LAMBERTI, Luigi
Filologo e poeta, nato a Reggio Emilia il 27 maggio 1759, morto a Milano il 3 dicembre 1813. Studiò a Modena, visse a Roma, protetto dai principi Borghese. Aiutato da E. Q. Visconti, pubblicò la descrizione delle Sculture della Villa Borghese (1796); tradusse l'Edipo re di Sofocle (1798). Esule politico a Parigi, tradusse i Canti militari di Tirteo, che furono ivi pubblicati nel 1801. Successe al Parini a Brera; diresse la Braidense; fu l'ellenista e il critico ufficiale del regno italico; aiutò V. Monti nella traduzione dell'Iliade e diresse la stupenda edizione bodoniana dell'Iliade fatta sotto gli auspici dell'imperatore (1810). Fondò nel 1811, in odio al Foscolo, il Poligrafo.
Il L., più che per i suoi lavori filologici e i suoi pochi versi, che gli meritano un posto tra i lirici neoclassici, oraziani e pariniani, dell'ultimo Settecento, è ricordato quasi soltanto per alcuni epigrammi ch'egli lanciò contro il Foscolo, il quale pure non disdegnò di prendere le mosse dall'ode di lui I cocchi per la sua più famosa A Luigia Pallavicini caduta da cavallo.
Bibl.: V. Fontana, L. L., vita, scritti, amici, Reggio Emilia 1893; E. Gerunzi, L. L., in Rivista d'Italia, 15 ottobre 1914, e Modena 1915.