LABLACHE, Luigi
Nacque a Napoli il 6 dic. 1794. Il padre, Nicolas, mercante francese, era fuggito all'inizio del 1794 da Marsiglia a Napoli, dove aveva sposato l'irlandese Francesca Bietach. Morto il padre nel 1799, il L. fu allevato in casa della principessa di Avellino, grazie alla quale ottenne nel 1806 un posto gratuito al conservatorio della Pietà dei Turchini; qui iniziò lo studio del violino e del contrabbasso, più tardi quello del canto con S. Valente.
Con il trasferimento in S. Sebastiano (1808), il conservatorio fu dotato di un teatrino: qui il L. debuttò nel 1809 come basso buffo napoletano nell'opera La contadina bizzarra di Giuseppe Castignace. Assentatosi senza permesso per andare a suonare il contrabbasso a Salerno, fu espulso dal conservatorio; si mantenne cantando nel teatrino dei pupi, allestito provvisoriamente nell'ex refettorio della Pietà dei Turchini, finché l'impresario del teatro S. Carlino lo scritturò per le parti in dialetto. Florimo (1882) situa il debutto del L. al S. Carlino nel 1812 con L'erede senza eredità di Silvestro Palma. Ma Di Giacomo (1967, pp. 267 s.), documenti alla mano, ha rettificato: il L. cantò effettivamente nell'opera di Palma, ma nel 1814 ai Turchini; subito dopo iniziò la prima stagione del S. Carlino (Pasqua 1814), in cui L. cantò Gli sposi in cimento di Luigi Mosca, Nina e Martufo di D. Cimarosa, Le cantatrici villane di Valentino Fioravanti e, probabilmente, un Pulcinella molinaro (non di Vincenzo Fioravanti e non la Bella molinara, come indicano alcune fonti).
Il L. aveva intanto sposato Teresa Pinotti, proveniente da una famiglia di attori napoletani, che lo convinse ad affrontare ruoli seri in italiano. Negli anni successivi il L. cantò a Messina e al teatro Carolino di Palermo nel Ser Marcantonio di S. Pavesi. Il 15 ag. 1821 debuttò alla Scala di Milano, probabilmente per un'intermediazione di D. Barbaja, come Dandini ne LaCenerentola rossiniana. Sempre alla Scala, dove tornò per tre anni consecutivi, fu il primo interprete di Arnoldo nell'ElisaeClaudio di S. Mercadante (30 ott. 1821), e di Sulemano ne L'esule di Granata di G. Meyerbeer (12 marzo 1822). In quel triennio cantò anche a Roma, Torino e Venezia. Scritturato da Barbaja esordì nel 1823 al Kärntnerthortheater di Vienna con Il barbiere di Siviglia rossiniano (in cui interpretava i ruoli di Figaro, Bartolo o Basilio indifferentemente); in quella stagione cantò poi per la prima volta ne Lenozze di Figaro di W.A. Mozart (Figaro), La gazza ladra e La donna del lago di G. Rossini, Il matrimonio segreto di Cimarosa, trovandosi al fianco di celebrità quali Josephine Fodor, Karoline Unger, Henriette Sontag, D. Donzelli, A. Nozzari e G. David. Vienna gli tributò alti riconoscimenti: F. Grillparzer lo celebrò in versi per le sue interpretazioni del Matrimonio, del Barbiere e della Cenerentola; più tardi, nel 1827, il L. canterà nel Requiem di Mozart per i funerali di L. van Beethoven, e F. Schubert gli dedicherà i Drei Gesängeop. 83, per basso (D. 902) su testi di Metastasio.
Nell'autunno 1823 tornò a Napoli, dapprima al teatro del Fondo (ancora il Barbiere e Costanzae Almeriska di Mercadante), poi al S. Carlo per il Carnevale con la Semiramide di Rossini: la sua interpretazione del ruolo di Assur gli procurò un successo straordinario grazie anche alle sue doti di attore. La stagione si chiuse con l'opera nuova di F. Basily, Il Sansone, poi il L. tornò a Vienna fino alla fine del Carnevale 1825. L'anno seguente, nuovamente a Napoli, creò al S. Carlo il personaggio di Filippo nella prima esecuzione di Bianca e Gernando di V. Bellini (30 maggio). In questi anni al S. Carlo affrontò ancora in prima assoluta opere di G. Donizetti (1826: Elvida; 1828: L'esule di Roma; 1829: Il paria) e di G. Pacini (1825: Amazilia; 1826: L'ultimo giorno di Pompei, Niobe; 1827: Margherita regina d'Inghilterra). Nel Carnevale 1829 partecipò alla prima napoletana del nuovo Mosè di Rossini (23 marzo), quindi alla prima assoluta della Zaira di Bellini per l'apertura del teatro Regio di Parma (16 maggio).
