GUERMANDI, Luigi
Nacque a Milano il 23 sett. 1900 da Umberto e Camilla Fusari. Abbandonati gli studi al termine della scuola elementare, cominciò a lavorare come operaio ma avvertì comunque l'esigenza di formarsi una cultura da autodidatta. Attratto dalla politica, nel 1916 partecipò alle manifestazioni contro la guerra e il caroviveri e nel 1918 s'iscrisse alla federazione giovanile socialista per poi aderire, come la maggioranza dei giovani socialisti, alla frazione comunista. Nel 1921, dopo la scissione di Livorno, fu nominato segretario della federazione giovanile comunista di Milano e nell'aprile di quell'anno venne arrestato per un articolo che aveva scritto sul settimanale Avanguardia. Dopo aver trascorso un mese di detenzione nel carcere di S. Vittore, tornato in libertà il G. si trovò senza lavoro poiché i socialisti non vollero più reintegrarlo al suo posto presso la libreria dell'Avanti!, dove svolgeva le mansioni di commesso. Si dedicò allora al lavoro politico e nell'estate 1921 fu a Mosca nella delegazione italiana al congresso dell'Internazionale giovanile comunista e quindi al III congresso dell'Internazionale comunista (Komintern). Al suo rientro in Italia, in settembre, il G. venne tratto in arresto e dovette assolvere gli obblighi militari. Tornato alla vita civile, nel 1922 fu chiamato a lavorare nell'apparato del Partito comunista d'Italia sotto la direzione di B. Fortichiari, ma l'anno successivo, in aprile, fu nuovamente arrestato insieme con L. Longo, G. Berti e altri. Dopo aver scontato undici mesi di carcere preventivo, il G. venne prosciolto in istruttoria e tornò a svolgere attività politica semilegale in occasione delle elezioni del 1924 e fu quindi impiegato come "fenicottero", termine con il quale erano indicati, nel gergo comunista, gli agenti di collegamento tra il centro del partito e i vari nuclei che operavano nella clandestinità in varie zone d'Italia. Questa attività durò poco in quanto, essendo ormai noto alla polizia e sottoposto a una stretta vigilanza, il G. esponeva se stesso e l'organizzazione a gravi rischi. Così, dopo un nuovo arresto, avvenuto a Roma il 27 nov. 1924, il partito ritenne opportuno farlo espatriare, inviandolo in Unione sovietica a frequentare un corso di studi. Nel novembre 1925 si stabilì a Leningrado, dove per otto mesi fu allievo della scuola di formazione per i quadri dei partiti comunisti occidentali, per poi trasferirsi a Mosca, dove frequentò per due anni la Scuola leninista internazionale.
Il G. fu partecipe dell'aspro scontro che in quegli anni si sviluppò in seno al partito comunista dell'Unione sovietica e al Komintern fra I. Stalin e L. Trockij. In una testimonianza resa nel 1972 (Alla Scuola leninista di Mosca, in I comunisti raccontano, pp. 323-328) il G. ribadì i motivi che lo avevano portato a condividere le posizioni della maggioranza staliniana e a condannare senza riserve quelle di Trockij. Nella stessa testimonianza il G. descrisse l'esperienza "particolarmente importante" vissuta a contatto con gli operai di alcune fabbriche moscovite, riferendo le loro espressioni di disagio e di protesta per le condizioni materiali e le privazioni che erano costretti a sopportare.
Dopo aver trascorso un periodo di riposo a Vladivostok, nel 1928 si trasferì in Svizzera e quindi a Parigi, dove riprese l'attività di fenicottero.
Nel corso di sette anni, tra il 1928 e il 1934, il G., che utilizzava i nomi di copertura di Adolfo Muggi, Duccio, Monti e Dino, effettuò diverse missioni clandestine in Italia prendendo contatto con gruppi comunisti che operavano a Torino, Trieste, Venezia, Treviso, Siena, Roma, Napoli e Lecce (ma P. Secchia anticipa il rientro del G. in Italia al 1927, quando avrebbe preso parte alla riunione dei sindacalisti che il 20 febbraio di quell'anno promossero la ricostituzione della Confederazione generale del lavoro).
