Cambray-Digny, Luigi Guglielmo conte di
Uomo politico (Firenze 1820 - ivi 1906). Esponente della nobiltà liberale fiorentina, ne condivise nel 1848 la crescente resistenza dapprima alla formazione del governo Guerrazzi-Montanelli, e poi, dopo la fuga del granduca, alla dittatura di Guerrazzi. Nel 1849, fu tra i fautori della restaurazione granducale in Toscana. Negli anni seguenti si dedicò soprattutto agli studi e alla pratica agraria, fondando a S. Piero a Sieve un opificio per la costruzione di strumenti e macchine agricole. Tornato alla politica attiva nel 1859, fu inizialmente contrario a una dichiarazione di annessione immediata al Piemonte, ma fu poi conquistato alle direttive di Cavour. Nel 1860 fu nominato senatore nel Parlamento subalpino e fu uno dei principali esponenti della Destra toscana, ispirandone dal 1866 anche un giornale, la «Gazzetta d’Italia». Sindaco di Firenze dal 1865 al 1867, fu poi ministro ad interim dell’Agricoltura, industria e commercio dal 27 ottobre al 28 novembre 1867 e ministro delle Finanze dal 27 ottobre 1867 al 14 dicembre 1869. Durante il biennio in cui rimase in carica condusse una politica di drastica riduzione del disavanzo statale: promosse leggi sulla riscossione delle imposte dirette, sulla contabilità e l’amministrazione dello Stato; rese esecutiva la tassa di macinazione dei cereali; creò la Regia cointeressata del monopolio dei tabacchi e istituì le Intendenze provinciali di finanza. Vicepresidente del Senato negli anni 1871-72, fu tra i sostenitori del ministero Minghetti (1873-1876). Dal 1872 al 1878 fu presidente della Banca nazionale toscana e in tale veste condusse le trattative tra governo e rappresentanti delle banche perché giungesse in porto la legge sulla circolazione bancaria del 1874. Liberista, antisocialista, fu un convinto sostenitore di Crispi, e appoggiò la repressione dei Fasci siciliani. Nel 1898 fu tra quanti invocarono lo stato d’assedio in Toscana e lo scioglimento delle organizzazioni popolari e l’anno successivo appoggiò i disegni di legge reazionari proposti dal governo Pelloux. Dopo la morte del figlio (1901), si ritirò dalla vita politica.