Dopo il ritorno a Napoli per le prime esecuzioni de I pazzi per progetto al teatro del Fondo (Carnevale 1829-30) e Il diluvio universale al S. Carlo (Quaresima 1830), entrambe di Donizetti, L. iniziò la sua maggiore stagione internazionale: alcune fonti segnalano un suo debutto al King's theatre di Londra il 30 marzo 1830 con Il matrimonio segreto, non menzionato da Florimo (1882) né da Fétis. Tutti concordano invece sulla data della prima apparizione a Parigi, al théâtre-Italien il 4 nov. 1830, dove il L. riscosse grande successo nei suoi più celebrati ruoli comici, fra cui Geronimo nel Matrimonio segreto e, per la sua prima volta, Leporello nel Don Giovanni di Mozart.
Scrisse Castil-Blaze in occasione del debutto parigino del L. come Geronimo: "sa voix magnifique met au jour les beautés de la mélodie que les instruments seuls avaient pu nous faire apprécier; elle donne un accent, une vie, un intérêt nouveau, piquant, à la déclamation […]. On admire tour à tour le son plein, vibrant et suave de sa voix […]. Par des nuances imperceptibles, il sait passer du parlante au récitatif, au chant figuré, mesuré, qu'il abandonnera pour parler encore, et ressaisir sa cantilène" (p. 441).
Nel genere serio colse il maggior successo parigino come Enrico VIII nell'Anna Bolena di Donizetti, a fianco di Giuditta Pasta e di G.B. Rubini (théâtre-Italien, 1° sett. 1831); il suo Elmiro nell'Otello rossiniano e ancora l'Assur della Semiramide suscitarono l'ammirazione di Th. Gauthier. Dal 1832 al 1834 fu ancora a Napoli, con la consueta alternanza di ruoli seri (ancora Enrico VIII, quindi protagonista in Guglielmo Tell di Rossini al S. Carlo nella primavera 1833, e in Zampa di F. Hérold, al Fondo) e comici (ancora Leporello, e Dulcamara nell'Elisir d'amore al Fondo, primavera 1834).
Alla fine del 1834 fu richiamato a Parigi per creare il personaggio di Giorgio ne I puritani di Bellini (théâtre-Italien, 24 genn. 1835), forse l'evento più importante della sua carriera. In quest'occasione il compositore scrisse a Florimo: "Lablache ha cantato come un dio" (lettera del 26 genn. 1835). Nella stessa stagione il L. eseguì poi il Marin Faliero di Donizetti (12 marzo 1835) e nella seguente I briganti di S. Mercadante (22 marzo 1836), entrambe in prima assoluta.
Fino al 1852 il L. si divise fra i mesi caldi a Londra (nel 1836-37 ebbe come allieva di canto la futura regina Vittoria), con numerosi concerti nelle grandi città inglesi, che gli procurarono enorme fama e cospicui guadagni, e le stagioni invernali a Parigi, dove aveva comprato una gran casa a Maisons-Laffitte. Nel 1852 lo zar Nicola I lo invitò a San Pietroburgo e, nel 1856, il successore Alessandro II lo nominò cantante della camera imperiale. Intanto, dal 1854, aveva ripreso l'attività al Covent Garden di Londra (Balthazar ne La favorita donizettiana).
Nel 1856, ai primi segni della malattia, decise il definitivo ritorno a Napoli, ove si spense il 23 genn. 1858.
Nel L. tutti i contemporanei videro un riformatore, se non un vero innovatore dell'esecuzione vocale dell'opera italiana. La cura dei recitativi lo impose all'attenzione anche di attori e uomini di teatro che elogiarono la sua efficace recitazione della scena del delirio di Assur ("Ah, che miro! là in quella soglia!"; atto II, scena 9). Allo stesso obiettivo di immedesimazione realistica contribuiva la cura dei movimenti scenici, delle espressioni, infine la scelta dei costumi e del materiale di scena, a cui il L. si interessò in modo maniacale: per esempio, per l'Anna Bolena si fece riprodurre un vero abito di Enrico VIII conservato a Londra (Castil-Blaze, p. 440). Perciò Fétis lo definì, nell'ordine, "acteur et chanteur" (p. 149).