Nel corso di una di queste missioni, nel 1930, il G. venne identificato e nei suoi confronti venne spiccato un mandato di cattura, che poté essere eseguito solo quattro anni più tardi, nel dicembre 1934, allorché il G. venne arrestato a Biella. Deferito al tribunale speciale per la difesa dello Stato, il 9 marzo 1936 gli fu comminata la condanna a ventidue anni di carcere. Trascorse il periodo di detenzione nei reclusori di Milano, Roma, Fossano, Civitavecchia e Castelfranco Emilia, mantenendo "cattiva condotta sotto il punto di vista disciplinare e pessima in linea politica" (così nella nota del prefetto di Milano del 24 sett. 1939 in Casellario politico centrale) e dedicandosi alla lettura di testi di strategia militare e di storia dei paesi mediorientali.
Riacquistata la libertà il 28 ag. 1943, il G. fece ritorno a Milano dove entrò a far parte del gruppo dirigente della federazione provinciale e si dedicò all'organizzazione della lotta antifascista. A novembre dello stesso anno venne di nuovo arrestato e rinchiuso nel carcere di S. Vittore fino all'aprile 1944, allorché fu internato nel campo di concentramento di Fossoli. Due mesi dopo fu trasferito a Mauthausen dove, per sua fortuna, fu subito assegnato all'Arbeitlager di Linz, uno dei sottocampi realizzati in prossimità dei luoghi di lavoro. Qui, in collegamento con gli altri lavoratori coatti italiani, riuscì ad animare un'organizzazione di resistenza. Nei giorni della liberazione, avvenuta ai primi del maggio 1945, un'assemblea tra internati militari e politici decise la costituzione del Comitato di liberazione nazionale (CLN) di Linz, sezione dell'Oberdonau, che si richiamava al Comitato di liberazione nazionale Alta Italia, e il G. ne fu nominato segretario.
In una relazione del 9 giugno il CLN di Linz denunciò la gravità della situazione alimentare e igienica nella quale si trovavano le migliaia di prigionieri italiani, ottenendo la creazione di infermerie da campo e di due piccoli ospedali. Ciò consentì il miglioramento delle condizioni di vita degli ex internati e ne agevolò il rimpatrio.
Lo stesso G., alla fine del giugno 1945, poté fare ritorno in Italia, dove riprese l'attività politica nell'ambito della federazione comunista di Milano, ricoprendo vari incarichi nelle associazioni di reduci, tra i quali quello di vicepresidente dell'Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti (ANPPIA).
Il G. morì a Milano il 29 giugno 1979.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, b. 2572; Tribunale speciale per la difesa dello Stato, Elenco nominativo, ff. 2851 (1930), bb. 305-306; 2380 (1931), bb. 287-288; 4990 (1934), bb. 489-490, 441; 5557 (1934), b. 539; Divisione polizia politica, pacco 643; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, III, I frontipopolari, Stalin, la guerra, Torino 1970, ad ind.; P. Secchia, L'azione svolta dal partito comunista in Italia durante il fascismo, Milano 1970, ad ind.; I comunisti raccontano, a cura di M. Massara, I, 1919-1945, Milano 1972, ad ind.; A. Dal Pont - S. Carolini, L'Italia dissidente e antifascista, Milano 1980, ad ind.; ANPPIA, Antifascisti nel Casellario politico centrale, X, Roma 1992, s.v.; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, II, s.v.; Il movimento operaio italiano, Diz. biografico, II, s.v.; Diz. della Resistenza, a cura di E. Collotti - R. Sandri - F. Sessi, II, Luoghi, formazioni, protagonisti, Torino 2001, ad indicem.