp. 339 s.; D. Farini, Diario di fine secolo. 1891-1895, a cura di E. Morelli, I-II, Roma 1961, ad indicem; G. Manfroni, Sulla soglia del Vaticano. 1870-1901, Milano 1971, ad indicem; A. Guiccioli, Diario di un conservatore, Roma 1973, pp. 145 s., 151-155, 158 s.; E. Perodi, Roma italiana, 1870-1895, Roma 1980, ad indicem (in questi testi è possibile trovare, inoltre, riferimenti alla moglie, Costanza, su cui si veda anche E. Perodi, Cento dame romane, Roma [1895 circa], pp. 77 s., e C. Farese Sperken - L. Buonanno - P. Nicholls, Omaggi, marchesa! Acquarelli e disegni nell'Album di Costanza Bougleux, Pesaro 1994, riproduzione di uno dei tre album contenenti disegni, brani letterari e dediche da parte dei frequentatori del suo salotto). Assai utile, inoltre, per ricostruire la personalità professionale del G., la citata Relazione relativa alla prefettura romana.
Cenni sull'operato del G. come prefetto si trovano in G. Carocci, Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887, Torino 1956, p. 241; G. Candeloro, Il movimento cattolico in Italia, Roma 1961, p. 153; Storia di Milano, XV, Nell'Unità italiana (1859-1900), Milano 1962, pp. 199 s.; A. Cestaro, La stampa cattolica a Napoli dal 1860 al 1904, Roma 1965, pp. 82 s.; A. Scirocco, Dall'Unità alla prima guerra mondiale, in Storia di Napoli, X, Napoli 1971, pp. 40-42; A. Ghirelli, Napoli italiana, Torino 1977, p. 34; L. Mascilli Migliorini, La Sinistra storica al potere. Sviluppo della democrazia e direzione dello Stato (1876-1878), Napoli 1979, p. 47; F. Mazzonis, Per la religione e per la patria, Palermo 1984, pp. 52 s.; F. Bartoccini, Roma nell'Ottocento, Bologna 1985, pp. 480, 533, 600; M. Guercio, La prefettura di Roma, in Le riforme crispine, I, Milano 1990, in partic. pp. 816-822; A. Caracciolo, Roma capitale, Roma 1993, pp. 156, 219; F. Fonzi, I prefetti del Regno d'Italia, in L'Archivio centr. dello Stato, 1953-1993, a cura di M. Serio, Roma 1993, p. 126; M. Guercio, Il decennio di L. G. (1880-1890). Un prefetto tra Depretis e Crispi, e L. Piccioni, Il decennio di L. G. (1880-1890). Alla ricerca di improbabili equilibri: la città, il territorio, in La prefettura di Roma (1871-1946), a cura di M. De Nicolò, Bologna 1998, rispett. pp. 245-264, 265-311, con ulteriori indicazioni di fonti e bibliografia. C. Arrighi, I 450 deputati del presente e i deputati dell'avvenire, V, Milano 1865, pp. 34-36; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale (1848-1890), Terni 1890, p. 535; Id., Il Parlamento italiano nel cinquantenario dello statuto, Roma 1898, p. 320; A. De Gubernatis, Piccolo diz. dei contemporanei italiani, Roma 1895, p. 475; Diz. del Risorgimento nazionale, III, s.v.; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", Gli uomini politici, II, s.v.; Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, s.v.; Enc. di Catania, diretta da V. Consoli, II, Catania 1987, p. 384. Inoltre V. Spreti, Enc. stor.-nobiliare italiana, III, p. 546. Per le tappe della carriera prefettizia, M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d'Italia, Roma 1989, ad indicem.