R. Wagner lo conobbe nel 1839 a Parigi e ammirò la sua interpretazione di Leporello per la capacità di cantare recitando realisticamente, pur senza forzature al dettato mozartiano. Per lui scrisse un'aria con cori aggiuntiva per la Norma belliniana, gentilmente rifiutata dal Lablache.
Verdi gli affidò il ruolo di Massimiliano Moor nella prima de I masnadieri (Londra, Her Majesty's theatre, 22 luglio 1847), in cui secondo E. Muzio, l'allievo-assistente di Verdi, "Lablache fu meraviglioso" (Garibaldi, p. 349). Per molti anni Verdi pensò a lui come ideale re Lear, progetto mai realizzato. Nel 1850 il compositore di Busseto lo rimpiangeva così: "I cantanti che sanno farsi gli esiti per loro stessi […] la Malibran, i Rubini, Lablache etc. etc. non esistono più" (lettera a F.M. Piave, 8 maggio 1850; Abbiati, II, p. 63). Donizetti collaborò per l'ultima volta con il L. per il Don Pasquale (Parigi, théâtre-Italien, 3 genn. 1843) e, pur conoscendone da tempo le doti, disse: "Lablache è il pilastro degli Italiani" (lettera a P. Branca del 14 genn. 1843; Zavadini, p. 649).
Rimane una Méthode de chant attribuita al L. e considerata, da Fétis in avanti, piuttosto trascurabile; inoltre 28 esercizi, e 12 vocalizzi per voce di basso.
Fra i suoi tredici figli, Federico seguì la professione paterna, debuttando nel 1835 al théâtre-Italien di Parigi con La sonnambula, Francesca sposò il pianista S. Thalberg, Nicola sposò la mezzosoprano Emilie Deméric.
Fonti e Bibl.: R. Edgcumbe, conte di Mount-Edgcumbe, Musical reminiscences containing an account of the Italian opera in England from 1773 to 1834, London 1834, ad ind.; Caractères phrénologiques et physiognomiques des contemporains… avec des remarques bibliograhiques, historiques, physiologiques et littéraires, Paris 1837, ad ind.; L. Escudier - M. Escudier, Études biographiques sur les chanteurs contemporains…, Paris 1840, pp. 45-58; Castil-Blaze [F.-H. Blaze], L'Opéra-Italien de 1548 à 1856, Paris 1856, pp. 439-444; F. Florimo, Biografia di L. L., s.l. né d. [ma Napoli 1858]; Id., La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii…, Napoli 1882, III, pp. 467-484; L. Engel, From Mozart to Mario. Reminiscences of half a century, London 1886, ad vocem; G. Widén, L. L., Göteborg 1897; F. Rogers, Some famous singers of the 19th century, New York 1914, ad ind.; L.A. Garibaldi, G. Verdi nelle lettere di E. Muzio ad A. Barezzi, Milano 1931, pp. 338-350; V. Bellini, Epistolario, a cura di L. Cambi, Milano 1943, ad ind.; S. Di Giacomo, Un cantante storico, in Id., Opere, a cura di F. Flora - M. Vinciguerra, Milano 1946, II, Il teatro e le cronache, pp. 547-552; G. Zavadini, Donizetti. Vita, musiche, epistolario, Bergamo 1948, ad ind.; F. Abbiati, G. Verdi, I-IV, Milano 1959, ad ind.; S. Di Giacomo, Cronaca del teatro S. Carlino. Contributo alla storia della scena dialettale napoletana 1738-1884, Napoli 1967, pp. 264-269; R. Wagner, Autobiografia, Milano 1983, p. 180 e passim; S. Palermo, S. Mercadante, Fasano di Puglia 1985, ad ind.; F.-J. Fétis, Biographie univ. des musiciens, V, pp. 149-151; Enc. dello spettacolo, VI, coll. 1117-1121; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 237; The New Grove Dictionary of music and musicians (ed. 2001), XIV, pp. 84-86.